CAPITOLO 13

Capitolo 13

Maddy

Arrivai alla Agency Devis con Caleb. Dopo quello che mi aveva detto in macchina ero rimasta davvero sorpresa, mi aveva fatto un complimento non da poco,purtroppo però non mi fidavo di lui, Caleb era un attore, di conseguenza sapevarecitare benissimo. Non mi spiegavo perché facesse così con me, sapeva megliodi me che finito il servizio non ci saremmo più visti, i suoi "tentativi di persuasione" erano decisamente un buco nell'acqua. Dopo essere arrivati alla Agency ciavevano fatto accomodare in due stanze separate, lui nella sua con la sua guardiadel corpo e io nella mia accompagnata da Carola e dalla truccatrice Gabriella.Dopo svariati minuti iniziò la mia "fase di preparazione". Mentre Gabriella mitruccava io e Carola parlammo del più e del meno. 

«Allora raccontami tutto, com'è andato il viaggio per arrivare qui?» mi chiesecuriosa, sapevo benissimo che era stato anche grazie a lei se Caleb era venuto aprendermi alla River State.«Dovevi avvisarmi che sarebbe venuto lui a prendermi, quando l'ho visto hofatto un colpo» le dissi con tutta la serietà e sincerità che possedevo. Avevoveramente fatto un colpo, non riuscivo ancora a realizzare il tutto sebbene fossepassato diverso tempo. 

«Tesoro io non ne sapevo nulla, giuro» il tono di Carola era poco credibile.Avevano complottato contro di me era evidente. Prima di vederlo ero già in ansiadi mio e dopo quando l'ho visto mancava poco che mi prendesse un infarto. Unacosa era certa: le sorprese e le cose non programmate non mi piacevano proprioper niente. 

«Chissà come mai ma non ti credo, hai complottato contro di me» le dissi ironica. In fin dei conti Carola era una dipendente dell'agenzia e se un "cliente" comeCaleb le chiedeva qualcosa, in un modo o nell'altro, doveva ubbidire, se non loavesse fatto probabilmente avrebbe perso il posto.«Credimi tesoro, i complotti sono un'altra cosa, ma hai visto che razza di figoè?!» mi chiese guardandomi come se fossi impazzita, più che una domanda peròla sua suonò come un'affermazione. Come darle torto, pensavo la stessa identicacosa, Caleb Graham era un vero figo ma non l'avrei mai ammesso ad alta voce, non sarei caduta così in basso. Avevo una reputazione da difendere, non sarei maistata come le ragazzine urlanti che gli correvano dietro dalla mattina alla sera,non ero proprio quel tipo di ragazza. Gabriella nel mentre cercò di truccarminel miglior modo possibile, è una donna molto carina e cordiale, ha la stessaetà di Carola, mi piace perché è precisa nel suo lavoro e grazie a questa sua magnifica dote mi fa sembrare molto più bella, fa dei make-up pazzeschi. L'avevoconosciuta grazie ad un servizio che avevo fatto mesi prima alla Agency Devis.In quell'occasione però non ci eravamo scambiate più di tante parole. Gabriellaascoltò ciò che io e Carola stavamo dicendo e senza farsi troppi problemi disse lasua sull'argomento. 

«Se posso intromettermi Maddy, non so cosa sia successo, ma concordo conCarola, Caleb Graham è un vero figo». "Eccola qui un'altra fan di Caleb" pensai.Ero circondata, non bastava Alyssa che tutto il giorno parlava di Mark e di quantofosse assurdo il fatto che io posassi con Caleb per una rivista; ora ci si mettevanopure Carola e Gabriella ad elogiarlo. Forse l'unica a pensarla un po' diversamenteero io, probabilmente ero anormale a pensarla così. Avevo un pensiero ben preciso di lui, era bello, figo come dicevano loro, ma anche enigmatico. Due minutirideva, due minuti era serio, molte volte "cambiava faccia" come la prima voltache l'avevo visto, sapeva essere maleducato, poi simpatico, poi stronzo. Avetepresente un tornado? Ecco, Caleb ci andava molto vicino e io avevo una pauraassurda di essere travolta da lui. Non volevo drammi nella mia vita, ne avevogià passate abbastanza in famiglia, avevo vissuto la cosa peggiore che si potessevivere, la morte di un padre. Dopo quel giorno una parte di me si era persa, nonero più la ragazza che sorrideva sempre, ero diventata più dura con il mondo,non a caso molte volte venivo giudicata come la "stronza della situazione". Nonsapevo che idea si fosse fatto Caleb, ma mi piaceva pensare che non mi reputasseuna totale stronza. Stavo ragionando mentre Gabriella stava finendo la sua opera,mi resi conto troppo tardi che avevo smesso di parlare. Dunque tornai alla realtàcome se niente fosse. 

