CAPITOLO 28

Capitolo 28

Caleb

Era passata più di un'ora da quando ero arrivato a quella maledettissima festa enon ne potevo già più. Andai alla reception a chiedere se c'era una camera disponibile al piano di sopra, volevo starmene tranquillo, da solo, lontano da tutto quelcasino. Raggiunsi Red per avvisarlo, a vederlo non aveva tutta l'aria di divertirsi. 

«Io me ne vado di sopra» gli dissi, lui mi guardò non sorpreso dalla mia affermazione. Sapeva bene che le feste, soprattutto di quel genere, non mi piacevano. 

«Ti sei già stufato?» mi chiese divertito. Ma che cosa c'era di divertente volevocapire io, andarmene non potevo, l'unica soluzione era trovare un posto appartato e cosa di meglio di una stanza lontana da tutta quella folla? 

«Proprio così» dissi secco mostrandogli la chiave della stanza che avevo preso.Non vedevo l'ora di tornarmene a casa e di togliermi quel trucco ridicolo dallafaccia, che festa stupida Halloween.«Va bene amico io ti copro le spalle qui giù, se dovesse arrivare Jaxon ti chiamo»mi disse la mia guardia del corpo. Era un'idea ottima la sua, Jaxon mi avrebbefatto una testa grande come una casa se avesse saputo che avevo abbandonatola festa, anche se tecnicamente non la stavo proprio abbandonando ma evitando.Avevo la testa che mi pulsava, forse avevo esagerato con l'alcol. 

«Va bene, mi trovi nella stanza numero sette» informai Red. Il sette mi piacevaproprio come numero. 

«Perfetto, mi raccomando non fare cazzate e basta bere per sta sera, hai giàdato» si raccomandò lui. Il suo lavoro era guardarmi le spalle e non dirmi checosa dovevo fare o non fare, per quello c'era già Jaxon. 

«Ma chi sei, mio padre? Smettila di rompere le palle, sciogliti un po'» dissidandogli una pacca sulla spalla. La sua espressione non mi piacque per niente, avolte faceva paura. 

«Vai, ci vediamo dopo» tagliò corto Red. Io raggiunsi le scale di vetro e saliifino al piano di sopra. Finalmente quella musica assordante non poteva raggiungermi lì. Attraversai un corridoio con tanto di tappeto rosso e aprii con la chiavela porta della stanza, non era grandissima ma la cosa positiva è che c'era unletto, potevo farmi una bella dormita senza che nessuno mi rompesse i coglioni. Mi buttai sul letto, avevo deciso di dimenticarmi della ragazzina, era la cosamigliore, per lei e per me , non potevo darle ciò che meritava, dovevo farmi daparte anche se questo mi costava molto. Presi il telefono, fissai la nostra ultimaconversazione e poi eliminai il suo numero dalla rubrica, così non avrei mai piùavuto la tentazione di scriverle, era già un gran passo avanti. Mi appisolai pensando a quei suoi occhi scuri, al suo modo di fare e alla sua voce inconfondibile.


Dopo quello che mi sembrò troppo poco tempo mi svegliai di soprassalto sentendo qualcuno alla porta che stava bussando. Chi era? Guardai l'ora sul cellulare,erano passati solo venti minuti da quando ero salito in quella stanza. 

«Red se sei tu vattene» dissi rimanendo disteso a letto, non avevo intenzione dialzarmi per nessun motivo, ma dato che non sentii risposta mi alzai seccato. 

«Se è uno scherzo giuro che ti ammazzo» dissi convinto credendo che si trattasse di Red. Era solito farmi degli scherzi assurdi, ma non era proprio serata.Afferrai il pomello dorato e aprii la porta... No, non era Red e lei che ci facevalì? Era vestita da diavolo, non le stava male come costume, la squadrai da capo apiedi, ci mancava solo questa. 

«Tu?!» chiesi sorpreso di vederla, lei mi guardò con il suo solito sorrisetto impertinente.«Sorpresa!» disse. La ragazza che mi stava davanti era Olivia, una ragazza cheaveva recitato con me un anno prima in alcune scene di un film. Avevamo avutouna storia di puro sesso e nient'altro. Era una bomba, ma sinceramente non miera mai fregato nulla di lei, me la tenevo buona solo per farci una scopata quandomi andava. 

«Che ci fai qui?» le chiesi squadrandola da capo a piedi. Le tette rischiavano diuscirle dalla scollatura del vestito rosso, mi morsi il labbro. 

