E se è purezza ti cattura
Harry
L'innocenza è qualcosa che non mi ha mai attratto a sé. Non sono mai stato incantato da ciò che vuole restare incontaminato. Lo trovo così ipocrita. Ed è da deboli, perché, dài: diamoci una svegliata e soprattutto, innalziamo il nostro standard di capacità di sopportazione alle bastonate della vita e affanculo l'ingenuità, che altrimenti non si finisce da nessuna parte! E io l'ho imparato ormai, a esserne incurante.
Vorrei dirglielo, a questa qui. Glielo vorrei insegnare, alla ragazza coi capelli tanto neri da stonarle addosso, con quel suo incarnato candido da risultare abbagliante.
Mi da fastidio. Mi irrita che mi sorrida in quel modo, perché non c'è niente da sorridere davanti a un uomo abbindolato da un paio di occhi così innocenti e contemporaneamente languidi. Ma come ci riesce?
"Quindi... di che si tratta?" Ed è anche imbranata, perché s'impappina leggermente con le parole.
Il verde dei suoi occhi mi dissuade e, come un colpo secco, decido che voglio assorbirne un po', di quell'innocenza. Quest'ingenuità si recepisce dai girasoli nei suoi occhi, perché c'è un po' di giallo in quel verde. Mi vengono in mente i pistacchi, con quel colore brillante, e mi sento ulteriormente un coglione.
È sbagliato, testa di cazzo. Terra chiama Harry?
Cassie dondola leggermente sui suoi piedi, mostrando un pizzico di grazia nelle moine ma c'è quel sedimento di immaturità nei suoi movimenti che mi fa impazzire, e mi chiedo perché cazzo io sia ancora qui. Le donne della mie età, le donne ormai mature non porterebbero il dorso della mano sul proprio naso in quel modo irruento. Così tanto prepotentemente da storcerselo.
Dovrei semplicemente salutarla e andare via, ma il mio corpo non collabora col cervello; apro lo sportello, senza interrompere il contatto del verde nei nostri occhi e afferro ciò che mi ha dato la scusa per essere qui. E devo davvero ringraziare quello stronzo di Dan, che sono andato a trovare un paio di ore fa al locale.
"Tieni," Le porgo il capo d'abbigliamento, regalandole uno sguardo incuriosito. Lei prende il piccolo zinale scuro, studiandolo.
"Sicuro sia mio? E comunque, come fai ad averlo tu?" Interroga, corrugando la fronte.
Ovviamente, avrebbe fatto delle domande alle quali io non ho pensato. Questa possibilità non mi è balenata in testa, semplicemente perché sono stato abituato ad affrontare la vita sempre impreparato. È così che faccio ormai da un pezzo: ho sempre tenuto chiuso quel bagaglio di esperienze accatastate casualmente, senza sfruttarne davvero i benefici che mi avrebbero fruttato, e tutto questo solo per la mia avidità e a causa dell'insana gelosia per ciò che è mio. Solamente per non condividere con altri stronzi invadenti quel piccolo mio tesoro, e solo per pura ingordigia e poterne così assimilare di nuove, di esperienze.
In ogni caso, di certo non mi sarei preparato per un colloquio con una ragazzina.
"Sono passato a trovare Dan un paio d'ore fa, al locale. Lui l'ha trovato abbandonato su una sedia e ha dedotto fosse tuo. C'è una C segnata sulla targhetta." E questo è. Più o meno è persino la verità. Sono un maestro in questo; nell'omissione di dettagli importanti come, in tal caso, l'insistenza con la quale ho pregato Dan di lasciarmi quel coso striminzito.
"Oh, già. Eccola, l'iniziale. Ma dove ho la testa?" Cerca il mio sguardo per quella che credo sia l'abitudine di osservare negli occhi il proprio interlocutore, dunque un nuovo tassello si aggiunge alla Cassie che sto cercando di costruire nella mia testa.
"Prego, eh." Mi lamento, perché tanto la devo stuzzicare in qualche modo. E poi sarebbe ipocrita da parte mia omettere che, quel suo disagio, m'incuriosisce tremendamente.
"Grazie, sei stato gentile a preoccuparti in questo modo ma... non era necessario. Ti assicuro che l'avrei ritrovato, in qualche modo... prima o poi." Con imbarazzo, arrotola una ciocca di capelli intorno all'indice, e l'empatia che non pensavo di possedere mi condiziona tanto da indurmi la voglia di farle lo stesso: quel gesto inconsulto unicamente guidato dall'imbarazzo.
Nel frattempo, io vorrei affondarci le mani, in quella chioma color carbone.
"Senti, sono Harry, " Le porgo la mano impazientemente, "Non mi sono per niente presentato." Mi viene da dire, ma è solo un modo per cercare un contatto con lei. E comunque non sopporto sia sfuggevole; devo acciuffarla.
