CAPITOLO 40

CAPITOLO 40

Caleb

Io e Maddy avevamo passato una serata magnifica, non saprei nemmeno descrivere le emozioni e le sensazioni che avevo provato stando con lei. Era stato tuttodiverso dalle esperienze che avevo fatto in precedenza, non era stato del semplicesesso era sicuramente qualcosa in più, di un altro livello. Maddy era la personagiusta e speravo che nessuno rompesse la bolla che ci eravamo creati, ero mestesso al cento per cento quando stavo con lei ed era una sensazione fantastica.Avrei voluto condividere quelle emozioni con i miei genitori, dimostrare loroche ero diventato responsabile, che avevo una vera ragazza che amavo, peccatoperò che era anni che non ci parlavo più, come ho già detto i nostri rapporti sierano interrotti in un qualche modo. Scacciai quei pensieri dalla testa non volevoincupirmi a causa loro, volevo godermi ogni singolo momento con la persona chestava dormendo tranquilla accanto a me, Maddy. Feci piano ad alzarmi per nonsvegliarla, avevo bisogno di fare una doccia. Mi diressi al bagno e annegai i mieipensieri sotto il getto bollente dell'acqua.


Una volta uscito dalla doccia mi misi un asciugamano intorno alla vita e guardaiil mio riflesso sullo specchio, sembravo una persona diversa da quella di mesi fa,sembravo più felice e lo ero, eccome se lo ero. 

«Cal?!» la voce di Maddy mi riportò alla realtà, mi passai una mano sui capellibagnati e poi mi affacciai per farmi vedere. 

«Sono qui ragazzina, mi sono fatto una doccia» dissi avviandomi verso il letto.Era bellissima anche appena sveglia, anche senza trucco. La ragazzina tirò a se illenzuolo per coprirsi il seno, nonostante fossimo ormai molto intimi, mantenevasempre quell'aria innocente e di pudore che mi faceva impazzire ancora di più. 

«Oh buongiorno, che ore sono?» mi chiese la mia ragazza mettendosi seduta sulletto, io andai a prendere il mio cellulare, per guardare l'ora. 

«Le dieci, ci facciamo portare la colazione?» le chiesi guardandola aspettandouna sua risposta. Maddy sorrise in segno di assenso. 

«Si, ma prima voglio farmi una doccia» disse alzandosi dal letto. Si portò con seil lenzuolo, era veramente una ragazzina quando faceva così, la guardai divertito dal sul comportamento. Dopo una nottata del genere si faceva ancora probleminel farsi vedere nuda da me. 

«A saperlo ti avrei svegliata prima» le dissi avvicinandomi con sguardo malizioso, la presi per i fianchi prima che lei mi desse una risposta. 

«Dopo ieri mi serve un po' di tregua» mi disse poggiandomi le mani sul pettonudo, il suo tocco mi fece percorrere un brivido di piacere lungo la spina dorsale,averla così vicina mi faceva eccitare da morire. 

«Come ti senti?» le chiesi in proposito al fatto che la sera prima era stata la suaprima volta, lei guardò in basso poi mi guardò negli occhi e sorrise. 

«Indolenzita, ma per il resto bene, tu?» mi chiese. Alle sue parole mi rilassai,non ero mai stato con una ragazza vergine prima di lei, avevo paura di aversbagliato qualcosa, o di essere stato troppo indelicato, invece subito dopo averlofatto Maddy mi aveva confessato che era stata la cosa più bella che avesse maiprovato. 

«Mai stato meglio di così» le dissi ad un centimetro dalla bocca, mi avventaisu di lei. Avevo bisogno di sentirla mia ancora per un po', non ne avevo mai abbastanza, la passione e la chimica che si creava quando stavamo insieme era unqualcosa di unico e inimitabile. Dopo quello che mi sembrò troppo poco tempoci staccammo. 

«Quali sono i piani per oggi?» mi chiese la ragazzina con fare curioso. In realtànon avevo ancora organizzato nulla, volevo lasciare la scelta a lei. 

