CAPITOLO 48
CAPITOLO 48
Maddy
Dopo aver preso la decisione di strappare quello stupido invito, io, Alyssa e Jade avevamo continuato a studiare. le ultime lezioni della mattina erano passate a rallentatore, l'unica cosa che volevo fare era tornarmene a casa e buttarmi a letto. Dopo l'ultima lezione stavo aspettando Alyssa e Jade vicino al portone d'uscita, ogni tanto mi guardavo intorno per vedere se Mark passava da quelle parti ma sembrava essersi dissolto dopo avermi dato l'invito da parte del suo migliore amico.
«Oggi è stata una giornata veramente pesante» disse Alyssa dopo avermi raggiunta. Non mi ero accorta del suo arrivo, ero troppo impegnata a ragionare sul da farsi e su come dimenticare Caleb, ma purtroppo non avevo trovato ancora la soluzione al problema... forse non esisteva e così non l'avrei mai trovata.
«A chi lo dici, voglio solo tornare a casa e farmi una bella dormita» dissi sistemandomi la borsa sulla spalla e uscendo dall'università, le mie amiche mi seguirono. Raggiunto il marciapiede mi bloccai.
«Comunque ragazze io vi saluto qui, voglio farmi una passeggiata fino a casa, ho bisogno di schiarirmi le idee» dissi prima di arrivare in parcheggio. Le mie amiche mi guardarono come se fossi impazzita.
«Ma che dici, a piedi? Ma sei matta!» disse Alyssa subito dopo. Da quando avevamo cominciato l'università andavamo e tornavamo insieme, quella era stata la prima volta che avevo deciso di tornarmene all'appartamento per i fatti miei. Avevo bisogno di spazio, di riflettere e lo volevo fare da sola.
«No, non sono matta. Quattro passi non mi faranno di certo male, non ci metterò molto, non vi preoccupate, vi scrivo quando sono a casa» dissi cercando di essere convincente ai loro occhi, speravo che non insistessero sul da farsi.
«Dai Aly lasciamola andare, però tu avvertici appena arrivi. Mi raccomando non perderti» mi disse Jade facendomi l'occhiolino. Era i vena di battute, ogni tanto le capitava e quando succedeva era davvero insopportabile. Le sorrisi scuotendo un po' la testa.
«Come faccio a perdermi?! La strada è tutta dritta, andate su io so badare a me stessa» dissi cercando di tagliare corto. Alyssa non sembrava affatto convinta della mia decisione, forse per il fatto che aveva capito che non stavo al meglio.
«Le ultime parole famose... ti ricordo che poi dobbiamo sempre arrivare noi in tuo aiuto nei momenti di crisi a causa di...» iniziò a dire Alyssa, ma la bloccai prima che pronunciasse quel nome. Sapevo bene che si stava riferendo a Caleb e io non avevo la minima voglia di tornare sull'argomento.
«Ho capito, ho capito, non me lo nominare» dissi senza lasciarla finire. Lei, dopo aver capito di aver detto delle parole di troppo, si tappò la bocca con la mano.
«Hai ragione, scusa» disse abbassando lo sguardo. Non che avesse tutti i torti, era vero loro venivano in mio soccorso nel momento del bisogno, ma non serviva che me lo ricordasse.«Maddy mi raccomando, sai che per qualsiasi cosa noi corriamo» mi disse Jade guardandomi negli occhi. Guardai prima lei e poi Alyssa poi le presi entrambe per abbracciarle, ne avevo bisogno. Prima di staccarmi da loro feci un respiro profondo, speravo che quel periodo buio che mi si era presentato davanti sparisse il prima possibile.
«Lo so» dissi poi guardandole, riferendomi al fatto che loro sarebbero corse se avessi avuto bisogno di qualcosa.
«Amo questi momenti» ammise Alyssa con tono dolce.
«Ci sentiamo dopo» le salutai alzando una mano e mi voltai per andare a casa.
La passeggiata fino al mio appartamento era stata liberatoria, la testa non mi faceva più male come prima ma il mio cuore era comunque a pezzi. Anche se non l'avrei mai ammesso, Caleb era sempre nei miei pensieri, in un qualche modo quel ragazzo dagli occhi blu mi era entrato dentro come nessuno aveva mai fatto prima, e quella non era una cosa che si poteva cancellare o dimenticare facilmente. Aprii il portone per raggiungere il mio appartamento scacciando il suo pensiero dalla testa, dovevo darci un taglio, se continuavo così non sarei mai stata bene. Salii le scale a fatica, avevo perso tutte le forze che avevo e tutto per causa sua. Mi fermai, notando il mazzo di rose gigante piazzato davanti alla mia porta. "Ecco che ci risiamo" pensai.
«E questi?» dissi in un sussurro piegandomi per raccogliere quelle meravigliose rose rosse, le annusai e capii chi le aveva portate lì, c'era il suo profumo. Mi guardai intorno per capire se Caleb fosse lì ma non c'era nessuno. Il pianerottolo era vuoto, c'ero io e quelle rose. Sospirai e aprii la porta per entrare in casa. Poggiai la borsa sul pavimento e andai a sedermi sul divano. Notai che c'era un bigliettino. Volevo veramente sapere che cosa ci fosse scritto? Anche se sapevo che mi sarei fatta più male del dovuto presi la decisione di aprirlo.
«Prima o poi mi farai impazzire. Vedi ora parlo pure da sola» dissi prima di leggere il contenuto del biglietto. Caleb non si voleva arrendere al fatto che io non lo volessi più nella mia vita, ma prima o poi doveva lasciarmi andare e capire che mi aveva ferita.
«"When I saw you I fell in love, and you smiled because you knew"» recitai la frase scritta da lui e riconobbi che era dello scrittore William Shakespeare. "Quando ti ho visto mi sono innamorato e tu hai sorriso perché lo sapevi" sorrisi comprendendo il significato di quelle poche parole, ma non sarebbe bastata una citazione per farmi cambiare idea.
«Grande poeta William Shakespeare» dissi tra me e me rigirandomi quel bigliettino tra le mani, poi notai che c'era scritto qualche cosa anche sul retro.
«"Sai che non sono bravo a parole ma ti prego perdonami"» lessi ancora, non aveva nemmeno firmato per far capire che era lui. Caleb sapeva bene che avrei riconosciuto la sua scrittura e il suo stile, non ci voleva un genio per capire che era lui l'artefice di tutto quello. Lasciai il bigliettino sul tavolino e mi legai i capelli in una coda alta.
«Fosse così semplice lo farei» dissi alzandomi dal divano. Era preoccupante il fatto che parlassi da sola. Presi i fiori e li misi dentro un vaso che tenevo in cucina, poi li poggiai sulla mensola che stava sotto la finestra, la cosa positiva è che rallegravano un po' l'atmosfera, la cosa negativa invece era che il mio umore non era cambiato, anzi tutto il contrario, ero sempre più confusa.
Qualche secondo dopo squillò il mio cellulare, guardai il dispaly, chiamata a tre con le ragazze. Che cosa dovevano dirmi adesso?!
«Certo che avete un tempismo perfetto ragazze» dissi prima di rispondere e alzai gli occhi al cielo, mi ero dimenticata di avvertirle che ero arrivata.
