CAPITOLO 27
Capitolo 27
Maddy
Dopo essermi fatta convincere dalle mie amiche ad andare alla festa vip, raggiungemmo Mark alla sua macchina, salimmo e ci dirigemmo verso la "nuovafesta". Per una a cui non piacevano quel genere di serate era alquanto stranotrovarsi prima ad una festa e poi ad un altra. "Non male" pensai. Il mio cuore rischiava di uscire dal petto, sapevo che avrei visto Caleb, ma non sapevoche cosa sarebbe successo. Mi avrebbe baciata di nuovo? Avrebbe fatto finta dinon conoscermi o cosa? Era più di venti minuti che stavamo in macchina, senon sbaglio ci trovavamo sulla Sunset Boulevard nel West Hollywood, una dellestrade più famose di Los Angeles. Dopo quella che mi sembrò un'eternità Markparcheggiò la macchina davanti ad un locale illuminato, a confronto la villa diGlenn sembrava un magazzino.
«Eccoci qui ragazze» ci disse spegnendo il motore, potevo sentire la musicaanche da dentro la macchina perché il locale era mezzo all'aperto e mezzo alchiuso da quel che si poteva intravedere da fuori.
«Ma questo è lo MoonCurve!» disse Alyssa stupefatta. Le avevamo lasciato ilposto davanti vicino a Mark, era giusto così, era proprio cotta di quel ragazzo,anche se lui non mostrava molti segni di interesse.
«Esatto si, uno lei locali più trendy di Los Angeles» ci spiegò lui. Avevo sentitoparlare del "MoonCurve", in varie riviste e anche sui social. Era uno dei localiche organizzava le feste più vip di tutta LA.
«Non ci faranno mai entrare qui dentro» disse Jade mettendosi comoda nelsedile posteriore di fianco al mio. La guardai, io stavo pensando la stessa cosa.Non eravamo nessuno, non ci avrebbero mai fatto entrare. "Meglio così" disse lamia testa.
«Per quanto mi riguarda posso anche rimanere in macchina» dissi io imitandola mia amica mettendomi comoda. Mentre il mio tono era sollevato, quello diJade era deluso. Ci teneva così tanto ad entrare li dentro?
«Non ti ho portato via da una festa per stare in macchina» mi disse Mark girandosi nella mia direzione. Era proprio convinto di volermi portare lì dentro, macome gli era venuta quell'idea "geniale" mi chiedevo io.
«Scusa la domanda Mark, ma tu sei nella lista?» chiese d'un tratto Alyssa, Markla guardò e pensò un attimo prima di risponderle, non sembrava tanto convintodella risposta che stava per darci.
«Certo che si e se non ci fanno entrare chiamerò Caleb in persona all'entrata» disse cercando di usare un tono convincente. Cavolo, era amico di Caleb loavrebbero fatto entrare per forza, ma a noi forse no. Una piccola speranza si fecestrada nel mio cuore, non volevo andare a quella festa, ne ero convinta.
«Giusto, dimentico sempre che siete grandi amici» disse Jade raddrizzando laschiena, i suoi occhi in quel momento si illuminarono. Mark le aveva dato unasperanza. Alyssa invece lo stava guardando, ci mancava poco che le sbavasseaddosso e non esagero.
«A me non sembra una buona idea, non andiamo a disturbare Caleb» dissi ioconsapevole del fatto che probabilmente nessuno dei tre mi avrebbe ascoltata.Ero in trappola, non avevo molte vie di fuga.
«Lo andiamo a disturbare eccome! Datemi un paio di minuti e vi vengo a riprendere» ci disse Mark uscendo dalla macchina. A me andava più che bene checi lasciasse lì, le mie amiche invece si guardarono, non capii il loro sguardo.
«Non se ne parla. Noi veniamo con te, subito» disse Alyssa scendendo come unfulmine dall'auto, Jade la imitò, mentre io non mi mossi dal sedile, avevo ancorala cintura di sicurezza allacciata.
«Esatto si, non vogliamo rischiare di rimanere fuori» disse Jade, lei si che sapeva essere convincente. Mark a quel punto guardò le mie amiche divertito, permia fortuna non si accorse che io non ero ancora scesa.
