19.0

Abigail

🏎️

Siamo tutti felici quando...

Principato di Monaco,
Dicembre 2022

🏎️

Visionai il nome sullo schermo del cellulare, della chiamata in entrata e prima di poterci pensare, risposi, rimanendo in silenzio.

«Ho visto che eri online...» Sussurrò Charles, quasi con l'intenzione di non farsi sentire, ma avevo compreso benissimo, «Non volevo disturbarti ma...» Si zittì, respirando con più forza.

«Non disturbi, non riuscivo a dormire.» Rivelai, pentendomi della sincerità con cui ogni volta parlavo con lui, quasi senza rendermene conto.

Ci fu un momento di vuoto, quasi più di un minuto di silenzio. Sentivo i suoi sospiri, come se si trovasse accanto a me. Non era mai stata una cosa buona per noi, vivere nella quiete. Voleva dire che era andato storto qualcosa e ora, era tutto sbagliato.

«Sei felice? Carlos ti rende felice?» Buttò fuori all'improvviso e il mio cuore mancò un battito. Perché lo chiedeva?

Cazzo sì che mi rendeva felice, era il mio momento di tranquillità, nell'assenza di rumore ci trovavamo a nostro agio, ma Charles Leclerc poteva immaginarlo, perché mi aveva chiamata solo per chiederlo? Nella notte, di questa giornata fin troppo piena, lui aveva deciso di prendere il telefono e lanciarmi quelle parole.

«Io ti ho mai reso felice, Charles?» Anche io lasciai uscire ogni cosa, entrai nella corrente, lasciando che mi trasportasse fino da lui.

«Eh?» Sembrò andargli qualcosa di traverso, «Se mi hai reso felice? Che domanda è?». Si mise sulla difensiva veloce.

«Rispondi e basta.» Lo obbligai.

«Mi hai reso felice dalla prima parola che mi hai rivolto, di fronte alla nuova monoposto, dopo la presentazione. Mi hai reso felice nel momento in cui hai accettato il mio passaggio dopo la cena precampionato. Mi hai reso felice in ogni momento che abbiamo condiviso, e lui? Lui ti rende felice come io non ho fatto?» Domandò forse malinconico, ma avevo bisogno di leggere i suoi occhi per dirlo, non riuscivo a comprendere la sua voce oltre il telefono.

Mi lasciò interdetta, bloccata, avevo paura di rispondere la cosa sbagliata e distruggere quel castello per metà già a terra.

«Lui mi rende felice» Dovetti bloccarmi e sentii un leggero sbuffo del ragazzo, «Lui mi rende felice, Charles. Ma non ho mai detto che tu non l'abbia fatto.» Sussurrai l'ultima parte, con gli occhi chiusi e portai le braccia al petto per riscaldarmi.
Non ci sei riuscito, Charles, avevo sussurrato con le lacrime agli occhi, con la delusione sotto pelle, avevo aperto la porta della mia camera d'hotel e lui era andato via.
Adesso davanti a lui stavo mentendo ed era cosciente quale fosse la realtà.

Per quanto il giardino fosse coperto dalla casa, faceva comunque freddo e arrivava fino alle ossa, perciò cercai di coprirmi meglio con la felpa.

«Dove sei?» Mantenne il tono basso, come me qualche momento prima, quasi come se entrambi avessimo paura di essere ascoltati, di tornare al presente.

«Sul divano del giardino di Danny.» Risposi soltanto, rimanendo ancora una volta senza parole.

«Allora buonanotte.» Proferì, non alzando la voce.

«Notte, Charles.» Sospirai, era già finita la nostra conversazione, poche parole, semplici e a vista di qualcuno prive di significato.

«Rientra dentro che prendi freddo.» Disse e staccò la chiamata, facendomi accaldare.
Una piccolezza, cinque parole, che erano riuscite a scaldare il mio intero corpo. Ero davvero andata a letto con il suo amico e lui mi chiedeva di non prendere freddo? Cazzo...

Mi alzai, quasi come se mi sentissi in obbligo di mantenere la parola, che non avevo neanche dato.

Arrivai in corridoio, cercando di non fare rumore, aprii la prima porta e trovai Adalia in un letto singolo e in quella dopo Kyla che dormiva beata, continuai a camminare evitando quella di Daniel e spalancando la seguente, vidi Lando seduto sul letto a smanettare con il cellulare.

«Ancora non dormi?» Gli domandai, spaventandolo, ma poi mi sorrise.

«Ti sentivo parlare al telefono, la finestra» La indicò, «Da sul giardino.» Spense lo schermo del telefono per darmi tutta la sua attenzione.

