Capitolo 32
Natalie si sveglia con il peggior post sbornia della storia.
La bocca è arsa, sente di avere dei chiodi conficcati nel cranio e lo stomaco aggrovigliato su se stesso.
Meglio non parlare del suo cuore. Quel cuore malandato che chiede pietà.
"Allora sei viva!" esclama Evelyn, scostando le coperte che avvolgevano il corpo di Natalie, la quale reagisce con un grugnito vagamente somigliante a un'imprecazione.
Mettendosi seduta la situazione non fa che peggiorare, viene colta da vertigini e forte nausea.
"Tieni. Mangia questo e poi prendi queste" Evelyn le mette in una mano del pane tostato e nell'altra delle pillole.
Senza indugi Natalie ingoia tutto in pochi minuti, combattendo la tentazione di rimettere all'istante quanto ingurgitato.
Si mette poi a pregare che le pillole facciano effetto in fretta.
"Andrea ti ha cercata. L'ho rassicurato che eri con me spiegandogli che ti serviva solo stare un po' tranquilla e che poi saresti tornata a casa" spiega velocemente l'amica.
"Non molla ancora eh?" Evelyn sapeva che Natalie aveva mandato all'aria il matrimonio e, di conseguenza, la relazione con Andrea.
Natalie non risponde, prende tra le mani il cellulare ricordando all'istante la telefonata della sera precedente, in condizioni terribili, con Dimitri.
Doveva essersi addormentata mentre erano al telefono. Non erano servite parole per farla sentire subito meglio, era bastato ascoltare il suo respiro regolare. Era bastato sapere che c'era.
Le sfugge un sospiro profondo.
Evelyn intuisce la natura dei suoi pensieri.
"Quindi, questo Dimitri?" per un momento Natalie prova un moto di stizza nei confronti della ragazza. Non si parlavano da ben tre anni e a causa di un litigio importante, e ora ripiombava nella sua vita senza nemmeno bussare, impicciandosi nei suoi affari.
Ma le passa in un secondo vedendo il viso disteso e sinceramente curioso di Evelyn.
Era sempre stata trasparente, dannatamente sincera, tanto da far male.
Tanto da dividerle per tutto quel tempo.
Quel tipo di sincerità che non vuoi, che non chiedi, ma che arriva comunque e tocca proprio dove punge di più.
Ma ora, a differenza di tre anni fa, Natalie era pronta ad accoglierla totalmente. Non sarebbe scappata davanti alla verità dell'amica, anzi ne aveva bisogno.
Perciò le racconta tutto. Ogni singolo bacio, ogni insulto mai espresso, ogni dubbio e ogni vergogna. Racconta di tutta la sua nuova e bellissima vita a Boston, compresi gli eventi riguardanti il fotografo misterioso, le minacce.
E mentre racconta si ritrova a fare l'unica cosa che le riesce in quei giorni: piange.
"Magari non è iniziata nel classico modo e non è tutto così semplice ma, Natalie, mi dici perché stai piangendo?" le chiede scuotendo la testa. Si è seduta sul letto, accanto a Natalie, col busto rivolto verso di lei.
I grandi occhi verdi di lei le scrutano il viso, non capendo.
Natalie tira su con il naso e piange più di prima.
"Va bene, forse non si è dimostrato sempre gentile e i suoi modi ogni tanto possono lasciare a desiderare, ma sembra proprio una brava persona. E, soprattutto, direi che è cotto a puntino.
Voglio dire, hai quasi vissuto più da lui che a casa tua! Non capisco cosa ci sia che non va."
Natalie continua a scuotere il capo e si copre il viso con le mani, le spalle che sobbalzano.
"Ora ti calmi. Fai dei respiri profondi e ti calmi. Poi mi spieghi cosa ti passa per quella testa bacata" le prende le mani e le stringe.
Natalie segue il suo consiglio e si prende qualche minuto per ricomporsi.
Paradossalmente, sente una strana calma.
"Io credo di essere innamorata di lui" ammette infine, guardando le mani intrecciate con quelle di Evelyn.
"Ma va?" l'amica la guarda con un sopracciglio alzato all'inverosimile e mezzo sorriso.
"Perché mai dovrebbe essere motivo di disperazione? E' una cosa bella, no?"
"No, non lo è. Non lo è perché, una volta terminati i sei mesi di collaborazione con la Morrison ad aprile, io ritornerò qui a Savanna, prenderò in mano la gestione del ristorante dei miei genitori e mi sposerò con Andrea" pronuncia quella frase con fatica, rifuggendo lo sguardo di Evelyn.
"Non voglio sentire il tuo giudizio, ho già deciso. Era il sogno di mio padre" ingoia a vuoto e si morde il labbro che le trema. Prende un gran respiro.
"Era quello che aveva sempre desiderato per me e per colpa mia non ha potuto assistervi"
In risposta ottiene solamente il silenzio. Evelyn sospira e la osserva rassegnata e in parte delusa.
Sperava che Natalie in quegli anni avesse trovato la forza di seguire i suoi sogni.
"Non è colpa tua quello che è successo a tuo padre, Natalie. Nessuno poteva saperlo."
Natalie scuote il capo con decisione.
"Ho mandato tutto a monte, ho litigato con lui mancandogli di rispetto nella sua casa, non ci siamo parlati per settimane. Non ho mai fatto il primo passo.
