CAPITOLO 30

Capitolo 30

Maddy

Dopo avermi trascinata fuori casa di forza Alyssa e Jade mi fecero salire inmacchina, non mi avevano ancora spiegato dove saremmo andate, ma man manoche facevamo la strada lo intuii. Non era proprio la giornata giusta per andareal centro commerciale ma me ne rimasi zitta per tutto il tragitto. Mi ero messauna tuta grigia e mi ero tirata su i capelli in una crocchia disordinata, potevaandare più che bene, solitamente la mia voglia di vestirmi di tutto punto era paria zero ora invece era sotto zero. Le mie amiche non avevano approvato il miooutfit ma io non diedi ascolto a nessuna delle due, era già tanto che mi ero alzatadal letto. Arrivate al parcheggio del centro commerciale, super affollato comesempre, facemmo fatica a trovare un posto libero. La gente di domenica mattinanon aveva di meglio da fare. Mi sentivo ancora scombussolata a causa di ciò cheavevo scoperto, non mi capacitavo del fatto che Caleb avesse cercato me e poifosse andato a letto con un'altra, non mi spiegavo proprio il suo comportamento.Scendemmo dalla macchina e io non mi mossi, volevo sapere perché proprio alcentro commerciale. In una giornata così bella perché dovevamo andare a chiuderci lì dentro?«Si può sapere perché mi avete trascinata qui?» chiesi io incrociando le bracciaal petto, le mie amiche si guardarono poi guardarono me, dovevano togliersi quelsorrisino dalla faccia. 

«Tra poco lo scoprirai» disse Alyssa voltandosi per incamminarsi verso l'entrata, io puntai i piedi a terra, Jade se ne accorse e rimase ferma dov'era senzaseguire Alyssa. 

«Non mi muovo fino a che non mi dite che avete in mente» dissi poi attirandol'attenzione di Alyssa che tornò indietro, se avesse potuto ammazzarmi in quelmomento l'avrebbe fatto sicuramente, Jade invece si era arresa al fatto che nonero dell'umore giusto quel giorno. 

«Non fare la bambina capricciosa» mi prese in giro imitando la posizione in cuistavo, mi limitai a guardarla male, e lei smise. ù

«Non sto scherzando» dissi guardando prima Alyssa e poi Jade. Che cosa volevano? Fare shopping?

«Sei proprio una guastafeste» si lamentò Alyssa palesemente irritata dal miocomportamento, mi dispiaceva darle fastidio, ma ripeto il mio umore era pessimo. 

«Glielo dici tu o faccio io?» le chiese poi Jade guardandola. Io non stavo capendo nulla, che cosa volevano dirmi? Che piano geniale avevano in mente? Perchéconoscendole sicuramente avevano architettato qualcosa di cui ovviamente ionon sapevo nulla. 

«Spiego io, alla fine è stata un'idea più mia che tua» si affrettò a dire Alyssa, poiguardò me e l'espressione che aveva in viso non mi piacque per niente. 

«Sputa il rospo Aly» le dissi, lei si guardò le scarpe per un momento poi finalmente mi rispose.«Noi tre domani sera andiamo al Homecoming» disse senza guardarmi in faccia, poi alzò piano la testa per vedere la mia espressione che in quel momentosicuramente non era delle migliori. L'Homecoming? Scherzavano vero? Per chinon sapesse che cos'è, l'Homecoming è una festa che solitamente i licei organizzano alla fine di ottobre per celebrare l'inizio dell'anno scolastico, l'obbligo è divestirsi super eleganti, i ragazzi in giacca e cravatta mentre le ragazze con unvestito corto fino alle ginocchia, i vestiti lunghi vengono tenuti solitamente per ilProm di fine anno. Detto questo dal mio punto di vista era una festa inutile, dovesi faceva a gara a chi aveva il vestito più bello o costoso, avevo sempre odiatoandarci anche al liceo. Solitamente le università non organizzavano cose di quelgenere. 