«Sono venuta a trovare un vecchio amico, perché? Non ti fa piacere? Possoentrare?» mi chiese Olivia, non sapevo a quale delle due domande rispondere. Mifaceva piacere? Non lo so. Volevo farla entrare? Non penso. 

«Non so se sia il caso...» dissi io guardandola negli occhi. Mi era tornata inmente Maddy, avevo detto a me stesso che non volevo fare cazzate. "Ma non haidetto che con lei non volevi più averci a che fare?" mi ricordò la mia testa, io nonrisposi. 

«Da quando sei diventato così noioso Cal? Ti ricordavo più simpatico» mi provocò Olivia con una faccia scontenta. Infondo non c'era nulla di male a farlaentrare. 

«Ricordavi male forse, comunque entra, non voglio che qualcuno ci veda» dissisenza pensare alle mie parole. C'erano dei fotografi a quella serata, non volevomi beccassero con lei.

«Hai sempre i fotografi alle calcagna?» mi chiese entrando nella stanza. Dovevoleva arrivare? Di certo non era lì per fare conversazione, lo sapevo bene. 

«Ultimamente meno, comunque siediti pure» le dissi assecondandola. Le indicai la poltrona vicino alla finestra, la vista era molto bella si poteva vedere lapiscina illuminata. 

«Grazie... dopo lo scandalo di Megan non dev'essere stato facile per te» dissepoi. Cavolo, erano tutti informati di quel che era successo, che merda. 

«Se sei venuta qui per parlare di lei, quella è la porta» dissi io sedendomi sulbordo del letto. Olivia non mi tolse lo sguardo di dosso nemmeno per un secondo,mi irritavano i suoi occhi che mi fissavano in quel modo, non ero il vecchio Calebche aveva conosciuto un anno prima, ma questo lei non lo poteva sapere. 

«Non tirerò più fuori l'argomento» disse alzando le mani in segno di resa. Nonsapevo veramente che dirle, avrei voluto cacciarla dalla stanza, ma non lo feci. 

«Bene... vuoi qualcosa da bere?» chiesi la prima cosa che mi venne in mente,potevo chiamare di sotto e fare arrivare dei drink, mi serviva altro alcol persuperare quella serata. 

«Sto bene così grazie... tu piuttosto mi sembri un po' come dire... su di giri»mi disse senza scrupoli. Olivia non aveva peli sulla lingua, in effetti ero un pochino alterato, ma ancora lucido per capire e ricordare tutto. 

«Ammetto di aver bevuto un po', ma non cominciare a rompere anche tu, mibasta già Red che mi fa da paparino» dissi levandomi il chiodo di pelle, lo gettaiper terra. Avevo un caldo pazzesco, quanti gradi erano lì dentro? 

«Si, l'ho visto giù. Ho sentito che gli dicevi che saresti venuto qui» ammise.Allora mi aveva seguito, ma che voleva da me? 

«Che fai mi segui? Perché sei qui?» le feci due domande contemporaneamente,Olivia mi guardò ma non rispose subito, si limitò a levarsi le scarpe con il taccocolor rosso fuoco che portava ai piedi. 

«Mi stavo annoiando alla festa, insomma ogni anno la stessa cosa, ha stufato...comunque ti dona il trucco da Joker» disse alzandosi dalla poltrona, si stavaavvicinando a passo lento verso di me. Pensai che non aveva perso il suo fascino,sentii i pantaloni diventare sempre più stretti in un punto ben preciso. "Maledizione!" imprecai tra me.

 «Non me ne parlare, ho sempre odiato queste feste, comunque anche tu staibene» dissi guardandola da capo a piedi. Che cosa stavo facendo? Olivia a quelpunto si sedette vicino a me a bordo letto. 

«Grazie, il costume da diavolo è quello che mi si addice di più» mi disse sussurrandomi all'orecchio. Se continuava così non avrei risposto più delle mie azioni.Inaspettatamente Olivia si staccò da me e mi poggiò una mano sulla coscia,seguii con gli occhi ogni suo movimento senza dire una parola. 

«Che stai cercando di fare?» le chiesi poi con voce roca. Lei abbassò lo sguardoe si accorse della mia erezione. 

«Ti ricordi come ci divertivamo ai vecchi tempi?» mi chiese slacciandomi ilbottone dei pantaloni. Ero combattuto tra il bloccarla o stare al suo gioco. Vinsela seconda opzione. 

