Capitolo IV

Sulla stessa riva

Da quel giorno in poi, il rapporto tra Felix e Hyunjin cambiò. Si salutavano di nascosto e si rivalutarono a vicenda.

Quando il primo, incrociava lo sguardo, il secondo non poteva far altro che contemplare quell'involucro così esuberante che racchiudeva un mistero. Gli venne da pensare che erano molto simili, ma accantonò quella riflessione in fretta. Eppure c'era qualcosa che non sapeva spiegarsi, un nodo allo stomaco quando gli passava per la mente, il fatto che quando era con lui si sentiva nudo, come se l'altro avesse le chiavi per aprire un forziere.

Durante il pomeriggio di un weekend, Felix prese l'auto di suo padre. Guidare lo rilassava. Faceva caldo, aveva voglia di un gelato. Sulla strada incontrò Hyunjin. Era seduto sui gradini di una casa a leggere un libro. Lo chiamò.

- Che ci fai lì per terra?

L'altro lo guardò confuso.

- Felix?

- Hai da fare? A parte stare seduto davanti alla porta di sconosciuti?
Hyunjin rise.

- In realtà qui ci abito e no, non ho programmi per il weekend.

- Ti va un gelato?

- Con te?

- Vedi qualcun altro?

- Non hai paura che i tuoi amici ci vedano insieme?

- Sono fuori città.

Ci fu una pausa.

- Allora?

- Prendo la giacca e il portafogli e arrivo.
Hyunjin sparì per un momento dietro la porta principale.

Il giardino aveva qualcosa di speciale. C'erano diversi tipi di fiori, che crescevano qua e la in modo casuale. Ciò nonostante, sembrava un luogo fatato e colorato, dove la natura faceva il suo corso, artefice dell'ordine delle cose.

Felix pensò che quel posto si addiceva alla personalità di Hyunjin.

Dopo un po' quest'ultimo tornò ed entrò correndo nella macchina, occupando il posto davanti.

Felix ripartì a razzo. Era felice e non lo nascondeva.

- Dove siamo diretti?- Chiese Hyunjin, strizzando gli occhi per proteggerli dal sole.

- Lo vedrai. Mi passi gli occhiali? Sono nel cassetto sotto il cruscotto.

Il viaggio fu piacevole. Felix accese la radio e mise canzoni rock. Cantò tutto il tempo, mentre l'altro si godette la vista del paesaggio. Pensava a chissà cosa, con lo sguardo lontano, spiando di tanto in tanto il ragazzo che sembrava vivere il miglior tempo della sua vita.

- Arrivati.- Annunciò Felix soddisfatto.

- Finalmente. Stavo per stordirmi.- Disse l'altro uscendo e chiudendo lo sportello della macchina.

L'altro rise.

Camminarono un po' e Hyunjin stava per chiedere se quel fantomatico posto fosse molto distante dato che sembravano dispersi in una landa desolata. Ma poi dovette bloccarsi: sotto i suoi piedi c'era come un borgo. Il mare cristallino splendeva sotto i raggi e alcune persone facevano il bagno e altre andavano in barca. C'erano molti locali carini e mercatini. Sembrava di stare in vacanza.

- Bello vero? Dai andiamo a prendere il gelato!- Esclamò Felix.

Passeggiarono per il viale e Hyunjin scattò molte foto. In una di queste, Felix si mise spontaneamente in posa formando una "V" con le dita e sorridendo alla fotocamera.

- Dai spostati! Non vorrai venire in foto?!

- Perché no? Dai! Scatta o mi verrà una paralisi facciale!

Il ragazzo obbedì un po' confuso.

Dopo poco, giunsero davanti alla gelateria. Il proprietario accolse il suo cliente abituale con un forte accento italiano e i modi schietti e vivaci.

- Hai portato un amico, vedo. È la prima persona che ti accompagna oltre la tua tata.

Hyunjin si girò di scatto verso Felix, che non era per nulla imbarazzato, e che rispose positivamente con un ampio sorriso.