«E va bene andiamo» disse arrendendosi, aveva capito che Alyssa e Jade nonavrebbero accettato un no come risposta. Io smisi di guardarli, tenni gli occhi fissi davanti a me. Jade stava ancora tenendo lo sportello aperto per farmi scendere,lei al contrario degli altri due sapeva benissimo che non mi ero mossa.
«Maddy scendi» mi disse in tono autoritario. Mi sembravo io con mia madrequando avevo quattro anni e non volevo andare all'asilo. Sorrisi al pensiero.
«No, è una pessima idea, vi aspetto qui fino a che la festa non sarà finita»dissi incrociando le braccia al petto. Le ali che portavo sulle spalle mi davanoparecchio fastidio, non vedevo l'ora di toglierle. Per tutta risposta le mie amichee Mark mi guardarono storto.
«Ma che dici! Dai scendi, ti prometto che ti divertirai» mi disse quest'ultimoavvicinandosi a Jade che teneva la portiera aperta. Erano proprio delle teste dure,tutti e tre. Non volevo andarci e basta.
«Facciamo un patto, datti un'ora, se dopo vuoi andartene noi verremmo con te»mi disse Alyssa in tono implorante. Odiavo quando faceva quella faccia, sbattevagli occhi, sembrava un cerbiatto, ma non avrei mollato. Sbuffai... perché dovevano sempre mettermi in quelle situazioni? Sarei stata bene a casa a vedermi perla milionesima volta uno di quei film strappalacrime, oppure un bel film horrorche sicuramente mi avrebbe fatto meno paura della serata che stavo affrontando.
«Dai non fare la difficile» disse Mark. Alzai gli occhi al cielo indecisa sul dafarsi, infondo mi avevano detto che se dopo un'ora volevo andarmene saremmoandati via.
«E va bene, ma un'ora non di più» dissi scendendo dalla macchina. Alyssa sitrattenne dal non fare uno di quei soliti urletti che faceva sempre quando eracontenta, Jade invece mi guardò come se fossi un caso irrecuperabile.
«Certo come no!» la sentii dire mentre chiudeva la portiera, a che cosa si riferiva?
«Hai detto qualcosa?» le chiesi divertita, Jade mi guardò facendo la finta innocente.
«Chi, io?» chiese guardandosi intorno. Sorrisi, era veramente terribile, non sapeva fingere.
Ci avviammo all'entrata, avevo notato in lontananza che c'era un uomo vestitodi nero a controllare l'ingresso, probabilmente avrebbe deciso lui se farci entrareoppure no. Mi incuteva un po' di terrore, era alto, grosso, il classico buttafuoriche si trovava nelle discoteche. I miei piedi stavano già implorando pietà, non nepotevo più di quei tacchi, siano beate le scarpe basse.
«Mark Ford, non ci posso credere!» disse l'uomo montagna, nella mia testal'avevo soprannominato così. Mark si illuminò vedendolo, sembrava si conoscessero da molto tempo.«Oscar, ma sei tu?! Amico quanto tempo!» disse Mark dandogli una pacca sullaspalla e l'uomo di nome Oscar ricambiò. Da vicino non faceva poi così tantapaura come pensavo, anzi sembrava un gigante buono.
«Dov'eri finito? Non ti vedo da queste parti da un po'» gli disse. Che strano,pensavo che Mark fosse nel giro di Caleb.
«Da quando Cal è andato a New York per girare il suo ultimo film, sono statoun po' fuori dal giro, ho ripreso a frequentare l'università» spiegò Mark all'amico. Anche se portava un cognome importante sembrava una persona normale,faceva l'università come tutti i ragazzi della sua età e non si atteggiava da divo,anzi tutto il contrario.
«Mi fa piacere per te. E queste tre ragazze chi sono?» chiese Oscar spostandol'attenzione su di noi. Io sorrisi.
«Loro sono Madison, Alyssa e Jade» ci presentò Mark indicandoci una ad una.«Piacere» dissi, io e le mie amiche parlammo in coro, sembravamo tre angiolettia vederci. Alyssa lo sembrava ancor di più grazie al suo vestito bianco candido.
«Piacere mio ragazze, non vi ho mai viste da queste parti» ammise Oscar. Probabilmente il buttafuori aveva già capito che non eravamo nessuno per partecipare a quella festa super vip.«Diciamo che non siamo famose, è un caso se ci troviamo proprio qui» spiegòAlyssa, la fulminai, ma perché non teneva la bocca chiusa una volta tanto. Marknon la fece finire di parlare.
