Capitolo 38

Natalie quella mattina si era svegliata all'alba, le mani protese in avanti verso... il nulla. 
Non le ci era voluto molto per scoprire che  non solo Dimitri aveva lasciato quella stanza senza svegliarla, ma aveva già lasciato l'isola, diretto con ogni probabilità a Philadelphia.

Decide di ignorare come può il cuore affossato nel petto e si aggrappa al sollievo di non dover sopravvivere ad un ulteriore addio. 

Mentre, immersa in un religioso silenzio, si trova nella sua stanza per sistemare le valigie e prepararsi all'imminente partenza, riceve una visita a sorpresa da un cameriere: un invito a colazione dal Sig. Morrison.

Sbigottita e per niente propensa a fare buona impressione sul titolare dell'azienda, si rende più presentabile possibile e raggiunge la terrazza del venticinquesimo piano. Si tormenta all'idea che possa aver scoperto qualcosa fra lei e Dimitri, che magari gli siano giunte le loro foto, per quanto improbabili, e avesse deciso di punirli. 
Si avvicina torcendosi le mani senza pietà.
Lo trova accomodato ad un unico tavolo stracolmo di leccornie esotiche che un tempo le avrebbero mandato in fibrillazione le papille gustative, vestito con un completo elegante che ne slancia la figura, mettendo i risalto l'argento fra i capelli.

"Signorina De Luca, grazie per aver accettato di farmi compagnia questa mattina. Ho pensato che fosse un luogo perfetto per parlare" la invita ad accomodarsi e a servirsi, Natalie opta di buon grado per del caffè.
"Grazie a lei per l'invito" risponde con cortesia, sentendosi strana.
"Possiamo darci del tu, Natalie? Ormai siamo una squadra" le strizza l'occhio con una certa comicità mentre sorseggia un cappuccino.
"Certo, come preferisce Sig. Morrison"
"Vince" la corregge lui, alzando un dito. 
"Come preferisci, Vince" pronuncia Natalie, nervosa.
"Sono quattro mesi che lavori con noi ormai. Ho sempre voluto trovare il tempo per fare due parole con te. Come ti trovi?" le chiede, allungando le lunghe gambe.
"Mi trovo molto bene, grazie. Mi sono sentita da subito parte di un team e nonostante le prime difficoltà, mi sono ambientata bene" ammette, sincera.
"L'ho sentito. Bene. Ho sentito anche di tuo padre" fa una breve pausa e la guarda dritto negli occhi, facendo trapelare sincerità "Mi dispiace molto".
"E' un pensiero gentile, grazie" risponde Natalie, incapace di argomentare oltre.
"Immagino che sia difficile pensare di lasciare tua madre da sola, ora" prosegue e Natalie non capisce bene dove vuole andare a parare, corruga la fronte facendogli notare la sua perplessità.

"Vengo al dunque, senza prenderla troppo alla larga: so che fra meno di due mesi la nostra collaborazione giungerà al termine. Propongo un'estensione; una proroga di almeno dodici mesi." vedendola restare in silenzio a cercare di elaborare quella proposta, continua.
"I risultati raggiunti sono stati più che soddisfacenti e credo che potremmo intercettare e fidelizzare anche altri clienti del Bel Paese con te dalla nostra parte.
Sfortunatamente, Dimitri sarà a Philadelphia per qualche tempo ma mi ha confermato che saresti in grado di gestire il carico di lavoro anche da remoto" spiega, riempiendo il piatto di frutta.

Natalie è frastornata, sentire nominare Dimitri in quei termini la confonde.

"Dimitri ha detto questo?" solleva le sopracciglia nonostante il tentativo di nascondere la sorpresa.
Vince annuisce convinto.
"Ne abbiamo parlato due settimane fa, appena rientrato dall'ultimo viaggio presso le filiali"

Due settimane prima non si rivolgevano parola. Nemmeno uno sguardo, un cenno, ma tremila pensieri e altrettanti sospiri.
Accoglie con fin troppa facilità la consapevolezza che anche nel momento più buio fra di loro, lui continuava a farla  risplendere.

"Ti ha referenziata positivamente e non lo fa mai a caso. Il ragazzo ha sempre avuto fiuto per le persone".

Natalie, spiazzata e lusingata, con lo stomaco ribaltato, arrossisce.

