CAPITOLO 34

CAPITOLO 34

Maddy

Dopo essermi decisa a salire in macchina con Caleb ci avviammo verso casasua. Durante il tragitto nessuno dei due parlò, il silenzio era devastante. Perchél'aveva fatto? Perché non mi aveva consultata prima? Perché...? Mille domandemi affollarono la mente come delle saette, non avevo capito il suo gesto, la suaimpulsività, l'unica cosa che sapevo è che aveva raccontato una bugia, di nuovo.Ero disposta a sopportare degli episodi così? Non ne ero certa, tutto quello cheavevo fatto era stato immobilizzarmi, non ero stata in grado di pronunciare unasingola parola davanti alla sua confessione inaspettata. Per certi versi mi sentivotradita, presa in giro, umiliata e usata da lui.


Dopo una ventina di minuti passati in totale silenzio, arrivammo alla sua villa.Era veramente enorme, probabilmente c'era qualcuno in casa perché le luci, diquel che sembrava un soggiorno, erano accese. Si poteva intravedere tutto perchéla facciata era composta da ampie vetrate e le tende non nascondevano del tutto ilcontenuto delle stanze. Notai varie telecamere, intuii che Caleb aveva un serviziodi sorveglianza ottimo, ma non chiesi e nemmeno dissi nulla. Prima di decidercia scendere ci vollero svariati minuti. Sentivo il suo sguardo addosso, io mi limitaia guardare fisso davanti a me, nessuno dei due si decideva a parlare. In torto eralui, non io. Che potevo dire? Ero troppo arrabbiata per esprimermi. 

«Credimi che non volevo farti del male» disse Caleb interrompendo il silenzioassordante che si era creato. Invece di guardarlo, fissai fuori dal finestrino, inostri amici sarebbero arrivati a breve.«Non so perché tu abbia fatto così, senza dirmi nulla... hai fatto di testa tuacome sempre» gli risposi in tono amaro. Avevamo detto che ci saremmo dettitutto, sempre. Invece lui aveva seguito la sua maledettissima testa, come quandoera stato a letto con Olivia. 

«Entriamo e ti spiegherò tutto, niente bugie sta volta» mi disse cercando diprendere la mia mano ma mi scansai, presi la borsa e uscii dalla sua auto costosa. 

«Non so se crederti» dissi sbattendo la portiera. Mi accorsi della presenza deglialtri quando sentii Alyssa parlare.  

«Wow questa casa è enorme» disse meravigliata. Anche Jade stava ammirandola magnificenza di quella villa, ma non fece commenti. 

«Non mi sembra il momento Aly» Jade si limitò a rimproverare Alyssa. Anchese mi ero accorta che Caleb si era piazzato vicino a me, feci finta che lui nonesistesse. Mark non disse una parola si limitò a guardare l'amico, probabilmentesapeva qualcosa che io non sapevo, ne ero certa. 

«Mi dispiace di avervi rovinato la serata... non ho idea di chi mi abbia fattoquesta soffiata» disse Caleb rivolgendosi a tutti noi. Si rivolse soprattutto alle mieamiche che gli sorrisero come a dirgli che non era colpa sua. Sapevo bene che aloro stava simpatico ma in quel momento cercarono di stare dalla mia parte. Infin dei conti però non era colpa di Caleb se era stato seguito fino all'università, lasua unica responsabilità era quella di aver detto una grandissima stronzata.«Io avrei qualche idea» disse Mark rivolgendosi al suo migliore amico. Machi poteva essere stato a fare una soffiata del genere? Poi pensai, ripensai e miricordai dell'agente di Caleb, Jaxon. Forse era lui, forse centrava proprio lui conla faccenda dei giornalisti. Venimmo interrotti da Red che aprì il portone di casa,stavamo parlando ad alta voce e ci aveva sentiti. Che ci faceva a quell'ora ancoraa casa di Caleb? Non sapevo rispondermi, probabilmente Caleb si era rifiutato diportarlo al Homecoming e lui l'aveva aspettato a casa, quella fu l'unica spiegazione che riuscii a darmi. Dalla sua faccia capii che aveva intuito che qualcosaera andato storto. 

«Non guardarmi così, sta volta io non c'entro» disse Caleb avvicinandosi allasua guardia del corpo che teneva ancora la porta aperta. Io non mi ero mossa diun passo, le mie scarpe erano incollate all'asfalto. 

«Certo come no» disse Red non credendo alle parole di Caleb. Se non gli credeva voleva dire che sapeva che il suo amico era propenso a combinare casini, suquesto non c'era dubbio. 

«Cal possiamo entrare?» chiese Mark. Che cosa? Io non volevo entrare in casa,assolutamente no. 

«Certo» disse lui facendogli cenno di entrare. Red si scostò dalla porta per farpassare Mark che si bloccò sulla soglia vedendo che nessuno l'aveva seguito. 

«Andiamo ragazze» disse più alle mie amiche che a me, il suo intento era lasciarmi da sola con Caleb l'avevo capito, ormai lo conoscevo e sapevo comeragionava, ma io non avevo voglia di starmene da sola con lui. Volevo semplicemente stare con me stessa e nessun altro. Le mie amiche mi guardarono poientrarono in casa, io invece non mi mossi e diedi le spalle a Caleb. Red a quelpunto rientrò in casa lasciando la porta aperta per noi. 

«Ragazzina» mi chiamò il bastardo avvicinandosi. Mi ero stufata che facessefinta di nulla, mi stavo stancando dei suoi comportamenti. 

«Non devi più chiamarmi ragazzina» dissi senza voltarmi. Lo sentivo semprepiù vicino, sentivo il suo profumo, cercai di resistere ai miei istinti. 

«Entriamo?» mi chiese prendendomi per la vita da dietro. Sussultai... il suotocco, il suo calore, mi fecero rabbrividire, decisi di scostarmi e Caleb non oppose resistenza. 

