Capitolo 39

Potete ascoltare la canzone durante la lettura, prima o dopo. 
E' particolarmente importante per me, ha avuto un ruolo fondamentale nell'ideazione di questa storia. Un po' l'ha ispirata. 
E poi perché comunque James Bay è un figo. Ma questi sono dettagli. 
Buona lettura.





Dopo un week end che Natalie non augurerebbe nemmeno alla peggior sorta di rifiuto umano, trascorso senza uscire di casa se non per procurarsi beni di stretta necessità, lunedì mattina rientra al lavoro distrutta, il viso un tutt'uno cupo con le sue occhiaie. 

Aveva trascorso le ultime due notti a tormentarsi, vagliando le opzioni che le si presentavano davanti; si era alla fine convinta di lasciare tutto com'era, terminare la collaborazione con la Morrison di lì a un mese e mezzo e tornarsene a casa.
Poi avrebbe deciso che cosa fare della sua vita.

Nonostante la decisione presa, non riusciva a sentirsi meglio. La foto ricevuta venerdì sera le balenava costantemente davanti agli occhi, nauseandola e facendole digrignare i denti.
La lontananza di Dimitri non rendeva affatto le cose più facili, anzi.

Una cosa che amava del suo lavoro era il modo in cui la assorbiva e riusciva a  totalizzare la sua attenzione, impedendole di rimuginare sui suoi drammi personali.
Com'era ormai d'abitudine, quel giorno a pranzo non scende in mensa, non essendo dell'umore per stare in mezzo alla gente, decidendo allora di andare al parco, dove viene  raggiunta da Carol.

"Ehi, straniera. Speravo di trovarti qui. E' un po' che non parliamo, come stai?" le chiede accomodandosi al suo fianco e addentando un panino dalle dubbie origini.
Nel mentre, studia il viso particolarmente tirato di Natalie, le guance incavate, gli occhi tanto stanchi e segnati, il pallore che poco si sposa con la sua carnagione olivastra.

"Va tutto bene" risponde con voce troppo malferma, quasi nel tentativo di convincersene.
Carol inarca un sopracciglio, scettica e quasi offesa dal fatto che Natalie potesse pensare di fregare proprio lei.

"Dimmi cosa succede" le chiede perentoria ma con un tono di tenerezza a ispessire la voce.

Natalie scuote il capo, per negare.

"Risparmia a tutte e due i tuoi assurdi tentativi di dissimulazione. Sei sconvolta, più del solito, per qualcosa; è chiaro. Sputa il rospo" la avverte, fissandola dritto negli occhi.
Natalie capitola e, mostrandole la foto ricevuta venerdì sera, le racconta tutto: dalla chiusura definitiva con Andrea, alla proposta di proroga del Sig. Morrison, compresa la decisione finale di non coinvolgere ulteriormente Dimitri.

"Ma sei sicura che sia autentica? Con photoshop si fanno miracoli. Deve esserci una spiegazione, non ci voglio credere. E nemmeno tu dovresti" commenta Carol, esaminando la foto più da vicino.

"A me sembra piuttosto autentica" borbotta Natalie.

"Possiamo chiamarlo anche subito per chiedere spiegazioni Natalie. E' l'unica cosa da fare!" la esorta Carol.

"No. Ha detto di voler voltare pagina, e sembra lo stia facendo. Non voglio costringerlo a correre dalla povera vittima di uno squilibrato, ancora, impedendogli di fare quello che mi ha espressamente chiesto" asserisce lei, inamovibile. 
Si alza dalla panchina, nervosa, e prende al via del ritorno seguita da Carol, che la affianca.

"Ma se sapesse tutto, della proposta di proroga, di Andrea... sarebbe diverso" le ricorda.

"Direi che è tardi ormai" le risponde Natalie con tono monocorde, facendo un cenno verso lo schermo del telefono.

"Credo dovrebbe saperlo comunque." Carol è testarda come sempre.

Natalie si volta di scatto verso di lei, guardandola dritta in faccia, risoluta.

"Carol. Tu non glielo dirai. Non per telefono, non per messaggio e non gli invierai nemmeno questa foto. Ti giuro che se glielo farai sapere in qualche modo renderò la tua vita un inferno. Non scherzo." la ammonisce Natalie con serietà.

