Capitolo 8
Raggiunge la mensa a passo militare, Sally sgambetta più del solito per starle dietro.
"Che cosa è successo da Haze? Non hai aperto bocca nelle ultime due ore" le chiede mentre la precede in fila.
"Non ne voglio parlare. Diciamo che è stato gentile come al suo solito" taglia corto. Si sporge per prendere lo yogurt e, come già accaduto in passato, questo resta incastrato nello sportello. Ok, non è giornata.
Per fortuna è venerdì.
Natalie dà un leggero scossone come aveva fatto il Signore Oscuro quel primo giorno. Vedendo che lo risultato non è lo stesso si fa prendere dal nervosismo e inizia a scuotere ripetutamente il distributore, incurante degli sguardi di metà sala mensa su di lei.
"Ok, ok abbiamo capito che è meglio non farti arrabbiare" una voce maschile divertita la riporta alla realtà. Un ragazzo, più grande di lei, la sta guardando con un sorriso aperto e le mani alzate in difesa, a mo' di scherzo. Si sporge e le prende senza difficoltà uno yogurt.
Natalie nota che è molto carino, di una bellezza tipicamente americana.
"Io sono Riley" Natalie lo prende e sorride, scusandosi.
"Io sono... imbarazzata" si accorge finalmente che in molti la guardano ancora, quindi si affretta a lasciare la fila, seguita da Riley.
"Sei con noi da poco giusto...?" le chiede, non si era ancora presentata.
"Natalie. Si sono due settimane soltanto, mi trovo molto bene"
"Tranne che con il distributore di yogurt" la prende in giro. Arrossisce e sorride.
"Sì, beh, è lui che ce l'ha con me!" ribatte lei a voce un po' troppo alta.
Un secondo dopo capisce che quella frase poteva essere rivolta non solo al distributore.
Riley sorride e guarda alle sue spalle, verso la porta. Il sorriso si tende ancora di più, una scintilla negli occhi.
"Lavori con Haze vero? Per la Bonetti" le chiede, avvicinandosi leggermente.
"Già" risponde vaga lei, guardando Sally. Questa inarca un sopracciglio vedendola in compagnia di Riley e le mostra il pollice verso l'alto, in segno di approvazione.
"Il tuo entusiasmo è contagioso" le dà un colpetto con il gomito "Beh ti capisco e mi spiace per te, ma se per caso qualche volta ti vuoi divertire fammi un colpo di telefono" le strizza l'occhio e le porge il suo biglietto da visita in maniera plateale. Senza lasciarle il tempo di rispondere le strizza leggermente l'avambraccio e guarda ancora verso la porta sorridendo in maniera sfacciata.
Natalie non resiste e si volta.
Haze è fermo poco oltre la soglia e la osserva con puro astio, gli occhi scuri cupi e minacciosi. Si sente gelare. Mentre Riley si allontana, lo sguardo di Haze lo segue.
Non stava guardando lei. I loro occhi si incrociano per una frazione di secondo, poi si mette in fila. Natalie raggiunge i suoi colleghi che non hanno perso un secondo dell'episodio.
"La nostra recluta fa conquiste!" esclama Sally, euforica.
"Capirai, proprio una novità per Riley!" sbuffa Chelsea. Sally le lancia un'occhiataccia.
"E' un manager anche lui?" chiede Natalie, ignorando Chelsea.
"E' un sales manager, prima dell'arrivo di Haze deteneva il record per il fatturato gestito da un solo manager. Dire che non si sopportano non rende l'idea. Riley ha tentato di sabotare Haze decine di volte, senza riuscirci" spiega Scott "a quanto pare tu sei il nuovo strumento per farlo innervosire" conclude con un accenno di sorriso.
"Beh in realtà sono io quella che darà di matto, di questo passo" borbotta Natalie. Si incupisce e non apre bocca. Sally devia il discorso sui suoi progetti per il week end, shopping per lo più.
"Tu che farai Natalie?" le chiede.