«Vorrei rimanere un po' qui da sola» dissi e mi voltai verso di lui. Avevo lebraccia incrociate al petto, cercai di guardarlo con un velo di rabbia ma probabilmente i miei tentativi di odiarlo erano inutili. Caleb mi guardò negli occhipoi distolse lo sguardo, mise le mani in tasca e si guardò intorno come se stessecercando qualcuno o qualcosa. 

«Sarai più al sicuro dentro, non si sa mai che tornino. Se vuoi rimanere sola tilascerò sola, ma entra» mi disse indicando la porta aperta. Potevo intravederedietro le tende i nostri amici che ci stavano aspettando in salotto. Sapevo chel'avrei perdonato prima o poi, ma mi servivano spiegazioni valide per farlo. 

«Perché con te dev'essere sempre tutto così difficile?» chiesi con tono esaustoavviandomi verso la porta. Caleb mi seguì. 

«Credimi, me lo chiedo anche io...» lo sentii borbottare a bassa voce. Una voltavarcata la soglia chiuse il portone dietro di lui.


Senza aspettare il suo invito ufficiale mi diressi in salone dove si trovavano lemie amiche con Mark e Red. Gli occhi erano puntati su di me e su Caleb. Quantoodiavo essere al centro dell'attenzione, non faceva per me. 

«Ciao Maddy, piacere di rivederti, stai una favola» mi disse Red per cercare dirompere il ghiaccio. Non so perché ma quel ragazzo mi dava un senso di sicurezza. 

«Grazie Red è un piacere anche per me» dissi sincera rivolgendogli il mio miglior sorriso. Lui mi fece l'occhiolino, probabilmente gli facevo pena, probabilmente sapeva che prima o poi Caleb mi avrebbe spezzata. Ci furono dei minuti disilenzio imbarazzanti, minuti che utilizzai per guardarmi un po' intorno. La casaera veramente stupenda, tutto era al proprio posto, probabilmente Caleb avevauna domestica che gli teneva la casa così perfettamente, lui da solo non era dicerto in grado di tenere tutto quell'ordine. 

«Vi porto qualcosa da bere?» fu Caleb a parlare. Tornai alla realtà, ma cercai dinon guardarlo.«Io sto apposto così grazie» disse Alyssa in tono gentile stringendo con unamano la catenella della borsetta. La mia amica era palesemente a disagio, Jadeinvece nonostante la situazione insolita sembrava tranquilla. 

«Anche io, non disturbarti» disse la mia amica in tono carino. Successivamentesi mise a guardarsi intorno. Red non le toglieva gli occhi di dosso, Jade aveva fatto colpo. 

«Ragazze perché non venite con me a vedere la piscina sul retro?» chiese d'untratto Mark. La sua domanda attirò l'attenzione di tutti. In quel momento loguardai storto e lui fece finta di non notare il mio sguardo. Stava cercando in tuttii modi di lasciarmi sola a parlare con il suo migliore amico, gliene avrei dettequattro successivamente. 

«Ti seguo a ruota» disse Alyssa eccitata. Figuriamoci se lei diceva "No" a MarkFord. Jade non si mosse ma chiese il mio consenso guardandomi. 

«Vai» mimai io con le labbra, lei si rilassò. 

«Arrivo!» disse agli altri. Red non li aveva seguiti, finché c'era lui non avevol'obbligo di parlare con Caleb, rilassai le spalle o almeno ci provai. 

«Red vieni con noi?» gli chiese Mark tornando indietro. Come non detto, ora siche ero in trappola. 

«Certo» disse lui mettendosi le mani in tasca.  


Il piano dei nostri amici aveva funzionato... io e Caleb eravamo soli in quel salotto enorme. Il silenzio si stava facendo imbarazzante e la tensione era palpabilenell'aria. 

«Simpatici i nostri amici» disse Caleb in tono divertito. Certo che poteva trovare degli argomenti migliori per fare conversazione. Non spendo che cosa direperò stetti al suo gioco. Voleva far finta di nulla? Probabilmente si. 

«Sembra che ci abbiano lasciati da soli» dissi io appoggiando la mia borsetta suldivano ad angolo bianco, in confronto quello del mio appartamento era orrendo. 

«Sembra proprio di si» disse lui. Non aveva argomenti era ovvio. Davanti aigiornalisti invece non aveva tenuto la bocca chiusa, non riuscivo a capirlo. 

«Bella casa comunque» dissi camminando a caso in giro per la stanza. L'unicorumore che si percepiva era quello dei miei tacchi a spillo sul pavimento, perfortuna avevo camminato poco e i piedi non mi facevano male. 

«E non hai ancora visto la sala cinema e la piscina» mi disse Caleb. Alzai unsopracciglio, certo era ovvio, come poteva non avere una sala cinema. "Io adoroandare al cinema" mi dissi mentalmente. "Maddy ma ti pare momento di pensareal cinema?" mi chiese la mia testa. Stavo vaneggiando, dovevo smetterla. 

«Magari un'altra volta» gli dissi secca, non volevo assolutamente fare il girodella casa in quel momento. L' unica cosa che volevo era capire perché cavoloaveva dichiarato a mezzo mondo che stavamo insieme, che ero la sua ragazza. 

«Si, forse hai ragione» disse lui a disagio. Lo stavo mettendo alle strette non mene sarei andata da li senza una spiegazione valida. Dopo averci riflettuto per varisecondi l'impulso prese il sopravvento, mi avviai a passo deciso verso di lui e mipiazzai davanti alla sua figura imponente. Caleb mi squadrò da capo a piedi con quei suoi occhi blu. 

«Sembriamo due deficienti» dissi, non c'era divertimento nella mia voce masoltanto frustrazione. 

«Non hai tutti i torti» mi diede ragione Caleb slacciandosi la cravatta. Si tolseanche la giacca e buttò tutto sul divano. Lo guardai attentamente, era tremendamente sexy, la camicia era tesa sulle sue spalle larghe. Ora si che sembravo unatotale deficiente, ero completamente ipnotizzata. Quando ebbi di nuovo la suaattenzione decisi di parlare. 