"Io sono davvero lusingata e mi sento in dovere di dire che questa esperienza è stata difficile e mi ha messa davvero alla prova, ma è stata di gran lunga la più gratificante.
La sua è un'azienda per la quale chiunque vorrebbe lavorare, inclusa me" fatica a proseguire.

Morrison la interrompe scuotendo la testa e agitando una mano.

"Non devi rispondermi subito. Pensaci un po' su, d'altronde questo è un viaggio di piacere. Ne riparleremo fra qualche settimana".

Natalie deglutisce amarezza a fiotti all'idea di lasciare quel lavoro, il suo ufficio, i suoi colleghi.

Mancavano meno di due mesi.

"Ora dovrò essere scortese e lasciarti qui, ho un volo da prendere. Tu però resta, fai colazione e goditi tutto questo" indica la vista mozzafiato sull'oceano e sul resort"
"Non c'è problema, anzi grazie infinite per questo invito" Natalie si prodiga in ringraziamenti.
"Abbi cura di tua madre. La famiglia è la cosa più importante" le stringe un polso passandole a fianco, superandola senza darle tempo di replicare.
Natalie lo osserva lasciare la terrazza con passo deciso, e si sente invasa da una  sensazione che non riesce a decifrare.

***

Il volo di ritorno lo trascorre con gli occhi puntati sulle proprie mani, nervosa più del solito.
Non impazzisce all'idea di trovarsi a migliaia di piedi legata e stipata all'interno di una lattina gigante con delle ali sproporzionate.
Tuttavia Scott, al suo fianco, fa del suo meglio per distrarla.
In poco tempo si era trovata a confidarsi con lui rivelandogli soltanto la partenza di Dimitri e la proposta di Vince, esprimendo tutta la sua confusione in proposito. 
Scott non conosceva tutti i dettagli della storia, ma aveva capito abbastanza da immaginare quanto si sentisse combattuta.

"Credo che dovresti fare ciò che ti fa stare bene. Sembra una sciocchezza, ma non lo è. La vita è breve, effimera, ne vale la pena" le ricorda.
Natalie ne è consapevole, la mancanza improvvisa del padre era stato un gran promemoria.
"Non posso seguire quello che mi fa stare bene. E' quello che mi ha portata ad allontanarmi dalla mia famiglia" bisbiglia lei, poco convincente.

Scott  prende un lungo respiro e si guarda attorno. Sembrano tutti indaffarati o addormentati.
Decide allora di raccontarle una storia, la sua.

Natalie scopre così che Scott era felicemente sposato  e la moglie era un avvocato proveniente da una famiglia abbiente e stimata in tutta la nazione.
Per amore, era rimasta a Boston, lontana dai genitori e dai progetti che avevano per lei. 
Discutevano spesso lei e Scott, due caratteri di fuoco come di fuoco era il legame che li univa.

Poi una maledetta sera, a sei mesi dalle nozze, la vita aveva fatto loro lo sgambetto.
Si trovavano in macchina mentre discutevano e già pregustavano il momento bollente in cui avrebbero fatto pace, quando un'auto aveva invaso la loro corsia, e Lucy, la moglie, aveva sterzato per schivarla, finendo fuori strada.

Dimitri quella sera si trovava al pronto soccorso con la madre e Maggie: era scomparsa per più di quattro ore e l'avevano trovata confusa e piena di graffi e abrasioni sugli arti.
Quando Scott, tenuto fermo da due infermieri, aveva iniziato a dare di matto perché non gli permettevano di vedere la moglie, Dimitri l'aveva riconosciuto e si era intromesso, calmandolo con poche parole. Era stato poi seduto al suo fianco per tutta la notte in attesa di notizie su Lucy, ancora in sala operatoria.

Quando dopo ore interminabili gli dissero che era morta, Scott aveva spento la capacità di comprensione. Non ricorda bene le ore successive, ma Dimitri l'aveva portato a casa e chiamato i suoi genitori che già erano in viaggio.

Era rimasto finché non erano arrivati, poi se n'era andato.

Non ne avevano più parlato ma da allora, dopo mesi di pura agonia, Scott aveva iniziato a vedere Haze sotto altra luce.

"Avevo capito qualcosa di lui che prima non avevo mai inteso: è incredibilmente altruista.
Essere intransigente e duro è il suo modo per affrontare tutte le situazioni, ma non si tira mai indietro, nemmeno quando tutti gli altri lo farebbero. Prende tutto di petto, nel bene e nel male." Natalie lo ascolta rapita, angosciata dalla sua storia e con l'anima stretta fra le costole ascoltando quella versione di Dimitri.

