Coi sensi a contorcersi come in una stanza che brucia

Cassie

Ci ho provato coi denti stretti e con ogni cellula del mio corpo a non lasciarmi sciogliere le emozioni in una bollente brodaglia dei miei miseri avanzi. Ma come faccio?

Mi chiedo come io abbia fatto a prendere giusto un'abboccata di aria fresca e, poi, trovare il coraggio di utilizzare tanta irruenza, dimenticandomi completamente di ponderare i miei movimenti.

E forse non ha neanche troppo senso scusarsi per non saper baciare -- come sto facendo attualmente -- ma non credo di potermi considerare brava a baciare, proprio no.

In ogni caso vorrei ancora baciarlo, forse per rafforzare il concetto di scuse? Per non averlo potuto fare in modo decente, soddisfacente o anche minimamente all'altezza di come lo avrei sognato. Forse la confusione non mi ha fatto provare nient'altro se non la paura di sbagliare o di non essere abbastanza bella per lui.

Perché vuole me, ora? Io so solo che nella mia testa mi si stanno accavallando troppi pensieri, e rischio di non uscirne viva se non prendo atto di ciò che sta accadendo... Sembra tutto così surreale, così improbabile, sembra irrealistico: forse sto sognando? Forse, tra poco, mi sveglierò?

No, non è un sogno. È la realtà a dirmi che probabilmente un po' di fortuna sta bussando alla mia porta e che, per quanto malato tutto questo possa sembrare, ho bisogno di sapere com'è che deve andare a finire.

Al termine del mio noioso e melodrammatico monologo interiore, "Perché non ci metti un po' più di fiducia, in ciò che fai? Stai tranquilla un po', eh? Non serve agitarsi." Dice Harry, ma non prima di ridacchiare. Nel frattempo l'ansia mi corrode i pensieri: il mio sguardo mi tradisce mostrando tutte le mie emozioni, maledizione, ma non riesco a farne a meno.

Comunque colgo al volo il suo invito, perché è ciò che spero sia, e mi dico che tanto non ho nulla da perdere... È come quando realizzi che, in un modo o nell'altro, la figuraccia la fai. Ormai ci sei dentro e ti arrendi all'umiliazione che sai star arrivando, perché davanti magari ti ritrovi un veterano, uno che ne sa di più di te. O -- semplicemente -- non me, quindi già è vincitore, migliore in partenza, contro Cassidy Johnson.

"Posso riprovarci?" Quindi mi butto, sapendo di rischiarmi tutto, perché al posto suo io mi metterei a ridere davanti alla spropositata vastità del mio essere tanto sciocca.

Ma lui non lo fa.

Harry, bellissimo con quelle labbra ancora lucide a causa del precedente bacio e un po' più rosee del solito - ma ancora fedeli a quella forma a cuoricino che sembra essere stata dipinta unicamente per lui -- sorride.

Dio mio.

Sta sorridendo e sembra sinceramente colpito; forse ha frainteso le mie perplessità? Avrà probabilmente scambiato la mia tremenda e onnisciente insicurezza -- sempre a pedinarmi la vita come un'ombra -- come uno slancio improvviso di coraggio e sfacciataggine. Io ancora devo capirlo cosa gli frulla in testa, e forse non lo capirò mai, ma quando quelle fossette scolpiscono le sue guance e mi ritrovo ad averlo ancor più vicino al mio viso, assimilo quel momento come fosse oro. Irripetibile.

Irripetibile.

"Chiudi questi occhioni, Cass." Sussurra, col miele nella voce. Lo faccio nell'istante in cui la sua mano, con più delicatezza di prima, entra in contatto con il mio viso.

Provo con tutta me stessa a scansare quella sensazione vorticante di sfarfallio che mi mette lo stomaco in subbuglio...

Ma non ci riesco. Sono in una fase di totale fremito. Il mio cuore scalpita e i polmoni mi sembra che pompino più aria del solito.

Mentre il mio corpo non mi obbedisce e prende a non funzionare più, Harry rende le nostre labbra nuovamente due vecchie compagne, come se fossero l'una la casa dell'altra ormai da molto tempo ma, in realtà, per me è ancora difficile prendere confidenza con tutto questo calvario di emozioni. Questa volta, l'attrito -- malgrado abbia usato lo stesso tocco delicato di prima -- risulta essere meno morbido e più bagnato.

Le vene dei polsi mi sembra che prendano a contorcersi giusto sotto le sue dita, non appena ne sfiora la pelle sovrastante a esse, trattenendomi i polsi ossuti e tirandomi al suo corpo. Sono completamente incatenata alle sue labbra e incantata dai movimenti ipnotici della sua lingua, che riempie la mia bocca con così tanta irruenza da farmi sentir mancar l'aria; mi scappa un gemito quando sono ormai in quella fase in cui non guido più il mio corpo, perché le sue mani volano sulla mia vita sottile. Mi stringe i fianchi con i palmi e tanta forza, mentre quel bacio mi sembra mi stia scaraventando in un'altra dimensione che esiste solo nei miei sogni.