«Si può sapere che ti è preso? Ti rendi conto che hai detto a mezzo mondo chestiamo insieme ufficialmente, invece non è vero? Ma come ti è venuto in mente?!»gli feci tre domande contemporaneamente, tutte e tre sullo stesso argomento.Caleb si mise le mani in tasca e si guardò le scarpe eleganti. Ormai conoscevoquelle due "mosse", era in difficoltà. 

«Non sapevo che dire, in più...» non finì la frase e si passò una mano sul ciuffodi capelli scuri che avevano perso la loro piega perfetta, il ciuffo gli ricadevasugli occhi e mi impediva di vederli in tutta la loro bellezza. 

«In più cosa?» chiesi irritata. Perché non si decideva a parlare? Lo guardai contutta la mia attenzione, prima di quel momento non mi ero accorta di aver fattoun passo verso la sua direzione, non eravamo più così tanto lontani. 

«Jaxon! Sempre lui» sbottò Caleb. Finalmente avevo avuto una cazzo di reazione da parte sua. Dopo la sua affermazione ci vidi già più chiaro in tutta lasituazione, ma volevo sapere di più, decisi di scavare più a fondo. 

«Ha visto la foto vero?» feci la domanda più ovvia che mi venne in mente,non avevo sbagliato quando mi era passato per la testa che c'entrava Jaxon con igiornalisti. 

«Esatto, è per questo che non ti ho richiamato, è piombato qui in casa dicendoche dovevo dire pubblicamente che stiamo insieme e che ho tempo una settimana...» Caleb spiegò finalmente. Rimasi per un secondo a metabolizzare le sueparole... gli era stato imposta una cosa del genere? Ma come faceva a sopportaretutto quello? Come faceva a sopportare una persona che decideva della sua vitaprivata e sentimentale? Mi passai una mano sulla fronte, non sapevo veramenteche cosa dire, se non che tutto ciò era da malati. 

«E tu che gli hai detto?» chiesi io cercando di capire il più possibile. Mi stavoveramente cacciando in una situazione più grande di me, ne ero consapevole. 

«Che sta volta sto cercando di costruire qualcosa di importante, che con te èdiverso, che non posso... ma non mi ha dato ascolto. Mi ha detto che se tra unasettimana non dico pubblicamente che sei la mia ragazza mi molla» disse in tonoamareggiato. Lessi rabbia e allo stesso tempo tristezza nei suoi occhi. Comeavevo fatto a non accorgermi del suo vero stato d'animo? Poi ricordai che era un attore e che sapeva nascondere bene le emozioni ed interpretarne altre totalmentedistaccate dalla realtà. 

«Che casino... potevi parlarmene, ora capisco la tua reazione, ma comunquehai sbagliato. Non dovevi dire niente, dovevi parlare prima con me. Non sono ungiocattolo, ci sono in ballo sentimenti Cal, cazzo ma perché non ragioni?» chiesialzando i toni. Non riuscii a mantenere la calma, ansia e preoccupazione si fecerostrada dentro di me. Caleb mi fulminò con lo sguardo, non mi aveva mai vistacosì alterata. 

«Non ci ho visto più, quando ti hanno accusato di essere una delle tante l'unicacosa a cui ho pensato era spaccare la faccia a quel giornalista del cazzo» dissemassaggiandosi le nocche sbucciate. 

«Potevi venire via con me e non tornare da loro a fare questa dichiarazione, mihai spiazzata, non sapevo che fare, che dire...» gli spiegai esausta. ProbabilmenteCaleb capì il mio stato d'animo perché si avvicinò a me. Io lo guardai da sotto leciglia. 

«Ho sbagliato» ammise più a se stesso che a me. Aveva sbagliato eccome, manon riuscivo comunque ad essere arrabbiata sul serio con lui e mi odiavo perquesto. 

«Peccato che te ne rendi conto sempre troppo tardi, avevamo detto niente cazzate, niente bugie e tu che cosa hai fatto?!» dissi gesticolando più del normale.Avevo perso completamente la testa, prima per lui e ora per la situazione, dovevocercare di ritornare in me. 

«Sono un coglione» disse Caleb. Io tenevo la testa bassa e non vidi la suaespressione, so solo che trattenni una risata. Non sapevo se ridere, se piangere, seurlare, non sapevo più nulla. 

«Si, lo sei» dissi alzando la testa e guardandolo negli occhi. Caleb sorrise lievemente poi smise di torturarsi le mani e fece un passo verso di me. Sentii il suorespiro sul volto, eravamo troppo vicini, sapevo come sarebbe andata a finire, lamia forza di volontà quando lui mi era vicino andava a farsi fottere. 

«Mi dispiace...» disse scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

«Non so se ti conviene starmi così vicino, il mio istinto sarebbe quello di tirartiun ceffone in pieno viso» lo avvisai seria. Un bel ceffone se lo sarebbe meritatotutto, anzi due: uno per avermi "tradita" con quella Olivia e uno per quello cheaveva dichiarato ai giornali poco prima. Caleb trattenne una risata, probabilmente gli faceva ridere il fatto che avevo tirato fuori il carattere, non ne era abituato. 

«Pensi che mi allontanerò per questo?» mi chiese poi tornando serio. Non c'eraun filo di divertimento nella sua voce. Lo guardai e lui fece lo stesso. 

«Probabilmente no» dissi in risposta alla sua domanda. Ormai un po' lo conoscevo, sapevo che era testardo e lasciarmi andare non era nel suo fare, o almeno speravo che fosse veramente così.«Assolutamente no. Guardati... io ho deciso che voglio starci una vita con te esono disposto a ricevere quanti ceffoni vuoi, infondo me li merito» disse. Lessisoltanto sincerità nelle sue parole. "Voglio starci una vita con te" aveva detto,Caleb Graham non avrebbe mai detto una cosa del genere a nessuna ragazza prima di quel momento. Si stava mettendo a nudo davanti a me, mi stava mettendoin mano un pezzettino del suo cuore, quasi mi emozionai a quelle parole. A quelpunto rimaneva solo un enigma da risolvere. 