"Ho visto questo uomo tutto d'un pezzo innervosirsi più del dovuto e far emergere sfumature inedite di sé al tuo arrivo" aggiunge sottovoce.

Non dice altro per lunghi secondi. Riflette.

"Alla luce di tutto questo dovresti pensare bene alle tue opzioni, anche se mi sembra che tu abbia già deciso" scuote le spalle appena, arricciando le labbra.

Natalie annuisce. Non sente di avere ancora una scelta.

"Mi dispiace per tua moglie. Grazie per averlo condiviso con me." avvolge un braccio attorno al suo e appoggia il capo alla sua spalla, alla ricerca di riposo.

Si era finalmente spiegata i sorrisi tirati e malinconici che increspavano il volto di Scott di tanto in tanto.

"Con il tempo sta diventando più facile parlarne. E poi ormai ti considero un'amica." Afferma con un'alzata di spalle.
Natalie sorride piano, confortata dalla consapevolezza di avere trovato un vero amico.

***

Al ritorno era volata subito a Savanna dalla madre e da Andrea.

Un taxi l'aveva lasciata davanti alla sua casa d'infanzia e con un laccio attorno allo stomaco aveva accolto la miriade di ricordi impressi a fuoco nella sua memoria. Dettagli a volte insignificanti, come il mocassino di pelle marrone che il padre indossava ogni domenica con il vestito della festa, a volte invece erano lezioni di vita dure e aspre come l'importanza di rispettare un impegno preso, rimprovero per aver mentito onde evitare di accompagnare la detestabile Signora Morstan, l'anziana vicina, a fare la spesa.

Ingoia il gusto dolce e amaro che sente sul retro della lingua, che resta incastrato lì, e viene distratta dalla porta di casa che si apre e mostra una Josephine sorridente che la accoglie.

Natalie accelera verso di lei, studiando la sua figura minuta ma che da sempre le rimanda una forza intrinseca, che la fa apparire ben più grande del suo metro e sessanta.

Sembrava che nulla potesse scalfirla, nemmeno la perdita del marito.

"Bambina mia" la stringe a sé con trasporto poi si scosta per osservarla meglio.

"Hai preso il sole. Ti dona un po' di colore su quelle guance" le carezza il viso con gesto amorevole. Non commenta l'eccessiva magrezza della figlia, che la impensierisce da settimane ormai.

Sperava di trovarla rilassata e più serena, ricarica di energie. Invece, abbronzatura a parte, non vedeva cambiamenti. Stessi occhi spenti, sorriso stentato e consistente perdita di peso.
Assolutamente non da Natalie, che ha sempre avuto buon appetito.

"Ho fatto delle bellissime passeggiate sulla spiaggia" risponde lei per spiegare la pelle scurita dal sole delle Bahamas.

Dopo un bagno caldo e aver sistemato le sue poche cose nella stessa camera che l'aveva vista crescere, scende trovando come sempre la madre ai fornelli. Non se la sente di partecipare, quindi resta a guardarla muoversi sicura con gesti spontanei e decisi. L'ambiente ricco di rumori familiari, lenitivi per il suo animo spezzato.

"Allora, racconta. Come è stato questo viaggio? C'erano tutti i dipendenti della tua azienda?" ruota appena il busto verso la figlia.

"Sì, c'erano tutti. Il posto era magnifico, abbiamo fatto molte attività di team building ma abbiamo avuto anche tanto tempo libero. È stato bello, intenso" di certo non rende l'idea.

Quel viaggio aveva ulteriormente scalfito il muro che aveva faticosamente cercato di frapporre fra lei e il resto del mondo. Ovvero Dimitri.

E la cosa aveva funzionato talmente male che ora non solo era tornata a pronunciare il suo nome, anche nella sua testa, ma nel farlo il fiato le si mozzava in gola facendole dolere il petto. La sua vicinanza aveva vanificato ogni suo sforzo in meno di un amen.

"C'erano anche i pezzi grossi?" si informa Josephine.

"Beh sì, c'erano tutti. Anche il Sig. Morrison" non nota la presa di Josephine rinsaldarsi attorno al mestolo, agitandolo senza armonia nella padella.

