Una lunga nottata

Il sole era quasi calato del tutto e una leggera brezza accarezzava le chiome dei due pini di fronte a casa.

Rimasi in silenzio per qualche secondo, ancora confusa.
Il ragazzo misterioso se ne stava lì, con aria un po' impacciata, davanti alla mia porta senza dire una parola.

<< Ciao. >>  Dissi con un pizzico di impazienza.

<< Questo è tuo. >> Esordí con voce profonda porgendomi un cellulare.

Effettivamente era il mio, doveva essermi caduto dallo zaino.
Mi chiesi come avesse fatto a trovarmi. Immaginai che essendo una città piccola tutti sapessero del trasloco.
Lo ringraziai e attesi una qualsiasi risposta, ma ci fu solo un silenzio imbarazzante.
Mi osservò con quella che mi parve timidezza e se ne andò senza aggiungere altro.

<< Io sono Morgana, comunque. >> Dissi a voce un po' troppo alta. Mi sentii stupida.

<< Lo so, io sono Luke. Ci vediamo a scuola.>> Rispose senza nemmeno voltarsi.

Rientrai in casa ancora perplessa. Decisi di salire in camera e svuotare gli ultimi scatoloni, avevo troppi pensieri per la testa, non sarei riuscita a studiare.

Iniziai a sistemare i libri sullo scaffale e, sommerso dagli altri, vidi quello che Dalia mi aveva regalato per il mio tredicesimo compleanno.
' I segreti del Re '. Lo sfogliai con malinconia, era il mio libro preferito da sempre. Lo leggevo quando mi sentivo triste, quando mi sentivo sola, e quando mi ammalavo Dalia lo leggeva per me. Quando se n'era andata avevo pianto sulle pagine per settimane.
Era passato quasi un anno dalla sua partenza. Mi riaffiorarono alla mente ricordi speciali, troppo importanti per essere dimenticati.
Come quella volta che abbiamo detto ai nostri genitori che saremmo andate al cinema ma siamo salite su un autobus diretto alla spiaggia.
Con un nodo alla gola lo portai verso lo scaffale e proprio in quel momento qualcosa scivolò dalle pagine e cadde a terra.
Rimasi immobile. Avevo sfogliato il libro centinaia di volte ma non avevo mai visto quella busta rossa. La raccolsi e notai scritta sul retro una parola : 'aprimi'. Era la calligrafia di Dalia.

Esitai un istante, ma la curiosità vinse e la aprii. All'interno c'era un disegno: un ritratto di Dalia vestita da Elfa. Lo trovai curioso e pensai che lo avesse infilato fra le pagine per farmi uno scherzo.

Dopo cena decisi di fare una passeggiata, sentivo lo stomaco pesante.

<< Copriti bene e fai attenzione a non allontanarti troppo! >> Mia madre era sempre molto apprensiva.

<< Tranquilla mamma, faccio solo due passi, non parto per una spedizione. >>

La sentii ridere mentre mi chiudevo la porta alle spalle.

Le luci dei lampioni illuminavano timidamente il viale deserto. Riuscivo quasi a sentire le voci e le risate delle famiglie che stavano cenando nelle villette del quartiere.
Si respirava un'aria serena. Il Natale era alle porte e le lampadine colorate agghindavano i tetti delle case ancora ricoperti da un manto di neve vellutata.

Arrivai all'incrocio e, senza pensarci troppo, mi diressi verso la casa di Alex.
Notai un parchetto dall'altro lato della strada. Mia madre mi aveva detto che da queste parti c'era un piccolo stagno con le oche, pensai di dare un'occhiata.
Mi strinsi appena un po' la sciarpa, l'aria gelida iniziava a infilarsi nel cappotto, avrei dovuto coprirmi di più. Sorrisi fra me e me pensando alle raccomandazioni di mia mamma.

Quando arrivai rimasi delusa : lo stagno non c'era. Ero pronta per tornare a casa quando sentii delle voci.
Qualcuno stava litigando animatamente.
Pensai di allontanarmi, non volevo certo ritrovarmi coinvolta. Mi voltai e poco prima di mettere piede sul viale riconobbi la voce di Luke.

