21.0

Abigail

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Che fate di bello?

Principato di Monaco,
Dicembre 2022

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«No.» Mi alzai, prendendo la sua maglia, che avrebbe coperto molto più della mia. Avevo ceduto, come se non fosse successo nulla prima di questo momento tra di noi. Avevo lasciato che la mia mente si spegnesse del tutto, riproponendo quel buio intellettuale che si creava nelle sue vicinanze.

«No?» Si sedette, guardandomi infilare la sua maglietta.

«Abigail? Merd.» Respirò e come me, probabilmente riosservò ogni momento che avevamo appena condiviso.

«Cosa succede? È stato...» Provò, ma chiudendo gli occhi attraversai la stanza, andando in soggiorno.

«Fermati. Un secondo, per favore...» Mi bloccò da un polso, tirandomi verso di sé. Ormai sembrava di routine per lui pregarmi, chiedermi di ascoltarlo, di restare.

«Perché stai facendo così?» Mi domandò e mi ritrovai con il petto contro il suo, persino con solo il tessuto della t-shirt a dividerci.

Mi sembrava non riuscire a farne a meno, di cercare il suo contatto, anche quando mi stavo sforzando di non farlo. Le mie mani erano corse sul suo petto e a contatto con la sua pelle, mi si spezzò il fiato.

Charles si era appeso alle mie spalle, mi guardava in attesa, aspettava un segno, una parola, voleva che ne parlassimo, potevo leggerlo nel suo volto e forse per una volta era giusto così.

«A che cosa porta questo, mh?». Domandai cercando di non toccarlo più del dovuto. Le sue dita di sfuggita lambivano la pelle in fondo alla mia schiena, tenendomi salda a lui.

«Se non deve portare a niente, lascerò che non significhi niente...» Mi soffiò sul volto, facendomi socchiudere gli occhi al pensiero di volerlo baciare.

«Charles...» Sussurrai alzando un dito e di sfuggita accarezzai il suo labbro inferiore, mi sentivo senza fiato, ancora e ancora, «Devo andare.» Lo osservai, sentendo il brivido nel far sfiorare i nostri nasi, mentre i miei seni rimanevano schiacciati contro il suo petto.

«E vai...» Lasciò allentate le braccia, facendo scegliere a me la prossima mossa. Il verde dei suoi occhi mi faceva battere il cuore a un ritmo alterato, stava per uscire dal mio petto.

Perché non vai Abigail? Perché stai lì? Ti sta dicendo di andare... Lascerò che non significhi niente, era quello che volevo?

Appoggiai le mani su di lui, prendendo un respiro profondo e cercando di non cambiare idea.

«Vado.» Annuii senza incontrare le sue pupille, evitando il suo sguardo, vagando sulla pelle delle sue spalle, nelle sue clavicole, ma scappando dalla sua iride. Ero attratta da lui, in un modo fuori dal comune, ma potevo gestirlo forse.

Pilotavo un aereo in mezzo a una tempesta. Non sapevo se atterrare fosse la scelta giusta, non avevo idea se accettare i miei sentimenti fosse addirittura un'opzione. Non c'erano dubbi, che quelle pupille mi distraevano, facevano trasformare la destinazione del mio viaggio, senza che avessi un controllo sugli spostamenti.

«Vai.» Continuò a incitarmi, quasi come se fosse diventato divertente. Il suo volto sembrava stesse trattenendo un sorriso, lo nascondeva, ignaro che potessi vederlo, ma come sempre, le sue fossette lo tradivano.

I nostri corpi si erano attratti come calamite, dal primo momento che avevamo avuto la possibilità di stare insieme. Si erano cercati continuamente; un minimo contatto, un qualcosa che rendesse ancora più non indifferente la presenza dell'altro.

E ora era più complicato, conoscendo l'altro, conoscendo cosa significasse lasciarsi andare, conoscendo il suono dei respiri, i posti preferiti.