«Allora figo è figo, ma resta il fatto che è un attore, e gli attori sapete come sonono?» dissi convinta della mia tesi. Mi guadagnai gli sguardi contrariati di Carolae Gabriella, evidentemente la pensavano in tutt'altro modo. 

«Secondo il mio parere parti troppo prevenuta. Non per volerti mettere in difficoltà o altro, ma hai notato come ti guarda quel ragazzo?» mi chiese seria Carola.Non vi nego che avevo notato che Caleb mi guardava in un modo strano, in unmodo che non riuscivo a decifrare. Ad ogni modo non sapevo che cosa pensare,non volevo farmi film mentali e nemmeno i castelli per aria. Carola con la suadomanda mi colse alla sprovvista, probabilmente aveva notato qualcosa di stranoin Caleb, pensai che forse non mi ero sognata tutto.

«In realtà mi guarda in modo strano, sembra che si diverta a prendermi in giro,mi chiama ragazzina ma ti pare possibile?!» dissi io irritata. Nonostante il nervoso cercai di stare il più ferma possibile, se mi muovevo troppo il trucco sarebbestato un disastro. Dovevo essere presentabile perché le foto sarebbero state messesu una delle riviste più importanti di gossip. 

«Maddy, quando un ragazzo ti associa dei soprannomi come quello che ti hadato lui significa solo una cosa...» disse Gabriella in tono sincero. Aveva smessodi applicare il fondotinta per guardarmi negli occhi, forse aveva capito tutto ciòche mi stava frullando per la testa, d'altro canto però speravo che non fosse così. 

«Brava Gabriella, vedo che hai capito la situazione» intervenne Carola dandolecorda. Entrambe stavano cercando di farmi capire che io in un qualche modopiacevo a Caleb, ma a mio parere nulla di tutto ciò che pensavano era possibile,per tutti i motivi che ho già detto. Sarebbe finito tutto dopo il servizio, comeCenerentola che dopo la mezzanotte tornò ad essere la stessa di sempre, sarebbestato così anche per me, ne ero certa e infondo, ma molto infondo mi dispiacevapure. Allo stesso tempo però ero abbastanza intelligente per capire che una comeme non poteva stare nella vita di una Super Star. 

«Ma che cosa state blaterando voi due? Una cosa è certa dopo questo servizio ioe Caleb torneremo ad essere estranei, lui non piace a me e io non piaccio a lui, lasituazione è molto chiara» dissi categorica. Sfortunatamente il mio cuore dicevatutt'altro ma loro non l'avrebbero mai saputo. 

«Secondo me non sarà cosi» Carola era veramente convinta di ciò che diceva.Forse aveva ragione lei, infondo era più grande di me e aveva più esperienza.Probabilmente stavo sbagliando tutto io. 

«Nemmeno secondo me sarà cosi» le diede man forte Gabriella. Alzai gli occhial cielo, non sapevo cosa fare, se credere a loro o rimanere fedele alle mie idee. 

«Vedrete che avrò ragione» tagliai corto io.

Caleb 

Dopo essere arrivati alla Agency Devis io e Maddy andammo a prepararci in duestanze diverse. Ero con Red che non perse l'occasione per farmi mille domandecome il suo solito. Per sua fortuna ero in vena di chiacchiere, ed ero stranamentedi buon umore. Se non si fosse capito, mi aveva fatto piacere passare del tempocon Maddy, per un momento in quella macchina da solo con lei mi ero sentito"normale", tutto mi sembrò nuovo. 