«Ci fai entrare?» chiese all'amico. Oscar lo guardò storto, stava ragionando suche cosa dire, probabilmente il suo lavoro consisteva nel non far entrare personeindesiderate, o di un ceto minore come eravamo noi.
«Sei nella lista?» chiese poi, Mark lo guardò con un sorriso, ma sicuramentenon sarebbe stato quello a farci entrare. Le sue doti di persuasione potevanofunzionare con le ragazze ma con quella montagna no.
«Teoricamente si...» disse. Teoricamente? Ah bene non era nemmeno sicuro diessere stato messo nella lista degli invitati. La notizia non mi preoccupò più ditanto, le mie amiche invece erano un fascio di nervi.
«Fammi controllare» gli disse Oscar prendendo la lista. Dopo aver sfogliatovari fogli trovò il nome di Mark.
«Si, ci sei... ma loro no» disse alzando lo sguardo dai fogli e squadrando primame e dopo le mie amiche.
«Puoi chiudere un occhio?» chiese Mark. Voleva corromperlo? Oscar avrebberischiato di perdere il lavoro se chiudeva un occhio, non volevo che succedesseuna cosa del genere.
«Per te sai che lo farei, ma qui dentro ci sono persone molto importanti, nonposso far entrare delle estranee» disse sincero. Aveva perfettamente ragione ecapivo la situazione in cui si trovava.
«Lo capiamo, non si preoccupi, noi andiamo» dissi io guardando prima lui edopo le mie amiche che sbuffarono. Stavamo per girare sui tacchi ma Mark miprese per un polso, aveva preso quella brutta abitudine, ma non mi sembrava ilmomento di parlarne.
«Oscar vedi... Maddy ha posato con Caleb per delle foto, si conoscono» dissemettendomi in mostra come se fossi un trofeo. Oscar mi squadrò per la secondavolta, poi guardò Mark. Le mie amiche sembravano sollevate.
«Mmm, mi raccomando però tenete un profilo basso» ci disse sganciando lacorda che bloccava l'entrata. Bene, eravamo già dentro praticamente, non si tornava più indietro.
«Grazie amico, sei un grande!» ringraziò Mark. Ci fosse stato un altro all'entrata non ci avrebbe fatto entrare.
«Grazie Oscar!» lo ringraziai a mia volta.
«Grazie!» disse Jade. Alyssa non si preoccupò nemmeno di salutarlo, aveva seguito Mark ed era entrata con lui.
«Di nulla dolcezze» disse l'uomo facendoci l'occhiolino. Oscar era stato veramente gentile con noi.
Io e Jade seguimmo Mark e Alyssa all'interno del locale, passammo vicino ad unapiscina esterna veramente enorme dove a bordo c'erano tantissime persone, voltifamiliari ma di cui non ricordavo tutti i nomi, non ero molto brava a ricordare inomi di attori e cantanti. Poi, passammo un'altra porta che ci condusse al vero eproprio locale. Era buio, l'unica illuminazione era fornita dalle luci a led colorate.Sopra al palco c'era un DJ che mixava la musica e tutti stavano ballando.
«Ora posso anche morire felice!» disse Alyssa eccitata. Eravamo circondate dapersone famose, Jade aveva la bocca aperta per lo stupore, io mi guardai semplicemente in giro, mentre Mark sembrava a suo agio.
«E io con te» disse Jade ad Alyssa. Erano sempre le solite esagerate. Infondo,tutti i presenti erano persone come noi, solo che erano famose e avevano soldi,nient'altro.
«Figo vero? Maddy che ne dici?» mi chiese Mark urlando. La musica era alta,non si capiva nulla. Che pensavo? Pensavo che mi sentivo a disagio, fuori luogo,ma decisi di non dirlo ad alta voce.«Beh direi che è un locale fantastico» dissi facendo un sorriso finto. Fortunatamente Mark non se ne accorse.
«Grazie Mark per averci portate qui» gli disse Alyssa toccandogli il braccio.Mark era vestito da... oh, non era vestito, non indossava un costume, ma semplicemente un outfit nero, ma ci feci caso solo in quel momento.