<< Ti ho già detto che non sono io chi stai cercando! Stammi lontano! >>

Cercai di avvicinarmi il più possibile e mi accovacciai dietro un cespuglio. Stava litigando con Alex. Cercai di capire il motivo della discussione, ma le voci si sovrapponevano e non riuscii a distinguere le parole.
La situazione iniziò a precipitare rapidamente e dalle grida passarono alle mani.
A quel punto uscii di scatto dal mio nascondiglio sbraitando e urlando frasi senza senso nell'intento di fermarli prima che si facessero male. Dato che pareva che io fossi invisibile decisi di mettermi fra loro, con il rischio di beccarmi un pugno in faccia.

Si bloccarono di colpo e mi guardarono stupiti.
Non sapevo esattamente cosa dire, mi sentivo in terribile imbarazzo. Biascicai qualcosa cercando di dare un senso alle mie parole e Luke ne approfittò per girare i tacchi e andarsene.

Guardai Alex, aveva le nocche sanguinanti e il labbro ferito.

<< Hai bisogno di cure. >> Dissi. << Ti accompagno a casa. >>

<< No. >> Rispose. << Non voglio che i miei genitori mi vedano ridotto così. >>

<< D'accordo, allora ti porto da me. >>

Camminammo in silenzio per un po' finché presi coraggio e domandai cosa fosse successo.

<< Io e Luke abbiamo un passato burrascoso.>> Disse. << Stavo facendo una passeggiata nel parco e quando mi ha visto mi ha aggredito. >>

Più che sciogliere il mio dubbio, con quella risposta ne fece sorgere molti altri.

<< Tu cosa facevi lì? Mi stavi pedinando? >> Disse ridendo.

<< Io stavo cercando le oche, ma ho trovato voi. >>

<< Lo stagno è in fondo alla strada. >> Sorrise. << Se vuoi ti ci porto io domani. >>

Doveva essere molto tardi, ormai le case erano tutte spente.
Quando entrammo mia madre sbiancò.
Dopo essersi assicurata che io stessi bene si spostò in cucina per preparare il caffè, senza chiedere troppe spiegazioni.

Medicai Alex e gli bendai le mani.

<< Cosa ci faceva Luke al parco? >> Chiesi con voce indecisa.

<< Vive con i suoi genitori adottivi nella casa poco più avanti la mia. >>

<< Genitori adottivi? >> Chiesi.

<< Si. I suoi sono morti in un terribile incendio. Lui era ancora un neonato.>>

Avrei voluto indagare più a fondo, ma mia madre ci interruppe.

<< Dovrei chiamare i tuoi genitori per avvisarli che sei qui, saranno preoccupati.>>

Ci spostammo in cucina e ci sedemmo al tavolo tutti un po' stanchi.

<< Non credo. >> Rispose Alex mescolando lentamente lo zucchero. << Hanno il sonno pesante, non si saranno neanche accorti della mia assenza. >>

Mia madre abbozzò un mezzo sorriso e capii che non si era convinta. Immaginai che stesse pensando cosa avrebbe fatto lei al loro posto. Probabilmente avrebbe già chiamato la polizia.

Andò in salotto lasciandoci di nuovo da soli.

<< Stai bene? >> gli chiesi.

<< Si, ci vuole ben altro per mettermi al tappeto. >> Rise e si infilò la mano in tasca.

Colsi l'occasione per chiederglielo.

<< Sai, ho notato che spesso ti rigiri qualcosa nelle tasche, di che si tratta? >>

<< Sei una ragazza molto curiosa. Mi piace.>>

Arrossii leggermente.

<< È un porta fortuna, te lo mostro se vuoi.>>

Estrasse una piccola pietra di colore rosa perlato. Me la allungò con un'espressione che non riuscii a definire, sembrava quasi soddisfatto.
Appena la toccai sentii una scossa percorrermi lungo il corpo.

<< Me la regaló mio padre quando ero bambino. >> Riprese. << Da allora la porto sempre con me. >>

Non ho mai creduto nei porta fortuna, ma non glielo dissi.

Mia madre tornò in cucina con una scatola di cioccolatini. Ne presi uno con il ripieno alla fragola, il mio preferito. Alex ne prese uno al pistacchio e la ringraziò.

<< Anche a lei piace il ripieno alla fragola? >> Le chiese. << Lei e Morgana vi somigliate molto, é curioso. Soprattutto considerando che non è la sua vera madre. >>

Nella stanza piombò un silenzio glaciale.

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