"Va bene, va bene" questa alza le mani in segno di resa, scuotendo il capo "ma quando lo verrà a sapere mi farà a pezzettini".

"Non accadrà se tieni la bocca chiusa".

***


La telefonata di Evelyn del giovedì sera è intrisa di sollievo per Natalie: finalmente, come promesso, l'indomani l'amica sarebbe atterrata a Boston per trascorrere l'intero week end insieme, come ai vecchi tempi. 
Natalie è veramente su di giri all'idea, più di quanto non dica.

Pulisce in maniera maniacale, come mai prima, la sua Topaia per renderla il più accogliente possibile e ospita Evelyn nel posto che ormai identifica come casa sua. 
Per la prima volta senza sensi di colpa o inadeguatezza. 
Boston era la sua casa, ormai. Forse lo sarebbe stata per poco tempo, ma la sentiva come tale a tutti gli effetti.

Evelyn invade l'appartamento di Natalie con la sua caratteristica invadente vitalità.

"E' minuscolo, ma ti rappresenta: confortevole e pratico. Tuttavia, è troppo ordinato per i tuoi standard. Non mi sarai diventata una maniaca del pulito in questi anni vero?" le chiede con fare teatrale passando distrattamente un dito sulle superfici immacolate della cucina.

"No, ho solo molto tempo libero nei week end" Natalie fa spallucce e si dedica ai fornelli per preparare un ragù di carne come condimento  per la lasagna.

Cenano con calma, ricordando vecchi episodi del college dove Natalie aveva ripetutamente salvato cene semi bruciacchiate di Evelyn, fortemente negata in cucina.

"Ehi! Non si può dire che non ci provassi però. Poi ho smesso quando ho rischiato di avvelenarvi tutti con dei funghi strani raccolti nel prato del campus. Erano così piccolini e carini" si giustifica.
"Sì, per un pelo non ci hai ammazzati tutti" scuote il capo Natalie con fare rassegnato. 
Segue uno strano silenzio.

"Allora, ci giriamo ancora tanto intorno o andiamo al punto?" le chiede Evelyn, i piatti ora lustri e le pance piene.

Natalie sfugge il suo sguardo.

"Dimmi che hai deciso di chiamarlo e chiedergli spiegazioni, per favore" prosegue l'amica.

"No. Sono ferma sulla mia decisione di rispettare la sua richiesta e dargli modo di voltare pagina. Se lo merita, credo" anche se la cena diventa cemento nel suo stomaco all'idea.

"Dio, sei sempre stata così. O bianco,  o nero. Non funziona in questo modo, la situazione è cambiata ora, no? Anche tu meriti la serenità Natalie, perché non ci provi almeno?" Evelyn si irrita.

"Non insistere, ti prego. Piuttosto, possiamo ubriacarci assieme come un tempo e non pensarci, almeno per stasera?" la prega, esasperata. 
Evelyn acconsente, e Natalie porta sul tavolino in salotto la sua scelta alcolica che quella sera ricade sulla vodka.

Nonostante la cena sostanziosa, non le ci vuole molto per sentirsi più leggera e allentare un po' la tensione.
Evelyn la segue e continua a curiosare per l'appartamento, approfondendo aspetti della vita di Natalie che si era persa in quegli ultimi anni.

Raccoglie un bloc notes caduto a lato dal mobile tv e capisce di avere in mano un oggetto con una storia quando vede Natalie sbiancare.
Con noncuranza lo sfoglia e la vede chiudere gli occhi, come se tra le sue pagine si celasse il suo peggior ricordo.

Trova al suo interno dei ritratti a penna, tratti abbozzati del viso di Natalie, delle sue mani, dettagli del suo corpo che riescono in qualche modo a metterne in risalto l'essenza.
Non sarebbe riuscita a trovare un altro modo per definirli.

Indaga le reazioni dell'amica.
"Così questo Dimitri è pure un artista" azzarda a dire.
A Natalie sfugge un verso simile a un singhiozzo e annuisce piano.
"Disegna molto bene" spiega solo "li ha fatti diversi mesi fa, sembra un'altra vita. Ero ammalata, è stato qui con me per aiutarmi e mentre dormivo..." indica il blocco con gesto stanco.
Si sente emotivamente instabile quindi prende ancora un po' di vodka.