«Jade dimmi» dissi prima di farla parlare.
«Aspetta che entri anche Alyssa» mi disse con tono strano. Non so per quale motivo ma la mia amica sembrava parecchio agitata. Speravo non fosse successo qualcosa di grave.
«Ok, è successo qualcosa? Ti sento agitata» chiesi per accertarmi che fosse tutto apposto. Jade esitò a rispondere, il che mi sembrò ancora più strano.
«Eccomi, non riuscivo a rispondere» disse Alyssa prima che Jade rispondesse alla mia domanda. Speravo che almeno Alyssa sputasse il rospo.
«Ciao Aly» la salutai io, poi aspettai che una delle due parlasse. Odiavo quando mi tenevano sulle spine.
«Sei arrivata a casa?» mi chiese Jade rompendo il silenzio. Immaginai che non mi avessero chiamata per sapere quello. C'era qualcosa di sospetto e volevo capire che cosa stava succedendo.
«Si da poco e mi sono trovata una sorpresa sul pianerottolo» spiegai loro riferendomi al mazzo di rose da parte di Caleb. Mi domandai come avesse fatto ad entrare dentro lo stabile, poi cercai di evitare di ragionare su quel dettaglio, probabilmente si era fatto aprire da qualcuno o semplicemente il portone era aperto come la maggior parte delle volte.
«Caleb?» chiese subito Alyssa riportandomi alla realtà. Esatto proprio lui, sempre lui... Dio! Non sarei mai riuscita a dimenticarlo se continuavamo così.
«Un mazzo di rose con un biglietto da parte sua. Ma anche dopo questo gesto e Shakespeare non ho intenzione di perdonarlo, anche se in realtà mi risulta molto difficile non parlargli più. Mi sta mettendo in confusione, dovrebbe smetterla» dissi esausta prendendomi la testa tra le mani. Quanto sarebbe durata quella situazione orribile? Speravo poco.
«Scusa ma che cosa c'entra Shakespeare?» chiese confusa Jade. Trattenni una risata, non potevano capire a che cosa mi stavo riferendo.
«Lascia perdere, perché mi avete chiamata?» chiesi poi portando di nuovo il discorso sulle questioni serie.
«Anche noi abbiamo trovato una sorpresa nella posta» fu Jade a parlare per prima, ma non capii bene la sua affermazione. Nella posta?
«Si, una bella sorpresa, o meglio...» intervenne Alyssa ma fu bloccata da Jade che non la lasciò continuare. Quelle due dovevano piantarla di fare così anche al telefono.
«Sta zitta Aly, non è una bella sorpresa come dici tu... è un problema» disse Jade agitata. Non capivo che cosa potesse essere successo di così drammatico, ogni volta che le lasciavo sole succedeva qualcosa. Volevo capirci di più, perché non andavano dritte al punto?
«Non ci sto capendo nulla, potete essere più chiare?» chiesi io cercando di stare calma anche se stavo perdendo la pazienza. Non bastava Caleb a creare problemi? No, ora anche loro con gli enigmi.
«Hai presente l'invito che hai strappato in biblioteca?» mi chiese Alyssa in tono cauto. Alzai gli occhi al cielo, speravo che non fosse arrivato anche a loro, ma conoscendo Caleb potevo benissimo aspettarmi una mossa del genere. Restai calma, per non arrivare a conclusioni affrettate.
«Si che mi ricordo, vai avanti, dritta al punto» dissi seria, ero stufa di quei giri di parole.
«Ne abbiamo ricevuto uno uguale anche noi, solo che al posto di esserci il tuo nome c'è il nostro» spiegò Jade prima di Alyssa. Finalmente, mi era tutto chiaro, sbuffai esausta e mi passai una mano sulla fronte. Caleb doveva finirla di mettermi in quelle situazione, perché non lo capiva?
«Ah...» fu l'unica cosa che riuscii a dire. Perché aveva fatto una mossa del genere?
«Veniamo da te, dacci il tempo di pranzare così ne parliamo a voce e decidiamo che cosa fare» disse Alyssa auto invitandosi a casa mia. Dovevo aspettarmi che sarebbero venute qui. Addio al mio pomeriggio in compagnia del mio letto.
«Esatto, parlarne per telefono non è il massimo» disse Jade subito dopo. Sapevo di non avere alternative, dovevo trovare con loro una soluzione al problema.
«Va bene vi aspetto, comunque so già che cosa dovrete fare, comunque ne parliamo tra poco» dissi. Loro dovevano andarci era quella la mia idea, ma sapevo che convincerle non sarebbe stato così semplice.
«Ok!» si limitò a dire Jade e ringraziai che non fece altre domande.
«Perfetto» acconsentì subito dopo Alyssa. Il primo ostacolo era passato... chiusi la chiamata e cercai di pensare al modo migliore per convincere quelle due ad andare alla prima del film senza di me. Mi alzai in piedi e cominciai a camminare nervosamente avanti e indietro nel mio piccolo salotto.
«Ci mancava soltanto questa, va al diavolo Caleb Graham» imprecai ad alta voce torturandomi le unghie. Invece di capire la situazione la stava soltanto peggiorando. Era veramente incredibile, ma come cavolo mi era saltato in mente di credergli?! Stupida, stupida, stupida... avrei voluto strapparmi tutti i capelli che avevo in testa, non me ne andava una per il verso giusto.
Dopo pochi minuti squillò di nuovo il cellulare, lo presi e risposi senza preoccuparmi di guardare chi fosse, ero sicura che si trattasse nuovamente di Alyssa e Jade.
«Che c'è?» chiesi secca. Dall'altro capo del telefono sentii una lieve risata. Guardai lo schermo, era mia madre, mi morsi la lingua per come avevo risposto.
«Ciao tesoro, io sto bene grazie» disse divertita prima che potessi scusarmi.
«Mamma scusa, pensavo fosse Jade o Alyssa non ho guardato prima di rispondere» spiegai mortificata, poi tornai a sedermi in divano. Quel giorno nessuno mi lasciava in pace, rinunciai all'idea di passare il pomeriggio a dormire.
«Che succede?» mi chiese mia madre dopo qualche secondo di silenzio. Mi maledii per non averle spiegato prima la situazione.
«Succede di tutto mamma» dissi esausta e con una vena di tristezza nella voce. Sentii un sospiro dall'altro capo del telefono. Immaginai che dalla mia affermazione aveva già capito, ne ero certa.
«Fammi indovinare... Caleb?» chiese infatti senza esitare un secondo. Ero troppo prevedibile. Annuii prima di rispondere, non sapevo come spiegarle il tutto, c'erano troppe cose da dire ma la voglia di raccontare non c'era per niente.
«Esatto, anzi scusami se non ti ho chiamato appena è successo ma avevo bisogno di riflettere da sola... ci siamo lasciati» dissi in tono amaro. La risposta che ottenni fu un silenzio devastante. In quel momento sperai che mia madre tirasse fuori una delle sue perle di saggezza perché ne avevo veramente bisogno.
«Tesoro, mi dispiace. Vuoi parlarne?» fu l'unica cosa che mi chiese. Ero certa che non aspettasse una notizia del genere, fino a pochi giorni prima andava tutto alla grande, in quel momento invece era crollato tutto.