«E come dimenticarlo...» le dissi abbassandole le spalline del vestito, lei milasciò fare. Era quello il suo scopo da quando era entrata in quella stanza. Mibaciò e io ricambiai, non fu un bacio sentimentale, tutt'altro. Le slacciai il reggiseno rosso, la baciai sul collo, Olivia mi levò la maglia poi la aiutai a sfilarmi ipantaloni, e lei pensò al resto.

 «Vacci piano Cal» mi disse tra un gemito e l'altro, era eccitata come sempre. 

«Lo sai che odio andarci piano» dissi levandole il perizoma poi la feci distendere sul letto. Presi il preservativo dai pantaloni che avevo lasciato a terra e tornaida lei. La guardai per un istante e mi misi sopra di lei. La baciai, la toccai poiaffondai dentro di lei con una spinta veloce. Dopo avermi lasciato fare per unpo', Olivia prese il comando e si mise sopra di me. Era così bagnata, cominciò amuoversi lentamente, poi aumentò il ritmo, non sentivo nulla per lei ma in quelmomento provai piacere. Non mi facevo una scopata da tempo, dopo poco stavoper venire. Il mio cervello si era spento, la mia testa era affondata nel cuscino eil mio cuore palpitava per l'eccitazione... 

«Cal!» proprio in quel momento sentii la voce di Red, guardai verso la porta."Merda" pensai. A quel punto bloccai Olivia per i fianchi. Poi sentii la voce diMaddy e il sangue mi si raggelò. 

«Che succede?» disse, poi scostò la porta per vedere quello che aveva visto Red.Olivia era ancora sopra di me e cercava di coprirsi con il lenzuolo. 

«Ma...» Maddy si mise una mano sullo stomaco e indietreggiò, non la vidi più. 

«Levati... Red che cazzo ci fai lei qui?» mi levai di dosso Olivia che mi guardòarrabbiata. Red aveva uno sguardo deluso, mi diressi verso di lui con il lenzuololegato in vita per coprirmi. Ma com'era potuto succedere? Ero nel panico piùtotale, ero completamente cosciente, l'effetto dell'alcol era svanito. 

«Datti una calmata» disse Olivia seccata. La fulminai con lo sguardo, era salitaapposta, aveva un solo e unico scopo, farsi una scopata con Caleb Graham nonle fregava nulla di me e nemmeno a me di lei. Ero stato un completo deficientead assecondarla. 

«Sta zitta! Tu non capisci» dissi, poi guardai Red. La delusione che lessi nei suoiocchi fu un colpo al cuore per me. Mi ero ripromesso e avevo promesso anche alui che non avrei fatto cazzate, invece... 

«Vestiti ci penso io» mi disse poi. Non ebbi il coraggio di mettere la testa fuoridalla porta, avevo fatto forse la cazzata più grande della mia vita. Maddy, ora era lei il mio unico pensiero, come avevo fatto ad essere così stupido e superficiale?Maledii me stesso per il mio comportamento.«Merda!» dissi sbattendo la porta. Mi appoggiai al legno freddo, e chiusi gliocchi per un momento, non avevo avuto il tempo di realizzare l'accaduto. Oliviaera ancora sul letto e nel mentre si era rivestita. La guardai, lei rabbrividì sotto ilmio sguardo. 

«Perché cazzo la porta era aperta?» le chiesi e senza aspettare la sua rispostaraccolsi i miei vestiti e mi rivestii. 

«Non lo so, si sarà chiusa male, stai calmo mi stai facendo paura» disse mettendosi in piedi. Non si mosse, faceva bene a starmi lontana, ero incazzato con mestesso e non era una buona cosa.«Cazzo... merda... è stato tutto uno sbaglio» imprecai ad alta voce, poi presiun vaso che stava sopra una mensola e lo scaraventai a terra poi strinsi i pugnilungo i fianchi. Olivia era terrorizzata dal mio comportamento, non aveva maivisto questo mio lato. 

«Caleb calmati» mi disse facendo dei passi verso di me. Avevamo sbagliato entrambi, ma il colpevole ero stato io, non dovevo cadere nella sua trappola, invececome sempre avevo ceduto alla tentazione. 

«Tu non capisci...» dissi in tono basso guardandomi le scarpe. 

«Quella non era la ragazza che ha fatto il servizio con te?» mi chiese Oliviad'un tratto, l'aveva riconosciuta. Si, era proprio lei, quella perfetta ragazzina. Cheavevo fatto? 

«Si... e mi piaceva anche, ma ora ho perso tutto... non dovevi venire qui» ledissi quasi rimproverandola. Stavo cercando di dare la colpa a qualcuno per ilmio comportamento, ma sapevo benissimo che era solo e soltanto colpa mia. 