«Allora cosa siamo?» gli chiesi abbassando lo sguardo. Caleb inclinò la testadi lato e mi scrutò con attenzione, non rispose subito, ci stava ragionando forse? 

«Secondo te?» mi chiese come se la risposta fosse ovvia. Sorrisi, non tanto perla sua domanda, ma perché ricordai dei messaggi che ci eravamo scambiati pocodopo che ci eravamo conosciuti. 

«Non ti ha insegnato nessuno che non si risponde ad una domanda con un altradomanda?» chiesi io imitando la sua voce e il suo modo di fare da stronzo. Calebrise, aveva capito. 

«Sono stato proprio stronzo quel giorno, lo ammetto» disse dopo aver smesso diridere. Se lo ricordava e questo ai miei occhi significava già qualcosa. 

«Solo un po'?» chiesi io avvicinandomi ancora. Lo stavo provocando. 

«Infondo questo lato di me ti piace, ammettilo ragazzina» mi disse ad un centimetro dalla bocca. Poi si allontanò per guardarmi e si passo la lingua sulle labbra,lo guardai a mia volta e mi morsi il labbro. Ogni volta che mi stava così vicinoprovavo delle sensazioni a me sconosciute e certe vibrazioni in posti strani... 

«Non lo ammetterò mai, scordatelo... rispondi alla mia domanda» gli dissi iocercando di essere il più convincente possibile. Caleb mi guardò per un secondopoi fece un passo indietro. Che cosa voleva fare? 

«Va bene ragazzina, a questo punto devo chiederti se ti va...» iniziò a parlarepoi lasciò la frase in sospeso. 

«Se mi va di fare cosa?» chiesi io curiosa, mi stava tenendo sulle spine e non mipiaceva per niente. Vedendo la mia reazione Caleb si mise a ridere. L'avrei presovolentieri a calci in quel momento. 

«Che c'è da ridere adesso, possibile che non riesci a stare serio?» gli chiesitirandogli una pacca sulla spalla. Lui si massaggiò proprio dove l'avevo colpito,sapevo che in realtà non gli avevo fatto nulla. 

«Insomma non so come si chieda una cosa del genere, non l'ho mai fatto» ammise tornando serio. I suoi sbalzi d'umore continui mi facevano girare la testa.Avevo mezza idea di che cosa volesse chiedermi e se due più due faceva quattronon mi stavo sbagliando di molto. 

«Non vorrai mica... pensaci bene prima di chiedere qualsiasi cosa, non vorrei che tu te ne pentissi o che ti sentissi obbligato perché non voglio assolutamentequesto» dissi io cercando di farlo ragionare. Voleva forse chiedermi di stare conlui? Probabilmente si... andai nel panico.«Credimi che non è per obbligo, fosse per me te l'avrei già chiesto molto tempofa...» disse serio avvicinandosi. Non stava scherzando o almeno non sembrava. 

«Non tenermi sulle spine ti prego» lo pregai poggiandogli le mani sul petto. 

«Che ne dici di diventare la mia ragazza?» mi chiese poi guardandomi intensamente negli occhi. A quella domanda mi sciolsi completamente, avevo una solapaura, quella che me lo chiedesse solo per obbligo o per non essere mollato daJaxon. Mi presi dei secondi per rispondere, lo guardai negli occhi, speravo chefosse tutto vero, mi convinsi del fatto che era sincero. 

«Ci sono mille motivi per cui potrei dirti di no, ma mi basta sapere che sonopazza di te e questo è l'unico motivo che conta» dissi poi senza staccare i mieiocchi dai suoi. Caleb sorrise e mi cinse la vita con le braccia. Probabilmenteavrei ricordato quel momento come il migliore della mia vita. 

«Addirittura pazza di me, wow ragazzina avevi detto di non correre» disse poistuzzicandomi il fianco. Odiavo il solletico, se non la smetteva sarei partita aridere come una pazza. 

«Devi smetterla di prendermi in giro su ogni cosa» lo rimproverai cercandodi non ridere. A quel punto Caleb mi attirò di più vicino a lui, fortuna che mistava tenendo perché barcollai sui tacchi vertiginosi. Nemmeno con le scarpe altearrivavo alla sua altezza, ero veramente una nanetta.«Sei bellissima Maddy» mi disse quasi con gli occhi lucidi. Dovevo abituarmial fatto che lui era così a suo agio nel farmi complimenti, non mi capacitavo delfatto che gli piacessi, non mi sembrava possibile, ero sempre stata invisibile agliocchi di tutti. 

«Mi piace come dici il mio nome» confessai in imbarazzo. Poche volte mi chiamava Maddy ma quando lo faceva impazzivo. 

«Maddy, Maddy, Maddy» mi sussurrò all'orecchio. Un formicolio di piacere mipercorse la spina dorsale. Solo lui mi provocava certe sensazioni. Risi. 

«Anche io sono pazzo di te» mi disse senza staccarsi da me. Per una volta nellavita i miei sentimenti erano ricambiati e non potevo essere più felice di così. Calebtornò a guardarmi, ci volevamo, ci desideravamo da impazzire. Non so chi presel'iniziativa perché successe tutto in una frazione di secondo e le nostre labbra siritrovarono. Poggiai una mano sulla nuca di Caleb per avvicinarlo ancora di più ame. Non ne avevamo mai abbastanza di questo, di noi, era tutto così speciale. Fuun bacio appassionato, dolce, desiderato, passionale. Le nostre lingue si muovevano in sintonia, la sua bocca era calda, il gusto familiare di menta mi pervase,volevo di più, lo volevo con tutta me stessa. 


Fummo interrotti da Mark, quel ragazzo aveva proprio un tempismo perfetto. Cistaccammo a fatica, i nostri respiri erano affannati. 