«Sinceramente vorrei cancellarlo, fare finta di non averlo mai conosciuto ma questo non è possibile. Comunque, non c'è molto da capire, l'ho scoperto che si baciava con un'altra, più precisamente con Megan la sua coprotagonista» cercai di spiegare a grandi linee. Mi fece male ripetere e ricordare quella scena, avrei voluto eliminarla.
«Ma ne sei certa? Mi sembra strano che abbia fatto una cosa del genere, mi sembrava così innamorato» chiese mia madre con tono confuso. Capii la sua reazione, anche io ero convinta che Caleb fosse innamorato di me. Ma l'unica ad essere veramente innamorata ero soltanto io, e le cose a senso unico non sono destinate a durare.
«Sembrava infatti, probabilmente ci ha preso tutti per il culo. Ha recitato bene, dovrebbero dargli l'Oscar a mio parere» dissi cercando di sorridere. Vi confesso che la mia battuta puramente sarcastica non aiutò il mio umore a migliorare.
«Ascolta tesoro, vedrai che riuscirete a sistemare le cose, ne sono sicura. Siete destinati a stare insieme» mi disse poi in tono tranquillo e dolce. Il destino... maledetto destino.
«Lo credevo anche io, ma mamma ho aperto gli occhi e ora mi è tutto più chiaro. Non fa per me, non appartiene al nostro mondo, non potrà mai accontentarsi di una come me» ricordai più a me stessa che a lei. Dire quelle cose mi spezzò sempre di più, ma era la pura e crudele realtà. Anche se, per un breve momento, credevo di aver trovato il vero amore, quello di cui parlano i film e i libri... invece non era proprio così.
«Non piangerti addosso, tu vali molto di più di tutte le ragazze che lo circondano solitamente, e lui lo sa, ne sono convinta» continuò ancora. Non capii perché mia madre continuasse in un certo senso a difenderlo. Non volevo che facesse così, ero io sua figlia non lui.
«Anche se capisse questo, per me è troppo tardi» dissi in tono fermo. Nessuno, nemmeno lei sarebbe riuscita a farmi cambiare idea.
«Tesoro, hai diciannove anni... non è mai troppo tardi quando si ha la tua età» sapevo che nel dire quelle parole stava sorridendo. La perla di saggezza di mia madre però non ebbe l'effetto sperato.
«Ma scusa tu da che parte stai?» chiesi con gelosia nella voce. Odiavo il fatto che lei non fosse arrabbiata quanto me.
«Non te la prendere, ovvio che sto dalla tua parte, ma ti conosco e so che sei combattuta sul fatto di perdonarlo o meno» si limitò a dire. Mi conosceva meglio di chiunque altro e ci aveva preso in pieno, anche se dentro di me sapevo che non volevo perdonarlo. Era una cosa che mi ero imposta di non fare, per il mio bene, per proteggermi, ma nessuno sembrava capirlo, nemmeno mia madre.
«Io ho preso la mia decisione, non lo voglio perdonare. Aveva già tradito la mia fiducia in passato, sta volta ha chiuso per sempre. Ora vado scusa ma sto aspettando Alyssa e Jade, ti richiamo io» dissi di fretta per portare quella conversazione al termine. Solo io potevo capirmi e solo io potevo curarmi.
«Va bene tesoro, salutamele» mi disse con il suo solito tono dolce. Mi dispiaceva trattarla cosi, ma non mi era stata di aiuto.
«Lo farò» dissi, prima che potessi chiudere la chiamata sentii ancora la sua voce.
«Tesoro» disse in tono lieve, io sorrisi. «Si?» dissi cercando di capire che cosa volesse dirmi.
«Ti voglio bene» queste furono le sue uniche parole. Quelle tre paroline mi riempirono il cuore di gioia, sentivo gli occhi umidi, ma mi promisi di non piangere.
«Anche io, tanto» dissi cercando trattenere le lacrime, poi chiusi la chiamata. Non avevamo altro da dirci.
«Dio! Papà sappi che da lassù non mi stai aiutando molto» dissi guardando verso il cielo. Dopo la sua morte le cose non erano sempre andate bene, e in quel periodo la mia vita stava andando veramente male, a tratti malissimo.
Mezz'ora dopo circa Alyssa e Jade suonarono il campanello, capii che erano loro dai tre suoni. Avevano quella brutta abitudine di suonare il campanello più volte.
«Arrivo!» dissi andando ad aprire la porta. Mi stupii nel vederle già sul pianerottolo, forse il portone era difettato e rimaneva sempre aperto ma non ci feci più di tanto caso, avevamo cose più importanti di cui discutere.
«Siete veramente terribili, quante volte vi ho detto di suonare una volta sola?» le rimproverai io prima di farle entrare. Jade a Alyssa si guardarono divertite, cercai di rimanere seria anche se davanti a loro non era affatto facile.
«Se suonassimo una volta sola non capiresti che siamo noi, sono tre suoni, ti evitiamo di guardare dallo spioncino» fu Alyssa a esporre la sua tesi. Risi lievemente non riuscendo a trattenermi.
«Wow grazie, entrate dai» dissi facendole entrare in casa, poi richiusi la porta alle mie spalle. «Allora, la situazione richiede la massima attenzione» disse Jade prima ancora che ci mettessimo comode. Io alzai gli occhi al cielo, stava facendo un dramma per nulla, non era da lei, solitamente era Alyssa quella che esasperava le situazioni.
«Calmati Jade, non stiamo parlando di un affare di stato» dissi io cercando di farla ragionare, ma sembrava che lei non volesse darmi ascolto.
«A mio parere è un tentativo di corruzione» disse Alyssa sedendosi in divano. Feci lo stesso, Jade invece si sedette sul tavolino di vetro. Aveva quella brutta abitudine, ogni volta pregavo che non si rompesse.
«Addirittura?» chiesi poi riportando la mia attenzione su ciò che aveva affermato Alyssa. Lei mi guardò come per dire "ovvio".
«Si insomma, pensiamoci un attimo. Caleb sa che probabilmente tu non hai la minima intenzione di presentarti all'evento, di conseguenza, avrà pensato: "Se io invito le sue amiche magari riescono a convincerla a venire"» ci spiegò. Il tono di Alyssa era molto convinto e il suo discorso non faceva una piega. Wow per una volta ci aveva azzeccato.
«Wow Aly, mi stupisci ogni giorno di più. Non avevo fatto questo ragionamento contorto» disse Jade sorpresa quanto me di ciò che era riuscita a pensare la nostra amica.
«In effetti se fosse così la questione non fa una piega, comunque sta di fatto che se era questo il suo obbiettivo è fallito miseramente. Io non ci verrò alla festa» dissi in tono tranquillo ma categorico. Alyssa e Jade si guardarono, dalle loro facce capii che non erano per niente d'accordo con ciò che avevo appena detto.
«Ma non possiamo andarci senza di te» disse Alyssa con tono lamentoso come se fosse una bambina di quattro anni. Sorrisi ma non mi avrebbero dissuaso dalla mia idea.
«Dai, non vorrai farci andare da sole?» chiese Jade confusa. Invece, era proprio quella la mia intenzione, e non avrei accettato un "no" come risposta.