Ci conoscevamo bene, però avendo passato dei momenti lontani, era dura accettare qualunque cosa fosse successa prima.

Stava diventando strano però, mi guardava malizioso rivestirmi, tenermi la sua maglia. Silenzioso sorrideva anche con gli occhi, come se trovasse divertente il mio rifiuto.

Ma ero appena stata insieme a lui, faceva bene a riderci su. In una situazione diversa l'avrei fatto anche io.

Infilai velocemente le scarpe, evitando di far cadere lo sguardo troppo spesso, ma sentendo come lui non si risparmiasse affatto.

«Beh, comprati un telefono e chiama Andrea.» Lo avvisai, aprendo la porta di casa, senza aspettare che si avvicinasse.

«Ciao, Abigail.» Continuò a giocare sporco, marcando il francese nelle sue parole. Alzò gli angoli della bocca, sicuro di quello che stava facendo e tentata abboccai.

Camminai velocemente, spingendolo dalla nuca, facendogli aderire la schiena al muro e catturando le sue labbra nelle mie, un bacio lento, casto, che feci finire quasi subito. Quasi.

«Stronzo.» Lo guardai e scappai oltre l'uscio, chiudendomi la porta alle mie spalle. Nascondendomi dai miei sentimenti.

Nessuna domanda da parte delle mie coinquiline, una volta che entrai in casa, intente a guardare un film sedute sul divano.
Andai in camera, cercando di evitare qualche suono particolare per attirare l'attenzione su di me.
Il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale e non ero abituata a festeggiare questi eventi.

Sempre parlando di essi, visualizzai il messaggio di Daniel Ricciardo, riguardo a una serata che il 31 dicembre, si sarebbe tenuta a Monaco.

Nessuno dei piloti sarebbe rimasto in città, ma persino Lewis a Capodanno si era messo d'accordo con gli altri per passarlo insieme.

Sarebbe stato al Grimaldi Forum, qui nel Principato, nello stesso posto dove si sarebbe svolto il Cloud9, un esperienza riguardo arte e musica, la stessa sera.

Un'intera ala del posto, avrebbe ospitato le maggiori celebrità che risiedevano all'interno del paese. Invitandole a passare l'ultimo giorno dell'anno a pubblicizzarsi e ascoltare famosi cantanti e DJ.

Non ero stata ovviamente invitata, anche se Max continuava a sottolineare come fossi diventata un influencer postando le semplici foto del mio lavoro e di questa città.

L'invito lo avevamo sia io che le mie amiche però... Ricciardo, Lando, Lewis e l'olandese, avevano richiesto di portare qualcuno, dando la possibilità a noi di diventare delle più uno.
Mentre sapevo che Charles sarebbe partito per andare nelle Alpi con la sua famiglia, tornando anche lui per l'attesa serata.

Natale passò, Adalia decise di rimanere nel Principato fino a metà gennaio e dato che contribuiva con le spese, anche se non ce n'era bisogno, iniziò a dormire sul nuovo letto che comprammo, appoggiandolo per il momento in salone.

Cucinai le famose lasagne che il mio patrigno mi aveva insegnato a preparare negli anni passati, facendomi rendere conto di non mangiare italiano da un po', arrangiandoci ogni volta con qualche cibo veloce.

Passarono le settimane, ogni mattina avevo preso l'abitudine ad andare a correre, osservando ogni volta il mare e la città come fosse la prima volta.
Non raccontai alle mie amiche che cosa fosse successo con Charles, mi persi nei miei pensieri solo quando ne avevo l'occasione, fuori al balcone, seduta sul piccolo divano da sola.

Qualche giorno prima della fine dell'anno, incontrai Max per un caffè. Kyla aveva sottolineato che non le desse fastidio, anzi, era felice dell'amicizia tra me e il suo "non è mai stato il mio fidanzato".

Sembrava non rifletterci più, su quello che avevano passato, lo trattava come se non ci fosse stato nulla tra di loro, non chiedendo mai niente su di lui, al contrario di Verstappen che quando ne aveva l'occasione, domandava come stesse, altre volte fingeva di non ricordarsi che fossimo amiche d'infanzia.