«Mh mh interrompiamo qualcosa?» chiese schiarendosi la voce con tono divertito. Aveva capito di aver appena interrotto un momento cruciale. Caleb non sistaccò da me, tenne le mani sui miei fianchi, ma si voltò verso il suo amico. 

«Tempismo perfetto amico» disse poi in tono quasi divertito. Quella situazionesembrava una scena da film. 

«Tutto apposto tra voi due?» chiese poi Red. Si rivolse principalmente a me. Iogli sorrisi volevo far capire a tutti che era tutto apposto, che avevamo chiarito. Néio né Caleb però rispondemmo, ci limitammo a guardarci negli occhi. Sembravache i nostri amici non fossero lì. 

«Scusate la mia invadenza ma vorremmo sapere tutto» disse Alyssa interrompendo il nostro gioco di sguardi. Probabilmente quei quattro ci avevano spiati eavevano sentito la nostra conversazione, ne ero quasi certa. 

«Sta volta sono d'accordo con Alyssa» disse Jade. Si erano coalizzate era ovvio.Perché per una volta non potevano farsi i fatti loro? 

«Anche io!» disse Mark dando ragione alle mie migliori amiche. Quei tre avrebbero potuto aprire un sito di gossip quando volevano, il coraggio ce l'avevano. 

«Certo che siete terribili... comunque che facciamo glielo diciamo?» chiesi rivolta a Caleb, che mi guardò divertito. Volevamo tenerli un po' sulle spine. 

«Mmm fammici pensare... direi di si» decise lui dopo aver fatto finta di pensarci su. Spettava a lui dare la notizia, era il minimo dopo il casino che avevacombinato. 

«A te l'onore» gli dissi battendogli una mano sul petto in segno affettuoso.Sentii il suo cuore battere sotto il mio palmo. Era forse emozionato?

 «Io e Maddy stiamo insieme ufficialmente» confessò ai nostri amici che alla notizia sgranarono gli occhi. Non potevano credere alle sue parole, fortunatamenteperò si ripresero velocemente dallo shock. 

«Grazie a Dio era ora» disse Red aprendo le braccia con fare teatrale, risi peril suo comportamento, a vederlo sembrava un ragazzo rigido, invece sapeva farridere e sapeva stare in compagnia. 

«Ti sei deciso finalmente!» disse Mark abbracciando Caleb, io mi scostai perlasciarli fare, era bello vedere il tipo di rapporto che avevano, in alcuni momentisembravano fratelli. 

«Sono veramente contenta per te tesoro» mi disse Alyssa buttandomi le bracciaal collo. Barcollai all'indietro, si era buttata su di me. Jade prima di raggiungerciguardò Caleb. 

«Ti tengo d'occhio» gli disse seria. Caleb la guardò trattenendo una risata.

«Si signora!» gli disse mettendosi in posizione da soldato con la mano sullafronte. Li guardai e pensai che eravamo veramente un bel gruppo nonostantetutto, sembrava che ci conoscessimo tutti da una vita. 

«Jade unisciti a noi» le dissi aprendo le braccia, era il momento giusto per unabbraccio del "magico trio". 

«Complimenti tesoro, però sta attenta mi raccomando» mi sussurrò all'orecchio.Aveva paura che Caleb potesse farmi del male, che potesse prendermi in giro dinuovo, prima di risponderle lo guardai non staccandomi dalle mie amiche, eratranquillo non lo avevo mai visto sorridere così. 

«Ho tutto sotto controllo» dissi a bassa voce per non farmi sentire dai ragazzi. 


Dopo qualche minuto ci staccammo dall'abbraccio, ne avevo veramente bisogno,nonostante tutto la serata stava avendo i suoi risvolti positivi. 

«Maddy sappi che se il mio amico qui può sembrare uno stronzo, manipolatore,arrogante, senza cuore, beh non è così, e mi dispiace che Jaxon stesse per rovinare il vostro rapporto, anzi fossi in voi lo avviserei subito» disse Red nel tonopiù sincero del mondo. Conosceva bene Caleb, sapeva che era complicato, chenon sapeva gestire le emozioni ma nonostante questo gli voleva bene come glienevolevo io. 

«Lo so Red grazie, tu tienilo sotto controllo quando io non potrò farlo» gli dissiridendo. Caleb mi guardò male, poi sorrise, aveva capito che stavo scherzando, oalmeno è quello che gli feci credere. 

«Sia chiaro anche a voi, come ho detto a Maddy non le ho chiesto di stare conme per obbligo ma perché...» Caleb stava per finire il suo discorso ma fu interrotto da Mark, era proprio un guastafeste quel ragazzo. 

«Sei pazzo di lei dal primo giorno che i vostri occhi si sono incrociati» dissefinendo la frase al posto di Caleb. Aveva fatto un'interpretazione perfetta, avrebbe potuto fare l'attore anche lui. Io cercai di non scoppiare a ridere, Caleb invecenon sembrò affatto divertito. 

«Mark possibile che devi rovinare un momento del genere?!» lo rimproveròJade sbuffando, lui la ignorò completamente. 

«Dopo una serata del genere un po' di risate non guastano» disse poi Mark, ineffetti non aveva tutti i torti, ero perfettamente d'accordo con lui. Caleb si riavvicinò a me e mi fece appoggiare al suo petto. 

«Dato che non mi sembra il caso di mettere piede alla festa, che ne dite di unbel film?» fu Caleb a proporre l'idea, aveva detto di avere una sala cinema, probabilmente non scherzava. 

«Per me va benissimo» dissi io eccitata all'idea, avevo bisogno di passare dueorette tranquilla e un film era la soluzione giusta. Le mie amiche non sembrarono convinte e nemmeno Mark, Red invece aveva fatto finta di non aver sentito. 

«Io sono così stanca» disse Alyssa portandosi una mano alla bocca e sbadigliando. Pessima attrice, sapevo dove voleva arrivare, lo stavano facendo di nuovo. 