«Non ti ho obbligato a fare nulla, l'abbiamo fatto insieme» mi disse discolpandosi. Sapevo che aveva ragione, ma non volevo ammetterlo. 

«Sono mezzo ubriaco, ovvio che avrei fatto qualsiasi cosa» cercai di giustificarmi. Ma chi volevo prendere in giro? Ero perfettamente cosciente di ciò chefacevo, pensavo che con una scopata mi sarei dimenticato di Maddy, ma avevosbagliato tutto. 

«Si certo, dai la colpa all'alcol, ma la verità è che io ti piaccio più di quantocredi» mi disse Olivia in tono seducente. Stava ricominciando a fare il suo giochetto, ma sta volta non ci sarei cascato.«Ascoltami bene, per me sei sempre stata una scopata e basta. Nulla di più,mettitelo bene in testa. Ora devo andare» dissi infilandomi il chiodo di pelle. Erogià fuori dalla porta, dovevo raggiungere Maddy prima che fosse troppo tardi. 

«E mi lasci qui così?» mi chiese Olivia in tono offeso e che cosa pretendeva?«Si!» dissi sbattendo la porta alle mie spalle.

«Va al diavolo Caleb!» sentii Olivia urlare, le sue parole non mi toccarono, nonmi fregava nulla di lei. 


Feci le scale di corsa e mi diressi verso l'uscita. Mille pensieri si fecero stradanella mia testa, l'unica cosa che sapevo è che dovevo raggiungerla. Trovai Oscarall'uscita. 

«Te ne vai anche tu?» mi chiese con tono curioso. Non avevo nessuna voglia difare conversazione, senza fare altre domande il buttafuori mi aprì la corda perpoter uscire. 

«Si Oscar, non ho tempo da perdere» dissi avviandomi lontano da lì a passospedito. 

«Se ti interessa sono andati verso il parcheggio» mi urlò Oscar per farsi sentire.Aveva capito chi stavo cercando, mi voltai verso di lui. 

«Grazie amico» gli dissi. Lui sorrise, non avevo mai conosciuto una personapaziente e gentile come quell'uomo, forse solo Red. Mi diressi di corsa verso ilparcheggio, non sapevo bene da che parte girarmi, poi vidi il mio migliore amicoe le amiche di Maddy. Mi avvicinai di più, Mark mi guardò, non era contentodel mio comportamento glielo leggevo negli occhi. Maddy doveva avergli dettociò che aveva visto. Spostai lo sguardo su di lei, era seduta sul sedile anterioredella macchina con i piedi a penzolone, teneva la testa bassa. Notai il suo truccosbavato, aveva pianto. Mi sentii una merda in quel momento, non dovevo avvicinarmi a lei fin dal principio, ogni cosa a cui mi avvicinavo si rompeva o meglio lafacevo rompere e avevo fatto la stessa cosa con lei. Mi ero bloccato a pochi passidalla macchina ero scioccato nel vederla in quello stato.«Maddy posso spiegarti...» dissi con tono dispiaciuto. Sentivo gli occhi gonfi elucidi, non mi era mai capitato prima. In quel momento lei alzò la testa e guardòverso di me. I suoi occhi magnetici avevano perso la loro luce, erano spenti e ilsuo volto candido non esprimeva nessuna emozione. Mark venne verso di me,dopo pochi passi mi era difronte. 

«Lasciala stare» mi disse aggressivo. Che cosa voleva? Non doveva mettersi inmezzo in quella situazione. Non avrebbe dovuto portarla alla festa. Che gli erasaltato in mente? 

«Non metterti in mezzo Mark, devo parlare con lei» gli dissi continuando aguardare la ragazzina.

Maddy 

Era successo tutto così in fretta, Caleb ci aveva raggiunti fuori, Mark stava parlando con lui, ma Caleb voleva parlare con me. 

«Non credo che lei voglia parlarti in questo momento» disse Jade al posto mio.Non trovavo la forza di parlare, ero tornata a guardare terra.«Ho fatto un errore, devo spiegarle» la voce di Caleb mi arrivò forte e chiarae fu un'altra pugnalata al cuore. Trovai non so come la forza di guardarlo, mifaceva male, mi stavo facendo del male. Il suo sguardo era ancora su di me comese non si fosse mai staccato, i suoi occhi erano lucidi, Mark gli stava di fronte maCaleb non lo stava guardando. Decisi di scendere dalla macchina, l'asfalto erafreddo sotto i miei piedi non mi preoccupai nemmeno di rimettermi le scarpe.Avevo tolto il cerchietto e le ali, avevo solo il vestito nero addosso. Nero, lo stessocolore del mio umore in quel momento. 

