Amici per caso

Il calore delle fiamme ormai stava diventando insopportabile e il fumo e la fuliggine si insediavano sempre di più nei miei polmoni. Non sapevo da quanto tempo stessi correndo, ma sentivo le gambe cedere poco a poco. Schivai un albero ardente che cadde pericolosamente vicino alla mia testa e mi rifugiai in una grotta vicina allo stagno. Nel silenzio del mio nascondiglio riecheggiavano ancora le grida e la paura di chi stava scappando dall'incendio. Mi sedetti a terra, cercando di riprendere fiato, credendo di essere al sicuro. Fu proprio allora che apparse. Immediatamente capii di essere in trappola. Non ero certa che fosse un uomo, aveva sembianze umane, ma i suoi occhi erano di un nero surreale, maligni e profondi. Indossava un completo elegante bianco e immacolato, il fuoco pareva non essersi nemmeno avvicinato a lui. Si diresse verso di me con passo lento ma deciso e quando parlò, sussultai.

<< Portami la gemma, Morgana. >>
La sua voce fredda e roca tuonò all'interno della grotta.

Per un istante credetti di aver sentito male. Non capivo di che gemma stesse parlando e non sapevo come facesse a conoscere il mio nome. Tentai di rispondere qualcosa, qualsiasi cosa, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono. Nel frattempo continuava ad avvicinarsi e io mi sentivo paralizzata. In pochi istanti ci trovammo faccia a faccia, allungò una mano verso di me, cercai di indietreggiare ma non ci riuscii. All'improvviso vidi un accecante lampo di luce dorata. "Dalia?", pensai.

Mi svegliai stordita e ansimante nella mia stanza. Erano anni che quest'incubo mi perseguitava, ma ogni volta mi svegliavo confusa come se fosse la prima. Rimasi qualche minuto distesa con gli occhi chiusi, cercando di calmarmi. Mi sedetti sul letto e contemplai gli scatoloni che dovevo ancora sistemare. Guardai l'ora e balzai in piedi: ero in ritardo. Era il primo giorno nella nuova scuola.

Indossai un paio di jeans, un maglione color pesca e corsi a fare colazione. Mia madre era seduta al tavolo della cucina, sorseggiava il suo the caldo con aria tranquilla. Portava con estrema eleganza un tailleur bianco e nero e una coda di cavallo perfetta che lasciava scoperto il suo viso sottile.

<< Nervosa per il tuo primo giorno? >> Mi chiese.

<< E tu per la tua presentazione? >>

Sorrise e mi offrí un passaggio in macchina, che accettai molto volentieri.

<< Buona fortuna tesoro, mi raccomando sii gentile. >>

Le feci una smorfia mentre chiudevo la portiera della macchina e mi diressi verso l'ingresso.

Il cortile della scuola era piuttosto grande e affollato, camminai in direzione della porta cercando di non scivolare sulla sottile lastra di ghiaccio che ricopriva il marciapiede. Mi guardai intorno un po' spaesata alla ricerca di qualche cartello che mi indicasse l'aula 5E. Mi voltai verso la segreteria e vidi un ragazzo camminare nella mia direzione con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.

<< Ehi! >> Mi disse. << Tu devi essere Morgana, la ragazza nuova! >>

<< Si, sono io >> Ero sbigottita.

<< Io sono Alex. Il consulente scolastico ti ha affidata a me, ti guiderò nei prossimi giorni, fino a che non ti sarai ambientata. >>

Mi ricordó vagamente un tutorial per videogiochi.

<<  Ti ringrazio, ma credo di potercela fare da sola. >>

Mi guardó per un istante, poi riprese : <<Questa scuola è un labirinto, ti perderai sicuramente, hai un assoluto bisogno di me!>>

Ci pensai un momento e giunsi alla conclusione che si trattava solo di qualche giorno, non era la fine del mondo. Inoltre sembrava carino.
Era poco più alto di me, un ciuffo di capelli castani gli cadeva dolcemente sulla fronte e sfoggiava un sorriso luminoso.

Accettai di farmi guidare fino all'aula e, mentre parlava, notai che si rigirava costantemente qualcosa in tasca.