«Oh... Mi dispiace, era...» Mi interruppe.

«Charles, ho sentito.» Cercò di mantenere un tono normale, per non mostrarmi emozioni sul suo volto. Non lo conoscevo bene, non sapevo cosa provava, ma non sembrava felice.

«Mi dispiace Lan.» Cercai di sorridere nei suoi confronti, e lui evitò di guardarmi per qualche secondo.

«Dove dormi? Ho visto che le tue amiche si sono prese le due singole. Devi scegliere tra Max e Dan, che hanno il matrimoniale come il mio.» Disse guardandomi e poi si voltò verso le tende.

«Va bene se resto qui? Sei già sveglio almeno e lo sai.» Mi guardai intorno imbarazzata. Magari avremmo potuto parlarne.

«Va bene, Ab.» Mi sorrise impacciato, tolse le calze per aprire le coperte e infilarsi sotto. Mi levai la felpa, vedendo come anche lui lo stesse facendo e non indossasse nessuna maglietta sotto, al contrario di me.

«Scusa, ma sudo troppo già con i pantaloni, ma non è il caso. Almeno la maglia...» Sussurrò e anche al buio, le sue guance si colorarono leggermente di rosso.

«Figurati, sono io che sto disturbando.» Alzai la coperta, mettendomi sotto e sdraiandomi al suo fianco.

«Buonanotte.» Mi trovai a dire per la ventesima volta quella sera e lo stesso mi rispose lui, cercando di non toccarmi con le braccia. In quella pace, mi addormentai.

La mattina dopo mi svegliai spaventata, per della musica parecchio alta che arrivava da fuori dalla stanza e spostando il braccio, colpii qualcosa.
Lando.

Anche lui spalancò gli occhi, una combo tra il mio schiaffo e il brano, lo fecero sobbalzare.

«Oh Dio, scusa.» Misi le mani sulle labbra, vedendolo ancora spaesato a osservarmi.

«Buongiorno» Sorrise ancora confuso, «Hai un buon odore.» Constatò, girandosi per chiedere immediatamente scusa con uno sguardo, come se fosse andato troppo oltre.

«Grazie.» Toccò a me alzare gli angoli della bocca.

«Devi scusarmi, ma è più forte di me. Tu mi piaci...» Volle continuare ma qualcosa lo bloccò, «Lascia perdere, non posso. Neanche questo, il codice dell'amicizia lo vieta.» Chiuse gli occhi, continuando a pentirsi di ogni parola.

«Lan...» Provai ma con un gesto della mano, allontanò la mia voce da lui.

«Vai di là per favore, mi cambio e vengo a fare colazione.» Mi obbligò ad alzarmi e lo feci, cercando di non fare rumore, come se potessi distruggere tutto con un passo, una parola.

Arrivai in salotto dove una canzone già sentita, ma che non conoscevo, risuonava nella stanza. Adalia, Max, Kyla e Daniel stavano mangiando qualcosa, seduti a tavola e mi avvicinai salutando tutti quanti.

«Ieri sera mi ha chiamato Charles.» Mormorai, dopo aver riempito una tazza con il latte che era sul tavolo ed essermi seduta in mezzo alle mie amiche.

«Charles?» Ripeté la tedesca.

«Che cosa ti ha detto?» Chiesero i due piloti presenti al momento.

«Beh... Mi ha chiesto se Carlos mi rende felice.» Chiusi la bocca, aspettando i loro commenti.

«Gli hai risposto che, siamo tutti felici quando scopiam...» Iniziò Ricciardo ma la giornalista sbatté una mano sul legno nero del bancone per farlo smettere. L'olandese scoppiò a ridere ma poi prese parola: «Tu che hai risposto?».

«Gli ho chiesto se io, l'ho mai reso felice. Ha detto di sì, ha elencato ogni momento passato insieme. In sé solo questo... È durato pochissimo.» Appoggiai le mani tra i capelli, «Che cosa devo fare?» Sbuffai bevendo poi il liquido velocemente.

«Cazzo!» Gridò Kyla, «Dobbiamo andare a casa subito, devo mandare l'articolo, se no mi licenziano.» Si alzò in piedi e corse a infilarsi le scarpe senza darmi modo di dire altro.

«Dove sarebbe il male?» Commentò Verstappen nel momento che la mia amica sparì. Lo osservai, arrabbiato forse più con il lavoro della mora, che con lei.

«Dai, Max. Shh!» Lo zittì il padrone di casa, quasi cercando di nascondere un sorriso.

«É stato bello conoscervi.» Iniziò Adalia verso i due ragazzi, abbracciandoli impacciata, ma silenziosamente dando ragione alle loro affermazioni.