«Figurati angioletto!» disse ad Alyssa facendole l'occhiolino. Voleva far morirela mia amica, non mancava tanto che stramazzasse al suolo.
Adesso muore» mi disse Jade all'orecchio per non farsi sentire io risi, e lei conme.
«Sicuro» le dissi continuando a ridere. Alyssa era incollata a Mark lo seguivacome fosse un cagnolino, lo so è una brutta immagine ma non saprei in che altromodo descriverla.
«Seguitemi, andiamo a prendere da bere» disse Mark voltandosi verso me eJade. Di colpo Alyssa si staccò da lui, la sua attenzione era stata catturata da unapersona.
«Oddio, oddio, oddio... quello è...» disse, quasi urlò. Aveva la mano sulla bocca. Fortunatamente nessuno sentì la sua esclamazione solo grazie alla musica adalto volume.«Zitta e cammina, non cominciare» le dissi io spingendola avanti. Non fecitanta pressione per paura che si ammazzasse sui tacchi.
«C'è anche la cantante... Dai come si chiama?! Non ricordo il nome» disse Jadebloccandosi e salutandola con la mano. Ma faceva sul serio? Come le era venutoin mente di salutarla? Non erano normali le mie amiche e ciò che mi stupì ancoradi più è che lei ricambiò il saluto con un sorriso. "Cose dell'altro mondo" pensai.
«Ti ha salutata davvero!» disse Alyssa scioccata, in effetti anche io lo ero un po'.
«Volete smetterla voi due!» dissi in tono autoritario, loro misero il bronco peggiodi due bimbe di tre anni. Eravamo finalmente arrivate al bancone dove servivanoda bere.
«Che cosa prendete?» ci chiese Mark ignaro di ciò che era successo, non si eravoltato per vedere che cosa stavano facendo Alyssa e Jade.
«Io non bevo grazie» dissi tranquilla.
«Dai un drink!» mi disse Mark cercando di convincermi a prendere qualcosa.Stavo bene così come stavo, non ero un amante dell'alcol.
«No, davvero sto bene così» dissi cercando di essere convincente a mia volta.
«Non insisto... voi invece che prendete?» chiese poi alle mie amiche, loro si cheerano delle grandi bevitrici.
«Io un Sex on the Beach» disse Alyssa con uno sguardo ammiccante. Stavaveramente cercando di sedurre Mark? Era proprio sfacciata.
«Io un Manhattan» disse Jade. Quelle due non avevano limiti, ne ero semprepiù convinta, speravo solo che non si ubriacassero.
«Perfetto, ve li faccio preparare subito!» disse Mark lasciandoci sole per andarea parlare con il barista.
«Andateci piano voi due» dissi alle due pazze scatenate. Sembravo la mammache fa le raccomandazioni alle figlie.
«E dai sciogliti un po'» mi disse Alyssa sistemandomi il cerchietto con le corna. Io la guardai e le feci un sorriso, oltre a sentirmi a disagio provavo un'altrasensazione poco piacevole... il brutto presentimento di cui vi parlavo prima nonmi aveva abbandonato.
«Sto in ansia altro che sciogliermi» confessai preoccupata. Jade si guardò intorno.
«Non lo vedo qui in giro stai tranquilla» mi disse mettendomi una mano sullaspalla, ma non era per il fatto di vedere Caleb che stavo in ansia, non sapevonemmeno io il motivo per cui mi sentivo così agitata quella sera.
«In effetti è strano... nemmeno io l'ho visto» disse Alyssa guardandosi in giroa sua volta. Così facendo non mi stavano aiutando di certo.
«Ecco a voi ragazze! Chi non avete visto?» chiese Mark porgendo i bicchierialle mie amiche.«Caleb...» dissi io poco convinta. Mark si guardò intorno poi tornò su di me.
«Sarà di sicuro in disparte in un angolo come il suo solito, non è un tipo molto loquace» mi spiegò. In effetti Caleb aveva detto anche a me di non amare quelgenere di feste, forse mi stavo preoccupando per nulla.
«Mark perché non accompagni Maddy a cercarlo?» chiese Jade. Si era spostatada me ed era andata vicino a Mark per farsi sentire meglio.
«Buona idea, andiamo!» mi disse lui prendendomi per l'ennesima volta per ilpolso, mi stavo abituando a quel suo modo di fare. Mi girai verso le mie amiche.