Scelsero i gusti. Entrambi optarono per il pistacchio. Felix ci abbinò la vaniglia, mentre l'altro il cioccolato.

Felix si offrì di pagare per entrambi, ignorando completamente l'altro.

Dopo aver salutato, si sedettero sui gradini di un muretto, accompagnati dalla vista di quel mare che pareva coccolare i suoi visitatori, deliziandoli con il suono delle onde che calme andavano su è giù per la distesa, con un movimento ritmico e incessante.

- E così non hai portato mai nessuno dei tuoi amici qui.- Hyunjin irruppe nell'atmosfera.

- No.

- Come mai?

Felix fece spallucce.

- È un posto mio. Non posso condividerlo con tutti.

- Ma con me sì...?

- Tu sei diverso. Non sei loro. Tu non...diciamo che non posso definirti.
Non sei mio amico. Ma forse è proprio questo che mi piace di te.

Hyunjin assaporò un po' di gelato e con esso anche l'ultima frase.

- E le tue fidanzate?

- In realtà non esco con delle ragazze da un po'. Da un po' prima di quando abbiamo iniziato a frequentarci. A parte un piacere fisico, non ho mai provato nulla per nessuna di loro. Infondo neanche a loro importavo più di tanto. Se ci pensi, non sapevano granché di me, più di quanto io non mostri già agli altri. Solo tu mi conosci e va bene così.

- Non avresti dovuto pagare tu per me.

- Perché?

- Non lo so. Non mi sembra...appropriato?

- Appropriato?

- Non trovo la parola giusta...

- Aha! Hyunjin che resta senza parole! Sono stato proprio bravo allora!

- Mh, sì forse. Devo ammetterlo, sei stato piuttosto sorprendente.

- Ti ci ho portato io qui. Avevo il dovere di offrire.

- Beh, allora grazie.

Finirono il gelato.

- Posso scattarti un'altra foto?- Chiese poi timidamente Hyunjin.

- Ok?- Rispose l'altro titubante.- Come devo mettermi?

- Non guardarmi. Guarda il mare, o il cielo.

Felix fece come gli era stato detto.

Ma mentre il ragazzo scattava più di una foto, colto da quel momento così intimo e ancestrale, egli si voltò a guardarlo.

- Sei sporco di cioccolato.

- Dove?- Domandò l'altro imbarazzato.

- Vicino alla bocca.

- Qui?

Felix rise.

- Qui.

Appoggiò il pollice sul lato sinistro della bocca, lo stesso dove si trovava il neo e iniziò a sfregare delicatamente.
Dopo che ebbe finito, restò fermo in quella posizione.

- Sono ancora sporco?

- Sei molto bello Hyunjin.

Questi abbassò lo sguardo. Nessuno glielo aveva mai detto così, guardandolo dritto negli occhi, con quella stessa intensità. Poi si destò e ricambiando lo sguardo a sua volta disse:

- Anche tu.

E successe.

Felix si avvicinò verso di lui chiudendo gli occhi. Anche Hyunjin fece lo stesso. E poi lo baciò. Fu un bacio tenero. A parte quella mano, nessuno dei due osò toccarsi, sotto quel sole complice e quella solitudine gradevole di cui si erano circondati. Entrambi indossavano dei pantaloni bianchi. Felix una t-shirt blu mentre l'altro una a strisce orizzontali dello stesso colore e bianche. Potevano essere un quadro, un'opera d'arte senza tempo che nessuno avrebbe mai potuto ritrarre in tutta la sua intensità. Due mondi che non potevano incontrarsi nella realtà, neanche un'eclissi riusciva a descriverli. Nessun colore sarebbe stato adatto. Nessun rosa più pesca delle labbra di Hyunjin, nessun rosso più scarlatto del fiocco che gli teneva l'oro dei capelli. Nessun arancio più corallo delle guance di Felix e nessun marrone più castano delle lunghe ciglia.

Non ci furono parole, né musica adatta a colmare quel momento. Perché il ritorno sarebbe stato alla vita di sempre. E due dimensioni restano sempre due dimensioni. Per sempre persi, come due barche che navigano nell'infinito.

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