«Che cosa vuoi fare?» le chiesi di rimando, lei ci ragionò su per qualche secondo. 

«Qualunque cosa, basta che stiamo insieme» mi disse dandomi un bacio a stampo. Quasi mi commossi alle sue parole, era la cosa migliore che mi potesse dire,nemmeno a me interessava fare qualcosa in particolare, mi andava bene qualsiasicosa purché fosse con lei. 

«Mi inventerò qualcosa, ora vai prima che ti salti addosso di nuovo» gli dissidandole una pacca sul sedere sodo, lei rise lievemente poi si staccò da me e tornòseria. 

«Tieni a freno gli istinti Super Star» mi disse trattenendo una risata, sapevo chedietro quella maschera di vergogna c'era passione pura, probabilmente mi sarebbe saltata volentieri addosso anche lei anche se non lo avrebbe mai ammesso adalta voce. 

«Non ti prometto nulla, che cosa vuoi per colazione?» le chiesi prima che sparisse in bagno. Maddy mi guardò, stava pensando. 

«Brioche e caffè» decise in fretta. Io avrei preso la stessa cosa, forse non eravamo poi così diversi, anzi più tempo trascorrevo con lei più vedevo che eravamomolto più simili di quanto si potesse pensare.

«Perfetto, chiamo subito» dissi sedendomi sul letto. Alzai la cornetta del telefono che stava poggiato sul comodino. 

«Cal» sentii la voce lieve di Maddy che richiamava la mia attenzione, mi voltaie lei abbassò lo sguardo. 

«Si?» le chiesi per incitarla a parlare, non volevo che fosse insicura con me, nonaveva nessun motivo per esserlo. 

«Ti amo» mi disse, poi sparì in bagno e si chiuse dentro. Non mi aveva lasciatoil tempo di risponderle, io guardai la porta e tra me e me dissi "Idem ragazzina".Ero un bastardo fortunato, ringraziai la mia stella fortunata per avermi mandatoquella ragazza meravigliosa nella mia vita imperfetta.


Dopo aver ordinato la colazione in camera mi infilai un paio di jeans e mi distesisul letto con le mani dietro la testa, era più di venti minuti che Maddy era entratain bagno, sapevo che le ragazze ci mettevano tanto tempo a prepararsi ma nonpensavo così tanto, chissà che stava facendo lì dentro. Trattenni l'istinto di andare a controllare. Dopo poco fortunatamente uscì dal bagno in accappatoio, puntaii gomiti sul materasso per ammirarla meglio. 

«Potrei tenere questo accappatoio addosso per sempre, è così morbido» dissetamponandosi i capelli con un altro asciugamano più piccolo. Io sorrisi, era laprima volta che passavo la notte con una ragazza e che mi svegliavo con lei,solitamente usavo le ragazze per una botta e via, non avevo dormito mai connessuna, esclusa lei. 

«Portalo via» le dissi poi sedendomi a bordo del letto, lei guardò l'accappatoioche indossava poi guardò me come se fossi impazzito. 

«Che cosa?! Ma sei pazzo, non ho intenzione di compiere un furto» mi disseavvicinandosi a me. Era davvero innocente, probabilmente non aveva mai rubatonemmeno una caramella. 

«Io lo faccio sempre, ho pagato una fortuna per questa stanza, non si offenderanno se porto via un accappatoio, fidati» le dissi cercando di essere convincente,ma il suo sguardo non cambiò anzi, Maddy era sempre più scioccata dalle mieparole. 

«Non se ne parla» disse mettendosi di fronte a me. Le passai le mani sui fianchi,poi sul collo, avrei voluto levarle quell'accappatoio di dosso. 

«Come vuoi ragazzina» le dissi per tutta risposta. Il nostro momento fu interrotto da qualcuno che bussò alla porta, era sicuramente la colazione, alzai gliocchi al cielo, chiunque fosse aveva un pessimo tempismo. 