«Jade, Mark me la cavo da sola» dissi categorica. Alyssa mi stava guardando,non si era intromessa il che mi sembrò strano, di solito lo faceva sempre, probabilmente aveva capito che non era il momento e lo apprezzai. 

«Sei sicura?» mi chiese Jade premurosa. La guardai, volevo farle capire che erosicura. 

«Si, voi salite in macchina, voglio rimanere sola con lui» dissi e nel mentreguardai Mark, poi Jade e infine Alyssa che fu la prima a salire in macchina. 

«Hai fatto una cazzata Caleb, sappilo» la voce di Mark era bassa ma il lo sentiicomunque. Caleb guardò a terra per tutta risposta, Mark venne verso di me e mimise una mano sulla spalla, gli sorrisi poi salì in macchina. Eravamo rimasti io elui. Mi misi di fronte a Caleb, lui guardò i miei piedi arrossati, poi il vestito e poimi guardò finalmente negli occhi. 

«Che cosa vuoi ancora?» gli chiesi secca cercando di trattenere tutte le emozioni che avevo nel corpo. Non mi rispose subito, aveva un espressione triste. "Oraè troppo tardi per pentirsi Super Star" pensai. 

«Io posso spiegarti, ero bevuto e lei era lì...» cercò di giustificarsi ma non concluse il discorso. Wow che bella spiegazione, stava dando la colpa all'alcol ma ame sembrava più che lucido.«Bella spiegazione di merda» dissi io secca incrociando le braccia al petto. Nonavrei accettato nessuna spiegazione. La mia decisione l'avevo presa, non volevopiù vederlo, mi aveva raccontato solo cazzate. 

«Ascoltami, non sapevo che cosa stavo facendo... ti prego perdonami» mi implorò avvicinandosi. Feci un passo indietro, a quel punto Caleb si bloccò, nondoveva avvicinarsi non glielo avrei permesso, avevo abbassato la guardia unavolta, non l'avrei fatto di nuovo.«Ascoltami bene perché questa sarà l'ultima volta che mi vedrai» dissi stringendo ancor di più le braccia al petto. Sentivo freddo a causa di tutte le emozionie a causa di tutta la situazione, ma non lo diedi a vedere. La luna brillava sopra di noi, la guardai per un momento e pensai a mio padre che dall'alto stava assistendo a quella scena patetica. 

«Non dire così» mi disse avvicinandosi ancora, io lo lasciai fare, doveva sentirebene ciò che stavo per dire. 

«Lo dico eccome e tu mi ascolterai... è stato tutto uno sbaglio fin dal principio.Guardaci insomma, tu sei chi sei e io sono semplicemente io sarebbe comunquefinita prima o poi, o meglio, mai iniziata in questo caso» dissi senza far trapelarele emozioni. Non so per quanto sarei riuscita a tenere quella maschera di ghiaccio. 

«Stai dicendo delle cose senza senso, sappiamo entrambi che cosa abbiamoprovato» cercò di convincermi. Con quel discorso delle emozioni mi aveva giàimbambolato, ma non credevo ad una singola parola. Era stato lui a chiedermi diricominciare ed era stato sempre lui ad essere andato a letto con un altra dopopochi giorni, non sapeva nemmeno lui che cosa voleva, ne ero certa. 

«Io ho finito qui, non ho altro da dirti» dissi girandomi e dandogli così le spalle,volevo andare alla macchina. Caleb mi bloccò per il polso e io non ebbi la forzadi levarmi dalla sua presa. Una lacrima mi scivolò sulla guancia, la asciugai infretta. 

«Che vuol dire che hai finito qui?» mi chiese in tono basso. Mi voltai per guardarlo in faccia, solo in quel momento mi lasciò andare come se avesse preso lascossa. 

«Vuol dire che me ne vado e che non voglio più saperne nulla di te» dissi contono isterico cercando di non piangere. Dentro di me si stavano facendo stradatroppe emozioni, rancore, delusione, rabbia, fastidio... 

«Ma non puoi andartene» mi disse, stava sussurrando come se quelle paroledovessi sentirle solo io e nessun altro. I suoi occhi blu stavano guardando i miei,leggevo angoscia e tristezza in quell'oceano tormentato. Non sapevo che dire, checosa voleva sentirsi dire? 