<< Eccola qui, 5E, sei arrivata a destinazione. Noi ci vediamo più tardi. >>

Lo ringraziai e mi affacciai alla porta della mia nuova classe. Il professore non era ancora arrivato, alcune ragazze spettegolavano sedute sui banchi mentre i ragazzi disegnavano sulla lavagna. Spostai il mio sguardo verso l'ultimo banco, vuoto. Seduto in quello a fianco c'era lui, il ragazzo dagli occhi verdi.
Era da solo, con il cappuccio della felpa azzurra sulla testa e gli auricolari alle orecchie. Aveva lo sguardo fisso sul quaderno.
Rimasi spiazzata, era l'ultima persona che mi aspettavo di vedere, in fondo l'ultima volta lo avevo incontrato in una stazione di servizio distante più di un'ora da qui.

Mi sedetti goffamente accanto a lui, indecisa su cosa dire.

<< Ciao. >> Azzardai.

Mi guardò con un'espressione indefinita e tornó a scrivere. Non diedi molta importanza alla sua indifferenza, aveva gli auricolari, probabilmente non mi aveva neanche sentita. Mi chiesi cosa stesse scrivendo, non sembravano compiti, ma naturalmente non glielo domandai.

Alla fine delle lezioni trovai Alex che mi aspettava in cortile.

<< Ti va compagnia fino a casa? >> Mi chiese in un sorriso.

Mia madre non sarebbe rientrata fino al tardo pomeriggio perciò sarei dovuta tornare a piedi in ogni caso. Pensai che avere qualcuno con cui chiacchierare non sarebbe stato male.

Era una bella giornata, il sole splendeva alto e la neve sembrava quasi sul punto di sciogliersi.  Quella mattina mi ero svegliata in ritardo e non ero riuscita ad ammirare la nuova città, perciò mi godetti la passeggiata.
Le vie erano incorniciate da altissimi alberi spogli e da graziosi negozi di ogni tipo: gioiellerie, pasticcerie, c'era persino un negozio di biciclette.

<< Allora, Morgana, da dove vieni? >>

<< Da Sweetdale, un paesino parecchio distante da qui. >>

<< Che nome particolare. E cosa ti porta qui da noi a Snowhill? >>
Le sue guance erano rosee a causa dell'aria fredda e il suo sguardo era fisso verso l'orizzonte.

<< Mia madre ha trovato lavoro qui, in un'agenzia pubblicitaria. >>

<< Quindi è lei che devo ringraziare per lo spot meraviglioso degli orsetti gommosi. >>

Risi e lui mi seguì con una risata genuina. Tutto sommato era simpatico.

All'incrocio prendemmo due strade diverse e scoprii che non abitava troppo distante da me.
Entrai in casa, mia madre non era ancora tornata così mi scaldai una bistecca e mangiai da sola. Mi sedetti a tavola e, come sempre, mi persi nei miei pensieri.
Pensai al mio nuovo compagno di banco, non gli avevo sentito proferire parola durante tutta la mattinata, non avevo nemmeno scoperto il suo nome. Ogni cosa che lo riguardava era avvolta nel mistero.
Ripensai anche ad Alex, alla sua gentilezza. Mi tornò in mente che durante tutto il tempo che avevamo trascorso insieme mi era sembrato molto concentrato su qualcosa che aveva in tasca. Lo trovai alquanto curioso e decisi che l'indomani avrei indagato.

Mia madre tornò a casa verso le quattro con aria affaticata.

<< Com'è andata la presentazione?>> Le chiesi.

<< É stato un successo! La tua giornata com'è stata? >>

Ci pensai per qualche secondo, poi dissi: <<ho conosciuto qualcuno, abita qui vicino. Sembra simpatico. >>

Il viso di mia madre si illuminò. Mi fece una serie di domande degne di un interrogatorio e, non so neanche io in che modo, mi convinse a presentarglielo.

<< Magari potresti invitarlo a pranzo domani! Ora scusami tesoro ma è stata una mattinata lunga, vado a stendermi un momento. >>

Decisi di riposarmi anche io qualche minuto prima di studiare. Mi sedetti sul divano e accesi la tv.
Mi appisolai per qualche istante, ma il suono del campanello mi svegliò. Andai ad aprire la porta ancora assonnata e quando vidi chi c'era dall'altra parte rimasi senza parole.
Era il ragazzo dagli occhi verdi.

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