«Dovevi vedere la sua faccia quando mi ha visto, non ci poteva credere» dissi aRed divertito. In quel momento ripensai ai pochi momenti che avevamo trascorso insieme... arrivai alla conclusione che non erano abbastanza. 

«Immagino amico, insomma sei Caleb Graham» disse lui. Red molto spesso citeneva a ricordarmi chi ero, da una parte apprezzavo che lo facesse perché sapevoche mi rispettava, ma dall'altra non mi piaceva affatto. Ogni tanto pensavo che sarebbe stato più semplice per me avere una vita normale, invece avevo cominciatoa recitare a quindici anni, da quel momento in poi la mia vita non era più stata lastessa. Un aeroporto al mese, interviste, servizi fotografici, giornate infinite sulset e in tutto quel trambusto i miei genitori non erano stati molto presenti. Sia miamadre che mio padre erano dei famosi agenti che seguivano gli attori più famosidi Hollywood, all'inizio seguirono anche me, ma la cosa a lungo andare non mistette più bene perché mi stavano troppo addosso, alle volte arrivavano a litigaretra loro per decidere ciò che era meglio per me. All'età di diciotto anni decisi dilicenziarli, è buffo pensare che ho licenziato i miei genitori, ma è andata esattamente così. Da quel giorno il mio agente è Jaxon che, nonostante il suo caratteredi merda, mi ha sempre tirato fuori dai casini e mi ha fatto ottenere un successoenorme. Dopo l'accaduto i miei genitori, delusi dal mio comportamento, si fecerosentire sempre meno, fino a non farsi sentire proprio più. Erano due anni ormaiche non li vedevo, solo qualche telefonata qui e li, ma mai un rapporto stabile.Dopo aver fatto un viaggio nel viale dei ricordi tornai alla realtà. 

«È proprio questo il punto, il fatto che io sia il famoso Caleb Graham non leimporta, anzi mi tratta come se fossi una persona qualsiasi» dissi a Red. La miaguardia del corpo mi guardò con comprensione. Era proprio così, come avevospiegato a lui, la ragazzina non si comportava come tutte le mie fan ma tutto ilcontrario. 

«Ed è per questo che sei voluto andare tu a prenderla?» mi chiese lui, comeavrete capito Red non si fa problemi a farsi gli affari miei e come biasimarlo èpraticamente ventiquattro ore su ventiquattro con me. 

«Si, volevo fare due chiacchiere con lei, per capire un po' com'è...» dissi più ame stesso che a lui. Ma a dire la verità non l'avevo ancora capita del tutto. Erastrana, enigmatica, non sapevo nemmeno io definire che tipo di persona fosse ese da una parte quel fatto mi intrigava dall'altra non mi piaceva molto. 

«Ma?» mi chiese Red, mi ero incantato e non avevo continuato il discorso chestavo facendo. 

«Ma non riesco a capirla, certe volte ride alle battute che faccio, altre volte èsempre seria, non lo so, è.... interessante oserei dire» spiegai con tutta la sincerità del mondo. Red mi guardò in modo strano, probabilmente stava pensando chemi ero rincoglionito. In realtà io stesso mi sentivo rincoglionito. 

«E ti piace!» affermò lui senza scrupoli pochi secondi dopo. Mi aveva beccato,ma feci finta che non fosse come diceva lui. Infondo ero un attore, sapevo fingere bene. 

«Questo l'hai detto tu non io» dissi fissando il cellulare, non volevo guardarlonegli occhi, mi avrebbe scoperto subito. 

«Ho visto come la guardi, l'ha notato anche la segretaria Carola» disse. Nonpotevo crederci, ero stato così stupido da farmi beccare. Preso consapevolezza diciò decisi di indossare la mia solita facciata da stronzo menefreghista. 

«Stronzate dai, ma quando mai!» affermai convinto. 

«Pensala come vuoi Cal, ma non prenderla in giro, mi sembra davvero unabrava ragazza» concluse Red. Ma che stava dicendo? Io, prenderla in giro? Perché avrei dovuto? Non la conoscevo e vi assicuro che non avevo secondi fini oalmeno così mi piaceva pensare. Finito il servizio io avrei continuato per la miastrada e lei per la sua, sarebbe finito tutto, lo sapevo io e sicuramente lo sapevaanche Maddy perché era tutto tranne che stupida. 