Poi si alza e oltrepassa Evelyn, diretta al bagno per una doccia calda prima di andare a letto.
E per sfogare un po' delle sue lacrime sotto l'acqua corrente, pronta a portarsele via.

Evelyn osserva ancora i disegni di Dimitri, ammirata, e decide di mettere in atto la fase decisiva del suo piano già avviato durante la settimana, approfittando del momento in cui Natalie è sotto la doccia.

***


A Philadelphia le cose non vanno meglio che a Boston.
Dimitri è lì da ormai due settimane e lavora sette giorni su sette, è l'unico modo per estraniarsi dalla sensazione di smarrimento che prova. 

Sa che deve guardare avanti e ha intenzione di farlo, facendo leva su tutta la sua determinazione.
Tuttavia risulta essere più arduo di quanto sospettasse. 

Si era ripromesso di non chiedere informazioni su Natalie a Carol, la quale gli avrebbe fornito tutti i dettagli che avrebbe desiderato ma che avrebbero anche compromesso il suo intento di lasciarsi lei e tutto il loro trascorso turbolento alle spalle.

Il venerdì sera atterra in aeroporto alle sette, distrutto dopo una settimana sfiancante in ufficio.
Per la prima volta da quando è partito riesce a tornare a Boston, per andare a trovare la madre e per una cena di lavoro che si sarebbe tenuta quella sera stessa, in un ristorante raffinato in centro con un cliente ormai storico per lui, abituato alle sue coccole.
Non avrebbe smesso solo perché si era trasferito. 

E' sul taxi diretto al ristorante, senza il tempo materiale per passare da casa, e sta cercando di riposare le meningi con gli occhi chiusi e il capo abbandonato al poggiatesta, quando gli arriva sul cellulare la notifica di un sms.
Lo apre senza prestarvi troppa attenzione, e per un momento teme di aver fatto un incidente e soffrire di qualche tipo di trauma cranico che dà allucinazioni.

E' un messaggio di Natalie, e la cosa lo agita e fa scatenare il suo cuore all'istante.

N: Ho saputo che sei in città. Avrei davvero bisogno di vederti.
Domani sera sarò da
Marla, se vorrai mi troverai lì ad aspettarti.

Poi un secondo:

N: Non darmi una risposta. Pensaci. Se vorrai venire mi troverai là, altrimenti non dire niente.

Aggrotta le sopracciglia e si passa più volte le dita sulle labbra, nervoso e perplesso, ogni cellula e fibra del suo essere in tumulto.
Sebbene razionalmente vorrebbe avere possibilità di scegliere, già sa cosa farà.

***

Il sabato mattina escono tardi a fare colazione, Evelyn aveva dovuto buttare Natalie giù dal letto per svegliarla, scoprendo accanto al comodino un flacone di sonniferi. Memore dell'alcol della sera precedente, sebbene non in grande quantità, si era preoccupata.

 Natalie sminuendo il tutto, decide di portare l'amica a fare un giro turistico della città che finisce per essere piuttosto breve a causa delle poche occasioni avute da Natalie di approfondire la conoscenza dei luoghi cult di Boston.
Però passeggiano a lungo, riappropriandosi della facilità con cui passano il loro tempo insieme.

Natalie si sforza di essere propositiva, di coinvolgere Evelyn, ma i momenti in cui sprofonda nel silenzio la inghiottiscono impietosi.

"Stasera secondo round, giusto?" le ricorda l'amica a pomeriggio inoltrato.

Natalie annuisce sorridente.

"Però usciamo. Andiamo in qualche locale che frequenti di solito, tipo quello di cui mi parli ogni tanto" continua Evelyn. Non suona tanto come una richiesta, ma Natalie acconsente volentieri, proponendo di muoversi in taxi viste le intenzioni poco sobrie.

Escono poco dopo cena per una breve passeggiata e alle nove sono da Marla, con un bel cocktail profumato tra le mani.

"La prima volta che sono stata qui mi sono innamorata dei cocktail di Marla, sono leggendari" spiega a Evelyn, ben contenta di darle ragione.

