Segreti

Il silenzio era quasi assordante, il ticchettio dell'orologio appeso al muro pareva diventare sempre più forte.

Mia madre si alzò in piedi.
<< Si è fatto tardi, é meglio che tu vada. >>

Alex si alzò dalla sedia, la ringraziò e, senza aggiungere altro, uscì.

Io ero ancora pietrificata, non riuscivo neanche a distinguere le emozioni che provavo in quel momento.

<< Mamma...>> Mi Cercai di dire, ma ero così spaventata che mi mancava il fiato.

<< Vieni tesoro, parliamo. >>
Avvicinò la sua sedia alla mia e si sedette con aria nervosa.
<< So che avrei dovuto dirtelo prima, non volevo che lo scoprissi così.>>

Il cuore mi batteva sempre più forte, non potevo credere che stesse succedendo a me.

<< Quasi diciannove anni fa stavo camminando per le strade di Sweetdale e sentii il pianto di un bambino. Lo seguii e, nascosta in un vicolo buio, c'eri tu ancora in fasce. Ti presi tra le braccia e mi innamorai in quello stesso istante. Eri così piccola e fragile. Non riuscivo a capire come qualcuno avesse potuto lasciarti lì. In quel momento decisi che ti avrei tenuta con me per sempre e non avrei mai permesso che ti capitasse niente di male.
Portavi un minuscolo braccialetto d'argento su cui era inciso il tuo nome, Morgana. Lottai duramente per poterti adottare e ti portai a casa con me. >>

Rimasi in silenzio, non sapevo cosa pensare. Nella mia mente si fecero strada centinaia di domande.

<< Tesoro >> Riprese con voce spezzata. <<Ti ho amata dal primo momento in cui ti ho vista. Non importa se non sono tua madre, tu sei e sarai sempre mia figlia. >>

Mi alzai. La mia testa sembrava sul punto di esplodere.

<< Buonanotte. >> fu l'unica cosa che riuscii a dire e mi diressi verso la mia camera da letto.

Mi sentivo come se fossi un guscio vuoto, volevo soltanto stare da sola.
Sentii mia madre singhiozzare in lontananza.

Quella notte non riuscii a dormire. I dubbi e le incertezze mi tormentarono senza sosta.
Ero arrabbiata, mi aveva mentito per tutta la vita. Cosa sarebbe successo se non avessi conosciuto Alex? Probabilmente non avrei mai scoperto la verità. A proposito di Alex: come faceva a saperlo? Forse conosceva i miei veri genitori. Chi potevano essere? E perché non mi avevano cresciuta?
Tutte queste domande mi stavano facendo impazzire.

Il sole era ormai sorto, la sua luce flebile mi accarezzò il volto e mi fece capire che era ora di alzarmi.
Mi sentii stordita per la mancanza di sonno, ma presi coraggio e scesi in cucina.
Mia madre non si era ancora svegliata. Decisi di lasciarle un biglietto per avvisarla che uscivo: non ero ancora pronta a rivederla.

Il cielo quella mattina era di un delicatissimo grigio e prometteva neve. L'aria si sentiva più gelida che mai e il ghiaccio sotto le mie scarpe mi faceva sentire insicura ad ogni passo.
Alzai lo sguardo e vidi Luke camminare poco più avanti. Accelerai più che potetti, cercando di non scivolare.
Quando lo raggiunsi mi guardò perplesso.
Notai sotto al suo occhio destro un grosso livido violaceo.

<< Ti senti bene? >> Mi chiese. << Sembra che un treno ti abbia calpestata. >>

<< Come sei gentile. >> mormorai. << Tu, piuttosto, ti sei visto? Cosa è successo esattamente ieri sera? Sono ancora un po' confusa. >>

<< Se ti preme tanto saperlo perché non lo chiedi al tuo ragazzo? >> Mi rispose infastidito.

Ci misi un po' a capire che si stava riferendo ad Alex.
Avvampai.

<< Non é il mio ragazzo! >> sbottai.

Sorrise. Camminammo qualche minuto in silenzio, poi riprese:

<< Sto andando a fare colazione, se vuoi farmi compagnia. >>

In effetti ero uscita di casa senza mangiare nulla, non mi sembrò una cattiva idea.
Dovetti ammettere, però, che il suo invito mi aveva sorpresa.

Andammo in un bar poco distante dalla scuola, avevamo ancora venti minuti prima che suonasse la campanella.
Ordinai un cappuccino con tanta schiuma, lui un caffè ristretto senza zucchero.