«La colazione! Mettiti qualcosa non puoi andare ad aprire così» mi disse Maddyguardando il mio addome nudo. Non mi ero preoccupato di indossare una maglia,portavo solo i jeans, la guardai con un sorrisetto insolente alzandomi dal letto e lei ridusse gli occhi a due fessure. 

«Si posso, vedi lo sto facendo» le dissi divertito dirigendomi verso la porta.Sentivo il suo sguardo pungente sulla schiena. 

«Sei proprio uno sfacciato» la sentii dire alle mie spalle. La ragazzina avevaragione, ero sempre stato uno sfacciato, ma in quel momento volevo solo vederecome avrebbe reagito. Speravo che alla porta ci fosse una donna per far ingelosire ancora di più la ragazzina. Aprii la porta senza voltarmi nella sua direzione. 

«Signor Graham ecco la sua colazione» mi disse una signora sulla quarantina,speravo in qualcuno di più giovane, mi era andata male. Io sorrisi. 

«La ringrazio, mi arrangio io a portare tutto dentro» dissi in tono gentile afferrando il carrellino con sopra la colazione. Il profumo di caffè era veramenteforte, ne avevo proprio bisogno. 

«Non vorrei essere scortese ma posso chiederle...» mi disse la donna tirandofuori un taccuino e una penna, dovevo aspettarmelo. 

«Oh certo, a chi lo devo dedicare?» chiesi prendendo il necessario per fare unautografo. Non mi feci alcun problema, ero abituato a situazioni del genere. 

«A mia figlia, Summer, è una sua grande fan» mi disse la signora, io la guardaie sorrisi poi scrissi sul foglio.  

Firmai l'autografo in fretta, volevo tornare dalla mia ragazza. 

«Ecco a lei, e saluti sua figlia» dissi riporgendo il taccuino alla signora chegentilmente ci aveva portato la colazione. 

«Grazie!» mi disse prima di andarsene.


Portai la colazione in camera e mi avvicinai al tavolino per appoggiarla come sideve. Maddy mi stava guardando con sguardo contrariato, cercai di trattenereuna risata, ma con scarso successo. 

«Wow Super Star fai colpo anche sulle quarantenni, complimenti» mi disse avvicinandosi a braccia conserte. Teneva ancora l'accappatoio, l'avrei portato via ioper lei dato che la ragazzina non voleva commettere furti. La guardai sistemandola colazione sul tavolino. 

«Ma che dici?! L'autografo era per sua figlia» spiegai in tono innocente, masapevo bene che Maddy non mi avrebbe dato retta. La mia ragazza non avevatutti i torti, quella signora mi aveva guardato con fare un po' malizioso, ma nonlo ammisi, non volevo farla ingelosire troppo, era già abbastanza nervosa. 

«Quella ti stava mangiando con lo sguardo, non dirmi che non te ne sei accorto»mi disse avvicinandosi alla sedia e le sorrisi. Sul serio era così gelosa? Mi fecepiacere che fosse così, non potevo dire il contrario. 

«Che c'è ragazzina, non sarai per caso gelosa vero?!» le chiesi prendendola peri fianchi. Maddy si sorprese della mia velocità e sorrise lievemente, sapevo chenon avrebbe mai ammesso ad alta voce di essere gelosa. 

«Io gelosa?! Hahaha certo come no» mi disse abbassando lo sguardo. Una cosache avevo notato di lei era che non sapeva mentire bene. Sorrisi tra me, avreidovuto insegnarle a recitare. 

«Sei una pessima attrice, sappilo» le dissi baciandole il collo, lei inspirò discatto, sapevo che non avrebbe ceduto ai miei tentativi di seduzione in quel momento, ma ci provai ugualmente.«Ok, mi da fastidio che altre ti guardino in quel modo... ti avevo detto di metterti qualcosa» disse cercando di respirare normalmente, ma potevo sentire il suobattito che accelerava ogni volta che la baciavo. 

«Io ho occhi solo per te» le dissi guardandola. Maddy doveva credere a quelleparole perché erano la pura e semplice verità. 