"Visto che sono qui apposta per supportarti, amica mia, direi che possiamo concederci un Tequila Sunrise" propone Evelyn.
"Lo sai come divento poi con la tequila" la avverte Natalie ridendo.
"Lo dico per questo, ne ordiniamo uno intanto. Ci penso io a te" e Natalie si paralizza per un istante a quelle ultime parole, già pronunciate in precedenza da altre labbra.

Dopo aver trangugiato  buona parte del cocktail, Evelyn porta avanti le sue trame.

"Per me questa tua decisione di non parlargli e non chiedere spiegazioni per quella foto è una gran cazzata " esordisce Evelyn mentre finisce il suo drink. 
Lascia vagare lo sguardo alle spalle di Natalie con disinvoltura, per non mettere l'amica troppo sotto pressione.

Natalie è lucida ma sente allentare un po' la morsa della tensione, mostrando più facilmente tutte le sue ombre.
Solleva gli occhi al cielo e scrolla una spalla, come a liquidare la questione.

La lingua è più sciolta e la mancanza di sonno ha lasciato i suoi marchi sul suo viso.

Evelyn riporta lo sguardo in maniera quasi casuale sull'amica che fissa il proprio dito lisciare il bordo del bicchiere.

"Ti ho già detto la scorsa settimana cosa penso: non parlargli di quella foto è una grandissima cazzata. Anzi è proprio il non parlargli in generale, viste le novità, che non riesco a concepire."
incalza Evelyn.

La fissa dritto in viso, leggendo ogni lineamento contorcersi per rifiutare e contestare le sue parole.

"Cosa diavolo potrei dirgli dopo quello che ho visto? Che da quando se n'è andato ho dovuto rivedere il concetto di mancanza? Che riesco a dormire solo grazie ai sonniferi? Che mi sono spaccata in centinaia di pezzi e ognuno di essi porta la sua cazzo di firma? " la voce in un crescendo di tono e intensità, tremula ma feroce, intrisa della sua fragilità.

"È un buon punto di partenza" la risposta le arriva da dietro la nuca e i brividi che le corrono lungo la schiena, irrigidendo la spina dorsale, dimostrano che il suo corpo sta già reagendo a qualcosa che la mente ancora non ha inteso.

Natalie, immobile con gli occhi sgranati e la lingua  come carta vetrata, fa guizzare lo sguardo su Evelyn per un secondo.

Lo sguardo colpevole di lei le fa comprendere all'istante la situazione.

Le aveva teso un'imboscata.

Deglutisce rumorosamente guardandola con sguardo prima incredulo, poi truce e ricolmo di risentimento.
Infine la sensazione di panico puro prende posto nel suo stomaco quando la vede alzarsi dallo sgabello e stringerle la spalla con incoraggiamento.

Se ne sta andando. Natalie vorrebbe trattenerla ma non ne è in grado.
Si sente come un aeroplanino di carta: leggero e spiegazzato, sospinto da mani altrui, inevitabilmente prossimo allo schianto.

Evelyn, accertatasi che l'amica non stia avendo un mancamento o attentando alla sua vita, dedica la sua attenzione al ragazzo in jeans e camicia scura che ancora si cela allo sguardo di Natalie.

Lo vede aggrottare le sopracciglia notando che questa non è sola e in pochi secondi, dalle espressioni di entrambe, capisce di essere stato attirato lì all'insaputa di Natalie.

Con un moto di irritazione per l'inganno e la consapevolezza di aver soffiato sulla fiammella della speranza, alimentandola, esponendosi al freddo glaciale che lo aspettava una volta spenta, ricambia lo sguardo della ragazza che lo fissa con sguardo indagatore.

Sta per andarsene, ma è solo il suo raziocinio a farlo. Il resto del corpo è saldo e ben piantato a terra, alle spalle di Natalie, il suo profumo già a confondergli i sensi.

Viene quindi soggiogato dallo sguardo penetrante di avvertimento della ragazza in piedi accanto a Natalie. Nota il suo atteggiamento protettivo  nei suoi confronti.

Sostiene il suo sguardo senza vacillare, senza nascondere il disappunto per i mezzi con cui l'ha attirato lì.

Convinta di aver trovato negli occhi scuri e intensi di Dimitri quel che cercava, Evelyn accarezza la spalla di una Natalie ancora attonita e lascia il locale.