«Anche io veramente stanca, quei paparazzi mi hanno distrutta» disse Jadeportandosi una mano sulla fronte. In quel momento le guardai e capii le loro intenzioni. Volevano lasciarmi lì con Caleb. Dove avrei dormito? Mille pensieri miaffollarono la mente, ero pronta a passare una serata con lui? Che cosa sarebbesuccesso? Qualche idea ce l'avevo, insomma non ero del tutto stupida.

 «La vostra recitazione fa veramente pena» dissi io rivolgendomi alle mie migliori amiche, pensavano davvero che averi creduto alle loro bugie? Erano davvero patetiche, in senso buono ovviamente. 

«Io le accompagno a casa» disse Mark, ovviamente il mio nuovo amico reggevail gioco a loro invece di pensare a me. 

«Io vengo con voi e poi me ne vado a casa mia a riposare, una giornata a risolvere i casini di Caleb è proprio stressante» disse d'un tratto Red. In effetti non socome facesse a lavorare per il mio ragazzo, ogni due per tre ne combinava unadelle sue. 

«Siete dei bastardi voi due... Ragazze è stato un piacere avervi qui!» disseCaleb, i suoi amici per tutta risposta si limitarono a fare spallucce, mentre le mieamiche gli sorrisero. Fatti i saluti li accompagnammo al portone per farli uscire.«Mi raccomando fate i bravi» disse Alyssa prima di varcare la soglia, guardòsoprattutto me e mi fece pure l'occhiolino. 

«Usate una protezione» disse Jade quasi urlando poi uscì salutandoci con lamano, volevo sotterrarmi. 

«Vi prego andatevene, ci vediamo domani» dissi io imbarazzata, non mancavaoccasione che mi facessero fare figure di merda. 

«Divertitevi!» disse Mark salendo nella sua auto. 

«Ma non troppo» concluse Red. Si erano coalizzati contro di noi, anzi per noi,infondo non mi dispiaceva proprio tanto essere rimasta da sola con Caleb. 


Eravamo rimasti soli, solo io e lui. Riandammo in salotto, Caleb non perse tempo, mi prese per mano e mi trascinò verso una meta a me sconosciuta. 

«Dove stiamo andando?» chiesi io incuriosita e divertita al tempo stesso. Lui sivoltò verso di me.«A vedere il film» mi disse facendo l'occhiolino, non so perché ma in quel momento non gli credetti. Dopo aver salito delle scale che ci portarono al piano disopra, arrivammo davanti ad una porta. Caleb esitò un attimo, la aprì. Comeimmaginavo mi aveva detto una piccola bugia, quella non era la sala cinema. 

«Questa non mi sembra una sala cinema» dissi io entrando a passo lento. Era sicuramente la sua stanza, riconobbi il suo profumo, le pareti erano dipinte dibianco mente i mobili erano quasi tutti neri, il letto era molto alto e aveva l'ariadi essere molto comodo. Non c'era nessuna foto appesa alle pareti, solo qualcheposter che lo ritraeva nei manifesti dei suoi film. 

«Se vuoi possiamo andarcene, ma io avevo altri programmi per noi» disse chiudendosi la porta alle spalle. Il mio respiro si fece sempre più corto, il cuore iniziòa battermi nel petto, infondo sapevo di che programmi stava parlando. 

«Che tipo di programmi?» chiesi voltando il capo verso di lui, stavo facendola finta tonta per guadagnare qualche minuto. Ma sapevo bene che lo volevo, lovolevo con tutta me stessa. Caleb non mi rispose, i suoi occhi ardevano di desiderio, si avvicinò a me a passo lento tenendo le mani in tasca. Il suo sguardo, isuoi occhi, mi inchiodarono, non riuscii a fare nemmeno un passo. Me lo ritrovaiad un centimetro dalla faccia, era così bello e imponente. 

«Tipo questo» disse sul mio collo, poi mi baciò appena sotto l'orecchio, la suabocca era umida e calda, le sue mani mi bloccavano la vita, non mi resi conto cheavevo smesso di respirare. Deglutii a fatica. 

«O questo» disse sulla mia bocca, poi mi baciò e io ricambiai. Non ne avrei maiavuto abbastanza di questo, di noi. Riprendemmo fiato, ci stavamo guardandointensamente, io sorrisi con fare malizioso, i miei ormoni erano in subbuglio. 

«Questo programma mi piace proprio» dissi sulle sue labbra, lui si morse illabbro inferiore e mi guardò la bocca con desiderio. 

«Non hai ancora visto nulla ragazzina» disse facendo aderire il suo corpo almio, potevo sentire la sua eccitazione. 

«Io non ho mai...» cercai di dire ma lui mi bloccò mettendomi un dito davantialla bocca. 

«Shh, lo so ne abbiamo già parlato... ti fidi di me?» mi chiese in un sussurro.Esitai a rispondere ma poi decisi di lasciarmi andare. 

«Si» dissi senza staccare gli occhi dai suoi, avevano uno strano luccichio. 

«Puoi fermarmi in qualsiasi momento è una decisione tua» mi disse poi passando una mano sulla mia scollatura. Per tutto il tempo trattenni il respiro, non eroabituata ad essere toccata così. 

«Baciami» gli dissi, lo volevo su di me subito. Caleb non se lo fece ripetere duevolte e si avventò sulla mia bocca, lasciai entrare la sua lingua che trovò subitola mia. 

«Non ho mai provato con nessuna ciò che sto provando con te» mi disse senzasmettere di baciarmi, nemmeno io avevo mai provato certe sensazioni con nessuno. Anche se non avevo esperienza decisi di seguire l'istinto, iniziai a sbottonargli la camicia, lui smise di baciarmi per capire che cosa stavo facendo, sembravasorpreso del fatto che avessi preso l'iniziativa.

«Che vuoi fare?» mi chiese, io mi bloccai e lo guardai fisso. 

«Sei tu quello con esperienza, decidi tu» gli dissi facendogli scorrere un ditosulla parte di petto scoperto. Caleb seguì ogni singola mossa che feci. 

«Credimi che vorrei farti di tutto in questo momento» mi disse con voce rocapassandomi la mano sulla schiena, ogni volta che le sue dita entravano in contatto con me la mia pelle andava a fuoco. 