«Giuralo» mi disse seria, io la strinsi di più. Aveva ancora dei dubbi, e comebiasimarla... 

«Te lo giuro, di che cosa hai paura?» le chiesi scostandole una ciocca di capellibagnati dietro l'orecchio, lei distolse lo sguardo da me, probabilmente stava scegliendo con cura le parole da dirmi. 

«Quando sto con te di nulla, ma ho paura che prima o poi tutto questo finirà»mi disse in un sussurro tenendo la testa bassa. Sapevo che dentro di lei stava nascendo il caos più totale, avevo capito che nonostante volesse viversi il momento,aveva anche paura del futuro e di quello che ci aspettava. Potevo capirla perchéera la mia stessa paura, che un giorno tutto quello che stavamo provando potevasvanire o essere rovinato da qualcuno o qualcosa. 

«Viviamoci il momento e non pensiamo a quello che potrebbe succedere» ledissi tranquillo. La ragazzina mi sorrise, speravo che non ritirasse fuori queldiscorso in futuro.

Maddy 

Non mi ero fatta problemi ad esprimere la mia paura più grande a Caleb. Eracosì, dopo tutto quello che avevamo fatto per stare insieme avevo paura che qualcosa potesse andare storto. Sia Jaxon che Megan avevano già provato a mettercii bastoni tra le ruote, ed ero pronta a scommettere tutto quello che avevo, ero certa che l'avrebbero rifatto. La nostra conversazione fu interrotta dal mio telefono. Distolsi lo sguardo da Caleb e mi liberai dalla sua presa per cercare il miocellulare. 

«Dove cavolo ho messo il telefono?!» chiesi cercandolo con lo sguardo, nonricordavo mai dove lo lasciavo. 

«Sopra il comodino» mi indicò Caleb, io lo guardai sorridendo e lo ringraziai mentalmente. Andai di corsa a recuperarlo prima che smettesse di squillare,guardai lo schermo e il mio cuore mancò un battito, cazzo era mia madre. Guardai imbarazzata Caleb che stava sorseggiando il suo caffè e poi risposi. 

«Mamma, ciao» dissi cercando di essere il più naturale possibile. 

«Tesoro, tutto bene? Hai per caso corso?» chiese dall'altro capo del telefono.Non mi ero accorta di avere il fiatone, probabilmente avevo trattenuto l'aria percolpa dell'agitazione. 

«Corso? Ma certo che no, quando mai corro io» dissi in tono ironico. Mia madresapeva bene che non ero un'amante dello sport. Sentii la sua risata, probabilmente si era resa conto di aver detto una cosa senza senso. 

«Domanda stupida, hai ragione, senti che fai in questi giorni?» mi chiese intono indagatore. Mi voltai lievemente verso Caleb che era incuriosito dalla conversazione che stava avendo luogo, fortuna che sentiva solo le mie parole e nonquelle di mia madre. 

«Ehm penso che starò con Caleb» dissi dopo averci pensato un po' su. Miamadre sapeva tutto di lui, a parte gli eventi della serata scorsa, glielo avrei dettoma averi evitato i dettagli, mi imbarazzava parlare di certi argomenti anche conlei. Caleb inclinò la testa di lato, probabilmente non stava capendo nulla. 

«Fantastico! Senti, dato che martedì è il compleanno di Hope, che ne dici divenire qui così stai con noi un paio di giorni? Ho bisogno di aiuto per organizzarela festa, ovviamente mi farebbe piacere se portassi Caleb» mi disse. Mi portaiuna mano sulla fronte, mi ero completamente scordata del compleanno di Hope,non le avevo ancora preso il regalo, ero veramente pessima. Una sensazione disenso di colpa mi pervase il corpo, Caleb si avvicinò a passo lento. Non potevodire "si" a mamma senza prima parlarne con lui. 

«Aspetta un secondo, non riattaccare» dissi in fretta, silenziai il microfono delcellulare in modo che non potesse sentire la conversazione, non le avevo dettoesplicitamente che ero con il mio ragazzo anche in quel momento. 