«Vi odio!» mimai con le lebbra, loro in tutta risposta mi salutarono con la manina. Maledette.
Mark mi aveva finalmente mollato il polso e mi camminava di fianco, andavamoavanti a spintoni in quella sala.
«Ti vedo agitata, che succede?» mi chiese d'un tratto. "Allora si nota che sonoagitata" pensai... decisi di non mentirgli.
«Non lo so, è tutta la sera che ho un brutto presentimento, non saprei spiegarti»dissi sincera. Mark mi guardò con dolcezza, probabilmente gli facevo pena.
«Stai tranquilla, sei ad una delle feste più vip di sempre, guardati intorno, quando ti ricapita?» disse cercando di farmi vedere il lato positivo della serata. Loascoltai, mi guardai attorno... era una festa veramente figa dovevo ammetterlo,gli sorrisi e cercai di pensare a cose positive.
«In effetti mi sembra tutto surreale» gli confessai quasi incredula di trovarmilì. Io Madison, una ragazza qualunque, ad una festa con i cantanti e gli attori piùfamosi di Hollywood, stavo sognando o era la realtà?
«Ecco guarda, c'è Red!» mi disse Mark indicando un ragazzo alto che stava inun angolo del locale. Red, se non sbaglio la guardia del corpo di Caleb si chiamava così.
«La sua guardia del corpo?» chiesi a bassa voce per non fare figuracce.
«Esatto si... Red!» mi disse, poi alzò un braccio per attirare l'attenzione delragazzo. Red ci vide e riconobbe Mark perché venne verso di noi. Mi sentivo unananetta tra loro due, erano entrambi molto alti.
«Mark ma che ci fai qui? Non dovevi...» disse il tipo con aria confusa, poi siaccorse della mia presenza e si ammutolì.
«Ti presento Madison, Madison questo è Red» ci presentò. Avevo già visto laguardia del corpo di Caleb di sfuggita quando avevo posato con lui, ma non cieravamo mai presentati ufficialmente.«Piacere, puoi chiamarmi Maddy» dissi porgendogli la mano. Red guardò Markin modo indecifrabile poi sorrise a me. Non capivo che cosa stava succedendo,sembrava sorpreso di vedermi lì, o forse sapeva che cosa c'era stato tra me eCaleb e mi stava guardando in quel modo per quel motivo.
«La famosa Maddy, piacere mio sono Red, quello che para il culo a quel disgraziato di Caleb» mi disse scherzando. Era simpatico. "La famosa Maddy" avevadetto, forse Caleb gli aveva raccontato di me, diventai rossa al solo pensiero.
«Dev'essere un lavoro duro immagino» dissi io ridendo a mia volta, per nascondere l'imbarazzo.«Immagini bene» mi disse.
«Caleb dov'è?» chiese Mark interrompendo la nostra conversazione. Red spostòla sua attenzione su di lui.
«Non si fa vedere da più di un'ora, si è preso una stanza qui di sopra per stare dasolo» spiegò, Mark fece una faccia che non mi convinse molto, poi tornò normale.
«Te lo dicevo che siete uguali... Nemmeno a Maddy piacciono le feste» midisse, l'ultima parte della frase la rivolse a Red che mi guardò divertito.
«Diciamo che preferisco fare altro» cercai di spiegare io.
«Se vuoi ti accompagno di sopra» mi propose Red, io tentennai a rispondere.
«Non vorrei invadere i suoi spazi...» dissi non sapendo che altra scusa inventarmi per non salire da lui.
«Vedrai che gli farà piacere vederti» insisté ancora. Forse mi aveva convinta.
«Red te la affido mi raccomando» disse Mark, ma sembravo veramente cosìfragile da dover essere protetta? Non mi piaceva per niente che le persone avessero quella considerazione di me. Sapevo cavarmela benissimo da sola.
«Mica sono un pacco postale... comunque tieni d'occhio le mie amiche, sonopiù pazze di quel che sembrano, non vorrei che combinassero qualche guaio»dissi a Mark in tono divertito. Dovevo avvertirlo della pazzia delle mie amiche.
«Stai tranquilla le tengo d'occhio io, ora vai!» mi disse con fare frettoloso e sene andò facendosi strada nella folla.