Il locale era abbastanza spazioso e la vetrata sul muro permetteva di ammirare il viale innevato.
La città era completamente sveglia a quell'ora. Mi chiesi se mia madre avesse già trovato il biglietto sul tavolo della cucina.

<< A cosa pensi? >>

Mi ero quasi dimenticata di Luke.
Era seduto di fronte a me, giocherellava con la tazzina.

<< A nulla, spesso la mia mente vaga da sola.>> Bevvi un sorso di cappuccino.

<<Allora, >> Ripresi. << Cosa é successo con Alex ieri sera? >>

<< Tu non molli proprio mai. >> Sbuffò.

Era già il secondo ragazzo che mi credeva un'impicciona.

<< Lui mi ha detto che avete un passato difficile. >>Tentai di guidarlo.

<< Non è proprio così. >> Si arrese. << Da piccoli eravamo molto uniti. Abitavamo a poche case di distanza, facemmo presto amicizia. >>

Pensai a Dalia.
<< Poi cosa vi è successo? >>

<< Non lo so. >> Disse buttandosi sullo schienale della sedia. << Si è allontanato da me poco a poco, senza motivo. >>

C'era qualcosa che non mi tornava.
<< Al parco hai detto che non eri la persona che stava cercando, cosa intendevi? >>

<< Un paio di mesi fa qualcuno è entrato in casa e ha messo sottosopra la sua stanza, probabilmente cercava qualcosa in particolare. Alex è convinto che sia stato io.>>

<< Non so il perché. >> Anticipò la mia domanda. << Gli ho assicurato più volte che non c'entro niente, ma lui rimane della sua idea. É molto testardo. >>

Non dissi niente.

<< É ora di andare. >> Luke ruppe il silenzio.

Appena entrai a scuola vidi Alex in corridoio, vicino al suo armadietto.
Mi avventai su di lui, carica di rabbia.

<< Mi devi delle spiegazioni. >> Gli dissi tirandolo da un braccio.

Mi guardò sbigottito. La sua espressione mi fece irritare ancora di più.

<< Come facevi a sapere di mia madre? Come hai potuto dirmelo in quel modo? >>

<< Mi dispiace, davvero. >> Sembrava sincero. << Io ero convinto che tu lo sapessi. Non pensavo che fosse un segreto. >>

<< Ma tu come facevi a saperlo? >> Insistetti.

<< Non lo sapevo, l'ho dedotto. Non vi somigliate per niente. Fisicamente, intendo. Me lo sentivo e a quanto pare avevo ragione.>>

Avrei voluto tirargli un pugno in faccia. Aveva sconvolto la mia vita per una stupida supposizione.
Non mi importava se le sue scuse erano vere e sentite, non volevo vederlo mai più.
Me ne andai senza dire nulla e lo lasciai lì, impalato.

Dopo le lezioni tornai a casa da sola, avevo bisogno di riflettere. Non potevo più fuggire, era giunto il momento di affrontare mia madre.

Entrai indecisa, il cuore mi batteva forte nel petto.

<< Sono a casa. >> Dissi in attesa di trovare parole migliori.

<< Vieni tesoro, sto cucinando le cotolette.>>

Entrai in cucina e ci guardammo per qualche secondo. Mi sembrò molto stanca, probabilmente neanche lei aveva dormito quella notte.

<< Ci ho pensato a lungo e non nascondo che sono ancora provata dalle tue parole di ieri sera.  Volevo dirti che mi impegnerò a cercare i miei veri genitori, per scoprire da dove vengo.>>

Era sull'orlo delle lacrime.

<< Nonostante questo, >> Continuai. <<Capisco che mi hai tenuta all'oscuro perché tentavi di proteggermi. So quanti sacrifici hai fatto per me e ti sono grata per tutti i momenti felici che mi hai regalato. Comunque vadano le cose, tu sarai sempre mia madre e io ti voglio bene. >>

Mi avvolse in un abbraccio caldo e stretto, singhiozzando.

<< Te ne voglio anche io tesoro, non sai quanto.>>

<<Va bene, ma adesso ho fame. >> Cercai di sdrammatizzare. <<Mangiamo?>>

Rise e io non potei esserne più felice.

Dopo pranzo mi chiusi in camera a studiare, ma non riuscii a concentrarmi.
Gli ultimi giorni erano stati lunghi e faticosi.

Mi stesi sul letto e guardai fuori dalla finestra. Piccoli fiocchi di neve iniziarono a scendere lentamente e con eleganza.
Mi incantai a guardarli senza pensare a nient'altro, liberai la mente.
Un tintinnio mi fece tornare alla realtà: mi era arrivato un messaggio.

'Ti va di andare a vedere le oche?'

Era di Alex.

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