«Ragazze ascoltatemi, io con Caleb ho chiuso. Non so più come dirvelo... voi dovete andarci comunque siete o non siete le ragazze di Mark e Red?» chiesi loro. Loro si guardarono imbarazzate, avevo centrato il punto o meglio ci speravo.
«Non proprio» disse Alyssa dopo averci ragionato. Alzai gli occhi al cielo, non era quello il momento di fare le precisine, entrambe avevano capito che cosa volevo dire con quella domanda.
«Avete capito che cosa voglio dire. Andateci, non dovete preoccuparvi per me, io troverò sicuramente qualcosa da fare. La mia maratona di The Vampire Diariesè ancora in atto» dissi divertita, ma le mie amiche non accennarono nemmeno un sorriso. I miei tentativi non stavano funzionando.
«Se non ci vieni tu io non ci vado» dichiarò Jade incrociando le braccia al petto. Sbuffai davanti alla loro cocciutaggine. Mi stavano rendendo le cose difficili.
«Esatto, nemmeno io» le diede man forte Alyssa. Decisi di fare un altro tentativo, volevo che andassero a quella serata, a tutti i costi, era giusto così.
«Non rendetemi le cose difficili più di quanto non sono già, vi prego, fatelo per me. Andateci, mettete il vostro vestito più bello e divertitevi, non è da tutti essere invitati ad un evento del genere, credetemi. A me fa solo piacere se ci andate» dissi con tutta la sincerità che possedevo. Alyssa e Jade si guardarono ma non dissero nulla. Dopo pochi secondi finalmente Alyssa ruppe il silenzio.
«Ne sei sicura?» mi chiese semplicemente. Mi voltai nella sua direzione per guardarla negli occhi.
«Ma a me dispiace che tu...» iniziò a dire Jade. Si stavano facendo problemi per me ma io non volevo assolutamente che si perdessero la serata a causa mia.
«Ne sono più che sicura, poi mi racconterete tutto» dissi guardandole. Loro sorrisero per la mia affermazione.
«Va bene capo... però io non sono tanto d'accordo con questa decisione» spiegò Alyssa, io non le risposi perché volevo far morire il discorso una volta per tutte.
«Oddio... quello è il mazzo di rose di cui parlavi! Ma è bellissimo» disse Jade d'un tratto alzandosi dal tavolino e avviandosi alla finestra. Io lo guardai come avevo fatto mille volte prima, poi abbassai lo sguardo.
«Bello vero? Le rose rosse sono i miei fiori preferiti, Caleb lo sa bene. Ma non cederò. Mi ha tradita ragazze, ora l'unica cosa a cui riesco a pensare è questo... non ero abbastanza per un tipo come lui. Pensate che mia madre mi ha detto che alla nostra età non è mai troppo tardi, ma non credo sia così. Non so se riuscirò mai a perdonarlo. Comunque, con i fiori c'era anche questo biglietto» spiegai alle mie amiche prendendo il bigliettino che stava sul tavolino, poi lo porsi ad Alyssa in modo che potesse leggere. Jade si limitò ad aspettare di sapere che cosa ci fosse scritto.
«"When I saw you I fell in love, and you smiled because you knew"» recitò Alyssa. Ripensai e ripensai a quelle parole.
«Leggi anche dietro» mi limitai a dire.
«"Sai che non sono bravo a parole ma ti prego perdonami". Certo che non molla, lo sai che farà di tutto per riconquistarti?» mi chiese poi la mia amica. Per tutta risposta la guardai annuendo. Si, Caleb stava facendo di tutto, ma senza successo.
«Ecco che cosa c'entrava Shakespeare» disse Jade venendo di nuovo verso di noi, poi si sedette dove stava poco prima.
«Lo so, e io farò di tutto per non perdonarlo» dissi seria.
«Non lo so, ma secondo me siete destinati a stare insieme» mi spiegò Jade attirando la mia attenzione. Avevo già sentito poco prima quelle parole da mia madre. Perché tutti non si toglievano dalla testa quella stupida idea del destino?
«Anche mia madre lo dice... anche mia madre» dissi alzandomi dal divano per andare a prendermi un bicchiere d'acqua. Sentii lo sguardo preoccupato delle mie amiche alle spalle. Una cosa dovevo fare, cancellarlo dalla mente per sempre.
Caleb
Dopo aver mandato Mark in "missione" era arrivato Red. Avevo spiegato alla mia guardia del corpo quali erano i miei programmi per la giornata, dopo aver discusso con lui la mia idea e ascoltato il suo parere mi ero convinto del fatto che dovevo proseguire come avevo concordato con Mark anche se Red non era molto d'accordo. Prendemmo la macchina per andare a consegnare la posta. Mi fece ridere il fatto di fare il postino della situazione ma per Maddy avrei fatto quello e altro.
«Sei sicuro che lo vuoi fare?» mi chiese Red voltandosi lievemente nella mia direzione. Buttai fuori il fumo della sigaretta dal finestrino e cercai le parole giuste per fargli capire che ero veramente convinto di ciò che stavo per fare.
«Non sono mai stato più sicuro in vita mia, a quest'ora Mark avrà già dato l'invito a Maddy ora devono averlo anche le sue amiche» spiegai per la milionesima volta gettando la sigaretta finita fuori dal finestrino. Red rimase concentrato sulla strada e si prese del tempo prima di rispondermi.
«E con quel mazzo di rose che hai intenzione di fare?» mi chiese d'un tratto indicando con una mano le rose rosse che stavano sul sedile posteriore. Avevo preparato quella sorpresa per Maddy, con tanto di dedica. Non mi era venuto in mente modo migliore per farmi perdonare, speravo con tutto me stesso che tornasse sui suoi passi e che cercasse di ascoltare ciò che avevo da dire. La amavo con tutto me stesso e avrei fatto tutto ciò che era in mio potere per farglielo capire.
«Ma che domande fai? Lo porterò a casa di Maddy» dissi come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Red corrugò la fronte, mi sembrò pensieroso quella mattina. Pensai che fosse proprio bravo a sopportare tutte le mie follie, lo faceva da anni ormai.
«E chi pensi che ti aprirà la porta?» mi chiese ancora. Invece di farmi stare tranquillo mi faceva delle domande per mettermi in difficoltà. Come avrei fatto ad entrare nello stabile dove c'era il suo appartamento? Quello era un dettaglio a cui non avevo pensato. A corto di parole, mi passai una mano nei capelli.
«A questo non ci ho pensato, ma un modo per entrare lo troverò» dissi minimizzando la situazione. Perché Red non poteva stare semplicemente zitto?
«Perché non ti vuoi arrendere all'idea che lei non ne vuole più sapere?» mi chiese poi. Alzai gli occhi al cielo. Non ne potevo più di quelle domande assurde, non doveva nemmeno passargli per la mente l'idea che io potessi arrendermi. Avevo trovato l'amore, l'amore quello vero dopo anni e anni di storie fasulle. Maddy doveva essere mia ad ogni costo, perché nessuno lo capiva tranne me?
«Ti sembro un tipo che si arrende facilmente?» chiesi cercando di mantenere la calma, ma in quelle situazioni l'unica cosa che avrei voluto fare era spaccare qualcosa.
