CAPITOLO 15

Capitolo 15

Caleb

Avevo deciso di baciarla, era da quando l'avevo conosciuta che volevo farlo. Baciarla mi sarebbe servito a capirci di più. Maddy mi piaceva, ma non essendoabituato a quelle situazioni, volevo testare che cosa sentissi realmente per quellacomplicata ragazza. Probabilmente quello sarebbe stato il primo e anche l'ultimobacio che le avrei dato. Sapevo benissimo che dopo quel servizio io sarei tornatoalla mia vita e lei anche, non avevamo possibilità nella vita reale. Anche se avreivoluto provarci sinceramente e con tutto me stesso sapevo che il tutto sarebbestato una cosa fuori dal comune. Quel bacio... era stato un bacio lento all'iniziopoi tra noi scoppiò la passione, cosa che con le altre ragazze con cui ero stato nonera successo, nemmeno con Megan. Ero solito usare le ragazze solo per scopare,ce n'erano state di belle, ma poi la cosa finiva li con tutte. Dopo cinque minutibuoni ci staccammo, entrambi avevamo il fiato corto, le sue labbra piccole macarnose erano rosse e gonfie a causa del nostro bacio. Ero eccitato, come nonlo ero da molto, l'erezione mi premeva sui jeans stretti, cercai di non pensarcitroppo. Ma i miei istinti non erano facili da domare, avrei voluto farla mia, masapevo che non potevo. 

«Wow!» dissi guardandola con tutta l'intensità di cui ero capace, Maddy mistava guardando allo stesso modo. 

«Già, wow» disse imitandomi abbassando leggermente lo sguardo. Era bellissima, mi faceva letteralmente impazzire. Una cosa però era evidente, la ragazzinaera orgogliosa, dunque non avrebbe mai ammesso che gli piacevo come lei piaceva a me. Involontariamente però me ne aveva dato prova rispondendo al bacio.Avevo ancora il fiato corto. 

«È stato...» cercai di dire ma venni interrotto da Henry che spalancò la portairritato. 

«Si può sapere che state combinando voi due? Avete finito di farmi perderetempo?!» ci chiese sbattendo la porta e si avvicinò a noi. Io e Maddy ci alzammo di scatto, fortunatamente non ci aveva beccato mentre ci stavamo baciando.Lo sguardo di Maddy in quell'istante cambiò, tornò ad essere professionale emantenne le distanze da me. Il mio carattere non era semplice, ma nemmeno lei scherzava con gli sbalzi d'umore. 

«Scusa Henry siamo pronti per riprendere il servizio» disse ad Henry che sirilassò. Poi si voltò verso di me. 

«Giusto?» mi chiese Maddy con aria innocente. Dato che non volevo far arrabbiare di nuovo il fotografo perché un altro litigio non avrebbe portato nulla dibuono, ricambiai lo sguardo della ragazzina. 

«Si siamo pronti» dissi cercando di essere professionale quanto lo era lei.  

Maddy

Il bacio con Caleb mi aveva del tutto destabilizzata, era stato il bacio più passionale che avessi mai dato, l'ultimo risaliva a quando... nemmeno me lo ricordavo,dunque a tanto, tanto tempo fa. Riprendemmo il servizio che andò meglio delprevisto, Caleb era più sciolto e mi piaceva pensare che era grazie a me, ancheHenry era più rilassato. Tutto filò per il verso giusto, dopo tanti scatti finimmodi posare. I miei piedi per tutto il tempo urlarono pietà, i tacchi erano veramenteinfernali. 

«Bene ragazzi, direi che abbiamo finito» disse Henry soddisfatto. Sapevo beneche adorava il suo lavoro e nonostante il fatto che gli avevamo fatto perdere deltempo sembrava esserci passato sopra. 

