Capitolo 6


Lunedì mattina impiega più tempo del solito a prepararsi, si cambia due volte prima di decidersi. Indossa un abito leggermente scollato verde scuro e dei stivaletti con un po' di tacco. Non pensa al motivo per cui senta il bisogno di essere carina. Si trucca leggermente e vola verso l'auto. Arriva prima del solito, in macchina il tragitto diventa molto più breve. Prende un caffè al volo e lo beve appoggiata alla sua nuova auto, stringendosi nel cappotto leggero. 

Osserva piano piano il parcheggio riempirsi, in attesa. Non sa bene di cosa. Vede arrivare Scott, che le si avvicina.

"Nuova?" le chiede indicando l'auto. Natalie annuisce, sorridendo.

"Non è fantastica?" il suo entusiasmo è contagioso. Sebbene Scott non creda che quell'auto le durerà a lungo, non riesce proprio a smontare l'euforia di Natalie.

"Saliamo?" le chiede, dirigendosi verso l'entrata.

"Si, certo"gli risponde, voltandosi un'ultima volta verso il parcheggio. Lo sguardo vaga, poi segue Scott con un senso di incompiutezza.

Sally arriva come al solito trafelata, con addosso colori sgargianti non proprio in sintonia con le tonalità autunnali. Sembra che sia in piedi da ore.

La ascolta fare un punto della situazione con Scott e Chelsea in merito a due clienti molto importanti per i quali collaborano. La sua collaborazione strettamente legata alla sorte della Bonetti Group spesso la fa sentire un po' esclusa dagli altri tre. 

Senza contare che Chelsea ovviamente non la sopporta e non ne fa gran segreto. Considerando che nemmeno si è mai occupata della Bonetti, Natalie davvero non capisce perchè mai dovrebbe avercela con lei, ma se n'è fatta una ragione. A parte la mensa e lo spazio fisico dell'ufficio, con lei non ha molto a che fare. Sally e Scott invece sono sempre gentili con lei, anche se Scott ogni tanto diventa molto cupo e taciturno.

Viene distratta dai suoi pensieri dal suono del suo interno.

"Ciao Natalie! Oggi a pranzo ti andrebbe di unirti a me? Ho preparato dei sandwich con insalata, prosciutto e mozzarella. Beh, un surrogato ovviamente. Visto che Dimitri non sarà in ufficio oggi potremmo uscire cinque minuti prima e camminare fino al parco qui vicino, prendere un po' di vitamina D e aria fresca. Che dici?" le propone Carol entusiasta. Il cervello di Natalie registra con particolare attenzione l'assenza di Haze, ma anche se muore dalla curiosità non approfondisce. Per ora.

"Molto volentieri! Ci vediamo all'entrata allora?" si accordano.

La mattinata scorre lenta, Natalie si distrae con facilità a causa di una sensazione strana, che non conosce.

Il parco in cui si siedono non è molto grande ma di certo è suggestivo. Gli alberi in quella stagione si tingono di decine di sfumature di rosso, arancione, marrone. Uno spettacolo per gli occhi. Un tappeto di foglie circonda ogni tronco, un tappeto soffice che, se non avesse deciso di indossare quello stupido vestito, l'avrebbe sicuramente invitata a sedersi per terra.

C'è un'unica panchina posta in mezzo a due alberi. Si siedono e condividono i sandwich che Carol ha preparato. Natalie non li trova molto gustosi, gli ingredienti lasciano a desiderare; inoltre c'è troppa salsa. Ma d'altronde è sempre troppo critica sul cibo, le sue origini e l'impresa di famiglia la condizionano molto. Attende pazientemente che Carol abbia finito il suo quando si azzarda a chiedere, fissando in maniera morbosa il suo sandwich:

"Allora, come mai Haze non c'è oggi?" Spera che la domanda sia intrisa di indifferenza e per non dover aggiungere altro prende un morso gigantesco. Troppo gigantesco. Adesso non parlerà almeno per i prossimi due minuti.

Carol beve un po' d'acqua.