Ora sono soli.

Natalie respira velocemente, brevi boccate di aria.
Poi volta leggermente la testa mentre Dimitri si siede sullo sgabello al suo fianco, ordinando una birra scura.

Solo allora  Natalie fa correre lo sguardo sul viso di lui.

Ed eccoli lì i suoi occhi di pece bollente.  Trovano quelli di lei all'istante, inchiodandola allo sgabello.
Come dardi affilati e pungenti, si conficcano nelle sue pupille ma è al centro del  petto che  li sente affondare senza pietà.

"Deduco che non sia stata tu a invitarmi qui stasera" il tono cupo e ricco di sfumature d'irritazione.

"No, infatti" riesce a buttare fuori, sospirando e sentendo i polpastrelli fremere della sua vicinanza.

"Quindi siamo vittime dello stesso inganno" prosegue lui, assorbendo ogni sfaccettatura della sua voce.

Natalie annuisce.

"Non avevo idea che Evelyn ti avesse contattato. Mi scuso da parte sua per averti disturbato" le esce con meno veemenza di quanto vorrebbe.

Dimitri serra la mascella, innervosito dal suo atteggiamento remissivo e accondiscendente.

Si prende qualche istante per osservarla, trovandola meno luminosa del suo solito, più magra di quando l'aveva conosciuta. Tuttavia, le guance imporporate che le adornano il viso in quel momento gli fanno tirare un sospiro di sollievo.

La trova sempre incredibilmente bella, magnetica.

"La tua amica crede che tu avessi bisogno di vedermi. Per parlare, immagino" continua Dimitri.

Natalie alza gli occhi al cielo, mordendosi l'interno della guancia. Scuote lievemente il capo.

"Non so cosa avesse in mente, ma non è necessario" non vuole affrontare alcun argomento con lui, terrorizzata nel profondo da quello che potrebbe rivelare.

"Non c'è nulla di cui parlare" abbassa lo sguardo sotto quello di lui bruciante e indagatore.

"Ha parlato di una foto, prima. Comincia da lì" le ordina con tono che non ammette dinieghi.

Il suo sguardo poi si ammorbidisce appena.

"Parleremo anche delle cose che hai detto tu" aggiunge, con lo stomaco ancora sottosopra dall'effetto di quelle parole.

Natalie avvampa, imbarazzata ed esposta.

Tenta di negare ma si blocca, ormai non ha più senso.

Traffica nella borsa alla ricerca del cellulare e, come le capita sempre, inizia ad estrarre il contenuto ammucchiandolo sopra il bancone sotto lo sguardo rassegnato e divertito di Dimitri, prima di estrarlo, sfinita.

Seleziona il messaggio e lo porge a Dimitri.

Studia il suo viso con ansia, cercando di interpretare le sue espressioni alla ricerca di un'ammissione.

Ma lui resta imperscrutabile, ad eccezione della mandibola serrata e le sopracciglia aggrottate.

Dimitri osserva bene la foto e mette insieme i pezzi subito.
Ha capito tutto.

Sa di chi si tratta. Non sa ancora il perché.


Si irrigidisce quando vede la data di invio.

"L'hai ricevuta la settimana scorsa".

Natalie annuisce.

"E quando pensavi di dirmelo?" sbotta, rivelando tutto il suo disappunto.

"Te ne sei andato per voltare pagina, te lo sto lasciando fare" risponde Natalie.

Dimitri si prende un secondo e si passa una mano sul viso.

"Quindi pensi che dopo una settimana a Philadelphia io abbia voltato pagina? Sei seria Natalie?" la rimprovera.

"Non volevo intromettermi con le tue nuove conquiste" ecco il contributo della tequila.
Filtro bocca-cervello: non pervenuto.
Realizzare la sua gelosia attenua appena la rabbia di Dimitri che ribolle sotto pelle.

"Se ti fossi degnata di chiamarmi e chiedermi spiegazioni sapresti che stai dicendo una marea di stronzate e ti saresti risparmiata una settimana di questi pensieri" Natalie sta per ribattere ma Dimitri continua, sporgendosi appena in avanti per immergere gli occhi nei suoi.