«No» rispose semplicemente la mia guardia del corpo. Forse Red aveva capito che non doveva contraddirmi riguardo le mie decisioni.
«Ecco, ti sei risposto da solo... comunque quanto manca?» chiesi guardandomi intorno. Non era molto che eravamo in macchina, ma non volevo perdere altro tempo. Dopo aver completato quelle missioni dovevo superare l'ostacolo più grande: dovevo andare ad avvisare Jaxon della novità, anche se sapevo che non sarebbe stato contento del fatto che alla prima sarebbero venute anche le amiche della ragazzina.
«Siamo arrivati, quella è casa di Jade e poco più avanti abita Alyssa» disse Red riportandomi alla realtà e mi indicò due case poco distanti da noi. Decisi di farlo fermare.
«Ok fermati qui, vado io a piedi» decisi. Non volevo che qualcuno mi vedesse e pensasse che fossi impazzito. Infondo non ero un postino e una macchina grande come quella di Red fuori casa poteva destre qualche sospetto.
«Va bene, fa presto non vorrei che qualcuno ti riconoscesse» disse guardandosi intorno. Nel mentre io scesi dalla macchina tenendo le buste in mano e scrutai la strada, poi mi piegai per guardare Red dal suo finestrino.
«Stai calmo, non c'è anima viva» gli dissi dandogli una pacca sulla spalla. Era un tipo che si agitava facilmente.«Le ultime parole famose» disse Red alzando gli occhi al cielo.
«Smettila di essere così teso, rilassati» dissi nuovamente. Perché non mi dava mai ascolto? Dato che non ottenni risposta mi avviai alla prima casa che mi aveva indicato. Prima di avvicinarmi troppo però richiamai la sua attenzione per capire se ero nel posto giusto, dopo aver avuto la conferma di Red misi la busta nella cassetta della posta di Jade. Non era da me fare quei gesti avventati, ma dato che si trattava di riconquistare la mia ragazza lo facevo più che volentieri. «Guarda che mi tocca fare per te ragazzina» dissi tra me e me avviandomi a casa di Alyssa. Avevo parlato ad alta voce, stavo impazzendo a causa sua. Misi la seconda busta nella posta di Alyssa e poi tornai alla macchina tenendo le mani in tasca. Il tutto era stato più semplice del previsto. Nella mia mente immaginai la faccia e la sorpresa delle ragazze quando avessero trovato l'invito. Risalii in macchina per fare la cosa più importante della giornata, la sorpresa per la ragazzina. «Missione compiuta, ora dobbiamo sperare che lei accetti di partecipare» dissi rimettendomi comodo sul sedile. Sentivo che dentro di me c'era la speranza e non avevo intenzione di abbandonarla.
«La vedo difficile amico, molto difficile» affermò Red mettendo in moto la macchina. Lo guardai storto. Non aveva avuto nemmeno una parola di sostegno quella mattina, ma che gli stava prendendo?
«Smettila di essere pessimista ti prego, ora andiamo a casa di Maddy lascio i fiori e poi andiamo da Jaxon» dissi accendendomi un'altra sigaretta. Dovevo rilassarmi e il fumo mi aiutava in questo.
«Da Jaxon? Ma non ti ha convocato» disse di rimando. Dal canto mio sapevo bene che non ero stato convocato ma non mi fregava assolutamente nulla.
«Non mi interessa, devo solo dirgli che ho invitato anche le amiche di Maddy così non avrà sorprese domenica quando le vedrà» spiegai semplicemente. Sperai che il mio agente non facesse storie perché non ero dell'umore adatto per affrontare una litigata con lui.
«Come vuoi» si limitò a dire il mio amico. Continuai a fumare la mia sigaretta senza dire altro.
Gli inviti erano consegnati, la sorpresa di Maddy piazzata fuori dalla porta di casa sua, meglio di così non poteva andare. Ma l'ultima parola doveva ancora essere detta. Era tutto nelle mani della ragazzina.
«E dopo questa sicuro mi perdonerà... Dio sto impazzendo mi sono ridotto a parlare da solo» avevo detto dopo aver lasciato i fiori fuori dall'appartamento. Per fortuna non mi aveva visto nessuno e grazie a Dio ero riuscito ad entrare perché il portone era socchiuso. Sembrava che il destino fosse dalla mia parte.
«Ora si che ho fatto tutto il possibile» dissi una volta risalito in macchina per andare all'ufficio di Jaxon.
«Posso chiederti perché mi sembri così allegro?» mi chiese Red prima di partire. Ci ragionai per un secondo, in realtà non ero allegro ma cercavo di non pensare in negativo.
«Perché so che con questa trovata non potrà dirmi di no» dissi con tono basso. In cuor mio però sapevo bene che la questione non era così semplice come l'avevo immaginata.
«Mi dispiace smontare il tuo entusiasmo ma lei può dirti di no... da quello che ho capito è una ragazza a cui non basta un mazzo di rose e un invito per farle cambiare idea» Red aveva capito tutto come sempre e non si fece problemi a farmelo presente. Infondo, ma molto infondo sapevo che Maddy non mi avrebbe perdonato così facilmente.
«Lo so bene anche io... ma più di così non so veramente che cosa fare. La paura di averla persa per sempre non mi fa dormire la notte, mi manca come mai nessuno mi era mancato» ammisi più a me stesso che a lui. Speravo di avergli fatto capire che ci stavo male e che anche se non lo davo a vedere ero a pezzi, ma non potevo crollare.
«Lo so amico, lo dico per il tuo bene. Non crearti false speranze» disse ancora Red. Guardai fuori dal finestrino e cercai di rimanere lucido per quanto mi fosse possibile.
«Crearmele è l'unico modo per non crollare, non è il momento di cadere a pezzi, non adesso. Finita la prima potrò anche farlo ma prima di allora devo rimanere concentrato e lucido. Se lei fosse qui sarebbe molto più semplice» confessai poco dopo. Red sospirò, e io feci lo stesso, pregai che si rendesse conto anche lui che mi trovavo in un brutto momento, non avevo mai vissuto un periodo così buio. Perdere qualcuno che si ama è più doloroso di quanto pensassi. «Cerca di non perdere le staffe con Jaxon, già il fatto che tu non l'abbia avvisato che stiamo andando lì lo farà andare su tutte le furie» mi disse dopo qualche minuto di silenzio. Sorrisi per la sua affermazione, perdere le staffe era quello che mi riusciva meglio.
«Ritengo inutile che si scaldi tanto, infondo sono io che lo pago per fare il suo lavoro» gli ricordai con una vena di amarezza nella voce. Jaxon doveva smetterla di rompermi i coglioni, era quella l'unica soluzione per vivere in pace. Il viaggio continuò in silenzio... i miei pensieri e tutte le mie forze erano concentrate su Maddy, pensare a lei era l'unico modo per non impazzire.
Arrivati all'ufficio di Jaxon ci sedemmo in sala d'aspetto e poco dopo esserci accomodati sentimmo il ticchettio di tacchi sul pavimento. A quel punto io e Red ci alzammo in piedi per capire di chi si trattasse. Davanti a me si materializzò l'unica persona che non avrei più voluto vedere in vita mia... Megan era proprio davanti a noi. La guardai con gli occhi chiusi in due fessure.
