E quando ti sorprende
Cassie
"Allora, ragazzi. Per quest'estate voglio che voi vi concentriate a prepararvi psicologicamente per il prossimo anno, perché sarà quello antecedente al diploma." Asserisce Mr. Brooks, "Vi lascio alla vostra ultima ora di lezione, potete andare. A domani, ragazzi e- Horan? Fai piano, santo cielo!" Scoppio a ridere all'espressione esasperata di Mr. Brooks quando riprende Niall, mentre cerca di fare un saltello e superare il suo banco con troppa enfasi.
"Scusi, ho fatto un casino." Osserva, sollevando da terra tutti i suoi libri. "Cazzo." Aggiunge, ma solo io posso sentirlo e rido ancora. Il prof ci congeda ancora una volta e io e Niall usciamo finalmente dalla classe di storia.
"Cassie, io vado a scienze. Che hai la bici, oggi?" Mi sorride.
"No, prendo l'auto con te. Ci vediamo dopo. Mi prendi il posto, per favore?" Gli lascio un buffetto sulla fronte e sorrido entusiasta.
"Ahi, occhio agli occhiali!" Mi riprende, appena prima di notare la sua classe lì di fianco. "Ci vediamo dopo, peste."
"A dopo, Niall!" Arriccio le labbra e mando un bacio al mio migliore amico, prima di riprendere a camminare verso la mia classe di matematica. Durante il tragitto m'imbatto in un gruppetto di Senior, che mi guardano dalla testa ai piedi: che irritazione, che hanno da guardare? In ogni caso, gli unici occhi che vorrei catturare, neanche mi sfiorano. Come al solito.
"Tomlinson!" Qualcuno richiama la sua attenzione, "Tommo!" Strillano ancora, dall'altra parte del corridoio. Sbuffo sonoramente e mi convinco che non m'importa nulla, se neanche mi ha mai notata. D'altronde, chi se ne frega?
Ma a chi voglio prendere in giro...
Neanche a pensarci troppo filo dritta in classe e saluto l'insegnante di matematica. Oggi la mia amica Payton non è venuta, perciò non c'è nessuno che devo salutare con particolare enfasi. Scelgo quindi un posto in fondo e appoggio il telefono sul banco, notando che c'è una nuova notifica di appena un paio di minuti fa.
E' messenger. Chi, oltre ai patetici e disperati provola, utilizza messenger? Sbuffo mentre apro il messaggio, ma quasi mi si blocca il cervello quando assimilo il nome del mittente. Oh mio Dio. Harry Styles. Davvero?
Noto con piacere che non hai esitato molto per accettare la mia richiesta d'amicizia, Cassie. Ti ringrazio per questo.
Mi guardo intorno, spaesata, quasi a interrogarmi se davvero stesse parlando con me. Decido di rispondergli con il tono più formale che mi riesce.
Buongiorno. Sì, beh, so bene chi è lei, perciò trovavo sensato accettarla :)
Oh mio Dio, ho appena ammesso di sapere bene chi lui sia. Suona disperato? Il telefono vibra ancora una volta, mentre la prof inizia la sua noiosissima lezione.
Buongiorno a te! Sai bene chi sono, dici? Questo mi lusinga davvero molto, ma non quanto la tua formalità. Io non do del lei a te, tu non darlo a me, per favore. Mi fa sentire vecchio.
Perché lo sei, forse? Ridacchio tra me e me, e una scarica d'adrenalina mi corre lungo la spina dorsale. E questo adesso che vuol dire?
Va bene. Non ti darò del lei, allora :)
Le palline della chat che traballano mi rendono nervosa e resto a fissarle come una vera idiota.
Noto che non ti dispiacciono le faccine. Ti esprimi sempre così?
Okay, Mr. So tutto io. Se volevi farmi sentire una ragazzina, ci sei riuscito.
È solo un modo per alleggerire un messaggio, credo. Dovresti provarle. Sembreresti meno... prepotente? :D
Provo a consigliargli, con le dita impazienti sullo schermo.
Prepotente? Davvero? C'è differenza tra prepotente e sfrontato.
M'invia, ma sta ancora digitando.
E... per l'appunto, dove sei?
Per l'appunto? Ma come parla? E i puntini di sospensione? E perché mi chiede dove io sia, come fosse una cosa naturale? Ah, già. Mr. So tutto io è sfrontato, dice lui. Quest'uomo è strano
Che vuol dire dove sono? In classe, a seguire la mia ultima ora di lezione, ovviamente.
"Johnson, hai finito con quell'affare?" Mrs. Ward mi riprende e, imbarazzata, annuisco e sussurro debolmente le mie scuse, ma il mio telefono vibra ancora. Quando si distrae verso la lavagna, riprendo la chat con Harry Styles.
Scuola?! Cassie... quanti anni hai?
La prof mi ha appena ripresa, e per colpa tua!
Rispondo, sviando.
Che scuola frequenti? Hai l'età almeno per guidare?
Ma cosa sono tutte queste domande?
No, ma tranquillo, mi piace essere sottoposta a un terzo grado via messenger.