«Grazie Henry!» gli dissi io abbracciandolo, ormai ci conoscevamo da un po'.Henry ha un anno più di me, ma a differenza mia lui ha già una carriera da fotografo avviata e fa dei lavori veramente pazzeschi. Caleb mi guardò non sembròfelice di vedere l'abbraccio tra me ed Henry, oppure era stata semplicemente unamia sensazione, non ci capii più niente. 

«Si grazie! E scusami per prima, fare l'attore e scattare foto non è proprio lastessa cosa» disse Caleb avvicinandosi a noi. Mi stupì la calma con cui dissequelle parole. 

«Scusami tu per ciò che ho detto» disse di rimando Henry, poi si strinsero lamano. Bene, ero contenta che tutto fosse andato per il meglio. Il problema diCaleb si sarebbe sistemato e io avrei avuto i miei soldi. Ma a me che importavadei soldi... finire quel servizio significava non rivederlo mai più. Capii che lamezzanotte era arrivata per me, come per le principesse. Ero tornata alla realtà esicuramente non avrei avuto il lieto fine, nessuna scarpetta di cristallo da provare, nessun matrimonio, niente di tutto ciò. Sarei andata avanti per la mia strada elui per la sua. Mi sarebbe mancato? Si, tanto... non avrei mai pensato di provaredelle sensazioni così forti per una persona in così poco tempo. Decisi di non faretanti drammi, l'avrei salutato come si usava fare fra due colleghi di lavoro, niente rimpianti e soprattutto niente saluti strappalacrime. "E il bacio?" mi ricordò lamia testa. Il bacio, maledetto bacio... avrei fatto finta di nulla, anche lui avrebbefatto sicuramente lo stesso. La voce di Henry mi riportò alla realtà, mi ero disconnessa da tutto per stare con i miei pensieri, mi succedeva spesso. 

«Maddy sei stata bravissima come sempre, ci vediamo alla prossima» disseuscendo dalla porta. Io e Caleb ci ritrovammo di nuovo soli. Cercai di mantenermi il più distante possibile da lui. Caleb si rilassò e tornò a sedersi sulla poltrona,io invece non sapevo che cosa fare. Dovevo salutarlo? Certo ovviamente, anchese il mio primo istinto fu quello di prendere la porta e andarmene semplicementesenza dire nulla. Cominciai a camminare avanti e indietro con le mani nelletasche del giubetto anche se i piedi mi facevano male tenni i tacchi, non potevorimanere scalza. Ad un certo punto la voce di Caleb mi fece trasalire. 

«Finalmente la tortura è finita» disse tranquillo. Vidi che si tolse il chiodo dipelle, le sue braccia erano possenti e forti, non potevo credere che quelle bracciapoco prima erano attorno ai miei fianchi, a quel pensiero un brivido mi percorsetutta la schiena e le gambe mi tremarono. "La tortura" aveva detto, mi fece maleudire quel termine, ma probabilmente si riferiva solo al fatto di posare per dellefoto, non credevo si riferisse ad altro, ma la cosa mi turbò comunque. Alzai latesta senza far trapelare il fatto che ci ero rimasta male. 

«Si infatti che fortuna» dissi con un mezzo sorriso, non lo guardai negli occhi."Che codarda" pensai. Non volevo guardarlo, non volevo perdermi in quei suiocchi magnetici. Il destino volle che lui si alzò dalla poltrona e si rimise il giubbotto per poi avvicinarsi a me. Da codarda quale ero mi allontanai, o almenocercai di farlo. Tenni la testa bassa, ormai stavo fissando il pavimento da almenodue minuti. Il mio sguardo era incollato lì e mi rifiutai ad alzarlo. 

«Che c'è?» mi chiese Caleb con tono stranito. Probabilmente non si dava spiegazione al mio comportamento, ma nemmeno io riuscivo a darmela. Ero unapessima attrice a differenza sua, ma cercai comunque di fingere per quanto mifu possibile. 