«Tu che ci fai qui?» chiesi in tono secco. Megan si limitò a sorridere senza cedere alla mia provocazione di darle fastidio.
«Buongiorno anche a te» si limitò a dire in tono ironico. Non capivo perché si comportasse come se fosse tutto apposto, come se non fosse successo nulla... mi dava sui nervi.
«Non mi interessa darti il buongiorno, che ci fai qui?» chiesi nuovamente facendo un passo nella sua direzione. Ma i miei tentativi di intimidazione non funzionarono come sperato.
«Ti ricordo che abbiamo lo stesso agente, Jaxon doveva parlarmi e sono venuta qui. Ora scusami ma me ne devo andare, ho molte cose da fare, domenica è il gran giorno» disse sistemandosi la borsetta sull'avambraccio. Certo, il "gran giorno"... solo io lo vedevo come un incubo e nient'altro.
«Ok, allora ciao» dissi superandola per raggiungere l'ufficio di Jaxon. Sentii i passi di Red seguirmi. In quell'occasione non aveva aperto bocca, era come se non ci fosse.
«Addio!» ci salutò Megan con la sua voce da gallina. Per non scoppiare mi misi le mani in tasca e digrignai i denti.
«Solo guardarla mi urta il sistema nervoso» dissi bloccandomi per guardare Red, si fermò per guardarmi, aveva un sorrisino beffardo sul volto che non mi piacque per niente.
«Eppure te le sei baciata» mi disse infatti. Avrei dovuto immaginare che sarebbe andato a parare proprio lì. Red non si faceva problemi a rinfacciarmi l'accaduto di giorni prima.
«Non ti ci mettere pure tu... me lo rinfaccerai per sempre vero?» chiesi guardando terra. Mi dispiaceva il fatto che inconsciamente nemmeno i miei amici riuscissero a perdonarmi per ciò che avevo fatto.
«Non per sempre, ma quasi» mi disse Red facendomi l'occhiolino. Per mia fortuna stava scherzando, ma i suoi tentativi di sdrammatizzare la situazione non stavano funzionando come sperava. Mi poggiai al muro e cercai di respirare. Poco dopo il silenzio fu rotto dal mio agente. Ero pronto ad un altro round.
«Cal che ci fai qua? Quante volte te lo devo dire che devi avvisarmi se vuoi un appuntamento con me?» mi rimproverò Jaxon. Era solito comportarsi come uno stronzo ma doveva piantarla di fare così, si stava prendendo troppe libertà.
«Decido io quando venire a parlarti o no. Tranquillo, non ti ruberò molto tempo, volevo solo avvisarti di una cosa» dissi staccandomi dal muro e passandomi una mano sul ciuffo. Jaxon mi guardò da testa a piedi con un espressione di superiorità. Mi promisi che se non fosse sceso dal piedistallo l'avrei fatto scendere io.
«Sii rapido, e dato che ci siamo sappi che sabato hai un'intervista con Megan» disse guardando l'orologio costoso che portava al polso. Ci mancava soltanto l'intervista, perché ero sempre l'ultimo a sapere le cose che mi riguardavano?!
«E quando pensavi di dirmelo?» sbottai io. Jaxon trattenne una risata, gli avanzava pure di prendermi in giro.
«Ti avrei chiamato questa sera, comunque tu che dovevi dirmi?» disse facendomi cenno con la mano di continuare. Volevo avvisarlo dei miei piani e poi dovevo andarmene da lì prima di mandarlo al diavolo, non potevo permettermi di fare cazzate arrivati a quel punto.
«Nulla di troppo importante, oltre a Maddy alla prima verranno anche Alyssa e Jade, le sue amiche» dissi velocemente. Sperai che non replicasse, ma dalla sua faccia capii che avrebbe detto qualcosa.
«Tutta la combriccola... non potevi darmi notizia migliore» disse facendo il finto contento, ma con me non poteva fingere, capivo quando era sarcastico, e in quel momento lo era.
«So che non sei d'accordo, non serve che fingi con me» dissi guardandolo in quei suoi occhi che da un po' di settimane erano diventati più freddi del ghiaccio.
«Hai finito?» mi chiese il mio agente. Aveva fretta, lo avevo capito, e anche io non avevo voglia di trattenermi oltre.
«Si ho finito, vai pure non vorrei rubarti altro tempo prezioso» dissi secco. Sentii lo sguardo di Red bruciare sulla pelle. Lui si alternò a guardare me poi Jaxon, poi di nuovo me, sembrava stesse seguendo una partita di tennis.
«Smettila di essere così impertinente, stai avendo tanto successo grazie a me tienilo sempre a mente» mi disse Jaxon picchiettandosi un dito sulla tempia per sottolineare il concetto. Lo guardai trattenendo una risata, il mio successo era grazie al mio talento non di certo al suo.
«Va al diavolo» dissi in un sussurro avvicinandomi alla sua faccia. L'unica risposta che ottenni fu un sorriso tirato di circostanza. Fatto un passo indietro Jaxon girò sui tacchi senza dire nulla e finalmente tornò a rinchiudersi dentro il suo studio. Avevo vinto, o almeno era quello che pensavo.
«Possibile che non riesci a mantenere la calma davanti a lui?» mi rimproverò Red subito dopo. Non volevo litigare anche con lui, dunque cercai di tranquillizzarmi per quanto mi fu possibile.«Non lo sopporto» dissi salendo in ascensore.
«Licenzialo» si limitò a dire Red. Me lo ripeteva da settimane ormai e non aveva tutti i torti.
«Sta sicuro che prima o poi lo farò... ora voglio solo andarmene a casa. Ascolta, domani ti va di accompagnarmi a comprare il vestito per la prima? Viene anche Mark» chiesi cambiando completamente discorso perché avevo bisogno di pensare ad altro. Red per mia fortuna mi assecondò.
«Certo» disse accettando la mia proposta. Dopo poco scendemmo dall'ascensore.
«Perfetto... la ragazzina mi avrebbe dato consigli migliori ma mi accontenterò di voi due» dissi in tono scherzoso per provocarlo. Red trattenne una risata.
«Smettila di lamentarti sei noioso» mi disse mentre ci avviammo alla macchina.
Arrivammo al parcheggio di casa mia in poco tempo. Quel giorno avevo una voglia matta di starmene da solo, avevo bisogno di spazio e soprattutto di riflettere.
«Sei sicuro che non vuoi che resti?» mi chiese Red prima che scendessi dalla macchina. Io lo guardai per dare maggior peso a ciò che stavo per dire.
«Si, sono sicuro. Ho bisogno di starmene da solo» spiegai con tutta la sincerità che possedevo. «Ci vediamo domani allora» mi disse la mia guardia del corpo senza fare storie.
«A domani» dissi scendendo dall'auto. Red se ne andò subito, lo ringraziai mentalmente per aver rispettato il mio volere. Passai il pomeriggio a guardare la televisione o meglio a cercare qualcosa di decente da guardare. La sera era arrivò in un soffio, e non avevo ricevuto risposta al mio messaggio in segreteria da Maddy. "Chissà se avrà apprezzato i fiori... chissà se ha deciso di venire alla prima" mi feci mille domande a cui non diedi nessuna risposta sensata. Stava facendo la difficile... non c'era altra spiegazione. Dopo non aver trovato nulla da guardare alla televisione mi avviai in cucina e presi un bicchiere di vino per poi risedermi in divano a contemplare il nulla.
