CAPITOLO 22

Capitolo 22

Maddy

Ero quasi arrivata all'appartamento, anzi, ero praticamente arrivata dovevo solamente girare l'angolo ma... con mia sorpresa e paura mi sentii afferrare per lavita, qualcuno mi aveva tirata su da terra, era successo tutto troppo improvvisamente e non riuscii ad urlare subito. Quello che sembrava il mio rapitore indossava dei pantaloni neri stretti e una felpa dello stesso colore. Aveva un cappello,il cappuccio tirato su e gli occhiali che gli coprivano gli occhi. E chi l'aveva maivisto? Ma possibile che in un momento del genere io pesavo all'abbigliamento? 

«Lasciami immediatamente! Aiuto! Qualcuno mi aiuti!» urlai più forte che potevo e cercai di divincolarmi dalla presa salda di quell'uomo. Stavo scalciando,ma lui non mollò la presa. Mi portò in un piccolo vicolo dove passava poca luce,in quel momento mi salì il panico, il mio respiro era corto, avrei fatto un infartomolto presto. 

«Stai buona ragazzina» mi disse lo sconosciuto con voce roca. Non feci subitocaso al fatto che mi aveva chiamata ragazzina, ma lasciai perdere. In quel momento stavo solo ragionando a come potevo scappare. 

«Lasciami andare o chiamo la polizia» dissi convinta. Non volevo, non dovevofar vedere che avevo paura, ma detto tra noi dentro di me stavo morendo. 

«Uhhh» fece eco il mio rapitore. Gli avanzava pure di fare lo stronzo, volevodenunciarlo e subito. Con tutta la forza che mi era rimasta riuscii a tirargli unagomitata sul fianco e grazie a Dio lui mi lasciò. Finalmente i piedi erano di nuovosaldi a terra, ma che voleva da me questo? 

«Cazzo, questo si che è un colpo basso» rise lui. Dovevo scappare, sapevo chedovevo farlo ma la sua risata... quel suono mi parve di averlo già sentito prima.Non poteva essere. 

«Che cazzo vuoi da me? Chi sei?» urlai a un metro dalla sua faccia. Anche ilprofumo che aveva mi sembrò familiare. 

«Davvero non ti sei accorta di chi sono? Chi altro ti chiama ragazzina scusa?»chiese con tono divertito levandosi il cappuccio, poi il cappello e gli occhiali.Non potevo crederci era veramente lui, Caleb. Che ci faceva lì? Strabuzzai gliocchi per la sorpresa, avrei voluto vedere la mia faccia in quel momento, evidentemente faceva ridere perché lui mi guardò divertito. 

«Caleb?! Ma che cazzo ti passa per la testa? Sono quasi morta per lo spavento»dissi portandomi la mano al cuore. Probabilmente mi sarebbe uscito dal petto dalì a breve, sia per lo spavento, sia per l'emozione di averlo davanti a me. Non erapassato molto dall'ultima volta che l'avevo visto, ma credetemi mi era sembrataun'eternità. I suoi occhi, le sue mani, il suo profumo... ma come avevo fatto anon capire che era lui? E bravo Super Star, sapeva recitare alla perfezione.«Felice di vederti anche io ragazzina» disse sorridendo. Non gli risposi e camminai per arrivare fuori dal vicolo, Caleb mi seguì. Ritornati alla luce del solefinalmente potei vedere i suoi occhi blu che tanto mi piacevano. Stava sorridendo, quando lo faceva i suoi occhi sorridevano con lui e agli angoli delle guancegli si formavano due fossette che lo rendevano ancora più sexy. "Ma che pensierifai Maddy?!" mi rimproverò la mia testa. Scacciai la mia razionalità dalla miamente. 

«Mi hai preso alla sprovvista Super Star» dissi semplicemente con un sorriso.Caleb si mise le mani in tasca, sapevo che quel gesto significava imbarazzo perlui. Ci furono dei secondi di silenzio. 

«Allora... che mi racconti?» mi chiese come se niente fosse. Che mi racconti?!E cosa vuoi che ti racconto, non sapevo nemmeno cosa fare con la questione"Caleb" figuriamoci cosa dirgli quando me lo sarei trovato davanti. 

«Tu non sei normale eh, sappilo» dissi ridendo nervosamente, lui in tutta risposta mi guardò sempre più divertito. 

«Perché che ho fatto?» chiese facendo il finto tonto. Lo guardai e mi fissai nellamente ogni suo particolare. Perché era li? E soprattutto, come faceva a saperedove abitavo? Pensai e ripensai ad una risposta plausibile, trovai la risposta doposvariati secondi. Sicuramente era stata Carola, la stessa che dopo innumerevoli"No" gli aveva dato il mio numero di cellulare. 

«Te ne sbuchi fuori così e mi chiedi pure che hai fatto?» gli chiesi in tono serio,o meglio, volevo usare un tono serio ma in quel momento mi fu abbastanza difficile. Ero... felice? 