«Che ne dici di iniziare in tanto con una cosa?» gli proposi io. Non sapevobene a che cosa mi stessi riferendo, la mia domanda poteva dire tutto o nulla. Misentivo veramente impacciata in quel momento. 

«Sono d'accordo... questo vestito lo leviamo» mi disse facendo scorrere la zipdell'abito, l'istinto fu quello di reggerlo, poi però lo lasciai cadere a terra, ero praticamente nuda, il reggiseno non lo portavo, avevo solo un paio di mutandine dipizzo nere, e le scarpe. Mi coprii il seno con le braccia, mi sentivo terribilmentea disagio. Caleb rimase a fissarmi, era senza parole, o c'era qualcosa che nonandava? 

«Non coprirti... sei bellissima» mi disse avvicinandosi e facendomi abbassarele braccia, mi stavo mettendo a nudo davanti a lui, letteralmente. Mi sfiorò il senocon le dita, formò dei piccoli cerchietti sulla pelle, i miei capezzoli si irrigidirono,socchiusi gli occhi abbandonandomi al suo tocco. Li riaprii poco dopo per riprendere ciò che avevo iniziato a fare, sbottonai gli ultimi bottoni della sua camiciae gliela levai. Sfiorai i suoi addominali scolpiti, il suo corpo era perfetto, lui eraperfetto. Lo guardai negli occhi, poi abbassai lo sguardo e vidi la sua erezione,slacciai il bottone dei pantaloni e tornai a guardarlo negli occhi, non sapevo beneche stavo facendo, mi stupii della mia sfacciataggine. 

«Sei sicura che non hai mai avuto esperienze?» mi chiese in tono divertito, poimi avvicinò a lui prendendomi per i fianchi. 

«Sto seguendo l'istinto» ammisi io. Ci fu un momento di stallo, poi improvvisamente Caleb mi prese per mano e mi fece sdraiare sul letto, era proprio comodocome avevo immaginato. Lui si sdraiò vicino a me e si mise su un fianco reggendosi sul gomito. 

«Qui è decisamente più comodo» disse scostandomi una ciocca di capelli dalviso, poi fece scorrere la sua mano lungo il collo e poi sempre più giù, mi stuzzicò i capezzoli come aveva fatto poco prima, tutto ciò mi provocò una sensazionestrana tra solletico e piacere. Poi si bloccò e mi guardò negli occhi, sembravacome se mi stesse chiedendo il permesso. 

«Non fermarti» lo implorai io. Caleb sorrise, mi stava letteralmente mangiandocon gli occhi. 

«Va bene ragazzina... voglio fare una cosa» disse poi mettendosi a sedere sulbordo del letto, io mi alzai sui gomiti, che intenzioni aveva?

«Che cosa?» chiesi io sbattendo le ciglia, lui mi prese alla sprovvista e mi fecedistendere completamente sul letto, avevo ancora le mutande e le scarpe addosso,ma immaginai non sarebbe stato così ancora per molto. 

«Fidati di me, sono sicuro che ti piacerà» disse mettendosi tra le mie gambe.Oddio stava succedendo veramente. Mi slacciò i laccetti delle scarpe e me lesfilò lentamente, poi le gettò a terra, sentii un tonfo. Caleb si mise sopra di me,ero bloccata dal suo corpo, sentivo la sua erezione premere sulla mia intimità,mi posò un bacio lieve sulla bocca poi scese sul collo, sul seno, sulla pancia finoad arrivare alla mia parte più intima. Trattenni il respiro, lui se ne accorse e miguardò da sotto le ciglia. Afferrò i lati delle mie mutandine, ma non le sfilò subito. 

«Vuoi che mi fermi?» mi chiese, ovvio che non volevo, ma che domande faceva? 

«No» dissi convinta, eravamo ad un punto di non ritorno, sentivo il suo respiroproprio li, delle vibrazioni mi percorsero il corpo. Mi abbassò le mutandine,rimasi completamente nuda, nessuno mi aveva mai vista così. Caleb si soffermòad ammirarmi per qualche secondo, poi mi tocco nel mio punto più sensibile. Miaccarezzò con le dita, una sensazione di piacere mi pervase, inarcai la schienaper andare incontro alle sue dita. 

«Sei così bagnata» mi disse fermandosi, io lo guardai negli occhi, volevo dipiù. Non ero mai stata così eccitata. Mi aprì le gambe con forza, il suo gesto misorprese e si chinò tra le mie cosce, i suoi capelli mi solleticavano la pelle, mibaciò l'interno coscia poi arrivò proprio lì. La sua lingua trovò il punto perfetto.Io respiravo a fatica, il mio battito era accelerato, non si fermò. 

«Oddio Cal!» imprecai, mi aggrappai alle lenzuola, non riuscivo a stare ferma.Una sensazione di eccitazione e piacere si fece strada dentro di me, il mio corpoera in fiamme. 

«Ti piace?» mi chiese lui, e senza aspettare una risposta si avventò di nuovo sudi me, poggiai una mano sui suoi capelli scompigliati. In tutta risposta annuii,non riuscivo a parlare. Le mie gambe iniziarono a tremare ero quasi al culminedel piacere, stavo per venire ne ero sicura.«Credo che...sto per...» cercai di dire, poi il mio corpo esplose in un grido dipiacere. 


Cercai di riprendere fiato, lasciai andare le lenzuola che a causa del mio tocco sierano spiegazzate. Caleb si piazzò di fianco a me, si teneva la testa con la mano,io mi misi nella sua stessa posizione. 

«Com'è stato?» mi chiese, io lo guardai sognante, era stata l'esperienza più bellache avessi mai fatto, ora capivo perché tutti parlavano di quelle cose e non avevoancora provato tutto.«Incredibile... ora capisco di che parlavano Alyssa e Jade» dissi io sorridendo, lui abbassò la testa e trattenne una risata a causa della mia affermazione. Probabilmente non era il momento adatto per parlare delle mie amiche. 