«Come mai quella faccia?» mi chiese Caleb tenendo un tono basso. Aveva capito che non doveva farsi sentire, io lo guardai come dire "Scusa per quello chesto per chiederti". 

«Mia madre, mi ha chiesto se vado lì un paio di giorni per aiutarla a organizzarela festa di Hope che sarà martedì. Tra l'altro me ne ero completamente scordata, sono una pessima sorella» dissi in fretta. Non potevo far aspettare troppo miamadre, Caleb si ravvivò i capelli poi mi guardò, non capivo che cosa gli stessepassando per la testa in quel momento. 

«Mi porti a conoscere mamma, davvero?» mi chiese, io sorrisi non era il momento di scherzare. Forse pensava che fosse troppo presto, in realtà lo credevoanche io, ma se non mi avesse accompagnata non avremmo potuto passare deltempo insieme. 

«Smettila di scherzare ti prego, se non ti va lo capisco» gli dissi sincera. Nonvolevo che si sentisse in nessun modo obbligato da me. Lo guardai in attesa dirisposta, speravo mi dicesse di si, Caleb ci pensò su per un breve secondo. 

«Io ci sto, vengo volentieri» mi disse poi in tono tranquillo. Rilassai le spalle,per poco non mi misi a saltellare da una parte all'altra. 

«Sul serio?» chiesi eccitata, Caleb sorrise annuendo. 

«Si, dillo a tua madre e ringraziala per l'invito» disse poi indicando il telefono.Cavolo, c'era ancora mia madre in linea, non ci stavo più capendo nulla. 

«Mamma sei ancora lì?» le chiesi. 

«Si ci sono tesoro, allora?» mi chiese in attesa di risposta. Sapevo che volevaconoscere il mio ragazzo dunque sarebbe sicuramente stata contenta di saperequello che le stavo per dire. 

«Ci siamo!» dissi con un po' troppo di entusiasmo nella voce. Mi immaginaila faccia di mia madre in quel momento, probabilmente stava sorridendo, ne eroquasi certa. 

«Perfetto, vi aspetto» mi disse. In quel momento guardai Caleb che stava finendo di fare colazione, aveva veramente fame, non mi aveva nemmeno aspettata. 

«Ci vediamo più tardi! Ti voglio bene» le dissi. Ero contenta di tornare per unpo' di giorni a casa, speravo solo che mia sorella arrivasse viva al suo compleanno, vedendo Caleb in casa sua minimo sarebbe svenuta. 

«Ti voglio bene anche io» disse mia madre poi staccò la chiamata. 


Rimisi il telefono sul comodino e andai verso il tavolino per bere il mio caffè,ero alla ricerca delle parole giuste per preparare Caleb alle due donne della miavita. Se le mie amiche le considerava pazze beh, mia madre e mia sorella lo eranoancora di più. 

«Arrivati a questo punto devo avvisarti di una cosa» dissi dando un morso allabrioche. Mi aveva preso quella al cioccolato, la mia preferita. Caleb mi guardòincuriosito e si sedette nella sedia accanto alla mia. 

«Dalla tua faccia non sembra nulla di buono» disse mettendosi comodo. Forsela stavo facendo troppo drammatica, infondo mi aveva detto più volte di essereabituato alle fan, forse mi stavo preoccupando per nulla.

«Mia sorella, Hope, è una tua grande fan. Per farti capire ha un poster gigantedi te nella nostra camera» gli spiegai continuando a magiare, feci attenzione allasua faccia. Caleb non si scompose nemmeno per un secondo sentendo le mieparole, la stava prendendo meglio di quanto mi aspettassi. Lo guardai cercandodi capire quale sarebbe stata la sua risposta, ci mise dei secondi prima di direqualcosa. 

«Non sono stupito di questo, ha buon gusto tua sorella, nulla da dire» mi dissefacendomi l'occhiolino, io per tutta risposta gli diedi una pacca sul braccio, nonriusciva a prendermi sul serio, forse mi riteneva esagerata. 