«Adesso si incazza» disse Jade ad Alyssa, e aveva ragione avrei voluto incazzarmi più di come feci. 

«Scusa... Che cosa?! Voi due non state bene di testa e poi all'università nonesiste l'Homecoming, vi ricordo che non siamo più al liceo» dissi io gesticolandocome una pazza. Perché l'università doveva organizzare questa festa assurda? Iricordi del liceo iniziarono ad affiorarmi nella mente e io cercai di allontanarli ilpiù possibile. 

«Lo pensavamo anche noi, ma si da il caso che la River State sia famosa ancheperché organizzano tutti i balli scolastici che solitamente si fanno al liceo» mispiegò Jade. Quella notizia non mi entusiasmò per niente, Alyssa dal canto suoera felicissima di questo. Lei adorava le feste, non solo per il divertimento in séma perché così aveva l'occasione di comprarsi vestiti costosissimi per andarci.Mi toccai la fronte, mi assicurai di non avere la febbre, sentivo caldo, mi stavoalterando troppo, dovevo stare calma, in fin dei conti nessuno mi obbligava adandarci. 

«E questa dovrebbe essere una bella notizia?» chiesi ad entrambe. Non mi risposero subito, avevano capito che da un momento all'altro sarei esplosa.«Io sono elettrizzata all'idea, avremmo modo di conoscere anche quelli che stanno al terzo anno» mi disse Alyssa avvicinandosi a me, mi stava guardandocon quei suoi occhi sognanti, odiavo quando faceva così mi fregava sempre. Iorimasi seria, sta volta non mi sarei fatta convincere. 

«Non avevo dubbi che saresti mancata, ma io sta volta passo. L'ultima festa a cuisiamo andate è stata un totale disastro dunque non voglio ripetere l'esperienza»dissi sincera. Non era per non andare alla festa ma non volevo andarci per paurache succedesse qualcosa di brutto com'era già successo. 

«Ci verrai eccome, è la sera giusta per trovare un altro ragazzo che ti piace oltrea quello stronzo» mi disse Jade. A pensarci bene non aveva tutti i torti, ma ionon volevo conoscere nessun altro. Nella mia vita sarei rimasta da sola, nienteragazzi ma soprattutto niente Caleb. 

«Esatto devi guardarti in giro Maddy, non puoi piangerti addosso per sempre»disse Alyssa cercando di convincermi. Piangermi addosso? Ma che stava blaterando? 

«Io non mi piango addosso» dissi e loro mi guardarono storto. Avevano ragione? Forse era così ma avevo i miei buoni motivi, non me ne andava dritta una, lamia vita era sempre stata un vero schifo. Avevo perso papà, mamma aveva fattoil possibile per riparare ai debiti che avevamo, mi sorella più di tanto non capiva,data la sua età stava nel mondo delle nuvole e forse non voleva crescere, Nathaliemi aveva tormentata per anni facendomi fare le peggiori figure di merda a scuoladavanti a tutti gli altri miei coetanei. Mi ero ripromessa che iniziata l'universitànon mi sarei fatta abbattere da nessuno e ad abbattermi non sarebbe sicuramentestato Caleb, questo poco ma sicuro. 

«Allora dimostracelo» mi disse Jade riportandomi alla realtà. Che cosa dovevodimostrare? Di avere le palle per rialzarmi, se era questo l'avrei fatto senza problemi. 

«Sarebbe una sfida?» le chiesi divertita, lei mi guardò a sua volta ridendo. 

«Interpretala come vuoi» mi disse facendomi l'occhiolino, io non le risposi.Alyssa trovò l'occasione per parlare. 

«Anche se dirai di no ci verrai lo stesso sappilo, io a differenza di Jade nonaccetto un no come risposta» mi disse in tono autoritario. Sapevo di dovermiarrendere per l'ennesima volta, decisi di partecipare a quella stupida festa, forsesarebbe andata meglio della precedente, cercai di pensare positivo, cercai la voglia di divertirmi e di fare ciò che facevano i miei coetanei senza opporre tropparesistenza. 