«Arrivo subito.» Mi allontanai, tornando verso le camere, verso quella in cui avevo dormito. Aprì la porta trovando il ragazzo al contrario della notte precedente: con la maglia e senza pantaloni. Mi coprii gli occhi.

«Scusami ancora, dobbiamo scappare, ho dimenticato il cellulare sul comodino.» Mi avvicinai a esso prendendolo.

«È okay.» Ribadì ancora, come stava facendo dalla sera prima.

«Ciao Lan. Poi dobbiamo parlare.» Mi uscii, senza che potessi evitare di dirlo. Non aspettai una risposta, tornando di corsa in soggiorno.

«Ciao stronzi, domani facciamo colazione insieme?» Domandai ai piloti, stringendoli forte.

«Ti scrivo più tardi, ma penso di sì.» Rispose Max e l'amico annuì.

Giurai a Daniel che avrei restituito i vestiti il prima possibile, ma in ogni caso avrebbe lasciato la McLaren alla fine dell'anno e potevo tranquillamente non darglieli più. Ma quella parte la tenni per me.

Salii nella Porsche Macan nuova di zecca, ricordandomi di non averla mostrata ai miei amici, ci avrei pensato poi.

Andai nuovamente da sola al ritorno, lasciando che le altre tornassero con l'auto blu. Arrivai per prima, parcheggiando e aspettando appoggiata alla vettura, ma dopo qualche secondo giunsero sotto l'appartamento.

La casa era da pulire, due giorni prima era toccato a me, perciò obbligai Kyla a farlo il pomeriggio stesso, io avrei cucinato per la sera.

«Non vi ho detto una cosa.» Sussurrò Adalia, una volta che il sole stava già iniziando a tramontare. Uscii dalla cucina, raggiungendola sul divano, la giornalista chiuse il computer per prestare attenzione.

«Quando tu» Si riferì a quest'ultima, «Mi hai buttata in piscina, sono uscita e corsa in bagno per cercare di asciugarmi. È entrato Daniel e mi ha vista con la prima maglietta che ho trovato, la sua.» Scoppiò a ridere, aggiungendo come si fosse fatta una bruttissima figura con il padrone di casa.

«Ma va A, Danny te la regalerebbe piuttosto che farti stare con il vestito bagnato. Non preoccuparti.» Le sorrisi sincera, avendo imparato a conoscere il ragazzo.

«É una persona fantastica, stai tranquilla.» Rispose la castana, ridacchiando.

Passammo il restante pomeriggio a raccontarci e loro continuarono a prendermi in giro, per il disastro della serata precedente, quando il telefono squillò, obbligandomi ad andare fino in camera per recuperarlo.

Era un numero sconosciuto ed era ora di cena, ma scelsi di rispondere comunque.

«Abigail? Sono Andrea, Andrea Ferrari.» Parlò e riconobbi la voce del preparatore atletico del monegasco, che nei tempi in cui stavamo insieme, avevo incontrato parecchie volte.

«Ciao Andrea, dimmi, va tutto bene?» Chiesi preoccupata, non sapendo perché avrebbe dovuto telefonare a me.

«Sì e no» Si prese una pausa, «Non posso dirtelo... Ma sto provando a rintracciare Charles perché è davvero importante. Sei a Montecarlo? Ho visto che hai una casa là.» Continuò causandomi un mix tra curiosità e inquietudine.

«Vivo a qua, sì.» Risposi solo.

«Fingi di non saperlo, ma devi assolutamente andare da Charles. Mattia Binotto si è dimesso.»

🏎️

Ecco l'aesthetic del capitolo✨✨

Non dimenticatevi di lasciare una stellina e seguirmi❤️

🌶️💛

Buon pomeriggio belli miei, come state? Vi è piaciuto? 👀👀👀👀
Scusatemi sempre il ritardo, ma ho troppe cose da fare😫

Un po' particolare, questo capitolo... Che oltre a mostrare una chiamata molto strana tra Charles e Abigail, che come al solito non si dicono un cavolo di niente... C'è anche un Lando, che prova a far qualunque cosa per allontanarsi da Abi👀👀

MATTIA BINOTTO SI È DIMESSO ALEEEEEEEEEE✨✨✨✨✨ Ci vediamo lunedì per il ventesimo capitolo🤗

-4

buonassera tanti auguri bellissima ❤️❤️✨

Se avete qualche dubbio, scrivetemi❤️

Ho lasciato un box per le domande su Instagram, se vi va di darmi un parere, come al solito ✨

Instagram: mybrightshadow.wattpad
Tik Tok: ire.stories

Grazie per leggermi sempre❤️

A presto,

ire

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top