"E mi ha pure convocata, stamattina. Mi ha proposto di prorogare la mia permanenza in azienda" annuncia Natalie, mentre prepara una tisana.

"Tesoro, è una bellissima notizia! Adori questo lavoro no?" indaga Josephine notando l'espressione di Natalie.

"Certo, e non nascondo di esserne lusingata. Ma sento di dover tornare a casa, qui con te. E con Andrea" aggiunge.

Josephine si prende qualche secondo per guardare bene la figlia, combattuta sulla possibilità di rivelare qualcosa di taciuto fino ad allora.

Spegne i fornelli e si pulisce le mani, voltandosi poi verso Natalie e accomodandosi al tavolo della cucina invitando la figlia ad imitarla con un cenno del capo.

"C'è una cosa che tu non sai e che non avresti mai dovuto sapere, ma mi trovo costretta a rivelartela" annuncia con tono grave.

Le budella di Natalie si attorcigliano.

"Mamma, mi stai spaventando"

"Non ce n'è motivo. Ma potresti arrabbiarti. Prima lasciami spiegare " la avverte.
"Il lavoro alla Morrison te l'ho procurato io.  O meglio, una persona che conosco da tanto tempo" inizia, frenando le domande sulle labbra di Natalie con un palmo alzato.

"Dopo la tua laurea ho aspettato per mesi di vederti spiegare le ali e seguire la tua strada. Il tuo senso del dovere, il tuo bisogno di compiacere gli altri, tuo padre più di tutti, stava spegnendo la tua luce" fa una pausa breve.

"Dopo che ti ho vista accettare la proposta di Andrea con gli occhi illuminati dal sorriso di tuo padre ho deciso di intercedere. Anzi, di darti soltanto la possibilità di scegliere.

Così ho chiamato un vecchio amico ed è arrivata la proposta dalla Morrison. Ho capito di aver fatto la cosa giusta quando in meno di due giorni avevi già prenotato il biglietto.

Da lontano, ti ho vista iniziare a risplendere di una luce nuova, solo tua. Merito di un lavoro che ti soddisfa, certo, ma non è stata la sola cosa ad accenderti" giunge le mani sopra il tavolo notando con soddisfazione le gote di Natalie arrossire velocemente diventando del colore delle pesche mature.

Natalie è ammutolita e anche un po' imbarazzata.

"Stavi iniziando a scegliere per te. E nonostante le liti con tuo padre a tal proposito, ero orgogliosa e, in fondo, anche lui. Doveva solo ancora arrivarci.
Quando poi è venuto a mancare si è rotto qualcosa." le trema leggermente la voce, che si schiarisce prima di riprendere.

" Ti ho vista, ti vedo, lottare con tutte le forze contro qualcosa che ti sta facendo tornare sui tuoi passi. Questo mi rattrista. Ma, più di tutto, non capisco il perché ".

Natalie ha gli occhi sbarrati dalla sorpresa di quella rivelazione e dalla consapevolezza di stare affrontando proprio quella conversazione con sua madre.

"Io sto solo cercando di fare la cosa più giusta. Di rendervi fieri. Qui ho la mia vita, ci sei tu e con Andrea abbiamo pianificato tutto"

"Io non voglio vederti fare la cosa giusta, ma  quella che ti rende felice. E ho motivo di credere che non sia qui a Savanna"

Guarda la figlia scuotere velocemente il capo.

"Boston è solo una parentesi della mia vita, fra un mese e mezzo sarà tutto finito"

Non era una vera risposta, ma era la migliore che era riuscita a trovare.

"Ma potrebbe durare più a lungo, perfino diventare permanente. L'hai detto tu che Vince Morrison te l'ha proposto stamattina"

"Sì, ma con Andrea abbiamo un accordo. Ci sposeremo entro la fine dell'anno e-" si interrompe aggrottando le sopracciglia. Josephine ne approfitta per intervenire.

"Ma ti senti? Un accordo non sembra una promessa d'amore ma una sentenza. Non è così che dovrebbe essere" alza un po' il tono di voce, gesticolando. Una caratteristica tutta italiana che aveva preso da Massimo in tutti gli anni trascorsi insieme.

Natalie non ribatte, ha a malapena sentito.

Con la mente sta ripercorrendo la conversazione a ritroso, cercando una nota stonata.

"Come lo sai che il  nome del Sig. Morrison è Vince?" sbotta di colpo. Josephine smette di gesticolare immediatamente, non fiata.