«Da questa parte» mi fece segno Red di seguirlo, mi sentivo a disagio e più miavvicinavo a dove stava Caleb più il mio cuore batteva.
Salimmo delle scale di vetro che portavano al piano superiore, mi sembrava damaleducata non parlare, dunque decisi di farmi coraggio.
«Posso chiederti... da quanto tempo conosci Caleb?» gli feci la domanda piùstupida che mi venne in mente.
«Da tanti anni, ormai non li conto più... è un bravo ragazzo a tratti stronzo earrogante, ma ha un gran cuore» mi disse lui, sembrava sincero. Aveva in treparole descritto il Caleb che avevo avuto il piacere di conoscere e questo in uncerto senso mi rassicurò.
«Si, diciamo che a prima impressione non sembra molto socievole» dissi iodandogli ragione. Poco dopo arrivammo al piano di sopra dove ci trovammo inun lungo corridoio con tanto di tappeto rosso. C'erano varie porte chiuse, forseera anche un albergo oltre che ad essere un locale.
«Proprio così, io non te l'ho detto ma è una sua forma di protezione» mi spiegòRed. Apprezzai il fatto che me lo confidò perché confermò la mia idea di Caleb.
«Si, immaginavo» dissi semplicemente. La musica lì sopra si sentiva moltomeno e potevo parlare senza urlare. Camminammo lungo il corridoio e arrivammo davanti ad una porta con il numero sette. Non era completamente chiusacome le altre, ma non si riusciva a vedere dentro.«Ecco, la stanza è questa» disse Red con aria confusa guardando la porta semiaperta.
«La porta è aperta» dissi io guardandolo.
«Forse è uscito...» mi disse lui, poi afferrò il pomello dorato e aprì un po' dipiù. Red si bloccò sulla soglia.
«Cal!» esclamò confuso, o arrabbiato, o non lo so non riuscii ad interpretare.
«Che succede?» chiesi io facendomi spazio. Red aveva fatto un passo avanti eora Caleb era nella mia visuale, ma non solo lui... il mio respiro accelerò, nonpotevo credere a quello che stavo vendendo, mi sembrava che tutto stesse succedendo a rallentatore. Caleb stava disteso sul letto e una ragazza nuda stava acavalcioni su di lui, si stavano baciando ma quando Caleb vide Red e me si staccòda lei. Feci dei passi indietro, non volevo, non potevo crederci, mi sentivo unavera deficiente in quel momento, ma che mi ero messa in testa? Di piacergli ocosa? Erano soltanto film che mi ero fatta nella mia stupida testa.
«Ma...» fu l'unica cosa che riuscii a dire, poi mi misi una mano sullo stomaco,mi veniva da vomitare. Dovevo andare via da lì.«Levati! Red che cazzo ci fa lei qui?» sentii Caleb urlare. Probabilmente stavacercando di levarsi di dosso la ragazza con cui stava scopando.
«Vestiti ci penso io» disse Red al suo amico. Io mi stavo dirigendo alle scale elo sentii seguirmi.«Merda!» sentii Caleb imprecare poi sentii la porta sbattere ma non mi voltai.Le lacrime mi stavano scendendo dagli angoli degli occhi e io cercavo di asciugarle per quanto mi era possibile.
«Madison aspetta» mi disse Red, mi aveva quasi raggiunta. Quel corridoio misembrò infinito. Mi bloccai sentendo la sua voce, lui non aveva colpa, era statofin troppo gentile con me, trattenni le lacrime strinsi i pugni lungo i fianchi e mivoltai verso di lui.
«Avevi proprio ragione... ha un cuore d'oro questo ragazzo» dissi cercando dinon piangere. Odiavo farmi vedere debole davanti a chi non conoscevo.
«Ti accompagno fuori» mi disse Red avvicinandosi un po' di più.
«Vado da sola... grazie dell'aiuto, non è colpa tua» cercai di rassicurarlo, poi miavviai alle scale per la seconda volta. Stavo per girare l'angolo quando mi chiamòdi nuovo.
«Madison...» mi disse con tono mortificato, decisi di girarmi.
«Si?» chiesi, a quel punto Red si guardò i piedi.
«Mi dispiace...» disse poi guardandomi. Una lacrima mi scappò e mi scese sulviso, lui se ne accorse e mi guardò con fare dispiaciuto.