«Questo aiuterà a rilassarmi» dissi a bassa voce, tra me e me. Buttai giù il primo sorso e poggiai la testa sulla testiera del divano per tentare di rilassarmi. Finii il mio vino in poco tempo, la noia e la frustrazione non mi permisero di stare tranquillo. Non sapendo che altro fare, presi il cellulare, ero stufo di aspettare, decisi di fare un altro tentativo per smuovere la ragazzina dalla posizione assurda che si ostinava a mantenere. Andai sulla nostra chat e iniziai a scrivere, le parole stranamente uscirono come un fiume.
Cliccai invio senza pensarci due volte. Passarono venti minuti e di lei nessuna traccia, passò mezz'ora e ancora niente. Chiusi il cellulare e mi avviai in camera, un senso di solitudine mi pervase. Mi misi alla finestra, il cielo era stellato. "Chissà se anche tu amore mio stai ammirando questa meravigliosa notte..." pensai.
«Buonanotte ragazzina» sussurrai alla luna prima di raggiungere il mio letto.
Il venerdì lo passai in compagnia di Mark e Red, non era stato semplice scegliere l'abito da comprare. Mark diceva una cosa, Red me ne consigliava un'altra, sembravamo delle ragazze alle prese per la scelta del vestito del diciottesimo compleanno e non scherzo. Ma eravamo arrivati ad un compromesso e l'abito che avevo comprato avrebbe soddisfatto le aspettative di tutti. Ero certo che anche Maddy sarebbe stata fiera della mia scelta. Sabato mattina Red mi venne a prendere a casa per andare alla radio per la quale dovevo andare a fare un'intervista, non ne avevo la minima voglia ma mi toccò fare un piccolo sforzo.
«Siamo in ritardo, vuoi darti una mossa?!» mi disse la mia guardia del corpo scandendo il tempo come era solito fare. Io sbuffai allacciandomi le scarpe. Decidevo io a che ora arrivare.
«La radio non inizia l'intervista senza di me, dunque, non rompere» dissi andando a prendere il mio chiodo di pelle.
«Jaxon si infurierà» mi disse poi mettendomi ancora più ansia di quanta non ne avessi già. Odiavo quando faceva così.
«Credimi che dovrà stare zitto, è un miracolo che io faccia quest'intervista» gli ricordai per l'ennesima volta. Red alzò gli occhi al cielo, aveva capito che ero di pessimo umore.
«Se ti chiederanno di Maddy che farai?» mi chiese poi Red, cambiando discorso. Ci avevo riflettuto parecchio su quel punto ma non sapevo bene che cosa avrei fatto, l'unica cosa certa era che non avrei rivelato della nostra rottura.
«Beh, di certo non racconterò che ci siamo lasciati» affermai.
«Ovviamente... mi raccomando attento a ciò che dici, sai che quelli sono degli avvoltoi» mi ricordò Red. Non serviva che mi mettesse in guardia, sapevo bene con che gente avevo a che fare.
«Si lo so, ma non sono quelli della radio che mi preoccupano ma i giornalisti che ci saranno piazzati fuori... ora andiamo» dissi prendendo le chiavi di casa, Red mi seguì fino alla sua auto. «Ti guardo le spalle» mi disse prima di salire. Gli feci l'occhiolino, sapevo che era bravo nel suo lavoro e lo apprezzavo anche per quello oltre che per la sua amicizia.
La radio non distava molto da casa mia, ma era la prima volta che facevo un'intervista con loro, a rendermi nervoso era il fatto che ci fosse anche Megan. Pregai con tutto me stesso che non dicesse qualche cavolata, o ancora peggio che tirasse fuori la storia del bacio. Riconobbi l'entrata per il semplice fatto che piazzati fuori c'erano molti giornalisti pronti a scattare foto e a fare domande.
«Ti avevo detto che ci sarebbero stati i giornalisti, ci avrei scommesso» dissi guardando Red. La mia guardia del corpo parcheggiò la macchina davanti all'entrata, poi mi guardò prima di scendere dall'auto.
«Tranquillo, scendo prima io» mi disse e subito dopo sparì per venire ad aprire il mio sportello. Quando si accorsero di me i giornalisti si accalcarono sulla macchina, non erano affatto interessati a Red che cercava di allontanarsi, l'unico loro obbiettivo ero io.
«Fate spazio per favore» urlò Red una volta che fui fuori dall'auto. Richiusi lo sportello e mi feci spazio tra la folla con l'aiuto della mia guardia del corpo.
«Una dichiarazione Caleb» urlarono alcuni giornalisti, ma io li ignorai.
«Grande giorno domani, che ci dici del tuo nuovo film?» chiesero altri, ma non avevo intenzione di rilasciare informazioni a riguardo. Finalmente, dopo esserci fatti spazio tra la folla, raggiungemmo l'entrata. Una volta dentro la confusione si placò. Non ebbi un attimo di respiro che Jaxon mi venne incontro con aria infuriata.
«Finalmente! Dove diavolo ti eri cacciato, Megan è arrivata da mezz'ora» disse con tono alto. Mi guardai intorno ma le persone che erano presenti non fecero caso al mio agente impazzito. «Senza di me non si comincia, abbiamo trovato traffico, ora sono qui» dissi incrociando le braccia al petto. Jaxon sapeva bene che senza di me l'intervista non sarebbe potuta iniziare. «Buongiorno signor Graham, sono Roxy» d'un tratto mi ritrovai davanti una donna sulla trentina che mi tese la mano per presentarsi. Immaginai che fosse la direttrice della radio. Le sorrisi ignorando il mio agente.
«Mi chiami pure Caleb, piacere» dissi stringendole la mano. Vi giuro che odio quando qualcuno mi da del "lei" mi fa sentire vecchio.
«Noi saremo pronti a partire con l'intervista per la nostra radio» mi disse subito dopo con un sorriso. Per fortuna non disse nulla sul fatto che fossi arrivato in ritardo.
«Certo, la seguo volentieri» dissi facendole cenno di farmi strada poi mi voltai verso Red e gli feci l'occhiolino. Purtroppo lui avrebbe dovuto aspettarmi lì.
«La sua collega è già in studio» mi spiegò in tono gentile Roxy.
«Perfetto» mi limitai a dire seguendola.
Passando varie porte arrivammo allo studio, sulla porta c'era il numero sette, sorrisi, quel numero mi perseguitava. Entrai e vidi Megan seduta sullo sgabello davanti al suo microfono, non mi preoccupai di salutarla, ma ci pensò lei.
«Cal finalmente, avevo paura che ti fossi perso, tutto bene?» mi chiese in tono gentile. Era ovvio che stesse recitando la parte della brava ragazza davanti alle altre persone.
«Tutto nella norma non ti preoccupare Megan» dissi secco. Sperai che nessuno si accorgesse della nostra ostilità, non era il luogo adatto per discutere.
«Caleb siediti pure vicino a lei» mi disse Roxy indicando lo sgabello vuoto.