"Oggi si trova a Philadelphia per la riunione periodica con i Sales di quella sede. In settimana andrà a Detroit e a Chicago " guarda Natalie che diventa sempre più rossa e crede di averla colta in castagna, confermando i suoi sospetti, quando si accorge che in realtà sta soffocando.

"Oh, cielo!" si alza come una furia e assesta due pacche poderose sulla schiena di Natalie, che finalmente prende aria. Beve dell'acqua e riprende fiato.

"Se ti annoio così tanto basta dirlo, non serve che ti ammazzi" scherza Carol e Natalie ride con lei.

"Quindi sarà via per tutta la settimana?" le chiede dopo un attimo di silenzio. Carol sorride.

"Sì, non lo vedremo in ufficio fino a lunedì" le appoggia una mano sulla sua "ma non ti preoccupare Natalie, lo sentiremo così tanto spesso che sarà come averlo qui".

"Già, sai che spasso!" sbuffa la ragazza, combattuta tra il sollievo e... delusione. Per lo meno quella settimana potrà concentrarsi nel dimostrare che è all'altezza delle aspettative del Sig. Morrison.

Carol si limita a scuotere il capo. Mentre fanno ritorno in ufficio la aggiorna sulle nuove richieste da parte del cliente e il lavoro assorbe Natalie completamente, tanto da farle alzare lo sguardo dalla scrivania quando ormai fuori è buio.


                                                                                 *           *           *


I giorni successivi si susseguono tutti simili tra loro e la sera arriva a casa così stanca che raggiunge il letto al buio, a tentoni, e si lascia cadere tra le coperte.

Superata la strana e imbarazzante delusione iniziale, che si è spiegata come il sentirsi in debito nei confronti di Haze per averla accompagnata nel suo stato poco dignitoso venerdì sera, la sua assenza in ufficio diventa per Natalie una vera manna: la tensione che l'ha sempre accompagnata scompare, lasciandola libera di concentrarsi sul lavoro.

 Scopre così che le piace davvero molto e di esserci anche un po' portata: la parlantina veloce gioca a suo favore. Arrivano anche le prime soddisfazioni: prende contatti direttamente con il referente aziendale per affrontare un'emergenza di carattere logistico che Carol non ha potuto gestire per via di un imprevisto con un altro cliente.
      Riesce ad accordarsi con cliente e fornitori senza mai perdere la calma e il problema viene risolto in maniera semplice e quasi banale. Il suo primo successo le dà un senso di orgoglio che la fa stare bene, come da tanto non succedeva.

Eugenio Bonetti decide di chiamare il Dimitri per riferirgli referenze positive sul nuovo contatto italiano. Quel giovane manager aveva mantenuto nuovamente la parola: aveva trovato qualcuno finalmente in grado di assecondare le loro necessità. Doveva riconoscere che sapeva veramente di cosa parlava, non era come tanti alla ricerca del successo tramite giri di parole e promesse mai mantenute. Quello che prometteva poi lo portava a compimento.

"Dimitri, spero di non disturbarti" fa una breve pausa senza però attendere la risposta "sono a riferire ottime referenze sulla collaboratrice italiana che avete appena assunto: si sta dimostrando di vitale importanza per noi. Grazie, non mancherò di ricordare il vostro impegno".

Dimitri resta un attimo spiazzato. E' in riunione da almeno tre ore consecutive con scarso accesso alle mail, perciò teme di essersi perso qualche emergenza che, a quanto pare, è già stata risolta. Non riesce a non provare sorpresa ma non lo dà di certo a vedere al Sig. Bonetti.

Approfitta della chiamata per approfondire alcuni dettagli contrattuali, poi riaggancia e guarda l'ora. E' tardi. Chiamerà Carol per aggiornamenti sull'accaduto l'indomani, al rientro da Chicago.

Forse ha davvero sottovalutato la ragazza, forse è stato precipitoso. 

Gli sembra di vedere Carol che lo guarda inarcando le sopracciglia con un sorrisetto, come a dire 'te l'avevo detto'.  Quella donna ha sempre ragione.

Dopotutto considera l'idea di dare un'opportunità a Natalie. Spera soltanto di non pentirsene.


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