13.0
⚠️Avviso⚠️
Questo capitolo è ambientato all'inizio del primo volume:
Il Predestinato | Charles Leclerc |
Charles
🏎️
Figurati
Maranello, Italia,
Gennaio 2022
🏎️
From: Carlos
To: Charles
Amico dove sei? La riunione sta iniziando e manchi solo tu.
Scesi dalla mia Ferrari 488 correndo, per quanto la mia voglia di vivere alle nove di mattina, della quasi finita pausa invernale, lo permettesse.
Incontrai molti tifosi all'entrata della sede della Scuderia, perciò per quanto fossi in ritardo, cercai comunque di fare qualche foto e alcuni autografi.
Entrai, sorpassano la reception di corsa e sviai verso il corridoio laterale, che mi avrebbe portato alla sala solita usata per le riunioni.
Svoltai l'angolo ed entrai nella stanza, osservando Mattia Binotto in piedi a guardarsi intorno in attesa. Gli altri ingegneri e il personale del team, stavano chiaramente parlando per i cavoli loro, aspettando che ci fossimo tutti. Forse mancavo davvero solo io.
«Bene, ci siamo tutti, possiamo iniziare.» Annunciò il team principal, alzando lo sguardo e accorgendosi della mia entrata, confermando la verità del messaggio dello spagnolo.
«Scusate per il ritardo, avere una macchina veloce non significa arrivare in orario purtroppo.» Sorrisi colpevole, sistemando la maglietta a maniche corte della Ferrari.
Osservai ogni sedia e trovando il mio compagno, mi avvicinai.
«Non ti ho risposto perché stavo arrivando» Appoggiai una mano sulla sua spalla per sottolineare la mia presenza, «Come stai, amico?» Guardai Carlos.
La sensazione di essere osservato mi bruciò la pelle, costringendomi a spostare il viso diretto alla persona al suo fianco. Una ragazza che non avevo mai visto prima.
Fu un secondo, poi nascose la sua iride dalla mia, voltandosi a guardare Binotto.
Lasciò che vagassi nei suoi capelli rossi e nel suo profilo a dir poco... Interessante.
Mattia prese posto, obbligandomi a girare intorno a quel tavolo a mezzaluna e ad andare dalla parte opposta, in una delle due sedie libere rimaste. Mi sedetti, lasciando che un sorriso sbucasse nelle mie labbra alla vista della persona che avevo perfettamente di fronte.
I nostri occhi si incontrarono ancora, provai a tenere un viso serio, privo di espressioni, ma il suo sguardo puntava il mio, non mettendomi a disagio, ma quasi a farmi ringraziare di questa lunga occhiata.
Il mio teammate le tirò una gomitata e lei sembrò cadere dalle nuvole. Il numero 55 le sussurrò qualcosa nell'orecchio, probabilmente riuscendo a percepire il suo odore. Avrei voluto comprenderlo anche io.
Lasciai poi che le parole di Binotto mi attirassero, ma mai quanto lei.
Spiegò quanto fosse importante che ognuno compiesse il proprio lavoro nei tempi previsti, degli allenamenti che avremmo dovuto intraprendere noi piloti e poi annunciò che la presentazione della monoposto sarebbe stata il 17 febbraio.
Tutto quanto finì in veramente poco, perciò mi alzai, raggiungendo un Carlos che era intento a osservare la rossa parlare con il team principal.
«Chi è?» Mi obbligai a chiedere, non riuscendo a pensare a nient'altro.
«Si chiama Abigail. Nuovo ingegnere.» Sussurrò piegando la testa, quasi impossibilitato a smettere di guardare. Ma potevo capirlo, stavo facendo lo stesso da quando avevo messo piede nella stanza.
Era come la luna, il sole, era così bella, che l'occhio cadeva, non potevi non vederla.
Camminò fino alle stanzette che venivano usate come studi per gli ingegneri, prese posto alla scrivania e una mano sventolò davanti al mio viso. Osservai il mio amico guardarmi sorridente.
«Charlotte.» Disse solamente, svegliandomi dal mio stato di trance.
«Eh?» Risposi spaesato.
«Dico… Charlotte, la tua fidanzata.» Mi ricordò sogghignando, come se stesse vincendo lui in quel momento, single e spensierato. Sì, lo so.
Andrea, un ingegnere della Scuderia, la lasciò sola, intenta a rileggere delle pile di fogli sulla sua scrivania.
Si appoggiò la penna tra le labbra, concentrata a scrutare quello che veniva riportato sulla carta e il mio amico partì in quarta, arrivando alla sua porta. Lo seguii in silenzio, osservando la divisa della Ferrari che le stava d'incanto.
«Volevo salutarti Abigail, e buona fortuna per il lavoro!» Parlò, facendole alzare il viso, ma quasi subito, ancora una volta, ci guardammo.