"Cassie, è un piacere." Ha il palmo stretto, e il dorso liscio e le pellicine intorno alle dita. Un altro lampante segno a ricordarmi che questa è una ragazzina, e che io dovrei tornarmene a casa. La sua mano è troppo piccola nella mia, è quasi sgradevole per me quella visuale. Mi da fastidio, mi irrita anche questo. "E grazie ancora di aver speso tempo per restituirmi il grembiulino."
Evito di stritolarle la manina nella mia per il nervosismo e la mollo, come se all'improvviso fosse troppo fredda in pieno inverno.
"Dovresti smetterla di essere tanto riconoscente per un sudicio grembiule." Alle mie parole abbassa lo sguardo: il mio nervosismo per me stesso aumenta vertiginosamente perché l'ho resa ancora più impacciata con quel tono duro. Mi innervosisco e mi punisco quindi, allontanando lo sguardo dal suo viso, privandomi dei suoi occhi.
Mi da fastidio ancora, però. Mi irrita e mi manda in collera tutta questa educazione, tutti questi sorrisi gentili e di circostanza. Tutti questi ringraziamenti da Okay, amico, sto per liquidarti.
Non se ne parla proprio, mi serve un po' di quello che ha lei. Lo voglio, mi rende folle di rabbia e ne voglio un po' per me. Voglio sguazzarci dentro: all'improvviso mi trovo a invidiare tutto ciò che appartiene alla sua vita. Tutto quello che ha il privilegio di goderne, semplicemente facendone parte.
"Puoi anche smetterla di essere tanto formale. Ma tu parli sempre così? Mi stai trattando come fossi tuo nonno." Osservo, con molta calma nella voce. Nel frattempo lei ha separato le sue labbra così piene, il suo gesto lascia intravedere la lingua bagnata e rosea...
"Io..." Mi guarda confusa, poi prende un sospiro profondo. "Per la cronaca, stavo solo cercando di essere cordiale, perché è così che sono abituata a fare. Soprattutto con chi ha un'età più avanzata della mia!" Con un'espressione corrucciata -- che ricorda più un coniglietto di peluche felice -- mi punta un dito contro. Mi sfugge una risata e lei mi osserva attentamente.
"Calmati, Cassie." Avanzo leggermente e i suoi occhi s'ingrandiscono. "È che mi sembri così... tesa? Rilassati, Cass. Ti assicuro, non è così assurdo avere una conversazione con un trentatreenne, cazzo. Non servono tutte questa formalità e preliminari," Non volevo realmente dirlo, ma stavo fissando la sua bocca e quella parola mi è saltata in mente, porca puttana. "Quindi fa' un respiro e non ringraziarmi ancora, che altrimenti me lo riprendo quel grembiulino." Le dedico un sorriso per alleggerire quello che potrebbe risultare un ricatto.
"Okay, beh. Certo." Mi sorride e si stringe le braccia nei palmi, "Ti ripeto che cercavo soltanto di essere gentile, ma giuro- smetto di dire grazie, non sembri apprezzarlo proprio." Quando le scivola un risolino acuto dalle labbra io condivido con lei la stessa ilarità, ma non ne ho davvero idea di quale sia il motivo.
Era tanto che non mi sentivo in questo modo. Era molto tempo che non m'intenerivo.
"Bene, adesso, ehm- sei stato carino a riportarmelo Harry." Carino? Carino? La mia prima fidanzatina fu l'ultima ad apostrofarmi carino, e avevo undici anni! Possibile che una diciassettenne mi abbia appena apostrofato nel modo meno virile che io conosca? "Adesso vado. Ci vediamo." Sorride e scuote la mano, sparendo dietro al cancello.
Le rispondo in un sorriso accennato e un grsto serrato della mano e quando sono sul punto di salire in macchina, ancora chiedendomi cosa cazzo sia appena accaduto, il portone arrugginito scricchiola.
"Harry?" La sua voce sottile mi fa scattare la testa nella sua direzione.
"Hm?"
"Ehm, sai, mi chiedevo..." È così impacciata ed esitante che continua a irritarmi. Con quel sorriso delicato e lo sguardo tanto gentile. "Come hai fatto a sapere dove abito?" Lo riesco a vedere, tutto il coraggio che ha disperatamente cercato di raccogliere per pormi quella domanda, perché non ne aveva l'audacia.
"Ti ricordo, Cassie, che Dan sa dove abita il suo personale. Beh, o forse no, ma comunque nel suo ufficio c'era il tuo Curriculum Vitae."
Questa ragazza dorme in piedi.
"Oh. Hai ragione." Nasconde il viso nei capelli, sorride e poi richiude il cancello senza un preavviso, senza un saluto o alcun convenevole come A presto o, Ci si vede.
Altro segno di pura impacciataggine, altro lampante segnale della sua immaturità e pura ingenuità.
Continua a darmi fastidio. Ma continuo a volerne un pochino di più, di quest'insana intolleranza che mi procura.
Sono intollerante di Cassie e non sopporto tutta quella sua luce angelica.
Sì, questo è Harry. E personalmente mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. Comunque, mentre scrivo questa nota, la storia è a oltre 1k visualizzazioni e davvero, non so per quale motivo. Perciò grazie davvero, ♡ Eu.
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