"Sapresti che quella foto è stata scattata alle Bahamas mentre ero praticamente incosciente, che non è successo nulla degno di nota e che l'unica persona che vorrei al mio fianco sei tu." prende fiato, guardandola quasi con rabbia.

"Sei sempre tu" scorre con lo sguardo sul suo viso, desiderando il contatto con la sua pelle, con le sue labbra, con tale intensità da bruciargli il sangue nelle vene.

Natalie sente gli occhi riempirsi di lacrime e non ricorda come respirare, negando l'ossigeno ai suoi polmoni.

"Ma le tue promesse ti legano a qualcun altro, non è vero?" quella domanda di lui aveva spinto per uscire, per essere pronunciata.

Perché Dimitri aveva sentito le parole di poco prima di Natalie, e a lui non sembravano quelle di una futura sposa emozionata.

Gli sembravano quelle dell'altra metà del suo cuore, che rimandavano un riflesso perfetto di ciò che la lontananza di Natalie comportava. 
Una irrimediabile mancanza di un pezzo di sé.

Quindi attende con ansia la risposta di Natalie.

"Perché sei così sicuro che la foto sia stata scattata alle Bahamas?" risponde invece, schiarendosi la gola serrata da filo spinato e deviando palesemente il discorso.

Si nasconde dietro il bicchiere senza il coraggio di guardarlo negli occhi, prendendo lunghi sorsi.

Se gli avesse permesso di frugare fra le sue iridi, lui avrebbe saputo. E lei non era ancora pronta.

Dimitri, nervoso ma stranamente paziente, non commenta il suo atteggiamento evasivo.

Si limita ad osservarla in silenzio per qualche secondo prima di prendere un lungo sorso di birra.

"Non vedi i vestiti che indosso? Quello è un completo che ho indossato solo là viste le temperature ben più miti" Natalie non ci aveva pensato. Però torna a fissare il vestito striminzito della ragazza stesa al suo fianco e l'occhio torna sul braccio attorno al torace di lui, a rivendicarne il possesso.
La vede serrare con forza gli occhi per un istante e deglutire a fatica. Punta poi lo sguardo schifato e ferito su di lui, travolgendolo.

La stava un po' ripagando, lui faceva i conti con quelle sensazioni da mesi ormai pensandola a recuperare il tempo perduto con il futuro marito.

"Ero su uno yacht, particolarmente ubriaco" continua lui senza perdersi una reazione. 
Sta cercando di farle capire l'occasione precisa in cui è stata scattata quella foto. 
Una volta chiara quella, avrebbe capito tutto anche Natalie.

Natalie osserva in alternanza gli occhi scuri di Dimitri e in pochi attimi ha unito tutti i pezzi del puzzle.

"Chelsea" sbotta con odio, deviando lo sguardo. La nausea arriva intensa.
"Quella brutta sgualdrina" fa del suo meglio per frenarsi e darsi un decoro, ma sente la rabbia risalire le vene come un veleno, intossicandola brutalmente.

"Lo sapevo che era successo qualcosa ma non credevo arrivassi al punto di scopartela" lo guarda con odio, le pupille lucide e bellicose.

"Non me la sono scopata, infatti" ribatte tranquillo, nutrendosi del suo risentimento.

"Mi ha baciato e non l'ho fermata" ammette "poi era tutto troppo assurdo, avevo bevuto troppo e me ne sono andato. Mi ha seguito e mi sono addormentato sullo yacht. Deve aver scattato questa foto prima di crollare a sua volta. Quando mi sono svegliato poche ore dopo entrambi eravamo vestiti. Sono tornato in camera mia lasciandola lì. Non l'ho più vista né ci ho più parlato" conclude, sincero.

"Dio, che schifo" la scena del loro bacio vortica nella sua testa, facendole impastare la lingua.

"Dovresti concentrarti su altro, al momento. Dietro a tutte le foto, i messaggi, gli avvertimenti, c'è Chelsea. Perché?" le chiede, preoccupato ma allo stesso tempo sollevato.
Non la riteneva una gran minaccia.

"Non ti è chiaro?" chiede Natali stupita. Dimitri scuote la testa in segno di diniego.

"Abbiamo dedotto che questo fotografo ti volesse lontano da me. Era invece il contrario: voleva che io sparissi dal quadro" Dimitri resta in attesa.