«Sono contento ragazzina» mi disse baciandomi sulle labbra, ricambiai il suobacio, poi lo allontanai mettendogli una mano sul petto. Caleb inclinò la testa dilato confuso dal mio gesto.«Però...» dissi io spingendolo sul petto, lui si lasciò cadere sul materasso e rise. 

«Si?» mi incitò a continuare. Non mi ero accorta di non aver finito di parlare, inrealtà non sapevo che cosa dire, anzi come dirlo. 

«Vorrei ricambiare, ma non...» cercai di spiegare, poi guardai la sua erezioneche era ancora lì. "E dove volevi che se ne fosse andata?" mi chiese la mia testa,certo che ero proprio rincretinita. 

«Ti guido io, tu segui l'istinto» mi disse mettendosi un braccio dietro la nuca.Aveva già i pantaloni slacciati, li sfilai, Caleb alzò il bacino per aiutarmi, poiscalciò i pantaloni a terra e si rimise disteso. I boxer neri gli fasciavano l'erezioneio la guardai poi guardai lui, non sapevo veramente da che parte cominciare. 

«Non sei obbligata a farlo» mi disse in tono sincero, aveva il respiro corto, eraeccitato quanto lo ero io. 

«Lo voglio fare» dissi convinta senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Mistupii di me stessa, sembravo così sicura in quel momento ma in realtà dentro dime non lo ero affatto. Decisi di sfilargli i boxer. Caleb era completamente nudocome lo ero io, le sue dimensioni erano notevoli.«Ora dovresti stringerlo in mano» mi disse guardandosi l'intimità. Certo, chedeficiente che ero. Ascoltai il suo consiglio, lo presi in mano e iniziai a far scorrere la mia mano su e giù lentamente, il suo respiro accelerò e gli scappò unsussulto, non avevo idea di ciò che stavo facendo, speravo solo che gli piacesse. 

«Così si... sei brava ragazzina» mi disse tra un respiro e l'altro. La sua voceera roca, lo guardai negli occhi continuando a toccarlo, poi aumentai il ritmo, losentii sospirare. Ad un certo punto Caleb chiuse gli occhi per un secondo, poiritornò a guardarmi. 

«Se continui a guadarmi così è finita» mi disse serio, era eccitato lo percepivo. 

«Così come?!» chiesi io in tono innocente. Caleb sprofondò la testa sul cuscinoe io continuai. La punta del suo membro era bagnata ci passai il pollice sopra elui a quel gesto trasalì. 

«Puoi continuare così... oppure... prenderlo in bocca» mi disse tra un boccheggio e l'altro io rallentai un po' e allentai la presa. Non gli risposi mi limitaia inchinarmi su di lui, dopo qualche secondo di esitazione lo presi in bocca nontutto, e iniziai a muovermi su e giù. Caleb mi prese i capelli in una mano. "Maledetti capelli" pensai. Stuzzicai la punta con la lingua, lui strinse più forte i mieicapelli accompagnando la mia testa nel movimento. Decisi di aiutarmi anche con la mano. 

«Si così, continua anche con la mano» disse con il respiro pesante. Aumentai unpo' il ritmo e lui inarcò la schiena per venirmi incontro. 

«Impari in fretta... cazzo» mi disse imprecando, la sua presa sui capelli si fecesempre più forte, ma non sentivo dolore, l'unica cosa che provavo era piacere. 

«Ragazzina sto per... ohh» non fece ora a concludere la frase che sentii in bocca un liquido caldo, il sapore non era così tanto male come immaginavo, pensaidi non poter far altro che ingoiarlo. Passato il momento mi misi in ginocchio sulmaterasso e mi passai un dito sull'angolo della bocca. Poi mi distesi e poggiai latesta sui suoi addominali. Il suo corpo era così caldo, il suo respiro si fece piùregolare e anche il mio. 


«Ti è piaciuto?» gli chiesi alzando la testa per guardarlo. Caleb mi sorrise e mibaciò dolcemente.«Nessuna è mai riuscita a farmi venire in così poco tempo» disse poi tornandoa guardarmi. 

«Ed è una cosa positiva?» gli chiesi io non riuscendo a capire. Lui trattenne unarisata, probabilmente lo divertiva il fatto che io fossi così inesperta in materia. 

«Più che positiva, vieni qui» mi disse facendomi alzare la testa nella sua direzione. Non mi ero accorta di aver abbassato lo sguardo. Caleb si avventò su dime, ci baciammo per quella che mi sembrò un'eternità, ero felice e anche stanca,avevo provato troppe emozioni tutte insieme, stare con Caleb significava viverein un turbine di emozioni contrastanti, e questo non mi dispiaceva affatto. Cistaccammo per riprendere fiato. 

«Sono stata bene» ammisi più a me stessa che a lui, ero stata brava. 

«E non hai ancora provato tutto... vado a farmi una doccia, ti chiederei di venire con me ma non voglio correre» mi disse alzandosi dal letto. Non si preoccupòdi coprirsi era a suo agio con il suo corpo, io invece non molto, infatti presi lemutandine e me le misi, poi scostai le lenzuola per stendermi sotto. 

«Un passo alla volta» dissi io al mio ragazzo. Mi faceva strano anche solo pensarlo, Caleb Graham l'attore di fama internazionale era il mio ragazzo, mio, virendete conto? Con quel pensiero che mi pervase la mente appoggiai la testa sulcuscino e poco dopo mi addormentai.Non so da quanto stavo dormendo ma sentii Caleb rientrare in stanza. Si avvicinòa me, io non aprii gli occhi. 

«Buonanotte ragazzina» disse stando attento a non svegliarmi, mi posò un bacio sulla testa, poi si stese accanto a me e mi cinse la vita con un braccio. Quellanotte mi addormentai con il sorriso sulle labbra, sognai i suoi occhi blu che miguardavano, sognai le sue mani su di me, sognai quel ragazzo che era diventato così speciale per me.     


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