«Grazie Carlos, anche a te per qualunque cosa tu faccia da questo momento in poi.» Ironizzò, lasciando che pregassi che sorridesse in quel modo anche nei miei confronti. Ma che cosa mi sta succedendo?
Senza neanche accorgermene, Carlos camminò indietro, andandosene e tornai sulla figura dai capelli rossi, studiando ogni particolare, cercando di imprimerlo nei miei occhi. Mai.
Voltai il busto, lasciandomi andare a camminare fuori dalla stanza, cercando di ignorare quel bruciore al petto.
Tornai a casa, sdraiandomi sul letto e continuando a fare lo stesso per tutti i giorni seguenti. Andavo a Montecarlo, tornavo a Maranello, mi allenavo, mi incontravo con Carlos, ma lei nulla, niente.
Non mi capitò di incontrarla neanche per errore, come se questo fosse un motivo in più per non pensarla. Ma non era così, me ne dava altri mille per farlo.
«La amo, credo che la amerò ancora di più se sarà veloce in pista, ma amo assolutamente l'aspetto.» Commentai davanti alla monoposto, alla F1-75, il giorno dell'uscita, sorridendo e godendomi la bellezza che solo una macchina in questo sport sapeva darmi.
Finì anche la diretta, lasciando che tutto sfumasse, diventando un momento ormai vissuto, inciso nella memoria. Le luci si accesero, ognuno iniziò a gironzolare per la stanza che tutti quanti avevano allestito deliziosamente per la presentazione.
«É bella, non è vero?» Una voce sottile e con un marcato accento inglese, disse alle mie spalle, facendomi concordare, immerso in quella bellezza del rosso Ferrari.
«È bellissima, ogni anno è sempre emozionante vederla la prima volta.» Risposi continuando a guardare la protagonista della giornata. La persona concordò con me, facendomi sentire osservato.
Mi voltai, sentendo come il fiato mi venne rubato, alla vista della ragazza in questione.
«Non credo che osservarsi per più di due secondi valga come presentazione, perciò… Piacere Abigail.» Mi dedicò finalmente un sorriso, solo per me. Tese la mano nella mia direzione, facendomi correre a stringerla.
Da quella vicinanza così intima, le sue lentiggini mi ghiacciarono sul posto, infatti quasi mi dimenticai di rispondere alla vista di quelle labbra carnose.
«Sono Charles.» Riuscii a tornare padrone delle mie azioni, continuando a guardarla.
Qualcuno scoppiò la nostra bolla, obbligandomi a tornare alle faccende della mia vita privata, ma il destino mi odiava e mi amava.
Andammo in Spagna, a Barcellona, per i test pre campionato e mi sembrò di riprendere a respirare. Guidare una monoposto mi mandava in estasi, quel colore, rosso intenso, lasciava mille brividi sulla mia pelle al pensiero che guidassi per la famosa Ferrari.
Con qualche problema di porpoising, concludemmo la giornata, cercando di risolverlo alzando di poco la vettura. Questo avrebbe calato le prestazioni della macchina, ma risolto molti problemi al corpo. Non la vidi, ma tornando nel Principato, mi avvertii la consapevolezza che anche lei era stata là, spiando il suo profilo Instagram che Carlos aveva trovato.
Alla cena prima dell'inizio della stagione, entrai nella sala di quel ristorante al fianco dello spagnolo, che si dileguò per parlare al cellulare. Arrivai al tavolo, che aveva tutta l'aria di essere il nostro e trovai il mio posto. Un sorriso involontario, lasciò le mie labbra, alla vista nel nome davanti al piatto vicino al mio. Abigail Mathews. Suonava così bene pensarlo nella mia mente.
Mi sedetti, tirando fuori il cellulare e ricevendo alcuni messaggi di Andrea Ferrari riguardo alla mia dieta, quando la sedia al mio fianco venne spostata.
«Abigail, eccoti! Sono arrivati tutti.» Urlò la sua vicina, troppo forte, facendomi scappare un risolino quasi involontario.
«Cos’è che trovi divertente?» Mi sfiorò il fiato della rossa, che si era avvicinata di poco per far sentire questa affermazione solo a me.
Mi voltai, riacquistando quella pace che osservarla di nascosto mi dava, solo che questa volta, lei ne era consapevole, a qualche millimetro da me e faceva lo stesso.
«Io? Non sto affatto ridendo.» Finsi, mantenendo lo stesso tono giocoso, perché i suoi occhi scesero sulle mie guance, accorgendosi di quelle fossette che mi tradivano sempre.
Rimase su di me, come se fossi io il protagonista della serata, appoggiando il volto sul suo palmo e guardandomi di sbieco: «Mh mh…» Aggiunse, quasi dicendomi, non ti credo e non ti credi neanche tu.
Il vestito nero, le fasciava il busto, facendomela scrutare come se fosse un quadro.