"Io ridipingo le pareti della mia... del mio appartamento" si corregge infine "mi terrà occupata per tutto il week end credo".
"Bello! Io adoro ridipingere. Lo vuoi un po' di aiuto?" si offre "Ti assicuro che sono molto brava" congiunge le mani a mo' di preghiera.
"Sarebbe fantastico, grazie! Mi spiace rovinare i tuoi piani di svaligiare il centro commerciale" le sorride.
"Il mio conto in banca te ne è grato" ribatte lei.
Natalie esce dalla mensa con i colleghi e si volta un attimo prima di oltrepassare la porta. Haze, ovviamente, è già uscito.
* * *
Carol si lecca un po' di salsa dalle dita unte, per poi pulirle meglio con la salvietta. Getta il tutto nel cestino e si dirige al bagno per sciacquarsi. Uscendo, sente una porta sbattere con violenza e un tonfo di qualcosa sul pavimento, poi il silenzio.
Si avvicina alla porta di Dimitri, stranamente chiusa. Solitamente, a meno che non riceva qualcuno, la porta resta aperta in modo da poter comunicare con lei facilmente. Controlla per sicurezza l'agenda, che le conferma che non ha ospiti.
Accosta l'orecchio alla porta, ancora il nulla. Bussa leggermente.
"Avanti" la sua voce ha una strana inclinazione. Quando entra Dimitri sta sistemando dei fascicoli sulla scrivania, sul pavimento non c'è nulla.
"Ti va di dirmi cosa c'è che non va?" si avvicina cauta, messa in allerta dallo sguardo cupo di lui. Non la guarda.
"A cosa ti riferisci?" lo sa benissimo a cosa si riferisce. Al suo umore ballerino, all'atteggiamento poco misurato, così distante da quello che solitamente lo contraddistingue.
"Non giriamoci intorno, Dimitri" lo incalza lei, stanca di quel gioco di negazione "da quando è arrivata quella ragazza sei decisamente più irascibile del solito, e non credevo fosse possibile" tenta una battuta, per stemperare l'aria, ma non sortisce l'effetto sperato.
Dimitri si lascia cadere sulla grande sedia di pelle, stanco. Si passa una mano sul viso, poi guarda Carol dritto in faccia.
"Lo so e non capisco. Mi fa così arrabbiare! Non si limita mai a fare ciò che le si dice, vuole sempre avere l'ultima parola ed è così sbadata e disordinata che mi fa ammattire. Per non parlare delle compagnie che si sceglie" l'ultima frase gli esce in un mormorio, che non sfugge affatto a Carol.
"Di chi stai parlando?" gli chiede, cogliendo quel momento di apertura.
"Riley Davenport" sputa Dimitri, fa una smorfia come se quel nome fosse veleno sulle sue labbra. Carol solleva gli occhi al cielo.
"E' innocuo, abbaia ma non morde, lo sai. E poi Natalie non mi sembra affatto una sprovveduta, credo abbia abbastanza giudizio" lui resta silenzioso, si sente scoperto.
"Se vuoi che la ragazza la smetta di farti la guerra, ti consiglio di evitare di darle sempre contro ad ogni occasione buona. Stamattina dovevi darle una buona notizia e invece la vedo uscire dal tuo ufficio come una furia. Forse sei tu a complicare le cose, non credi?" gli dice infine.
Dimitri non risponde. Non gli sembrava affatto di darle sempre contro, semplicemente lei si comportava a volte in maniera incomprensibile per lui. Quella mattina, forse, aveva avuto una reazione esagerata, ma appena aveva fatto un passo verso di lei comportandosi gentilmente, lei lo aveva chiamato per cognome come facevano tutti quelli che lo disprezzavano o gli sconosciuti.
Lui si stava esponendo e lei aveva eretto un muro.
Sentendosi più vulnerabile di quanto fosse abituato, ha reagito nell'unico modo che gli era familiare: l'ha trattata come una sottoposta qualsiasi, forse un po' peggio.
Vedere poi Riley che palesemente si prendeva gioco di lui girandole intorno come un moscerino della frutta, lo aveva davvero innervosito più del lecito.