Ciò che più mi sgomenta è l'irruenza con cui mi prende in un primo momento per poi, invece, liberarmi un po'. Come se cercasse di trattenersi, forse, e come se cercasse di riprendersi il sapore che mi ha lasciato addosso pochi istanti fa.

Ma con scostante sicurezza.

Poi la sua moderazione svanisce di nuovo e mi tira tanto da incastrare i nostri corpi. Con le ginocchia ai lati del suo corpo, e i nostri petti incollati a fare a gara di chi arriva prima all'altro; con quest'affanno non riesco a sentire, quasi.

Sono affannata ma completamente dipendente da questa bollente afflizione.

"Cazzo, scusa." Dice ansimando nelle mie labbra. Inizialmente non riesco a capire bene per cosa si stia scusando, poi mi rendo conto a cosa si riferisce. "Non volevo, si è incastrato-"

Il suo orologio è incastrato nello scollo della mia camicetta -- il fato bastardo non è dalla nostra parte e non vuole probabilmente lasciarci in pace, lasciarci baciare -- ma comunque lui sofferma lo sguardo sull'accessorio ingarbugliato, poi capisco perché.

"I bottoni- oddio." Ormai sto balbettando, perché, in tutto ciò, il mio corpo è ancora a cercare il supporto del suo. Il petto contro il mio, le gambe sotto di me, le sue braccia tutt'intorno.

Le sue mani me le ha già messe ovunque.

Neanche a parlarne, in un millesimo di secondo è riuscito a sfiorarmi la pelle della gola e mandibola con l'indice e il pollice, e intanto a strattonarmi dai fianchi.

Quando abbassa una mano sulla mia coscia "Scusa, non me ne sono accorto." Dice ancora. Subito dopo cerca di chiudere la scollatura ormai strappata con la mano destra -- quella con le vene leggermente più accentuate sul dorso a causa della stretta che stava esercitando su di me.

Alla fine però i suoi polpastrelli entrano in contatto con la mia pelle, sfiorandola e facendomi godere di un brivido che mai avevo provato; occhi dentro occhi e poi, neanche un secondo dopo, bocche fameliche ad assaggiarsi e a lottare di nuovo per farsi più spazio su quella dell'altro.

Sembra sia difficile da evitare ora: sembrerebbe sia complicato per lui quasi quanto per me e di resisterci non se ne parla.

Lui risucchia il mio labbro inferiore con troppo vigore, mentre mi stringe più a sé. I nostri corpi sono ormai troppo vicini per poter distinguere una distanza, anche solo di qualche millimetro. In ogni caso non riuscirei a metterci dello spazio fra noi, perché probabilmente -- per quanto al mio cuore non riesca a starci dietro tanto veloci sono i battiti -- sarei costretta ad accorciare ogni distanza per percepire il suo, di cuore. Non posso credere a quello che semplicemente mi stia facendo provare col semplice contatto gambe, braccia, polpastrelli, petti a far su e giù, mani e bocche e lingue a rincorrersi.

Mi bacia così intensamente e mi tiene così stretta da far scivolare via ogni paura: mi sta mettendo a mio agio, sta facendo di tutto pur di riuscirci e sono un po' più infatuata di lui, per questa sua apprensione. Ogni sua carezza e ogni suo movimento ha origine, non solo dalla voglia di stare coi suoi respiri affannati nella mia bocca, ma sembrano nascere per concedermi un po' più di lui.

"Scoprimi, conoscimi, studiami." Sembra voglia dirmi. Un po' di pelle in più per concedermi di più di lui, un po' di saliva ancora sulle mie labbra ormai bagnate, un po' di capelli arruffati nelle mie mani e ancora le sue ovunque, su di me.

La meraviglia sta nel fatto che, mentre io divento me stessa e dimentico dell'esistenza delle inibizioni, liberando ogni mio desiderio attorno alla sua lingua curiosa e troppo invasiva per le mie labbra, lui contiene l'affanno e il desiderio di lasciar prendere atto ai suoi movimenti più curiosi: non mi sfiora neanche una volta il seno, non tocca la carne dei miei fianchi con troppa avidità, solo con dolce passione; non lascia il marchio della voglia di sesso in quei suoi gesti. Solo, prova in tutti i modi ad adeguarsi a me, alla mia età, alle mie esperienze e alla mia impacciataggine.

Questo mi dà abbastanza coraggio da continuare a viaggiare sulle sue labbra con le mie, per ormai non so quanto tempo, e quando il mio corpo scivola su di lui -- dondola -- per ben tre volte consecutive, lente e delicate ma intense per sentire meglio ogni angolo del suo corpo sul mio, mi abbandona.

"Oh." Dice. Sbatto gli occhi per riprenderli, mi sento le palpebre pesanti e non so perché, ma non sento nient'altro se non calore, tanto bollore in tutto il mio corpo e il mio cuore sembra sia anestetizzato.

"Cosa? Che c'è?"