"Io non lo chiamo mai per nome, non puoi averlo sentito da me" chiarisce ancora Natalie .

La madre resta in silenzio permettendo alla figlia di unire i tasselli.

"È lui il tuo vecchio amico che mi avrebbe fatto avere il lavoro? Il Sig. Morrison?" esclama Natalie, gli occhi fuori dalle orbite e il tono di voce stridulo.

Josephine, tranquilla, annuisce.

"Non ci voglio credere" mugugna poi coprendosi il viso con le mani. Lo trovava estremamente umiliante.

"Come hai potuto? E perché tenermi all'oscuro di tutto?"

"Vedi, io e Vince ci conosciamo da moltissimo tempo, da prima che incontrassi tuo padre. Abbiamo studiato insieme al college, lui è sempre stato un ragazzo brillante e sapevo che avrebbe fatto qualcosa di grande nella vita." Natalie è basita.

"Vuoi dirmi che avevate una relazione?"

Josephine annuisce sorridendo con tenerezza.

"Eravamo molto innamorati. Ma le nostre strade ad un certo punto si sono separate" aggiunge con una nota amara nella voce.

"Una storia complicata che forse un giorno ti racconterò. Ma il punto della questione è che gli ho chiesto se cercava qualcuno con il tuo titolo di studio ed è venuto fuori che effettivamente era così. Il resto l'hai fatto da sola"

"Oh mio dio. Ecco perché mi ha chiesto di te stamattina! Mi era sembrato strano ma con il fatto di papà..." le si smorza o le parole in gola.

"Papà non sapeva nulla. Non avrebbe capito in quel momento, doveva vedere il cambiamento con i suoi occhi per rendersi conto che ti serviva lo spazio e il tempo necessari per te stessa" risponde alla domanda muta negli occhi di N.

Josephine cerca di non badare al calore sul viso che ha sentito quando Natalie le rivela che Vince ha chiesto di lei.

"Dio, è tutto così assurdo. Quindi ti faceva anche rapporto su come andavo sul lavoro?" le chiede acida. Si sente tradita.

"No Natalie. Ma mi aveva assicurato che stavi andando bene e questo mi era bastato.

Non è stato di certo lui a rivelarmi che ti sei innamorata del tuo capo." la sorprende ancora.

"A quello ci hai pensato tu" conclude guardandola con un lieve sorriso.

"Io..." prova a negare, a tirare fuori qualsiasi alibi, scusa e ragione, ma non ne è capace.

A quale scopo ormai? Nulla sarà più come prima.

Mentre cerca le parole, gli occhi le si riempiono di lacrime.

Josephine le si avvicina e la stringe dolcemente a sé.

"Ti giuro che ci ho provato, mamma. Ho tentato di non permettere che accadesse e ho fallito miseramente, finendo per mentire a tutti" nasconde il viso nella sua spalla, cullata dal profumo dolce della madre.

"Ho deluso tutti voi, soprattutto papà. Sto cercando di rimediare, lo giuro" si lascia andare. Josephine aspetta che il suo respiro si plachi, poi le prende il viso fra le mani.

"Sei cocciuta quanto lui. Me lo ricorderai per sempre, bimba mia. Ma ora devi smetterla, o ti troverai in una vita che non hai mai voluto a vivere di rimpianti. Non potresti mai deluderci , noi abbiamo sempre e solo voluto vederti felice, anche quando ti abbiamo indicato una strada che ci sembrava più adatta ma non faceva per te".

Natalie continua a piangere, ormai arresa. Le parole della madre sgretolano la sua corazza di senso di colpa misto al desiderio di redenzione.

Accoglie con sollievo la nuova possibilità che riesce finalmente a intravedere, una chance di seguire una sua strada.

"Ma come posso fare ormai? Qui ci sei tu, da sola, e Andrea. E poi Lui se n'è andato da Boston ormai... Non so se tornerà" parole dure da pronunciare.

"Io me la cavo, tesoro. Con Andrea è il caso di parlare chiaramente una volta per tutte, non trovi? In merito a questo Lui, che avrà pur un nome, fossi in te me lo andrei a riprendere".

Natalie sorride con le guance ancora a contatto con le mani della madre.

"Dimitri, si chiama Dimitri".

***

L'aeroporto risulta essere meno affollato del solito, permettendole di recuperare il bagaglio facilmente e in poco tempo è fuori. 
L'aria sferzante di Boston la accoglie mordendole le guance in modo ormai famigliare.