«Nulla non ti preoccupare» finalmente alzai lo sguardo e lo guardai sorridendo.Probabilmente non mi credette perché si mise di fronte a me e mi scostò unaciocca di capelli dietro l'orecchio, era la seconda volta che lo faceva, il suo toccomi provocò un brivido, avevo sempre il cuore a mille quando mi era vicino, mifece male pensare che non lo avrei più rivisto. 

«Ho fatto qualcosa di sbagliato?» mi chiese senza togliere la mano dai miei capelli. Dovevo spostarmi, dovevo trovare la forza di allontanarlo da me o megliodovevo trovare la forza di dirgli addio. Non mi piacciono gli addii, sono la tipicaragazza, che quando guarda una scena dove due persone devono lasciarsi, versaun mare di lacrime. Anche se non lo ammettevo a me stessa, dopo la morte di mio padre ero diventata più sensibile, ma non lo mostravo a tutti questo lato dime. Dopo pochi secondi di indecisione gli presi la mano e gliela spostai, lui miguardò storto e la dolcezza che poco prima avevo intravisto nei suoi occhi lasciòspazio ad un'espressione confusa. Mi maledissi da sola, l'unica cosa che nonvolevo era ferirlo. 

«No, in realtà ho sbagliato io, quel che è successo non doveva succedere» dissi.Eccola, l'espressione che gli avevo visto in volto la prima volta era tornata, avevarialzato quel muro invalicabile, aveva indossato quella maschera. 

«È stato solo un bacio, niente di più» mi disse lui come se nulla fosse accadutoo peggio come se ciò che era successo non contasse nulla. "Solo un bacio Caleb?"chiesi mentalmente. Si, forse aveva ragione lui o forse no, io non credevo fossesolo un bacio, ma pensarla così avrebbe semplificato le cose a entrambi. Nonostante tutto però sembrava che nessuno dei due avesse il coraggio di dire addio. 

«Già solo un bacio» sussurrai distrattamente. Trovata un po' di forza raddrizzaile spalle, feci uso di tutto il mio coraggio, se possiamo definirlo così e decisi dimettere fine a quella situazione.«Va bene, allora io vado... è stato un piacere conoscerti» dissi con un mezzosorriso. Caleb mi guardò da sotto le ciglia, non riuscivo a intravedere la suaespressione aveva la testa troppo china. Ma come mi era venuto in mente di salutarlo così?! Mi tirai uno schiaffo mentalmente. Non ricevetti risposta. Mi convinsi del fatto che dovevo uscire da quella stanza perché le lacrime stavano peruscire e non volevo che lui mi vedesse in quello stato. Non capii nemmeno perchémi venne da piangere, in fondo lo conoscevo da quanto? Due settimane forse...eppure mi sentii male all'idea di non poterlo più rivedere. Mi bloccai sulla portasentendo che Caleb si stava avvicinando. Tentai di ricacciare indietro le lacrime. 

«Dunque finisce qui?» mi chiese a bassa voce. Era un sussurro, faticai a sentirlo.Lo guardai, il suo sguardo era tornato ad essere tranquillo, forse triste, non capii. 

«Si, mi sa proprio di si... abbiamo due vite troppo diverse e penso che questolo sappia anche tu» dissi usando tutta la mia razionalità. Volevo chiudere quellasituazione, più mi trattenevo e più mi facevo del male. 

«Purtroppo è così» Caleb mi diede ragione, abbassò la testa e si mise le maniin tasca. Ecco, in quel breve momento capii che era finito tutto e sta volta persempre. 

«Allora ciao, e buona fortuna per tutto!» dissi aprendo la porta per andare,cercai di sorridere nonostante il mio cuore stesse già piangendo. Caleb non miguardò. 

«Anche a te ragazzina» disse piano. Non mi voltai, chiusi la porta e mi avviainel mio "camerino" per cambiarmi e tornare a casa. Promisi a me stessa di nonpiangere, ma non ci riuscii. La mia mente era annebbiata, quel ragazzo aveva fatto scattare qualcosa in me, ma forse non avrei mai scoperto che cosa. 

    

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