"Vuole te, Dimitri. Mi vuole fuori dai giochi, la stronza" commenta alzandosi in piedi, incapace di stare ferma.
Incrocia le braccia al petto pestando nervosamente il piede a terra.

Dimitri cerca di non distrarsi troppo guardando la sua figura intera, ma il vestito aderente e semplice, nero, ha una generosa scollatura che gli azzera la salivazione.
Si concentra su quell'enigma.

"Mettiamo che sia come dici tu: possono starci le prime foto, anche quella del nostro bacio alla spiaggia. Voleva separarci e in qualche modo ha ottenuto il suo scopo, sebbene per ragioni che non la riguardano affatto" riassume.
"Ma perché questa ultima foto? Proprio ora che siamo lontani?" chiede, passandosi l'indice sul labbro inferiore.

Natalie distoglie lo sguardo da quel punto e lo porta sui suoi occhi.
"Perché quello che vuole è me fuori dai giochi, non te. Vuole che sia io ad andarmene e che tu torni a Boston, dove può tornare a ronzarti intorno fino al giorno in cui cadrai finalmente con la testa fra le sue cosce" serra poi le labbra, inorridita e imbestialita.

E' furiosa.

"Quella stronza mi ha sentito parlare con Scott e Sally della possibilità di prorogare il mio contratto alla Morrison e questo è il suo modo per farmi capire che non ho motivo di restare qui, sapendo che non avrei sopportato saperti con un'altra e che quindi non avrei accettato" sbuffa, sistemando tutte le sue cose all'interno della borsa ed estraendo alcune banconote.

Dimitri segue il suo ragionamento che, per quanto assurdo, non fa una piega.
Registra tutte le sue parole, anche le ammissioni che vi sono incastrate.
La guarda affannarsi per pagare e precipitarsi di gran carriera fuori dal locale.

La segue e la ferma per un gomito appena chiusa la porta alle sue spalle.
"Cosa diamine credi di fare ora?" 

"Io la distruggo quella vigliacca. Vado da lei e le spacco la faccia. Ora, adesso. 
O giuro che do di matto" le narici dilatate e il respiro accelerato.
Natalie è fuori di sé.

"Smettila, calmati. Capisco, ma devi riprendere il controllo" la afferra per i polsi per guardarla dritta in faccia.

"No, forse non capisci. Mi minaccia da mesi, Dimitri. Foto, messaggi, quella cazzo di incisione sulla porta mi ha quasi fatto venire un infarto quella notte! Ed è sempre stata lì, a due passi, a tramare alle nostre spalle. Io. La. Distruggo." più ci pensa, più sente la rabbia riempirle il petto, gonfiandosi come un palloncino.

"Dobbiamo essere più furbi di lei. Fregarla con i suoi mezzi. Ho già pensato a tutto. Dammi il tuo cellulare" le intima, aprendo un palmo, in attesa.
Natalie respira ancora affannosamente, poi abbandona il telefono sul suo palmo in malo modo e mentre lui digita e traffica con l'apparecchio, lei cammina su e giù lungo il marciapiede, il rumore costante e ripetuto dei tacchi sembra placarle il respiro.

Poi lo guarda prendere il suo cellulare e avviare un chiamata, parla con toni bassi e non è abbastanza vicino perché Natalie comprenda il destinatario o il contenuto.

Dimitri le restituisce il telefono e Natalie lo guarda interrogativa.

"Ricordi cosa ha detto Carol in merito alle relazioni fra dipendenti?  La Morrison non le vede di buon occhio se non sono ufficializzate. Farò in modo che arrivi una segnalazione alle risorse umane su me e Chelsea, inviando proprio questa foto, che non potrà essere provata e che io non confermerò con il documento necessario. 
Temendo eventuali segnalazioni e processi per molestie sessuali, prenderanno provvedimenti.
Ho già avvertito Vince e mi ha dato alcune opzioni" prende fiato e lei lo esorta a continuare.

"Lasciare tutto com'è, restando a Philadelphia e lasciando Chelsea nel suo ufficio. 
Oppure tornare a Boston e far trasferire lei in una delle filiali, per non correre rischi. Perché questo accada, però, tu dovresti accettare la proroga e coprire anche il suo posto in ufficio" deglutisce, guardingo.