«Dai ammettilo è stata una bella trovata» disse calciando un sasso in strada.Capii che stava temporeggiando, non aveva detto nulla del perché si trovava lì,aveva con bravura ignorato la mia domanda. Forse voleva parlarmi della rivista,della foto, o dell'articolo, o semplicemente voleva ribadirmi il fatto che non poteva più avere a che fare con me. Mi incupii a quel pensiero.«Per te forse, per me niente affatto» ammisi, avevo veramente preso paura, nonmi era mai capitata una cosa così e speravo non mi capitasse mai più. 

«Ammettilo che ti fa piacere che io sia qui» mi disse facendo il suo sguardo seducente. Si Caleb, il tuo sguardo funziona anche su di me ora. La prima volta che l'avevo conosciuto però non aveva funzionato affatto, l'avevo catalogato comearrogante e stronzo, non che io fossi sicura che non lo fosse veramente, infondonon lo conoscevo, dunque poteva essere il ragazzo che era stato al servizio oppure quello che avevo conosciuto alla riunione. 

«Neanche morta» dissi incrociando le braccia al petto e involontariamente fecil'occhiolino, mi maledii mentalmente per averlo fatto. Caleb a quel punto si avvicinò, due passi ed eravamo vicini, troppo vicini. Mi prese una ciocca di capellie se la rigirò tra le mani nel sentire il suo tocco il mio corpo si animò, il miorespiro accelerò, il cuore rischiava di esplodermi. Mi morsi il labbro, strinsi forteper capire se stavo sognando. Ma quello non era un sogno, guardai gli occhi diCaleb, la sua bocca e notai che si passò la lingua sulle labbra. Dio mio, starglicosì vicino non era per niente semplice. 

«Certo che sei testarda eh» mi disse in un sussurro a un centimetro dalle labbra.Testa o cuore, testa o cuore. Guardai involontariamente alle sue spalle e vidiuna macchina a me molto familiare avvicinarsi. Feci un passo indietro di scatto,Caleb mi guardò stranito. Cazzo! Che casino. Stava arrivando la macchina diAlyssa. Mi ero completamente scordata delle mie amiche. "E ora che faccio?"pensai in preda al panico. 

«Cazzo» imprecai sotto voce. Caleb cercò di avvicinarsi ma io feci un altropasso indietro, probabilmente stava pensando che fossi diventata matta.«Che c'è? Sei sbiancata» mi chiese preoccupato. Non volevo che pensasse chefosse colpa sua, perché non lo era, ma forse avevo fatto intendere proprio l'esattocontrario. 

«Devi nasconderti o andartene via non lo so...» gli dissi seriamente in panicoavvicinandomi a lui. Caleb mi guardò stranito, avevo interrotto un momentofantastico. "Stupida, che stupida, che stupida, cretina, deficiente" mi offesi mentalmente. 

«Perché scusa? Sono venuto qui per parlarti» mi chiese non capendo il miocambio d'umore improvviso. Scostai lo sguardo dal suo, alle sue spalle, la macchina di Alyssa si era fermata nel parcheggio. Jade e lei sarebbero arrivate inpochi secondi da noi. 

«Anche io vorrei parlarti credimi, ma... stanno arrivando le mie amiche e nonvoglio che siano inopportune vedendoti. Sai una delle due tra le altre cose è unatua grande fan» ammisi sincera. Alle mie parole Caleb rilassò le spalle, si tranquillizzò e trattenne una risata. 

«Figo, voglio conoscerle» si affrettò a dire. Era pazzo, completamente fuori. Loguardai come mi aveva guardato lui poco prima. 

«Che cosa? Ma ti faranno mille domande io...» cercai di convincerlo ad andarsene ma venni interrotta da Alyssa. Stava venendo nella nostra direzione e anche Jade. Caleb era di spalle dunque non potevano vederlo in faccia. Sapevo cheAlyssa avrebbe fatto un colpo a breve, ne ero convinta, ed ero pronta a chiamarei soccorsi. 

«Ti lasciamo sola per un secondo e trovi un ragazzo con cui parlare?!» disseurlando dirigendosi verso di noi a passo spedito seguita da Jade. Io le feci deigestacci per farle capire di stare in silenzio. Mi guadagnai lo sguardo divertito diCaleb, lui non si voltò verso di loro però, beh meglio così. 

«Ma guarda un po', chi è il ragazzo che hai acchiappato?» mi chiese prendendomi in giro Jade. Le stavo odiando un pochino tanto in quel momento, nonriuscivano a non fare le bambine nemmeno per un secondo. 

«Ma volte stare un po' zitte» sbottai io rossa dall'imbarazzo. Jade si avvicinò ame, ora anche lei aveva Caleb di fronte ma ci mise un po' per capirlo. 

«Ehm, ehm... piacere io sono Jade» disse cercando di non sembrare sorpresaporgendogli la mano. Caleb apprezzò la sua disinvoltura glielo leggevo negliocchi. Le sorrise. Non poteva fare lo stesso sguardo a tutte però, "che c'è? seigelosa Maddy?" mi chiese il mio inconscio, ma io lo zittii. 