Durante il viaggio in taxi  verso il suo appartamento sente una strana agitazione.

Con Andrea era andata meglio di quanto sperava, lui non era affatto sorpreso della sua decisione. Anzi, non poteva essere più d'accordo.
Aveva avuto modo di pensarci a lungo per tutta la permanenza di Natalie alle Bahamas ed era giunto alla stessa conclusione: qualcosa fra di loro si era rotto definitivamente.
Da quando erano tornati assieme l'aveva vista sbiadire sempre di più, non riconoscendola.

Dopo la morte di Massimo era stato naturale starle vicino, ma non erano mai più stati come prima.

Era cambiato tutto. Lei in particolare: sembrava le mancasse un pezzo.

Aveva dannatamente ragione.

Cosi, assieme, avevano definitivamente messo fine ad una relazione che non riuscivano più a definire tale. Continuando a provare un sincero affetto l'uno per l'altra.

Natalie era più leggera per certi versi, ma anche più tesa. L'altro lembo del suo elastico era lontano, facendole sentire esposta e con il cuore a pezzi.

Ma, forse, poteva esserci una speranza ora. Fioca, ma pur sempre presente.

Rientra al lavoro il giorno successivo con un pensiero fisso: accettare l'offerta del Sig. Morrison, Vince per gli amici, prima che iniziassero a cercare una sua sostituzione.
Ma prima di farlo doveva parlare con Dimitri.

Voleva rimanere a Boston da morire, ma solo con lui finalmente al proprio fianco.

Ammetterlo così apertamente a sé stessa le dava un po' alla testa. Ma la spaventava ancora molto.

Trascorre la prima settimana completamente assorbita dalle incombenze lavorative arretrate ed ogni sera, una volta rientrata a casa, si trova a fissare il cellulare quasi potesse mettersi a parlare e ascoltare i suoi deliri.

A rendere tutto ancora più reale la sua decisione di confidarsi una mattina in ufficio con Scott e Sally sulle sue ultime decisioni, a partire dalla fine del suo fidanzamento con Andrea alla proposta di proroga da parte di Morrison, ma non aveva detto nulla su Dimitri.
Con Scott non ce n'era bisogno, e il suo sguardo gliel'aveva fatto intendere, mentre con Sally non era ancora pronta. Non voleva esporre Dimitri dal punto di vista lavorativo.

Quando entrambi avevano suggerito di accettare la proposta di estensione del contratto, che Scott aveva già fatto presente a Natalie in aereo, quest'ultima aveva loro spiegato che doveva solo pensarci un po' su per non lasciare sua madre da sola.

In tutto questo Chelsea si teneva a debita distanza, come sempre. Non si sopportavano granché, ma Chelsea aveva orecchio per i pettegolezzi; soprattutto per quelli che le interessavano particolarmente.

Quel venerdì mattina si prospetta per Natalie un po' più positivo del solito: Chelsea si era data malata. 
Per un giorno le avrebbe risparmiato le occhiate annoiate e innervosite che le rivolgeva di tanto in tanto.

Giunta la sera saluta Scott e Sally e, pensando con un vuoto nello stomaco che Dimitri si trovava a concludere la sua prima settimana a Philadelphia, da solo, decide di attardarsi un altro po' in azienda, come diversivo.

E' buio da qualche ora ormai e dirigendosi al parcheggio non può far a meno di guardare il posto auto di Dimitri, desolatamente vuoto come il suo petto, che echeggia della sua mancanza.

Pensa di attardarsi da Marla per un drink prima di tornare a casa e, finalmente, decide che più tardi quella sera raccoglierà ogni grammo di coraggio e chiamerà Dimitri.
Gli spiegherà tutto e lo pregherà di tornare.
Di tornare da lei. E' pronta.

Sale in auto e il cellulare emette il suono di un messaggio ricevuto, lo apre avviando il motore freddo della sua Betsy, pensando si tratti di Evelyn.

Ma si sbaglia.

Numero sconosciuto. Una foto.

Natalie impietrisce, sangue gelido nelle vene.

Lo riconosce all'istante. Dimitri è disteso su quello che sembra un divano, il mento rivolto verso l'alto scoprendo il collo.