"La informerai tu in merito al Ringraziamento" afferma, senza rispondere a Carol.
Il tono non ammetteva repliche.
Rassegnata, Carol esce dall'ufficio di Dimitri, diretta a quello di Natalie. Lungo le scale la pervade la certezza che quello sarà un tragitto che compirà piuttosto spesso con quei due che litigano come cane e gatto.
Toc, toc.
Senza aspettare una risposta Carol si appoggia al bordo della scrivania di Natalie.
"Ciao Carol" la saluta in tono monocorde la ragazza, senza sollevare lo sguardo dal monitor. Il buon umore era proprio contagioso quel giorno.
"Ti va una pausa caffè con me?" le chiede, notando Chelsea drizzare le orecchie.
"Ho un sacco di lavoro da fare, possiamo rimandare?" finalmente la guarda.
"No, non possiamo. Il lavoro ti aspetterà, non ci vorrà molto" la rassicura, aspettandola sulla porta. Dirette al refettorio, Natalie non emette un fiato.
"Allora, vengo al dunque. Spero tu non abbia piani per il prossimo giovedì" premette Carol.
"Giovedì? Non ho ancora progetti per il dopo lavoro" precisa Natalie.
"Quindi lo sapevi già? Bene, anche perchè in questo caso purtroppo non abbiamo molta scelta. E' il cliente a comandare e loro di certo non festeggeranno" prosegue Carol. Natalie si sente confusa, teme di essersi persa un pezzo.
"Festeggiare cosa?"
"Il Ringraziamento! Giovedì è la festa del Ringraziamento" le spiega, scandendo lentamente le parole. Inizia a pensare che quella ragazza stia lavorando troppo intensamente.
"Oh" è la sua unica risposta.
Il Ringraziamento. Il tempo le stava scivolando così velocemente tra le mani da non realizzare che fosse arrivato così velocemente.
"Già. Dovremo essere presenti in azienda, la Bonetti, essendo italiana, non festeggerà il Ringraziamento perciò in caso di imprevisti, richieste o necessità dobbiamo essere a disposizione come se fosse un qualsiasi altro giorno. Ovviamente la retribuzione sarà adeguata" la rassicura.
"Quindi saremo solo noi..." non conclude la frase, temendo un po' la risposta.
"Noi tre. Io, te e Dimitri. Gli unici in tutta l'azienda" le conferma Carol. Natalie sente il cuore sprofondare verso lo stomaco. Le probabilità di incorrere nel Signore Oscuro sarebbero state molte più del solito. Si consola un po' pensando che almeno potrà contare sul supporto di Carol.
Ricorda che i genitori e Andrea sicuramente la avrebbero aspettata a casa per le feste, ma dovrà spiegare loro al più presto che non potrà esserci. Il sollievo la investe quasi immediatamente, seguito dal senso di colpa. Ci avrebbe pensato più tardi.
"Va bene, non c'è problema" informa poi Carol "Meno male che ci sarai anche tu" confessa.
"Sono certa che te la caveresti benissimo anche senza di me. Ho sentito che Bonetti è stato molto contento del tuo contributo finora" le dice sorridendo. Quindi lui glielo aveva raccontato.
"Sì, beh, mi fa molto piacere" è molto orgogliosa di quel primo successo, ma non può non avercela con Haze per averglielo rovinato trasformandolo in un momento spiacevole nella sua memoria.
Torna alla sua scrivania dopo aver augurato a Carol un buon week end e, come al solito, la sera si trova a lasciare l'ufficio per ultima. E' stremata, quella è stata una settimana davvero sfiancante.
Fuori ormai è buio, ma la sua macchina blu metallizzato è ben visibile. Una gioia per i suoi occhi.
Armeggia nella borsa un bel po' alla ricerca delle chiavi. Si sente osservata e volta leggermente la testa. Un'ombra passa dietro la sua auto facendola sobbalzare e sbattere il gomito contro la portiera dell'auto.