«Sai, ricominciare come avevamo stabilito era una bella idea, ma evidentemente le situazioni e le persone cambiano... tutto questo mondo fa parte di te e faràsempre parte di te, ed è giusto, ma non è questo il punto. Stasera quel che hovisto mi è bastato» dissi riferendomi alla ragazza che si stava scopando nel belmezzo di una festa. Rividi la scena nella mia testa, provai un senso di nausea alsolo pensarci. 

«Sono sempre io ragazzina, sono quello che solo tu e altre poche persone hannoconosciuto» disse avvicinandosi a me. Sentivo il suo respiro caldo sulla pelle,aveva tutto il trucco sbavato. Permisi a me stessa di ammirarlo in ogni sua singola caratteristica, i suoi occhi, le ciglia lunghe, i suoi capelli scuri in quel momento spettinati, le sue braccia, le sue mani, non mi sarei mai dimenticata il suoprofumo.

«Mi fai dei bei discorsi, mi illudi di qualcosa che sai bene che non potrà maifunzionare... se questo sei tu buono a sapersi» dissi a testa bassa. Sentivo lelacrime agli angoli degli occhi, non volevo che mi vedesse piangere. 

«No, no, no, credimi, questa sera avevo pensato che non potevo darti ciò di cuiavevi bisogno, sono stato talmente stupido da cancellare anche il tuo numero.Quella ragazza non significa niente, io voglio te» mi disse angosciato. La suamano stava sfiorando la mia, un brivido mi percorse la schiena, alzai la testa. Ciguardammo per quella che mi sembrò un'eternità. 

«Ti prego non piangere, così mi uccidi» mi disse raccogliendo una lacrima. Nonne potevo più, non ero un pezzo di ghiaccio come potevo sembrare, avevo deisentimenti e per questo ragazzo avevo provato sentimenti che mai avevo provatoprima. Che stupida che ero stata, per un momento ci avevo creduto davvero. Miasciugai le lacrime, Caleb tolse la mano dalla mia guancia e proprio in quel puntoin cui l'aveva appoggiata sentii freddo. 

«Facciamola finita» dissi facendo un passo indietro. Dovevo tagliare corto, mistavo distruggendo sempre più restando lì con lui.«Io parlavo sul serio, di ricominciare, di stare insieme» disse serio. Quantoavrei voluto credergli, ma non ero in grado di far finta di nulla. 

«Ne sono convinta che parlavi sul serio ma evidentemente doveva andare così...voglio che questo periodo della mia vita sia indimenticabile, ma non così Caleb»dissi con tanta sincerità. Ne avevo passate di tutti i colori, mio padre ci avevalasciato, Nathalie mi rendeva la vita impossibile. Non volevo altri drammi, conl'università potevo avere un nuovo inizio, essere felice e per un po' lo ero stata loammetto. Caleb mi aveva resa felice per quel poco tempo che avevamo passatoinsieme. 

«Ti prego pensaci» mi implorò e io mi persi ancora nei suoi occhi. Mi presi unmomento per ammirarli per un'ultima volta. 

«Ci ho già pensato abbastanza e ho preso la mia decisione. Il destino ha volutocosì» dissi facendo uso di tutta la mia parte razionale. Il destino... probabilmentenegli ultimi anni il destino non era a mio favore.

 «Siamo noi che decidiamo il nostro destino» mi disse facendo un passo avanti.Se era così allora aveva deciso lui di farla finita tra noi, anzi di non farla iniziareproprio. Feci un passo indietro.«Se è così come pensi tu allora hai deciso tu stesso di far finire le cose così. Oravai, probabilmente dentro si saranno chiesti che fine hai fatto» dissi cercando distare tranquilla.«Non me ne frega nulla di loro!» sbottò. Lo guardai ancora, Caleb fece lo stesso. 

«Addio Caleb» dissi e mi diressi verso la macchina. Non mi raggiunse. 

«Ragazzina ti prego» lo sentii dire. Salii in macchina, allacciai la cintura, Mark partì subito. Guardai fuori dal finestrino, Caleb era ancora fermo dove l'avevolasciato. 

«Come stai?» mi chiese Alyssa. Fissai la luna, in celo non c'era neanche unastella. 

«Me la caverò, come sempre» dissi con un velo di tristezza nella voce, poi chiusi gli occhi. Mi addormentai sul sedile, ero così stanca, dovevo voltare pagina alpiù presto, sarei andata avanti, da sola come sempre.    

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