«Bene, vorrà dire che ci servono dei vestiti... Alyssa facci strada» mi limitai adire. Le mie amiche si guardarono poi guardarono me incredule. 

«Dici sul serio? Wow è stato più facile del previsto» ammise Alyssa rilassandosi, era riuscita in quell'impresa per l'ennesima volta, alla fine vinceva sempre lei.

«Muoviti prima che cambi idea» le disse Jade facendole segno di camminare.Risi tra me e me, come potevo non adorarle. 

«So già che me ne pentirò» dissi camminando in direzione dell'entrata del centro commerciale.«Io non credo» mi disse Alyssa con tono allegro, per tutta risposta alzai gliocchi al cielo sorridendo. 


Due ore non erano state sufficienti per scegliere i vestiti per andare al Homecoming. Alyssa più ne provava più era indecisa, Jade e io invece eravamo state piùcategoriche e avevamo trovato quasi subito ciò che cercavamo. Si erano già fattele 15:30 e dovevamo ancora mangiare, avevamo girato tutti i negozi possibili immaginabili per trovare tre vestiti che fossero adatti al nostro stile. Finita la pazzaricerca salimmo in macchina di Alyssa e andammo al nostro bar di fiducia, avevamo bisogno di un buon cappuccino per ricaricarci. Stavo proprio sorseggiandoil mio quando Jade decise di ritirare fuori l'argomento Caleb, aveva un tempismopessimo. 

«Caleb ha perso una bella occasione con te» disse bevendo il suo cappuccino alcaramello. Io sorseggiai il mio al cioccolato senza prestare particolare attenzioneall'argomento, volevo evitare il discorso se non si fosse capito. 

«Jade te l'ho già detto, non ne voglio più sapere» dissi tra un sorso e l'altro.Alyssa smise di bere il suo caffè ghiacciato e mi guardò incrociando le mani sultavolino. 

«Ne sei sicura al cento percento?» mi chiese curiosa. Dove voleva arrivare?Certo che ne ero sicura, non l'avrei perdonato nemmeno se fosse cascato il mondo, non se ne parlava. 

«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere» dissi però. Le mie parole noncoincidevano completamente con ciò che diceva la mia testa bensì con quel chediceva il mio cuore. Non ero più sicura di niente, ero in una posizione veramente scomoda, da una parte volevo dimenticarlo, dall'altra dire al diavolo tutti eseguire l'istinto. Le cose per quanto mi riguardava erano o bianche o nere nonesistevano i grigi, o forse esistevano ma io non li vedevo, non in quel momentoalmeno.

 «Va bene cambiamo discorso, Alyssa?» disse Jade salvandomi dall'argomentoche aveva tirato fuori e si rivolse ad Alyssa, sono sicura che le volesse chiederequalcosa riguardo Mark. 

«Si?» chiese lei finendo di bere il suo caffè. 

«Con Mark?» le chiese semplicemente. Avevo intuito bene, Alyssa alzò gli occhi al cielo. 

«Mark è un totale fallimento, insomma più di stargli dietro non so che fare, probabilmente non gli interesso, ma invece di parlare sempre di me e Maddy tu checi dici?» chiese spostando l'attenzione su Jade. Quelle due si stavano passando lapalla a vicenda, era divertente guardarle e starle a sentire. 

«Per il momento non ho posato gli occhi su nessuno in particolare» disse Jadeevasiva. Non le credetti tanto ma evitai di fare ulteriori domande, avevo già troppe cose per la testa a cui pensare non avevo voglia di farmi gli affari delle mieamiche, per ora. 

«Bene, tutte e tre single, un brindisi a noi!» dissi alzando il mio Frappuccino, lemie amiche mi guardarono divertite. 

«Che tristezza veramente» disse poi Alyssa tornando seria, per me non eraaffatto triste, eravamo tre ragazze belle e indipendenti, cosa volevamo di più? 