Poi il suo sguardo viene catturato da un altro corpo, disteso a troppi pochi centimetri dal suo. Un corpo femminile, di cui si vede solo un accenno del viso, che non le permette di individuare a chi appartenga.

Il vestito succinto che scopre due cosce lunghe e toniche, però, ha qualcosa di familiare.

Il braccio ossuto cinge la vita di Dimitri e Natalie reprime un conato di vomito.

Le mani le tremano, incredula.

Prende dei respiri veloci, gli occhi appannati e il cuore che rischia di balzare fuori dal petto.

Chiama subito Evelyn che, dopo essersi presa un bello spavento nel sentire l'amica tanto sconvolta e incapace di spiegarsi,  ascolta il resoconto della foto, che le inoltra tra i respiri affannati e spezzati, i singhiozzi che la scuotono.

"Natalie, ora devi calmarti. Respira e cerca di far funzionare il cervello" 

Le impone di mantenere la calma, di razionalizzare. Era brava in questo.

"Ci sto provando, cazzo!" sbotta lei, fuori di sé "Come faccio, me lo spieghi? Mentre io sto cercando in tutti i modi di aggrapparmi al briciolo di luce e di speranza che mi è sbocciato nel petto, lui si porta a letto chissà chi!" il  tono le sale di molto, la macchina ancora ferma nel parcheggio con il motore acceso.

"Cosa diavolo sta combinando?" tira su con il naso mentre calde e grosse lacrime le scorrono sul viso.
"Qualcosa non quadra, Natalie. Pensaci: ti ha aspettata finora, nonostante tutto, dubito che basti una settimana per fargli voltare pagina. Inoltre, trascuri un dettaglio fondamentale: la foto arriva da un numero sconosciuto, come le altre volte. Potrebbe essere un fotomontaggio! Chiaramente lo squilibrato che ti sta tormentando sa come colpirti" afferma quindi Evelyn con tono sicuro.

"Ha detto di avere bisogno di smettere di aspettarmi. Direi che sta mantenendo la parola" non commenta oltre sul mittente del messaggio e sul perché le abbia mandato quella foto, oltre al volerla ferire, perché non sa più cosa pensare in proposito.
Non riesce ad andare al di là del moto di repulsione e annientamento che prova all'idea di Dimitri con un'altra donna. 

"Dovresti chiamarlo, spiegare la situazione e chiedergli chiarimenti. Almeno ti metteresti l'animo in pace" le suggerisce Evelyn.

"No. Se n'è andato a centinaia di chilometri da me per prendersi il suo spazio, voltare pagina. Non ho nessun diritto di chiedergli spiegazioni e non lo farò. Visto che non sta perdendo tempo a colmare la mia mancanza non voglio rovinargli i piani" Natalie non riesce a nascondere il rancore dietro le sue parole.

Sente anche di meritare in qualche modo quel dolore da parte sua. Allo stesso tempo era incredula che dopo tutto quello che c'era stato, che c'era ancora , lui stesse agendo in quel modo.

Evelyn sospira dall'altro capo del telefono, rassegnata. 

"Facciamo così allora: ora ti calmi e vai dritta a casa. Chiudi a chiave la porta e tieni il telefono a portata di mano. Mi scrivi quando sei arrivata.
Poi dovrai resistere per una settimana e ci sentiremo ogni giorno. Non riesco ad esserci prima, ma venerdì prossimo sarò da te".
Evelyn ha un piano.

Natalie prova un istantaneo sollievo. 

"Va bene. Ti aspetto" mormora, ricacciando indietro le lacrime e sentendosi un po' rincuorata al pensiero di avere Evelyn con sé per qualche giorno.

Poi lo sguardo torna alla foto ancora sullo schermo e non può fare a meno di sentire il petto scricchiolare di rimpianto, rabbia, dolore e impotenza tutti assieme.



Note.

Capitolo un po' di passaggio, ma con due mega rivelazioni: Josephine con il suo passato segreto che cerca di far spiccare il volo alla figlia, Scott con il suo cordoglio e il suo dolore finalmente allo scoperto.

Dimitri, non pervenuto.

Non disperate, a tutto c'è un perché.

Il prossimo, se non mi vengono altre malsane idee, sarà l'ultimo capitolo (probabilmente lunghissimo. Eheh) che sarà seguito dall'epilogo.
Sono eccitata, nervosa ed emozionata all'idea.

Quindi, grazie come sempre e ci vediamo presto.

Un abbraccio,

Alice

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