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Quando avevo deciso su due piedi di passare il weekend a Roma mi sembrava un'idea pazzesca ed ero davvero elettrizzata, ma tornati a casa Matteo ricevette una telefonata dal suo capo e abbiamo dovuto rimandare tutto.
Ci ero rimasta abbastanza male perché volevo cambiare aria e staccare da tutto e da tutti.Vedendo tutta la mia delusione mi promise che mi avrebbe portata a Monaco il weekend successivo. Non ero mai stata lì quindi approvai contenta e lui scosse la testa con un sorriso divertito che incurvava le sue labbra.
"Perché ridi?" gli chiesi alzando un sopracciglio quasi offesa da come mi guardava.
Aveva quello sguardo che si fa quando vedi un bimbo felice.
"Non sto ridendo" rispose lui avvicinandosi a me, ma io mi girai cercando di far mangiare Alex che non ne voleva sapere proprio nulla di infilare del cibo in bocca.
Il piccolino mi prese il cucchiaio di riso dalle mani e lo buttò per terra ridendo per il volo che aveva fatto e io pregai Dio di non farmi perdere pure quella poca sanità mentale che mi rimaneva.
Ma chi me l'ha fatto fare...pensai alzando gli occhi al cielo esasperata.
In quei momenti mi mancava mia madre.
Non so come faceva, ma in un modo o nell'altro riusciva sempre a farlo mangiare e io non ne ero affatto capace anche dopo tre anni.
Ci sono certe cose che non impari mai, neanche se ci metti tutta la tua buona volontà quello non ti riuscirà mai e dovrai fartene una ragione anche se ogni volta che proverai a farlo ci rimarrai di merda.
Mi girai appoggiandomi all'isola della cucina e mi ritrovai Matteo davanti, troppo vicino per i miei gusti.
Deglutii a fatica la saliva e lo guardai aspettando che parlasse, ma lui posò semplicemente le mani ai lati del mio corpo intrappolandomi tra le sue braccia.
Socchiuse le labbra e guardò ovunque tranne nei miei occhi cercando immagino le parole da usare.
Oh no...Vuole fare un discorso serio.
Non ero assolutamente pronta a ciò.
Non in quel momento in cui avevo le idee un po' più chiare del solito e non mi serviva qualcuno che mi confondesse e mi destabilizasse.
Sentì il mio cuore accelerare notevolmente il battito e una sensazione di ansia mi invase completamente portandomi a cercare di liberarmi dalla sua presa che però si fece sempre più ferrea.
Non sono una di quelle persone che affrontano i problemi di coppia parlandone apertamente. Ero in un periodo della mia vita in cui cercavo di evitare qualsiasi tipo di problema.
Era davvero una cosa immatura, ma capitemi.
Ero una madre giovane che non aveva finito l'università per accudire un figlio che non era neanche suo con il suo migliore amico che era innamorato di lei da chissà quando, ma lei amava un altro uomo che era una pop star.
Avevo le mie buone ragioni e non volevo che Matteo rovinasse quella atmosfera tranquilla che si era creata.
"Fermati...Non scappi stavolta" mi disse stringendomi i polsi e mi si formò una smorfia di dolore sul viso.
"Non sono mai scappata" risposi stringendo i denti e lui sospirò.
Forse non era lui il problema tra di noi, ma io.
Forse gli stavo remando contro senza neanche accorgermene.
Mi fermai e abbassai lo sguardo cercando di ragionare su ciò che avrei dovuto fare.
"Volevo parlarti di noi" mi spiegò e io non dissi niente lasciando solo uscire un sospiro dalle mie labbra. "Non voglio che tu ti senta costretta a stare con noi..."
Io alzai lo sguardo e lo fissai incredula e mi trattenni a fatica dal scoppiare a ridergli in faccia.
Lui non mi guardava, teneva lo sguardo basso e continuava a mordersi il labbro con fare nervoso.
Mi fece pena.
So che mi voleva bene e tutto, ma chi al posto mio non si sentirebbe anche un minimo costretto?
Io l'avevo accettato, volevo bene ad Alex e a Matteo però sentivo che mi mancava qualcosa e per quanto io avrei potuto negarlo, ignorarlo...l'unica cosa che io volevo era stare con Benjamin, dirgli che mi dispiace tremendamente tanto per tutto quello che gli ho fatto passare, dirgli che lo amavo da morire e che volevo passare tutta la vita con lui fino a quando non sarà giunta la mia ora però non potevo e faceva incredibilmente male.
Non penso che qualcuno possa davvero capire come io mi sentivo a stare in quella casa senza Benjamin.
Ci avevo provato, ho passato quattro anni della mia vita senza di lui, ma ora che l'avevo rivisto, che ero stata di nuovo tra le sue braccia, avevo riassaporato le sue labbra e la sensazione del suo corpo sopra il mio o dopo che l' ho visto dormire beato accanto a me non potevo scordarlo.
Non ci riuscivo.
Non ce l' avrei mai fatta anche volendo e io non volevo.
Non sarebbe stato un viaggio a farmi innamorare di Matteo, né una cena romantica, né tutto l'oro del mondo o il gesto più romantico che si possa fare a una donna.
Niente di niente.
Eppure ero ancora lì.
Lui aspettava una mia qualsiasi risposta e l'unica cosa che mi passò in mente allora fu quanto sarebbe stato magnifico che ci fosse il mio Benji al posto di Matteo.
Una domanda mi sorse spontanea allora, ma non ne volevo parlare con Alex davanti.
Mi mossi sciogliendomi dalla sua presa sui mie polsi e appoggiai le mani sul suo petto cercando di fare un sorriso sincero, ma non credo di esserci riuscita anche se a lui non sembrò importare.
"Non mi sento costretta. Sei il mio migliore amico, ti voglio bene e ne voglio anche ad Alex come se fosse mio figlio. Non preoccuparti" cercai di rassicurarlo abbassando la voce mentre dicevo l'ultima parte e lo abbracciai.
Entrambi avevamo bisogno di qualcuno che ci stesse accanto. Eravamo entrambi a pezzi e l'unica cosa che io potevo fare era raccogliere quelli di entrambi cercando un modo per riuscire a stare bene davvero e non solo all'apparenza.
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