«Ma smettila, non c'è bisogno di un ragazzo per migliorarci la vita» dissi mettendomi comoda sulla sedia, Jade mi guardò in segno di approvazione, sapevoche era d'accordo con me. 

«Su questo ti do perfettamente ragione» disse infatti. Alyssa invece non eraaffatto d'accordo con noi tanto che ci stava guardando con disappunto. 

«Certo, ma avere un ragazzo ha i suoi vantaggi» disse con uno sguardo amicante. Sapevo bene a cosa si riferiva peccato però che quei vantaggi potevo soloimmaginarli dato che non li avevo mai provati. 

«Stai zitta sei veramente superficiale» le disse Jade scuotendo la testa. Le mieamiche a differenza mia avevano molta più esperienza in ambito sessuale e nonperdevano mai occasione di parlarne, ma sinceramente non mi sembrava il luogopiù adatto con tutta quella gente. 

«Parli tu che sei stata a letto con quanti ragazzi?» le chiese Alyssa contandosi ledita. Jade la fulminò con lo sguardo e lei smise di prenderla in giro. Io assistettialla scena tranquilla senza interrompere il loro teatrino, mi divertivano da morire. 

«Non fare l'esagerata...» disse Jade in tono quasi offeso. Avevano molta esperienza si, ma non che fossero delle facilone in questi casi, capiamoci bene. 

«Evitiamo il discorso, io ho diciannove anni e nessuna esperienza» dissi intromettendomi nel discorso. Le miei amiche mi guardarono con il solito sguardoche facevano quando dicevo così.«Prima o poi scoprirai anche tu che cosa meravigliosa è il sesso» mi disse Alyssa senza preoccuparsi di abbassare la voce. Io mi misi la mano sulla bocca pertrattenere una risata, Jade invece non era per niente divertita, tutto il contrario. 

«Aly ma vuoi abbassare la voce?!» la ammonì diventando quasi rossa. Alyssala guardò con indifferenza, non si preoccupava mai di ciò che diceva, anche Jadeera così ma almeno lei non si metteva ad urlare certe cose in pubblico. 

«E che cosa c'è di male scusa» disse Alyssa. Io dall'inizio del discorso avevopensato ad una sola persona, vi lascio immaginare a chi...

«Ragazze basta sul serio, se parliamo di questo mi vengono in mente certe cosea cui non vorrei pensare» ammisi, ad alta voce. Le mie amiche portarono la loroattenzione su di me, negli occhi di Alyssa leggevo speranza, non aveva tenutonascosto il fatto che secondo lei potevo anche passare sopra a ciò che avevo visto,mentre Jade non era d'accordo con lei. 

«Caleb?» mi chiese infatti con aria pensierosa. Non le piaceva l'idea che iostessi male per lui, l'aveva definito uno stronzo, arrogante, altezzoso, spocchioso,senza scrupoli... E forse aveva ragione, quello era il Caleb Graham che tutti vedevano, ma in fondo lei non lo conosceva come l'avevo conosciuto io. "Neanchetu lo conosci così profondamente" mi disse la mia testa e io scacciai il suo voltodalla mia mente. 

«Si... ad ogni modo dobbiamo passare per casa di mia madre e poi ce ne torniamo al mio appartamento» dissi cambiando completamente discorso. Si erafatto tardi, erano le 18:00 e avevamo un bel pezzo di strada da fare per tornare alcentro di Los Angeles. 

«E lunedì vieni all'università, ti vengo a prendere personalmente» mi disseAlyssa puntandomi un dito contro. Sarei andata all'università per forza, dovevorecuperare tutta la settimana che avevo perso. 

«Va bene capo!» le dissi alzandomi dalla sedia, presi la borsa e anche il Frappuccino che non avevo finito. Jade fece lo stesso. 