«Vorrei essere tranquilla quanto te» dissi alzando gli occhi al cielo. Caleb presela mia sedia e la voltò verso la sua in modo che potessimo guardarci in faccia, risiper quel gesto e mi stupii anche della sua forza, non aveva fatto il minimo sforzo. 

«Giuro che mi comporterò bene» mi disse avvicinandosi a me, non era lui lamia paura, ma una peste di nome Hope. 

«Non sei tu che mi preoccupi, ma mia madre e mia sorella, ti faranno milledomande» gli dissi passandogli una mano sui capelli, adoravo farlo, lui mi presela mano. 

«Fa nulla ragazzina, sono la tua famiglia e sono contento di conoscerle» midisse in tono dolce. Quel ragazzo che fino a poco tempo prima non conoscevostava accettando tutto di me, aveva accettato le mie amiche che ora erano ancheamiche sue, e ora avrebbe conosciuto le due persone più importanti per me. Ilmio pensiero volò a mio papà... quanto avrei voluto che conoscesse anche lui...mi misi in braccio di Caleb e cercai di non piangere, non volevo rattristarmi. 

«Sei il migliore» gli dissi mettendogli le braccia al collo, lui mi diede un baciopoi si scostò. 

«Si lo so, hai fatto la scelta giusta» disse divertito solleticandomi il fianco. Odiavo il solletico, ridevo come una deficiente quando me lo facevano. Scherzammoper un paio di minuti, lui non soffriva il solletico, dunque i miei tentativi di darglifastidio fallirono miseramente. Poi tornai lucida e lo bloccai. 

«Aspetta, ma non abbiamo la macchina, come facciamo?» cercai di dire tra unarisata e l'altra. Caleb smise di torturarmi fortunatamente, stavo per morire. 

«Fammi fare qualche telefonata. Avviso Jaxon che starò via per un paio di giorni, dico a Red di portarmi la macchina. Poi passiamo da me e poi da te, così ciprendiamo le cose da portarci via» mi disse. Fantastico, aveva organizzato tuttoin una frazione di secondo, forse non era del tutto disorganizzato come avevosempre pensato, lo guardai esterrefatta. 

«Mi sembra perfetto» dissi baciandolo. Caleb ricambiò poi mi slacciò l'accappatoio, lo guardai con sguardo carico di desiderio, stavamo comunicando con gliocchi, dopo pochi secondi eravamo sul letto. Altro round.


Dopo aver preso tutto il necessario per il nostro piccolo viaggetto verso casamia salimmo in macchina, Caleb aveva il brutto vizio di correre con la sua auto,saremmo arrivati molto presto.«Ragazzina ma tu hai la patente?» mi chiese tra un discorso e l'altro, quelladomanda mi suonò familiare. Forse lui non se lo ricordava ma me l'aveva chiestoanche la prima volta che ci eravamo incontrati. Io lo guardai, no, probabilmentenon se lo ricordava. 

«Si, ma non ho la macchina. Voglio assolutamente mettere via dei soldi percomprarmela» gli dissi semplicemente. Erano anni che volevo comprarmi unamacchina ma tra le spese dell'appartamento e altre cose non ero riuscita a racimolare una cifra adeguata. Caleb mi guardò poi tornò sulla strada, mi sembròpensieroso, ma non ci feci più di tanto caso. 

«Ho capito, avendola saresti più comoda nell'andare a trovare tua mamma piùspesso» si limitò a dire. Aveva perfettamente ragione con la macchina ci avreimesso molto meno tempo che in autobus. 

«Si lo so, fortunatamente c'è Alyssa che mi fa da taxi, e ora anche tu» gli dissisorridendo, Caleb mi fece l'occhiolino. 

«Ci saranno anche loro alla festa?» mi chiese poi poggiandomi una mano sullacoscia. Lo faceva molto spesso quel gesto e a me faceva solo che piacere. Nonavevo pensato alle mie migliori amiche quella mattina, ma dovevo assolutamenteinvitarle al compleanno di mia sorella. 