«Ci ho parlato due volte e dopo oggi dubito che la rivedrò, lei ha la sua bella vitanormale, io invece...» dissi, ma venni interrotto da Red prima che potessi finireil mio pensiero. 

«Tu sei troppo testardo per ammettere che questa ragazza ti ha colpito e haipaura che non possa stare nella tua vita» disse deciso. Come la maggior partedelle volte la mia guardia del corpo aveva dato voce ai miei pensieri più profondi,mi chiedevo come facesse a leggermi dentro senza fare alcuno sforzo. Ma anchedavanti a quella verità negai ciò che ormai era chiaro a tutti.«ci siamo visti per la prima volta una settimana fa come posso dire che mi piace? Praticamente non la conosco» dissi, in parte era così, ma per qualche stranomotivo mi sembrava di conoscere Maddy da molto più tempo. 

«Mai sentito parlare di colpo di fulmine?» mi chiese la mia guardia del corpo.Ne avevo abbastanza di quella conversazione, mi stavo agitando, anzi mi stavoarrabbiando e non mi sembrava il caso di perdere le staffe proprio in quel giorno. 

«Amico senti, come hai detto tu io sono Caleb Graham, non corro dietro alleragazzine. E si, ne ho sentito parlare, ma non credo ne nel destino e nemmeno alcolpo di fulmine. Sono cose che succedono solo nei film in cui recito, qui siamonella vita reale e le cose vanno diversamente» in quel momento fu lo stronzo cheera in me a parlare. Red capì il mio stato d'animo e a quel punto mi lasciò in pace. 

«Va bene, pensala come vuoi, non voglio farti incazzare» disse sedendosi suldivanetto che c'era nella stanza. 

«Ecco bravo» tagliai corto. Avevo un carattere di merda? Probabilmente si,cambiavo umore facilmente, bastava poco per farmi scattare.Poco dopo bussarono alla porta. 

«Avanti!» urlai. Jaxon si affacciò alla porta, ci mancava solo lui a rompere lepalle.

«Cal allora sei pronto?» mi chiese. Certo che ero pronto, volevo farla finita,volevo finire quel maledetto servizio e basta. 

«Si, finiamo presto questa cosa che poi voglio tornare a casa» dissi in tono cupo.Red mi guardò stranito, avevo cambiato umore in meno di due minuti.«Ricordati che tutto questo ti salverà il culo» mi ricordò Jaxon. Tutto quel casino per colpa di Megan, quella grandissima puttana. 

«Non serve ricordarmelo ogni cinque secondi» dissi io esasperato, mi alzai ecomincia a camminare avanti e indietro per la stanza, camminare mi aiutava ascaricare la tensione. 

«Bene! Allora tra cinque minuti cominciamo, il fotografo sta finendo di sistemare il set» mi informò il mio agente. Cinque minuti e sarebbe iniziata la tortura.Non mi piaceva stare sui set fotografici c'era troppa luce, i flash mi facevanomale agli occhi, forse l'unica cosa positiva era che non sarei stato da solo ma conla ragazzina, forse con Maddy le cose sarebbero state più divertenti. 

«Ok» dissi continuando a camminare. Prima di andarsene Jaxon fece una dellesue solite battute che non facevano ridere nessuno, almeno a me non facevanoridere per niente. 

«Red, assicurati che non scappi» disse divertito facendo l'occhiolino alla miaguardia del corpo. "Che coglione" pensai. 

«Si signore non si preoccupi, lo tengo in pugno» rispose Red. "Ecco due coglioni messi insieme" pensai. 

«Siete proprio due bastardi» dissi ad alta voce. Jaxon non fece caso alle mie parole e chiuse la porta, Red lo seguì poco dopo, aveva capito che volevo prendermiquei cinque minuti per stare da solo. In quel poco tempo pensai a mille cosediverse, il mio principale pensiero fu rivolto a Maddy. Pensai che forse quello sarebbe stato l'ultimo giorno in cui l'avrei vista. Ma di che mi preoccupavo? Avevomille ragazze ai miei piedi e anche di più, giusto?


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