Qualcosa strisciò sul pavimento, quasi spaventando entrambi, mi voltai, osservando lo spagnolo che sorrise.
«Interrompo qualcosa?» Domandò, sapendo chiaramente di aver interrotto qualcosa.
«Carlos! Figurati.» Ridacchiò, mollando la presa sul mio viso, facendomi imprecare solo nella mia mente. Ma Mattia Binotto iniziò con il suo discorso, addirittura menzionando lei per il lavoro svolto e questo mi fece sorridere inconsciamente.
«Charles che cazzo stai facendo?» Mi chiamò a fine serata Carlos, in un angolo della stanza, confuso, stordito.
«Carlos…» Iniziai ma mi stoppò ancora.
«Non ci provare, Charles. Non puoi continuare così, la verità devi dirla a entrambe e forse, anche a te stesso.» Mi guardò, calmandosi, appoggiando una mano sulla mia spalla. Nei giorni precedenti aveva più e più volte ribadito questo discorso, sottolineato quando dovessi svegliarmi.
Mi sembrava di impazzire, non riuscivo a fare altro che pensare a lei, ai suoi capelli, le sue lentiggini, quelle labbra fin troppi piene... Lasciando che rimanessi incantato, stordito.
Non potevo averla però, mi sarebbe piaciuto portarla in giro, farle vedere il mondo con i miei occhi, ma non potevo.
Pareva che nella mia esistenza, fossi destinato a stare da solo, circondarmi costantemente di tutti, ma mai chi volessi davvero.
Una vita di perdite, una vita alla ricerca di persone nella folla, che non sarebbero mai tornate da me.
Papa, que dois-je faire?
Cosa devo fare papà?
Come dovevo comportarmi?
Come potevo meritare di avere qualcuno al mio fianco, se non avevo saputo tenere voi? Riuscire ad appiccicare la mia ombra al corpo, incollandola così senza perdere la ragione? L'avevo lasciata andare, come Peter Pan, non ero stato capace di stringerla a me. Neanche l'ombra di me stesso, come potevo tenere qualcun altro?
«Trova il tempo di farlo o lascia perdere, lo vedo come la guardi…» Cercò di ricordarmi che forse ero già fottuto, impossibilitato a tornare indietro. Ma con Charlotte era sbagliato, doloroso, mi faceva pentire di aver costretto me stesso a fingere qualcosa che non andrebbe fatto. Non si finge di amare.
Bruciato da quella conversazione, diedi le spalle a Carlos, scappando dalla mia vita, dalla pesantezza, non sapendo che forse, ne stavo creando un altro centinaio, di problemi.
«Abigail.» Mi avvicinai, lei era intenta ad aspettare la sua amica per andarsene, «Vorrei accompagnarti a casa.» Lasciai che il mio corpo venisse attirato dal suo, trovandomi già di fronte a lei senza programmarlo.
Acconsentì, senza neanche pensarci, lasciando che dimenticassi anche io tutte le ragioni per non farlo.
Fuori nell'atrio, l'aria fredda invernale italiana, ci colpì, facendomi velocizzare il passo verso la macchina.
«Wow…» Sussurrò una volta nell'abitacolo. Il calore nel petto aumentò e non avevo neanche acceso il clima.
«Ti piace?» Le chiesi iniziando a guidare, uscendo dal parcheggio ed entrando nella carreggiata.
«Magari un giorno potresti farmela guidare…» Riprese la conversazione dopo un lungo momento di silenzio, in cui non avevo fatto altro che osservarla di profilo.
«Chi lo sa.» Toccò a me parlare, te la regalo anche se vuoi.
Ed era tutto un gioco di sguardi, di occhi, di pelli che di nascosto si sfioravano. Era di parole mancate, silenziate per paura.
La felicità era stata una brutta stronza, aveva lasciato che avessi paura di lei, sperando che non toccasse mai a me provarla. L'avevo allontanata, lei, la gioia, l'amore.
Ero scappato dalla parte opposta, arrivando a credere che non la meritassi, lei, l'amore.
Mi sembrava che potessi vivere cento vite, ma in nessuna di queste ci avrei guadagnato io. Qualche vittoria.
Però potevo essere certo di una cosa: se il rosso Ferrari era la tonalità del colore più bella, non avevano mai visto i capelli di Abigail.
🏎️
Ecco l'aesthetic del capitolo ✨
🌶️💛
Non dimenticatevi di lasciare una stellina o seguirmi🏎️
Buon pomeriggio, come state?
Ho deciso di postare anche il 14.0, ci vediamo nel prossimo capitolo👀
Se avete qualche dubbio, scrivetemi❤️ Scusatemi per il ritardo nella pubblicazione!
Ho lasciato un box per le domande su Instagram, se vi va di darmi un parere, come al solito ✨
Instagram: mybrightshadow.wattpad
Tik Tok: ire.stories
Vi aspetto nel prossimo! ❤️
A presto,
ire
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