"Ma, con il matrimonio in arrivo, non potrai accettare vero?" prosegue.

Natalie sbianca. Non può tacere oltre.

"Ecco, in realtà... io non lo so se accetterò. Amo questo lavoro, adoro Scott e Sally e la Morrison in generale. Mi trovo bene qui, insomma, e credo che questa sia un'ottima opportunità" non riesce a tenere lo sguardo fisso sul volto di Dimitri, le ginocchia che tremano così come la voce.

Dimitri non respira.
Sa che dalle prossime parole di lei dipende il suo futuro. Tra le  labbra che tanto desidera, Natalie tiene in quel momento il suo cuore.

"Ma non considero nemmeno la possibilità di rimanere qui senza avere te al mio fianco. 
Non ho più niente che mi tiene a Savanna, ma a tenermi qui voglio che ci sia tu.
Voglio un noi qui." 

Dimitri inspira.
Sente un timore nuovo farsi strada fra le sue viscere, quello di riuscire a sfiorare tutto ciò che si ha tanto desiderato solo per vederlo sfumare davanti ai propri occhi. 
Ne morirebbe.

"Quindi niente matrimonio?" le chiede, con il bisogno fisico di sentirselo dire. Così serio in viso da far spaventare Natalie.
Forse era troppo tardi. Poi però fa un passo verso di lei.

"Niente matrimonio" conferma lei, sollevando un angolo della bocca. 

Restano così, illuminati dalla luce fredda di un lampione, a fissarsi l'un l'altro, in attesa.

"Quindi accetti di rimanere alla Morrison?" altro passo verso Natalie.

"Dimmelo tu" rimanda lei, gli occhi luminosi e bisognosi. 

Dimitri scuote piano la testa e un sorriso accennato si fa strada sul suo viso. 

"Non ho intenzione di dirti proprio niente" sentenzia.

Nemmeno il tempo di un respiro e le mani di lui la attirano contro il proprio corpo con forza, senza lasciare un solo centimetro di aria fra loro ad intromettersi. Una mano si immerge immediatamente fra i suoi capelli profumati, permettendogli di inclinarle il viso verso il suo frugando nei reciproci occhi, fondendo i loro respiri.

"Dovrai farti perdonare per averci messo così tanto" le sillaba sulle labbra, sfiorandole appena e prolungando quell'attesa deliziosamente dolorosa.

Natalie, sopraffatta, non riesce a replicare. Calde lacrime di sollievo e un principio di rammarico le rigano le guance, copiose.
"Non piangere. Per favore" le asciuga con le sue dita, cercando di arginarle. Natalie annuisce, poi sorride.
Senza voce, mima con le labbra le due parole che Dimitri non osava nemmeno desiderare. 

Gli basta sporgersi appena per poterla finalmente baciare con impeto, con il cuore a sferrare pugni contro il costato, frenetico ed estatico.
La stringe a sé con forza, con rivendicazione, animato da un sentimento che non aveva ancora compreso nella sua intensità.

Nei giorni successivi avrebbero sorriso entrambi pensando che quel marciapiede, che era stato testimone del loro primo bacio, era ora testimone del bacio con cui suggellavano finalmente l'inizio vero e proprio della loro storia d'amore.

Una storia di coraggio.
Una storia di scelte sbagliate, ma di sentimenti giusti.

Note.

Sono attonita e confusa. Ma anche felice e molto emozionata.
Curiosissima di sapere cosa ne pensate di questa conclusione, se vi ha delusi, se vi aspettavate qualcosa di eclatante.
Ci tenevo a dire che questa non è una storia di "fantasia". O meglio, lo è assolutamente, ma ho sempre pensato a Slide come ad un racconto verosimile, applicabile almeno in parte al mondo reale.

Quindi colpi di scena esagerati non li sentivo adatti, non si sono mai nemmeno affacciati alla mia mente.
Spero di non avere deluso le aspettative di nessuno, in tal caso mi dispiace.

Ma non mi scuso, questa è la storia che ho sempre pensato per Natalie e Dimitri.

Ora lavoro per bene sull'epilogo per tirare un po' le fila e poi passerò ai saluti finali.

Grazie di tutto.

Alice 

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