«In realtà pensavo di invitarle, a Hope farebbe sicuramente piacere. Aspetta, leavviso in modo che possano organizzarsi, dico di portare anche i ragazzi?» chiesiprendendo il cellulare dalla borsa. Caleb ci mise mezzo secondo per risponderealla mia domanda. 

«Se per tua madre non è un problema mi farebbe piacere si, sempre meglio avere Red nei paraggi quando partecipo ad una festa, sai non si sa mai» mi spiegò.In quel momento Caleb era molto serio, non stava scherzando, forse aveva paurache i giornalisti potessero piombare in casa mia per ricavare foto e informazioni,speravo che non succedesse, ma ero consapevole del fatto che oltre alle fan allecalcagna Caleb avesse anche fotografi e giornalisti sempre in cerca di gossip. 

«Perfetto, invio loro un messaggio» dissi aprendo le chat, andai sul gruppo cheavevo con Alyssa e Jade, "MAGICO TRIO", e scrissi loro un messaggio, per miafortuna risposero subito. 

Sorrisi tra me e me rispondendo alla domanda così diretta delle mie amiche,sentivo lo sguardo di Caleb su di me, infatti alzai gli occhi dal cellulare e lui mistava proprio fissando incuriosito.«Che è quel sorriso ragazzina?» mi chiese, poi tornò a guardare la strada. Perfortuna non c'era tanto traffico. 

«No niente, soltanto Alyssa e Jade che mi hanno chiesto una cosa» dissi rimettendo il cellulare in borsa. Lui mi strinse la coscia ma non mi guardò. 

«Su di noi?» indagò, ma già sapeva la risposta perché stava sorridendo sotto ibaffi. 

«Si» dissi, poi guardai fuori dal finestrino. Ero sicura di essere tutta rossa manon volevo che Caleb si facesse strane idee. 

«Anche Mark mi farà mille domande, ne sono certo» ammise passandosi unamano sul ciuffo. Probabilmente anche lui avrebbe raccontato ai suoi amici dellaserata passata insieme, speravo solo che non scendesse nei minimi dettagli, scacciai quel pensiero dalla testa, mi sentivo già abbastanza in imbarazzo.Dopo circa una mezz'oretta arrivammo nel mio quartiere, il mio ragazzo dovevaimparare a guidare più piano se no un giorno o l'altro avrebbe fatto un incidente. 

«La prossima villetta che vedi è casa mia» dissi a Caleb. Lui guardò oltre percapire dove doveva girare. Notai le sue nocche diventare bianche, stava stringendo il volante più del dovuto.«Perfetto, posso parcheggiare lì fuori?» mi chiese indicando lo spiazzo di frontecasa. 

«Si, non c'è nessun problema... tutto bene?» gli chiesi mentre stava parcheggiando. Lui non mi guardò era concentrato sulla manovra da fare. 

«Sto bene, sono solo un po' teso, sai non sono mai stato a casa di nessunaragazza, sei la prima di cui conosco la famiglia» mi confidò poi voltando losguardo nella mia direzione. Caleb spense il motore e si mise comodo sul sedile.Era nervoso perché non aveva mai affrontato una situazione del genere, in realtànemmeno io, non avevo mai portato a casa un ragazzo prima di quel momento. 

«Stai tranquillo, giuro che ti divertirai, mia madre è una molto alla mano» glidissi slacciandomi la cintura poi gli posai una mano sul ginocchio fasciato daipantaloni stretti. 

«Io voglio conoscere tua sorella, chissà se è più bella di te!» mi disse Caleb contono ironico, ovviamente stava scherzando, sapeva benissimo che mia sorella eramolto più piccola di me.«Sei proprio un cretino, dai andiamo, prendiamo dopo i bagagli» gli dissi scendendo dalla macchina, lui fece lo stesso, dopo pochi secondi mi era di fianco. 