Improvvisamente mi chiedo se abbia colto il sarcasmo della frase. Riprendo a digitare.
Sono alla Philips High School, penultimo anno.
Decido di ante cedere una sua eventuale domanda e continuo a digitare.
Perché, Harry?
Scrivere quel nome mi ha reso nervosa. Ma con tutta l'invadenza che ha riposto lui nelle sue domande, ho pensato di potermi permettere tale confidenza?
Quindi hai diciassette anni?
Touché. Adesso posso sapere perché tutte queste domande?
Resto imbambolata a fissare la chat per il resto della lezione, ma Harry Styles non mi degna di risposta.
*
Assorbo con lo sguardo ogni viso che mi trovo intorno, una volta che sono nel cortile della scuola, perché la campanella è suonata ed io mi sono consumata i neuroni a forza di domandarmi il perché di quei messaggi.
La mia totale follia, perché è di questo che chiaramente si tratta, mi ha persino portato a decidere che, sì, Harry Styles mi ha chiesto che scuola frequentassi perché, con mia grande sorpresa, dopo la campanella l'avrei notato in lontananza, appoggiato a un grande SUV. Proprio qui, nel parcheggio della scuola. Sarebbe stato tanto misterioso quanto Edward Cullen e si sarebbe preso la briga di avvicinarsi e offrirmi un passaggio.
Ma perché? Per quale motivo, avrebbe dovuto? Sono solo io, e lui non ha neanche idea di chi io sia. Di chi sia Cassie e del fatto che, fino a un'ora fa, poco le importava di Harry Styles.
Salgo sul pullman e cerco Niall con gli occhi, quando lo trovo, ci scambiamo un sorriso mentre mi siedo a fianco a lui; sono molto contenta che non abbia la benché minima intenzione di sfilarsi le cuffiette dalle orecchie, perché altrimenti gli chiederei un consiglio relativamente a questa faccenda, un parere del quale però potrei pentirmi.
Per la serie: Ehi, amico, ho chattato con un ultra trentenne e credo di esserne felice. È stato appagante, sai?
Qualcosa che originariamente era un semplice conflitto interiore, prende all'improvviso le sembianze di una vera e propria guerra, con tanto di esplosioni a invadermi il cranio. Grazie a Dio, una volta ho letto da qualche parte che, il cranio, è l'impianto di ossa più ostile del nostro corpo, e che gode di vita maggiore rispetto al resto dello scheletro. Quindi, essendo la persona suggestionabile quale sono, mi convinco che non posso realmente implodere, solo perché sto pensando troppo.
Sono solo tanto curiosa e impaziente, e mi brucia il petto e pure le membra, mi sembrano fremere. E non riesco a concepirne il motivo.
L'origine di tutto questo credo sia il viaggio in pullman decisamente troppo silenzioso (o per lo meno per me è così). La solitudine ne è la causa, il finestrino col vetro troppo limpido ostenta perfettamente le strade soleggiate di Orlando e tutto questo splendore che vi appartiene: tutto a rinfacciarmi di quanto io, miserabile adolescente, vorrei davvero poterne possedere un po', di bellezza.
Ma mi convinco immediatamente che va bene anche così, perché la mia mamma mi ripete sempre che sono speciale. E io voglio crederci a quello che mi dice quella donna. Tanto forte e splendida.
"Cass, ma che cavolo. Possibile che devo sempre richiamarti alla tua fermata?" Niall si sfila gli auricolari dalle orecchie per riprendermi.
"Uffa," Sbuffo e gonfio le guance, "Ma perché te la prendi con me? Ero solo sovrappensiero."
"Uh, che novità..." Lo sento bisbigliare la sua allusione.
Fingo antipatia con gli occhi prima di fargli la linguaccia. "Dài. Ci vediamo domani. Ciao piccolo elfo felice."
"Senti, devi smetterla con queste stronzate degli elfi, spiritelli, folletti irlandesi e quant'altro. Sei proprio imbarazzante." Scoppio a ridere e mi affretto a scendere dallo scuolabus, prima che riparta. "Ciao, peste." Sento dire al mio spiritello buono che sta scuotendo il capo.
Adoro Niall, davvero. Sono grata di averlo nella mia vita e non potrei desiderare qualcun altro come compagno della mia anima. Lui ed io ci somigliamo, e inoltre è genuino e trasparente, ed è una persona ricca di valori.
Fiera di quel bocciolo fiorito del mio amico prendo le chiavi, mentre percorro il piccolo tratto verso il cancello. Mi saltano dalle mani quando un clacson mi perfora i timpani a causa della troppa vicinanza.
"Oh mamma mia! Ma cosa..." Mi volto incredula, e tutto il mio spavento non corre via da me quando concepisco la visuale.
C'è per davvero un SUV, qui dietro di me. E il cliché che pare desiderassi precedentemente, vuole proprio sia una macchina nera, con al volante Harry Styles in persona.
Resto impalata: che cosa ci fa qui?
Non ho capito, non sto capendo. Non ho abbastanza sicurezza per andare lì e semplicemente parlargli o chiedergli la domanda più plausibile del mondo: che cosa ci fai qui, maledizione?