«Ci sediamo nel tavolo dell'altra volta?» Domandai, vedendo il campione in carica annuire e spostare la sedia per sedersi, una volta arrivati di fronte al tavolino.

«Sei tornato dalla tua famiglia?» Chiesi, dopo aver dato le ordinazioni alla ragazza e osservandolo.

«Credo che un ragazzo abbia appena scattato una foto prima di uscire dal bar» Mi avvisò facendomi voltare e sbuffare, «Comunque sì, ho visto anche mia sorella che non ho l'occasione di vedere spesso.» Sorrise sincero, chiedendomi che cosa avessi fatto io.

«A casa, da quando ci siamo visti l'ultima volta, non ho concluso molto, Adalia è rimasta da noi.» Lo aggiornai tranquilla, iniziando a bere il caffè che ci avevano portato.

«Quindi ci siete tutte e tre?» Mi domandò riguardo alla festa, dove ci avevano procurato i biglietti per essere presenti, io annuii.

«Sono stanca e non ho fatto niente, oltre che andare a correre. Sembra che tutta la stanchezza che non ho avuto quest'anno, si stia riversando di colpo.» Ridacchiai appoggiando la tazzina sul piatto proporzionato. Lui sorrise, ammettendo di capirmi e finì il caffè amaro.

«Facciamo una passeggiata? Per essere dicembre si sta abbastanza bene.» Mi indicò con un cenno la strada oltre la vetrata e mi alzai per fargli capire che ero d'accordo. Questa volta pagai io, senza neanche dargli il tempo di muoversi dalla sedia.

Uscimmo e l'aria fresca ci investì, facendomi infilare meglio il capello rosso con lo stemma della Ferrari e seguirlo, iniziando a camminare sul marciapiede.

Percorremmo la strada del Gran Premio, passando sotto casa del monegasco e continuando parlando delle cose più semplici, come cibo, musica. Con Max era semplice, forse più che con chiunque, bastava un cenno, un'occhiata per capirmi.

«Max?» Lo chiamarono da dietro, facendomi girare al tono familiare, lo stesso fece lui.

«Charles!» Lo salutò abbracciandolo, con un pacca sulla spalla. Il suo sguardo si posò su di me, rimanendo in silenzio a squadrarmi.

«Che fate di bello?» Chiese, ma il suo sguardo rimase verso la mia persona, facendo girare l'olandese velocemente a guardarmi confuso.

«Siamo andati a prendere un caffè, niente di che, ora stavamo facendo un giro.» Lo mise al corrente, facendomi rendere conto che fosse in tuta sportiva, con una maglia termica bianca fin troppo attillata.

«Allora vi lascio, ci vediamo sabato» Lo salutò allungando la mano verso il biondo, aspettando che la stingesse. Quando lo fece mi guardò: «Abigail.» Pronunciò il mio nome, aggiungendo un cenno del capo, esclusivamente per farlo con l'accento che mi piaceva.

Sparì andando verso casa sua e ripresi a camminare, realizzando che il ragazzo non mio stesse seguendo.

«Andiamo?» Domandai confusa.

«Vi siete visti?» Alzò un sopracciglio avvicinandosi «Siete... Andati a letto insieme?» Mi fece quasi strozzare con la saliva.

«No, che dici!?» Alzai di poco il tono la voce, ma rimasi tranquilla, cercando di non mostrare emozioni.

«No, così, per dire.» Riprese a camminare.

Tornai a casa e finalmente arrivò la sera dell'evento, costringendomi a passare il pomeriggio prima con le ragazze in giro per i negozi.
Acquistai un altro vestito verde, come se non ne avessi abbastanza, pareva raso ed era davvero morbido per non prenderlo.

Sia Kyla che Adalia, restarono sullo stesso tessuto, la prima lo prese rosso, la seconda azzurro.