«Agli ordini!» dissi cercando di fare il simpatico, lei mi sorrise. Andai a sedermi al mio posto cercando di non guardare la vipera che mi stava di fianco. Roxy si sedette difronte a noi.
«Siate naturali, vi farò qualche domanda su di voi e sul vostro film, nulla di complicato o troppo pesante, siete pronti?» ci chiese mettendosi le cuffie.
«Siamo nati pronti» rispose subito Megan facendomi l'occhiolino, io mi limitai a guardarla, ma non dissi nulla. «Iniziamo fra tre, due, uno...» disse la regia. "Bene, che l'interrogatorio abbia inizio" pensai.
«Buongiorno a tutti ascoltatori sono Roxy in diretta dalla "Roxy Radio Hollywood" oggi sono qui con le stelle del momento Caleb Graham e Megan Whane. Benvenuti ragazzi è un onore avervi qui» disse Roxy per dare inizio all'incubo. Io mi limitai ad ascoltarla e qualche volta sorridevo tanto per non sembrare scontroso.
«Il piacere è nostro grazie dell'invito» dissi cercando di essere naturale come mi era stato chiesto.
«Buongiorno a tutti, siamo lieti di essere qui» disse Megan con un sorriso che io sapevo essere falso. A vederla poteva sembrare la ragazza più dolce del mondo in quel momento.
«Allora ragazzi, domani ci sarà la prima del vostro nuovo film "Crazy Love" come vi sentite a riguardo?» chiese Roxy. Non sapevo che cosa rispondere, speravo che Megan fosse più spigliata di me.
«Io sono super emozionata, abbiamo lavorato molto per creare la storia d'amore che racconterà questo film. Sono soddisfatta e felice del lavoro che abbiamo fatto» disse infatti senza trapelare la minima insicurezza.
«E tu Caleb cosa ci dici?» mi chiese Roxy cercando di mettermi a mio agio, apprezzai il suo tentativo.
«Sarà un film molto bello e il merito non è solo nostro ma anche di tutti quelli che ci hanno lavorato, dal regista alle comparse che ringrazio personalmente» dissi. Ad un film lavoravano molte persone ed ero grato ad ognuno di loro, ero stato sincero come poche volte in vita mia nel rispondere alla domanda.
«Sono certa che sarà un successo, sarò la prima ad andarlo a vedere la cinema. Vediamo ora qualche domanda che hanno fatto i vostri fan» disse poi Roxy prendendo una cartellina con vari fogli. Pensai che se quelle erano tutte le domande a cui dovevamo rispondere mi sarei sparato un colpo in testa.
«Speriamo non siano troppo complicate» dissi divertito per rompere il ghiaccio.
«Il nostro Caleb oggi è un po' in ansia... Ecco, questa mi sembra una domanda carina che ci fa "@vanessa-04", Vanessa vi chiede: "Come sono i vostri rapporti dopo la rottura?"» lesse Roxy. Quella prima domanda non mi piacque per niente e lasciai involontariamente la parola a Megan perché non riuscii a rispondere.
«Rispondo volentieri io. Innanzitutto ciao Vanessa, che dire io e Caleb non abbiamo mai avuto un rapporto semplice, ci siamo resi conto di non essere anime gemelle ed è stato meglio finirla prima che uno dei due ci rimanesse troppo male. Io ero innamorata di un'altra persona e le nostre strade si sono divise. Ma c'è rispetto tra noi questo sicuro» disse semplicemente. Il suo discorso mi sembrò studiato a tavolino. Io però non mi ero preparato delle risposte come evidentemente aveva fatto lei.
«Grazie Megan. Ora abbiamo una domanda che riguarda te Caleb, "@alice76" ti chiede "Come ti trovi con la tua nuova fidanzata?"» chiese. Cercai di sorridere, era arrivato il momento di mentire spudoratamente.
«Che domanda difficile. Allora ciao Alice e grazie di seguirci. Io e Maddy stiamo bene le cose procedono come devono andare, siamo felici, posso dirvi solo questo» dissi con un sorriso. Megan non distolse lo sguardo da me nemmeno per un secondo, sperai che non si accorgesse che stavo sudando freddo a causa di quella domanda.
«Benissimo, direi che per oggi è tutto, ringraziamo Megan e Caleb per la loro disponibilità» disse Roxy mandando la pubblicità. La tortura era durata meno del previsto ma era stata intensa. «Potete parlare non siete più in onda» ci avvisò la regia. Io scesi dallo sgabello per raggiungere Roxy che si era tolta le cuffie.
«Siete statati meravigliosi, vi avrei tenuto per più domande ma il vostro agente mi ha detto che avete molti impegni» ci spiegò. Ringraziai mentalmente Jaxon, una volta tanto aveva fatto qualcosa di buono.
«Grazie per l'opportunità, alla prossima, andiamo Cal?» mi disse Megan andando alla porta. «Si arrivo, ciao è stato un piacere» dissi stringendo la mano a Roxy.
«Piacere mio» mi disse sorridendo. Poi seguii Megan i corridoio.
«Rapida e indolore quest'intervista» mi disse cercando di tenere il mio passo spedito. Non avevo voglia di parlare con lei, ma evidentemente non l'aveva capito.
«Meglio così» dissi continuando a camminare.
«Posso farti una domanda?» mi chiese fermandosi. Le diedi retta solo per capire che cosa aveva da dirmi.
«Se proprio devi» dissi mettendomi le mani in tasca.
«Va tutto bene con Maddy?» speravo che non mi facesse quella domanda invece la fece... aveva capito tutto o sospettava qualcosa, ne ero certo.
«Si perché?» chiesi facendo il finto tonto. Ma sapevo che Megan non mi stava affatto credendo. «Pura curiosità, non mi è sembrata affatto convincente la tua risposta» disse scrivendo qualcosa sul suo cellulare. Volevo interrompere quella conversazione, doveva farsi gli affari suoi.
«Fatti gli affari tuoi, ora scusami ma devo andare da Red che mi sta aspettando» dissi cercando di sottrarmi alle sue domande assurde. Lei mi sorrise e se ne andò dalla parte opposta, io raggiunsi Red. Lo trovai poco dopo dove l'avevo lasciato quando eravamo arrivati.
«Avete fatto veloce, Jaxon se ne è appena andato» mi disse indicando la porta a vetri.
«Veloce ma intenso... mi hanno chiesto di Maddy» dissi levandomi il giubbotto. Improvvisamente sentii caldo.
«E tu che hai detto?» mi chiese la mia guardia del corpo in tono curioso.
«Che va tutto bene, non potevo di certo far sapere che ci siamo lasciati» dissi guardandolo negli occhi. Red mi guardò di rimando.
«Ne parliamo fuori, non vorrei che qualcuno ti sentisse» mi disse semplicemente facendomi avviare verso l'uscita.
«Si, hai ragione» mi limitai a dire. Avevo mentito, un'altra volta e per giunta a tutta l'America. Speravo che Maddy non avesse sentito la radio, sarebbe stato un altro punto a mio sfavore. Mancavano poche ore ormai alla prima, il sabato era appena iniziato ma sapevo che sarebbe finito presto per lasciare spazio al quell'evento. Ero nervoso, come non lo ero mai stato prima.
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