«Già anche a me...» la voce mi uscì come un sussurro, poi girai l'angolo e scesile scale. Non mi resi conto che stavo piangendo, era un pianto silenzioso, involontario forse, non lo so... le lacrime scendevano ma il mio respiro era regolare eil mio cuore non batteva più così tanto. Mi sentivo uno zombie.Arrivata al piano di sotto, frastornata com'ero, non mi accorsi della presenzadelle mie amiche. L'unica cosa che sapevo è che volevo uscire dal quel posto,volevo dimenticarmi di quel mondo e anche di Caleb.
«Tesoro che c'è?» mi chiese Jade avvicinandosi. In quel preciso momento scoppiai.«Abbracciami ti prego» riuscii a dire tra i singhiozzi, sentivo il mascara colarecon le lacrime, mi sentivo la faccia appiccicosa ma in quel momento non miinteressava, la mia amica mi abbracciò.
«Che è successo?» chiese Alyssa allarmata nel vedermi in quelle condizioni esi unì all'abbraccio. Nessuno sembrò fare caso a noi.
«Maddy calmati...» mi disse Mark poggiandomi una mano sulla schiena. Rabbrividii al suo tocco, non l'avevo visto. Erano tutti e tre lì per me. Avevo apprezzato il gesto di Mark, mi aveva portato a quella festa perché sapeva che mipiaceva Caleb, ma probabilmente non aveva idea di che cosa stava succedendo alpiano superiore e nemmeno Red.
«Vi prego usciamo da qui, subito» dissi asciugandomi le lacrime dal viso. Alyssa, in preda al panico, cercò di sistemarmi il trucco ma con scarsi risultati.
«Andiamo» disse Mark accompagnandoci fuori.
«Che ha combinato quello stronzo?» mi chiese Alyssa. Non le risposi ero sottoshock. Mi ero fatta prendere troppo la mano da tutta quella situazione, dovevolasciare perdere, non dovevo seguire il cuore come aveva detto mia madre, dovevo seguire ciò che mi aveva sempre detto la testa e cioè che Caleb non era fattoper me.
«Lasciala respirare...» disse Jade ad Alyssa. Oscar, che era ancora dove l'avevamo lasciato ci aprì la corda per uscire.
«Ve ne andate così presto?» chiese a Mark, poi si accorse del mio aspetto e miguardò con dolcezza. Non avevo la minima voglia di fare pena a nessuno dunquemi allontanai un po'.
«Si, purtroppo si» disse Mark tagliando corto.
«Alla prossima!» disse Oscar alzando una mano in cenno di saluto. Poi ci avviammo alla macchina, Mark mi aprì lo sportello anteriore.
«Siediti qui» mi disse guardandomi come se potessi dissolvermi da un momento all'altro. Prima di sedermi mi tolsi le scarpe, avevo i piedi rossi, quelle scarpeerano un inferno, le poggiai a terra.
«Sto bene non preoccupatevi» cercai di rassicurare i miei amici e li guardaiuno ad uno, le loro facce non erano per niente rilassate. Il momento di pianto erapassato, in quel esatto istante dentro di me si stava facendo strada la rabbia versoCaleb e la delusione verso me stessa. Avevo passato di peggio nella vita, non misarei fatta distruggere da un ragazzo.
«Hai voglia di spiegarci?» mi chiese in tono tranquillo Jade. Il suo era un sussurro, come se avesse paura che mi rompessi se parlava più forte. Io la guardai ecercai di sorridere anche se mi riuscì difficile.
«Stava a letto con una» spiegai secca, poi mi guardai i piedi arrossati.
«Che cosa?!» esclamò Mark palesemente in difficoltà davanti alla mia affermazione, non poteva credere alle mie parole, anche io stentavo a crederci.
«Che bastardo...» disse Alyssa. Non risposi a nessuno dei due mi limitai aguardare l'asfalto che brillava sotto la luce dei lampioni... poi, sentii la sua voce.
«Maddy posso spiegarti» disse Caleb. Alzai lo sguardo, non so perché ma piùsi avvicinava più i suoi occhi mi sembravano lucidi. Avevo davanti un estraneo,non più il Caleb di giorni prima, quello che era venuto sotto casa mia... ma unragazzo insignificante, che aveva provato a distruggermi il cuore.
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