«Se ho intenzione di stare qua, mi conviene farmi spedire l'auto» Sbuffò la tedesca, «O magari comprarne una...» Ci pensò un po' e si avvicinò alla McLaren di Daniel in tinta con il suo abito, «Che dici Ky, tu continui a usare questa per sempre?» Mi fece ridacchiare alla sua domanda, tirando fuori le chiavi dalla piccola borsetta argentata.

«Finché Danny non la reclama indietro, sì.» Aprì la portiera salendo nel posto del conducente, facendomi incamminare verso la mia Porche nera.

Arrivammo al Grimaldi Forum in poco tempo, non distava molto da casa, perciò parcheggiammo veloci. Feci partire una chiamata nei confronti di Ricciardo per avvisarlo del nostro arrivo.
Mi avvisò di trovarsi qualche auto più avanti e lo obbligai a venirci in contro per mostrargli la mia, che fu contento di vedere, dato che per una cosa e l'altra, non ero ancora riuscita a mostrargliela.

«Sono già arrivati gli altri?» Domandò Kyla, aggiustandosi l'abito una volta uscita dalla macchina del ragazzo.

«Fatemi dire che siete bellissime, dobbiamo troppo farci una foto.» Tirò fuori il telefono, nel momento in cui Max e Lewis si avvicinarono parlucchiando tra loro.

«Maxie, scatta 'sta foto a me e queste bellissime ragazze!» Gli passò il telefono e ci intimò di appoggiarci al muso della vettura, con lui in mezzo.

«Ne ho fatte due o tre.» Fece per ridargli il telefono in mano.

«No aspetta, fanne una con Adalia, ha il vestito quasi dello stesso colore della macchina.» Consigliò Kyla e Ricciardo la prese per mano per farla restare vicino a lui. Le appoggiò una mano sul fianco e sorrisero.

«Che belli che siete.» Sussurrai guardandoli e avvicinandomi all'olandese e all'inglese per abbracciarli.
Anche Adalia fece lo stesso impacciata, non avendo ancora confidenza e la giornalista diede solo due baci sulle guance a Hamilton, che sorrise sghembo.

I miei occhi cercarono Daniel, rendendomi conto di quello che la ragazza aveva appena fatto, cioè ignorare volutamente Verstappen e cercai di trattenere una risata.
Il biondo alzò gli occhi al cielo aspettandoselo.

Ci incamminammo verso l'entrata, incontrando Lando che stava parlando con un uomo di mezz'età.
Si unì a noi, dopo averci salutato e andai a prenderlo a braccetto, osservando come Adalia fece con Daniel, rimasti ancora vicini dalla foto e Kyla con Lewis, lasciando Max da solo, al mio fianco.

Infilai il braccio che mi porse e accompagnata dai due ragazzi con cittadinanza belga, attraversai l'entrata.

Che la serata abbia inizio.

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Ecco l'aesthetic del capitolo✨✨

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🌶️💛

Heylaa, buon pomeriggio, anche se è ormai sera! Mi dispiace tanto in questi giorni di non riuscire mai ad aggiornare in tempo, ma tra lavoro e vita personale, mi perdo 👀

Un capitolo un po' particolare, pieno, lo descriverei...

Charles e Abigail per ora scappano, lo stesso che sembrano, dopo tanto, ancora fare Max e Kyla...
Ma c'è una festa qui, la festa di Capodanno e qualcosina per la storia di Danny✨ Chissà chi ha notato 👀👀👀👀

Scusate per lo spazio autrice carente, un po' come, secondo me, la qualità di questi ultimi capitoli, ma mi sembra di non saper azzeccare due frasi in croce 🤪

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Se avete qualche dubbio, scrivetemi❤️

Ho lasciato un box per le domande su Instagram, se vi va di darmi un parere, come al solito ✨

Instagram: mybrightshadow.wattpad
Tik Tok: ire.stories

Grazie per leggermi sempre❤️

A presto,

ire

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