«Piacere mio, sonoCaleb... fighi i capelli, hanno un certo stile» disse lui, sembrava sincero, mi feceuno strano effetto vederlo vicino alle mie amiche. Spostai lo sguardo su Alyssache stava a un passo da noi, trafficava con qualcosa nella borsa. 

«Si, so chi sei... e grazie, piacciono anche a me» disse Jade. Ero troppo impegnata a guardarla conversare con Caleb per accorgermi che Alyssa si era piazzatadi fianco a Jade. 

«Piacere io sono...» iniziò a dire, ma dopo due secondi aveva realizzato chi aveva davanti. L'aveva riconosciuto e come poteva essere il contrario? Mi guardò,poi lo riguardò e poi tornò a guardare me. La mia migliore amica era palesemente senza parole. 

«Oh mio Dio, ma tu, tu... Maddy lui è» cercò di formulare una frase che avessesenso ma non ci riuscì. Caleb non sembrava in imbarazzo, forse, anzi sicuramente era abituato a situazioni del genere. 

«Aly non cominciare, respira e non saltargli addosso» le dissi io in tono disupplica. Caleb mi guardò, il suo sguardo era comprensivo. 

«Ragazzina è normale, ci sono abituato. Alle ragazze faccio un certo effetto»mi disse facendomi l'occhiolino, io gli sorrisi. 

«Beh a me no, che peccato» gli dissi con fare insolente. Alyssa nel mentre si eraripresa, sembrava avesse superato il primo stato di shock, anche se si vedeva cheera evidentemente agitata. 

«Scusami, è che sono una tua grandissima fan... mi chiamo Alyssa» disse conun sorriso timido. Caleb gli sorrise a sua volta, la guardò dolcemente, immaginaiche lo stava facendo di proposito, poi le prese la mano e le fece il baciamano. "Che cascamorto" pensai. 

«Piacere, sono Caleb» disse in tono seducente. La mia amica era diventata rossacome un peperone, sicuramente aveva la temperatura corporea alle stelle. 

«Vuoi farla morire?» gli chiesi io seria. Quanto si stava divertendo a fare tuttociò, alla mia domanda si voltò per guardarmi. 

«Sono un gentil uomo che pensavi?» mi chiese facendo il disinvolto. Mi facevaproprio innervosire quando faceva così, ma era sexy, e bello, e... "Oh basta Madison" mi rimproverai mentalmente. 

«Maddy, il tuo Frappuccino come avevi chiesto» mi disse Alyssa porgendomi ilFrappuccino al Cioccolato. Non mi ero nemmeno accorta che lo teneva in manoda tutto quel tempo. 

«Grazie ragazze, mi serve proprio» dissi io prendendolo e assaggiandone unsorso. Mi sporcai la bocca di panna e cercai di rimediare pulendola con la lingua.Notai che Caleb mi stava fissando le labbra, un brivido mi percorse la spina dorsale quando incrociai il suo sguardo. Jade stava osservando la scena incuriosita,Alyssa anche. Capii che io e Caleb stavamo dando spettacolo. «Bene, Aly, deviaccompagnarmi al supermercato, ci siamo dimenticate di prendere da magiareper sta sera» disse Jade ad Alyssa, la sua era palesemente una scusa geniale perlasciare me e Caleb da soli, apprezzai molto la sua perspicacia, ma allo stessotempo me la stavo facendo sotto. 

«Ma non...» cercò di controbattere Alyssa ma Jade la bloccò prima che facessesaltare il piano che aveva improvvisato sul momento. Le dovevo un favore, anzipiù di uno. 

«Zitta e andiamo» Jade la prese sottobraccio e la trascinò letteralmente viapoi si voltò per farmi l'occhiolino. Le mimai un "Maledetta" con le labbra. Miaveva lasciato in una brutta situazione. Che cosa dovevo fare? Caleb mentre ioragionavo sul da farsi se ne stava tranquillamente a salutare le mie amiche con lamano come se nulla fosse, avrei voluto avere la sua stessa calma in quel momentocredetemi. 

«Hai detto qualcosa?» mi chiese poi, probabilmente mi aveva sentito imprecaresottovoce. Maledetta me altro che Jade.«No, niente. Tutto apposto. Mi chiedevo se... vuoi salire? Non vorrei che qualcuno ti vedesse» gli chiesi frettolosamente. Non sapevo nemmeno io che cosastavo combinando, ma non potevo di certo fare voto di silenzio proprio quandoce l'avevo davanti. Dovevo capire perché era venuto da me, dovevo capire checosa pensava e tante altre cose. 

«Mi farebbe piacere si» mi disse Caleb. Sembrava sollevato dalla mia richiestae questo mi fece molto piacere. 

«Allora andiamo!» dissi indicando il portone. 

«Prima le signore» mi disse lui facendo un sorriso, io ricambiai, poi gli fecistrada verso il mio appartamento. "O la va o la spacca" pensai.  

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