«Allora andiamo?!» chiese ad Alyssa che se ne stava ancora seduta a sistemareil telefono in borsa, alla domanda Alyssa alzò lo sguardo e guardò il Frappuccinoche teneva in mano Jade.«Finisci quello prima» le disse serissima, non stava scherzando. Jade guardòil suo bicchiere, io guardai quello che tenevo in mano contenta che Alyssa nonl'avesse visto. 

«No, lo finisco in macchina» disse sorseggiandone un po', non aveva intenzionedi finirlo lì.«Anche io» la avvisai, non avrei di certo buttato quel ben di Dio. 

«Giuro che se mi sporcate la macchina vi uccido» ci disse dirigendosi versol'uscita, io e Jade la seguimmo guardandoci e cercando di non ridere. Era unamaniaca del controllo, della pulizia e di tutto non c'erano dubbi. 


Finalmente eravamo arrivate al mio appartamento, era stata una giornata divertente ma stancante. Avevo proprio bisogno di una bella doccia calda, poi mi sareibuttata a letto a dormire, l'università il mattino seguente mi aspettava. 

«Volete salire?» chiesi alle mie amiche prima di scendere dalla macchina. Inrealtà speravo dicessero di no, ma glielo chiesi comunque, non volevo passareper maleducata, tanto meno davanti a loro che erano venute a prelevarmi a casa per tirarmi su il morale. 

«Io non posso, mia madre mi vuole a casa per cena» disse Jade sbuffando. Nonamava stare a casa sua. Guardai Alyssa in attesa di una risposta. 

«Rimarrei volentieri ma devo andare a casa per decidere che cosa abbinare alvestito per l'Homecoming» disse pensierosa. Per tutto il tragitto mi ero completamente scordata che la sera seguente saremmo andate al ballo, cercai di nonpensarci. 

«Va bene, allora ci vediamo domani!» le salutai dando un bacio a una e unoall'altra. 

«Non prendere il tuo vestito li porto tutti e tre a casa mia, venite a prepararvilì domani» mi urlò Alyssa prima che aprissi il porta bagagli. Meglio così, avevogià il borsone con i vestiti da lavare, ero stata via una settimana, anche se a meera sembrato solo un giorno. 

«Possiamo anche dormire da te?» chiese Jade. In effetti il ballo sarebbe finitotardi e Alyssa in casa aveva molte stanze libere, sarebbe stata una bella occasioneper passare una serata delle nostre. 

«Assolutamente si» ci disse. Perfetto, era già tutto organizzato e tutto grazie alei. 

«Amo la tua organizzazione! A domani» le dissi poi le salutai e mi avviai versoil portone del mio condominio. 

«Vedi di non cedere alla tristezza di nuovo senza di noi» mi urlò Jade dal finestrino, io mi voltai verso di lei e le sorrisi.«Non lo farò promesso» dissi sincera. Alyssa accese i motore. 

«Bye Bye!» salutò e poi sfrecciò via, io alzai la mano e le salutai mentre siallontanavano.Presi le chiavi dalla borsa e entrai, salii le scale e finalmente arrivai al mio pianerottolo. Mi trattenni dal non urlare. Un ragazzo era seduto accanto alla mia portacon la testa tra le mani, appena si accorse della mia presenza alzò la testa e miguardò. Il mio cuore mancò un battito, non era un semplice ragazzo, era Calebche mi stava guardando sollevato, non potevo credere che fosse lì. Non lo volevovedere, né sentire, né tanto meno parlarci. Vedendo la mia faccia arrabbiata sialzò in piedi di scatto e raccolse il suo chiodo di pelle da terra. 

«Che cazzo ci fai tu qui?» sbottai dopo qualche secondo di shock. I suoi occhimi sembravano stanchi, da quanto tempo era lì? E soprattutto chi cazzo l'avevafatto entrare? Mi feci troppe domande nella mia testa ma non riuscii a farnenemmeno una a lui. 

«Ho bisogno di parlarti» disse poi senza smettere di osservarmi. Che cazzovoleva ancora? Aveva già fatto abbastanza. 