Quando l'ombra si avvicina vede che si tratta di Haze: tira un sospiro di sollivo e al contempo lo prenderebbe a pugni.
"Ma che cavolo! Se stai cercando di farmi fuori sei sulla buona strada" con una mano si tiene il gomito e si appoggia di peso all'auto, guardandolo con gli occhi sbarrati.
"Scusa. Ti ho vista da sola al buio e ho pensato ti servisse un passaggio" non si avvicina, resta a distanza di sicurezza, scrutando la sua espressione, nervoso.
Natalie si riprende e, senza guardarlo, finalmente estrae le chiavi dalla borsa.
"Non mi serve un passaggio" ribatte, fredda aprendo la portiera.
"Questa è la tua auto?" le chiede Haze, un po' sorpreso. Trattiene a stento una risatina. Quella macchina doveva avere almeno quindici anni. Lei lo fissa con sguardo truce dal finestrino dell'auto, sfidandolo a commentare. Saggiamente, decide di non farlo.
"Non volevo farti agitare, scusami" si sforza di usare un tono gentile.
"Beh direi che è quello che ti riesce meglio" risponde, pronta. Poi se ne pente, pensando che potrebbe essere interpretato male.
Non voleva che lui pensasse di avere il potere di agitarla; di farla arrabbiare senza dubbio, ma tutto lì. O no?
"Mi dispiace" gli occhi brillano di sincerità e un leggero imbarazzo. Non li distoglie mai dai suoi, che si riducono in due fessure, sospettosi.
"Perchè stai facendo il gentile ora?" gli chiede.
Lui fa spallucce "Lavoreremo insieme per qualche tempo, credo sia l'ora di seppellire l'ascia di guerra"
"Oh tu credi?" ribatte ironica. Alla buon'ora! In ogni caso i rapporti umani, professionali e non, non funzionano così, a senso unico. La innervosiva che lui pensasse di poter decidere per entrambi quando essere due persone civili e andare d'accordo. Avrebbe potuto farlo da subito, come qualunque altro essere umano senziente con un po' di educazione. Voleva deporre l'ascia di guerra? Che lo facesse pure. Lei non sapeva se era pronta a farlo.
"Beh, Haze" risponde sottolineando il suo cognome sperando di innervosirlo "non ti garantisco il risultato, ma ci proverò" gli concede. Lo vede irrigidirsi e serrare la mandibola. Si limita ad annuire.
Natalie si guarda ancora una volta attorno, continua a sentirsi osservata. Probabilmente è lo sguardo inceneritore di Haze.
Accende il motore dell'auto, che parte con un rombo. Dimitri si fa da parte e la guarda andarsene, un riflesso blu nella notte.
Quell'uomo le stava facendo perdere la ragione. Il suo repentino cambio d'umore di quella sera, dopo averla trattata male quella stessa mattina, l'aveva messa in confusione oltre ad averle quasi fatto venire un infarto.
Di certo sarebbe stato tutto più facile se avessero finalmente smesso di punzecchiarsi a vicenda e si fossero concentrati soltanto sul lavoro, ma Natalie non ci sperava troppo. Lui le è sempre sembrato troppo arrogante per riuscire a mettere da parte l'orgoglio.
Cena con una pasta improvvisata, con un semplice sugo al pomodoro e parmigiano. Dopo una doccia calda la tensione della settimana va via via scemando e sente la stanchezza invaderle le membra.
Si sdraia a letto determinata a fare progressi sulla scelta degli inviti al matrimonio.Forse se fosse giunta ad una conclusione suo padre e Andrea avrebbero preso meglio il fatto che al Ringraziamento non tornerà a casa.
Aveva già ridotto la scelta a tre modelli molto diversi fra loro, completamente indecisa su quale di quelli rappresentava la loro coppia al meglio. Si rende conto di non averci pensato per tutto il giorno, troppo presa dal lavoro, e decide di mandare al futuro marito il messaggio della buona notte, cercando di trasmettergli nostalgia e mancanza.
Si addormenta prima di aver premuto invio.
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