"Siamo nel- bel mezzo di un luogo pubblico." Annuncia, asciugandosi la bocca col dorso della mano e incastrando i nostri sguardi. Il petto ancora affaticato.

"Oh," Sono io a sospirare questa volta. Ma solo ora, si ricorda che siamo in un luogo pubblico? "Non c'è nessuno, comunque." Lo informo e saggiamente decido di scendere da lui. Decido anche di provare a non fissare l'enorme protuberanza a gonfiare il cavallo dei suoi pantaloni e- oh mio Dio.

È su quel coso, che mi sono strusciata?

"Non serviva allontanarsi," Inizia mentre mi afferra il mento tra le dita, "Cazzo, scusa. Ti ho rotto la camicetta e ti ho irritato il viso con la barba."

"La barba?" E in un gesto lento ma bellissimo da far quasi girare la testa, chiude gli occhi e si avvicina al mio viso per lasciare un bacio sulla mia bocca contratta.

"La ricrescita. Ti ho arrossato tutta la pelle, mi dispiace. La prossima volta mi raderò appena prima di vederti."

La prossima volta?

"La prossima volta tu- vorrai rifarlo?"

Stai zitta! Stai, zitta?

"Non puoi capire," Fa una pausa per ridacchiare e scuotere il capo, "Non puoi capire quanto tu sia adorabile quando fai queste uscite... E quanto io voglia rifarlo. Anche ora, in realtà. Ma sono sempre un uomo e adesso basta comportarsi da adolescente, mi sento un coglione."

I miei occhi s'ingrandiscono per lo stupore mentre un sorriso incontenibile -- misto d'imbarazzo e inconsapevolezza -- m'illumina.

Lui rimane serio, a fissarmi il viso con sguardo curioso, quasi a non capire il mio stupore, e poi, facendomi ribaltare il cuore nel petto e forse anche altri organi dei quali non conosco adeguatamente la loro posizione, dice:

"È che sei troppo bella per essere solo baciata." Si alza e mi porge una mano che, tremante, accetto. "Andiamo, ti porto a casa piccola."

Imbambolata per quel complimento inaspettato lo seguo senza sapere bene dove mettere i piedi e, una volta in macchina, lo guardo quando lo fa anche lui.

"Non sono bella, comunque. Non troppo."

"Questo lo credi tu," Harry inserisce la marcia e parte, evitando il mio sguardo imbarazzato, "Lo sei. Te lo dirò più spesso se non lo pensi. Ma non rispondermi che non ci credi. Limitati a ringraziarmi." Mentre gli sorrido, fa spallucce, guardandomi e mischiando le nostre iridi verdi.

"Grazie, Harry... Se devo essere sincera-"

"Sì, per favore." M'interrompe, e forse in modo un po' avventato.

"Se devo essere sincera, non ho ancora ben capito cosa è successo prima... Non voglio nasconderti che mi sento meno agitata ora, ma comunque più agitata poi." Blatero, mentre molesto i miei capelli con le dita umidicce di sudore.

"Ti ho chiesto sincerità ma questa è solo una frase senza senso. Lo sai, vero?"

"Oh, uff. Mi sono capita da sola." E incrocio le gambe sul sedile, ancora con quel sorriso stampato sulle labbra. Non posso farne semplicemente a meno, di sorridere.

"Basta che tu sappia ciò che stai dicendo... E facendo, soprattutto. E ti ricordo che-"

Lo squillo del suo telefono interrompe bruscamente il suo discorso e si ferma per guardare il display.

"Devo rispondere, è il telefono aziendale." Faccio un cenno col capo mentre si porta il telefono all'orecchio.

"Styles."

Wow, molto professionale.

"Benissimo, capisco... Certo, assolutamente... No affatto, nessun problema o procedura particolare. Posso farglielo sapere al più presto su questo numero? Sto guidando, al momento."

Ridacchia e stupidamente il mio sorriso si allarga.

"Okay, perfetto. La aggiornerò. Sa dove mi trovo, comunque?... Oh! Capisco, bene allora... A lei. A presto e buona serata."

Chiude la chiamata e mi guarda, con una traccia di scuse nello sguardo: è strabiliante come lui sia in grado di passare da un tono serio a uno sguardo quasi- sereno?

"Scusami, chiamata professionale, ho dovuto prenderla."

"Ma figurati. Sei un libero professionista?" Chiedo e lui fa un cenno con la testa, mormorando un Qualcosa del genere, per poi spostare l'attenzione sulla musica chiedendomi di cambiarla.

Quando dopo dieci minuti sono ormai a casa, mi sento quasi fluttuare per il corridoio, visto che Harry mi ha fatto una carezza prima di andarsene, dicendomi "Ciao bimba."

Mi sono imbattuta in mia madre che mi ha chiesto perché avessi il mento così rosso. Io ho scosso la testa, poi lei ha accennato qualche altra lamentela sulla sua schiena e quella che sembrava essere un'informazione al riguardo, ma io non la stavo più ascoltando e sono rimasta a nutrirmi del ricordo delle labbra di Harry per tutto il resto della serata.

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