«Mi salterà addosso?» chiese divertito prendendomi per mano. Oddio, speravo di no, l'avrei ammazzata se avesse fatto una scenata da pazza scatenata. 

«Mia sorella? Spero proprio di no, in tal caso la staccherò da te immediatamente, giuro» gli dissi dandogli un bacio. Era così alto che ogni volta dovevomettermi in punta dei piedi per raggiungerlo. 

«Va bene ragazzina» mi disse. Il suo respiro si fece più regolare, il suo volto piùrilassato, pregai Dio che andasse tutto per il verso giusto. 


Arrivati alla porta suonammo il campanello, mia madre ci mise qualche minutoprima di aprire. Poi eccola lì. 

«Tesoro! Vi stavo aspettando» mi disse abbracciandomi. Caleb mi lasciò lamano e se le mise in tasca, poi si passò una mano sul ciuffo, era nervoso. Loguardai con la coda dell'occhio. 

«Ciao mamma» dissi stringendola tra le braccia, dopo qualche secondo ci staccammo, mia madre concentrò tutta la sua attenzione sul mio ragazzo. 

«E tu devi essere Caleb, piacere sono Kelly» disse porgendogli la mano. Speraiche Caleb non facesse il suo solito baciamano. Per fortuna non lo fece, si limitòa sorridere e a stringerla. 

«Il piacere è tutto mio, grazie di avermi invitato a stare con voi» disse in tonotranquillo. Io mi godetti la scena incuriosita, mi sembrava tutto surreale. 

«Figurati, non vedevo l'ora di conoscere il ragazzo che ha rubato il cuore allamia bimba» disse mia madre guardandomi. La fulminai con lo sguardo, mentreCaleb trattenne una risata.«Mamma!» la ammonii io. Odiavo quando faceva così. Caleb in tutta rispostami guardò divertito. 

«Che c'è tesoro, è vero! Comunque entrate» ci disse poi. Mamma ci fece stradadentro casa, io la seguii e presi Caleb per mano. 

«Permesso» disse lui chiudendo la porta. Pensai che si stesse comportando veramente bene, però volevo che si sciogliesse un po'. 

«Scusami, di solito non fa così» gli dissi all'orecchio, Caleb mi sorrise. 

«La adoro già. Allora, è così... ti ho rubato il cuore» disse divertito in un sussurro, sapevo che mi avrebbe preso in giro per quella affermazione fino allamorte. 

«Ma sta zitto...» gli dissi dandogli una pacca sulla spalla, poi raggiungemmomia madre in cucina. 

«Mamma ma Hope dov'è?» le chiesi. 

«Fino a martedì non metterà piede in casa, la festa la organizziamo qui in giardino, sapevo che sarebbe venuto anche Caleb dunque ho evitato di farla stare qui.Sai, mia figlia è una tua grande fan» spiegò al mio ragazzo che si stava guardando intorno. 

«Si, Maddy me l'aveva accennato. Comunque non si faccia problemi, sono abituato a essere perseguitato dalle ragazzine» spiegò Caleb divertito. Mia madresorrise alla sua battuta, lo stava ancora inquadrando, lo capivo dalla sua espressione, ero certa di una cosa però, lui le piaceva.«Ho invitato anche Alyssa e Jade, verranno accompagnate da Mark e Red chesono due amici di Caleb» avvisai subito anche se sapevo che per lei non era unproblema. 

«Va benissimo, più siamo e meglio è» ci disse sorridendo.


Il pomeriggio passò tranquillo, grazie al fatto che mia sorella non c'era Calebera rilassato, ma madre lo riempì di domande di svariato genere e lui risposegentilmente. Si ostinava a darle del lei ma lei lo rimproverava ogni volta, non miero ancora abituata all'idea che Caleb fosse nel luogo dov'ero cresciuta, poi pesaial fatto che non mi avesse mai parlato dei suoi genitori, chissà se li avrei maiconosciuti... Quella sera mi addormentai con quella domanda che mi frullava perla testa.

   

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