«Io non voglio più parlarci con te, mettitelo bene in testa» dissi picchiettandomi un dito sulla tempia per fagli capire meglio il concetto. Lui non mi rispose, anzimi guardò con un sorrisino, gli avrei tirato volentieri un ceffone ma mi trattennidal farlo. Tenevo in mano il mazzo di chiavi e cercai la chiave per aprire la portadi casa, ogni volta mi dimenticavo qual era quella giusta, erano tutte uguali,fortunatamente la trovai e riuscii ad aprire la serratura. 

«Sei proprio una ragazzina» mi disse Caleb mettendosi davanti alla porta. Mistava placando, che cosa voleva fare, impedirmi di entrare in casa mia? 

«Beh se io sono una ragazzina tu sei una Super Star insopportabile» dissi guardandolo sperando che si levasse da lì, invece fece tutto il contrario. Caleb feceun passo nella mia direzione, io rimasi ferma dov'ero e cercai di spostarlo, manon era facile, un metro e sessantaquattro contro di lui che era più un metro eottanta... era una lotta che non avrei mai vinto. 

«Lasciami passare» gli dissi a denti stretti, mi stavo veramente arrabbiando,non volevo vederlo, mai più, perché si ostinava a cercarmi? 

«Non mi muovo da qui finché non parlerai con me» disse convinto. Stava scherzando spero, io non avrei cambiato idea, non sarei stata così idiota da dargliun'altra possibilità. 

«Allora possiamo rimanere qui in eterno» dissi incrociando le braccia al petto.Lui mi guardò da capo a piedi, vidi uno scintillio nei suoi occhi, poi distolsi losguardo. "Resisti Maddy" mi disse la mia testa, il mio cuore invece era in totaledisaccordo. 

«Posso aspettare per tutto il tempo che vuoi» mi disse Caleb togliendosi dallaporta e rimettendosi seduto per terra dove l'avevo trovato due minuti prima. Eratardi non poteva di certo rimanere lì tutta la notte. Guardai ogni suo minimomovimento e lui se ne accorse perché mi fece l'occhiolino. Cazzo! 

«E adesso che cosa pensi di fare lì seduto» gli chiesi rimanendo seria. Ma perchénon entravo e basta? Ero una deficiente, la sua presenza mi mandava in pallone. 

«Aspetto che tu decida a parlare, nel mentre entra pure a casa tua» mi disseindicando la porta aperta. Pretendeva anche che facessi quello che voleva lui.Che bastardo... 

«Non dirmi che cosa devo fare! E comunque si, entro in casa, tu puoi ancheandartene» dissi entrando, ma prima che chiudessi la porta Caleb parlò di nuovo. 

«Non ci penso minimamente» affermò convinto. Era una testa dura, su questonon si discuteva. Ma doveva darci un taglio con quel comportamento, mi davasui nervi. 

«Fa come ti pare non potrai rimanere qui per sempre. Ti avviso, se esce quellache sta in quella porta nasconditi, sua figlia è una tua grande fan» dissi inventandomi tutto sul momento. In quell'appartamento che indicai ci viveva l'anzianosignor Jefferson e di certo lui era troppo in là con l'età per conoscere Caleb Graham, ma cercai di non far capire che la mia era una balla bella e buona. Calebguardò la porta che avevo indicato poi guardò me. 

«Non mi interessa, sono disposto a sopportare una fan, solitamente ne gestiscomolte di più contemporaneamente, non sarà una a stabilizzarmi» disse distendendo le gambe sul pavimento e incrociando le caviglie, era proprio un insolente. 

«Giusto che scema che sono, dimentico sempre che sei Caleb Graham» dissiin tono ironico. Volevo farlo andare via, per farlo usai la tattica della presa per ilculo, ma non funzionò, lui non si schiodò da quel pavimento. 

«Dovresti ricordartelo, molte ragazze vorrebbero essere al tuo posto» disseguardandomi negli occhi. Voleva provocarmi, voleva ricordarmi per l'ennesimavolta che lui poteva avere chi voleva, ma io lo sapevo bene, non ci serviva ungenio della lampada per capirlo. 