Dato che mi limito a restare una statuina con gli occhi impazziti – che fanno su, giù, di lato, si ribaltano, destra, manca – e che a momenti mi slittano via dal nervo ottico, lui scende dall'auto. I suoi piedi prendono la mia direzione e io non ho idea di che cosa farmene di tutto questo turbinio di insicurezze e ansie che mi prendono e si infiltrano in ogni angolo del mio corpo.
I suoi enormi stivaletti eleganti e nuovi di pacca non sono l'unico pezzo di vestiario ad attirare la mia attenzione. Santo cielo, ha le gambe infinite, così lunghe da farmi sentire talmente piccola da poter probabilmente entrare nella tasca della sua camicia leggermente stropicciata. E questo è l'unico dettaglio vagamente imperfetto che gli appartiene.
"Allora aveva ragione, lo stronzo." Esordisce così, e mi si blocca quasi il respiro quando posso vedere il suo viso alla luce del sole. E da vicino, mentre scorre le dita nei suoi capelli.
C'ha due gemme incastrate nelle sclere a rimpiazzare due semplici iridi: le sue non sono umane. Ha le perle che affondano nel labbro inferiore, e il rosa più intenso a colorarle.
E io mi chiedo come non sia mai stata capace di notare certi dettagli unici. La parte di me ancora lontanamente cosciente, mi ricorda che la prima volta in cui abbiamo condiviso un istante tutto nostro è stato ieri, al Flavour, e che quindi, non avevo mai avuto occasione di osservarlo realmente e accuratamente.
È ancora qui, di fronte a te, stupida! Trilla impaziente l'allarme anti figuraccia.
"Ehm, scusami?" Sorrido, ma questo è solo perché in alternativa, davvero, non saprei cos'altro fare.
"Dan, è lui ad avermi dato questa zona." Osserva la mia casa alle mie spalle, incuriosito, mentre io con la sua medesima curiosità assimilo quella voce ruvida, che sembra mi abbia appena accarezzato una guancia e schiaffeggiato l'altra contemporaneamente.
Ma andiamo, da quando in qua?
"Oh, e... perché dovresti essere qui, in questa zona?" Cerco di destreggiare al meglio il mio imbarazzo, perché non è da tutti i giorni parlare con qualcuno così. E soprattutto, sto ancora sperando in quel cliché in cui confessa di essere un vampiro, in verità, e di volermi trascinare con sé in un'altra realtà. Mi sfugge un risolino ai miei stupidi sogni da altrettanto stupida ragazzina.
"Fa' ridere anche me, per favore." M'invita, la frase suona più gentile di quanto sembri, perché accompagnata da un sorrisetto e... Harry ha queste labbra, incorniciate dalle fossette meno probabili su un uomo come lui. Ma gli si addicono molto, sorprendentemente.
"Ero solo sovrappensiero," Uso la mia solita scusa e lo guardo negli occhi, e grata di poterlo fare. Perché cazzo non l'ho fatto finora? Avrei dovuto abbandonare le mansioni dietro a quel bancone sudicio, qualche volta, andargli in contro e chiedergli se Per favore, puoi sorridermi, che ti sorridono pure gli occhi? Avrei dovuto chiedergli come è in grado di farlo. Sopprimo le mie domande insensate e: "Che ci fai da queste parti?"
"Pensavo fosse chiaro? Sono qui perché dovrei proprio darti una cosa, Cassie..."
Quest'uomo, che neanche ho ufficialmente assimilato per davvero, che neanche ho ascoltato abbastanza la sua voce per assopirne i miei sensi uditivi, mi sta di fronte in tutta la sua sicurezza. Si avvicina sempre di più a me...
Deve darmi una cosa?
Ho dovuto tener conto di Cassie, che è un angelo, ed è stato difficile cavolo! Sono talmente abituata a scrivere sotto il punto di vista di quell'antipatica di Josephine che mi risulta strano dare voce a Cassie, che a proposito, sarà la diciassettenne più cazzuta, nonostante le sue insicurezze. Ahimè, quelle sono persistenti. Specialmente se sono io a scrivere. L'avrete capito, presumo?
Ad ogni modo, come al solito dedico miliardi di ringraziamenti a chi legge e apprezza, perché è strepitoso sentirsi apprezzati, appunto. Vi invito a dirmi che ne pensate, e col cuore in mano vi invito anche ad essere oneste e a criticarmi se necessario. O a farmi notare errori stronzi, perché ci tengo a farne qualcosa di decente di questa storia, e le note negative possono solo che beneficarmi.
Ultime due cose, giusto così, a livello informativo: per quanto sia ancora in dubbio sul titolo (perché a dirlo suona proprio cacofonico), ho deciso che Primo pensiero, Miglior pensiero. E che quindi rimarrà questo. E, in secondo luogo, non so bene cosa vi aspettate da questa storia e neanche io, onestamente. Ma so per certo che il tag daddy è una semplice etichetta, sta a contestualizzare la traccia della storia, diciamo. Perché io non sono tipa da signore e papino. Anche no! Baci splendori, Eu.
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