«Appunto, allora non perdere tempo con me» dissi con mezzo sorriso. Mi fecemale dire quelle parole, ma non sapevo spiegarmi il perché. 

«Io voglio te» disse d'un tratto. Feci fatica a realizzare le sue parole, ma decisidi non far trapelare nessuna emozione, non poteva avercela vinta di nuovo. 

«Peccato che a me di te non interessa proprio nulla, dopo ciò che ho visto poi.Se tanto mi volevi non avresti fatto una cosa del genere» dissi in tono amaro.Caleb tornò serio, il luccichio nei suoi occhi era sparito, forse avevo toccato iltasto giusto, al posto del suo sguardo divertito mi ritrovai davanti degli occhivuoti. Chissà a che cosa stava pensando... distolse lo sguardo da me e si mise aguardarsi le scarpe. 

«Ero bevuto e... confuso» disse a bassa voce tanto che feci fatica a sentire le sueparole. Mi presi un minuto per guardarlo, lui non se ne accorse perché tenne latesta bassa per tutto il tempo.«Senti, fai ciò che vuoi a me non interessa, è la tua vita e puoi fare ciò che tipare, ciao!» dissi entrando in casa sbattendo la porta. Mi appoggiai alla superficiefredda del legno, buttai il borsone a terra e anche la mia borsa e mi lasciai cadere sul pavimento. Il mio cuore batteva all'impazzata, le emozioni riaffioraronodentro di me, sia quelle positive che negative. Emozioni contrastanti... mi presi latesta tra le mani, non ci stavo capendo più nulla, non sapevo chi era quel ragazzofuori dalla porta, se quello che mi aveva trattata male la prima volta, o quello cheera venuto sotto casa mia per dirmi che voleva conoscermi meglio, o quello chesi era scopato la bionda alla festa. 

«Maledizione» imprecai ad alta voce, poi mi ricordai che Caleb era lì fuori apochi metri da me e che i muri non erano così spessi per non far sentire nulla. 

«Sappi che sono ancora qui!» mi disse infatti poco dopo. Lo sentii alla perfezione, anche con il muro che ci divideva. 

«Cuciti la bocca» gli urlai io esausta. Ero diventata come quelle vecchie bisbetiche a cui da fastidio ogni singola cosa. Mi parve di sentire una risata, ma evitaidi dire altro. Dovevo parlare con qualcuno, a quell'ora le mie amiche erano con laloro famiglia, in più sapevo che cosa avrebbero detto. Decisi dunque di mandareun messaggio a mia madre, forse lei poteva aiutarmi a decidere che cosa fare ecome agire, perché io stavo veramente nel caos non sapevo più niente. Per miafortuna mi rispose subito.

Mia madre disse praticamente ciò che il mio cuore mi aveva consigliato fin dall'inizio, essere istintiva, fare quello che mi faceva stare bene in un qualche modo.Ero combattuta, bianco o nero, si o no... Dopo una decina di minuti presi unadecisione, sicura che me ne sarei pentita dopo. Aprii la porta e guardai se Calebfosse ancora lì. Appena misi la testa fuori dalla posta lui mi guardò, aveva sentitola serratura aprirsi. 

«Se ti lascio parlare poi te ne vai?» gli chiesi secca. Non volevo che vedesse ciòche provavo. Lui si alzo in piedi, si mise il chiodo di pelle e le mani in tasca iocercai di guardarlo il meno possibile. 

«Se tu lo vorrai si» disse passandosi una mano sul ciuffo di capelli scuri. Aguardarlo sembrava il classico ragazzo da cui stare lontane, il classico ragazzodescritto in tutti i romanzi, quello che ti strappa il cuore e te lo riduce a brandelli.Non sapevo perché ma per quale strano motivo mi sentivo terribilmente attrattada lui. 

«Entra» gli dissi.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top