Magari sarebbe successo lo stesso, magari invece sono stata io a dargli un dolore troppo grande. Non lo saprò mai"
Evelyn abbraccia forte l'amica, desiderando per lei un po' di serenità.
"Non ti giudico. Vorrei solo che non mettessi da parte la tua felicità, quella della ragazza spontanea e sbadata a cui tengo tanto.
Ma se questa è la tua scelta, mi troverai sempre e comunque al tuo fianco. Non me ne vado e non ti permetto di farmi da parte" le parla all'orecchio, mentre sono avvinghiate, e non può vedere il sorriso di sollievo sulle labbra di Natalie, né gli occhi inumidirsi ancora.
Quando si staccano Natalie ha un'idea che già sa le renderà l'immediato futuro molto più sopportabile.
"Quindi mi farai da testimone al matrimonio?"
"Credevo fosse scontato, amica mia" Evelyn sorride raggiante, decisa a fare tutto ciò che è in suo potere per sollevare l'animo dell'amica e, magari, a farle cambiare idea.
* * *
Josephine aveva insistito tanto con Natalie: se la sarebbe cavata anche da sola. Avrebbe preso in gestione il ristorante, Andrea e gli altri dipendenti l'avrebbero aiutata e sarebbe andato tutto bene.
Anzi, era ciò di cui sentiva il bisogno: immergersi anima e corpo nel ristorante l'avrebbe tenuta in vita.
Natalie aveva trascorso gli ultimi giorni dedicando sempre più tempo ad Andrea. Avevano cenato insieme un paio di volte e fatto lunghe passeggiate. Non mano nella mano, ancora non se la sentiva, ma passare il tempo con lui era sempre stato semplice.
Di conforto.
Le aveva raccontato le ultime novità sul ristorante, le modifiche apportate dal padre al menu e l'aveva stretta a sé quando Natalie si lasciava andare allo sconforto.
Si lasciava stringere, lei. E assieme sentiva stringersi ogni organo interno, a ricordarle la sua decisione.
Così si era decisa e gliel'aveva chiesto.
"Andrea, ti andrebbe ancora di sposarci?" si rese subito conto di quanto suonasse strana quella domanda. Andrea, infatti, la guardava come se avesse avuto tre teste.
"Se è uno strano scherzo non mi fa ridere per niente, Nat" l'aveva ripresa lui, non afferrando il senso.
"Nessuno scherzo. Mi sono resa conto... che questa è la cosa giusta da fare, ora. A maggior ragione dopo quello che... dopo mio padre. Ci sposiamo, compriamo casa, prendiamo in gestione il ristorante, insieme, come abbiamo sempre detto. Così mia madre potrà prendersi un po' di tempo per se stessa e io... avrò reso mio padre fiero di me" Natalie spera che quella spiegazione sia sufficiente ad Andrea, non sarebbe riuscita facilmente ad argomentare oltre.
"Io credevo che non fosse più quello che volevi. Avevo capito che volevi continuare la tua vita a Boston" replica lui, dubbioso.
"Avevo solo bisogno di tempo" si costringe a guardarlo negli occhi "è questo quello che voglio ora" gli stringe la mano fra le sue, speranzosa.
La percepisce subito più piccola e ossuta rispetto a quella che segretamente vorrebbe stringere.
Scaccia con violenza quel pensiero.
Andrea allora la attira più vicino a sé, per guardarla bene negli occhi.
"Sei sicura? Niente ripensamenti dell'ultimo minuto?" le ribadisce.
"Sì, sono sicura" e quelle tre parole tremarono intensamente nella sua mente.
Natalie torna dalla madre in qualche modo alleggerita dopo la decisione presa con Andrea; allo stesso tempo un macigno sembrava aver preso dimora nel suo stomaco.
Sapeva che una volta tornata a Boston avrebbe dovuto affrontare Dimitri.
Per il resto della settimana non si erano più sentiti, o meglio, lei non si era più fatta viva né aveva risposto ai suoi messaggi.
Aveva soltanto avvertito Carol confermando nuovamente il suo rientro per lunedì.
Sentendolo al telefono temeva che non sarebbe riuscita a tener fede alla promessa fatta a sé stessa e al padre.
Dimitri avrebbe capito subito che qualcosa non quadrava e lei non era pronta ad affrontarlo.
Non ancora.
Questo temporeggiare ovviamente ormai era agli sgoccioli.
Ancora non sapeva come avrebbe fatto a dirgli che il loro rapporto da quel momento in avanti sarebbe dovuto essere soltanto professionale.
E soprattutto ad essere credibile.
"Tesoro, hai preparato tutto?" la madre interrompe i suoi pensieri cupi.
"Sì, non avevo portato quasi nulla con me" conferma Natalie, indicando il suo zaino.
"Tu starai bene? Mi prometti che mi chiamerai per qualsiasi cosa?" chiede poi alla madre, preoccupata di lasciarla sola in quel momento buio.
"Non so più come dirtelo, bambina, qui me la caverò benissimo anche da sola. Ma ci sentiremo spesso, non preoccuparti. Tu pensa a fare quello che ti fa stare bene, invece" le intima, guardandola fisso negli occhi.
"Io e Andrea siamo tornati insieme" Josephine assottiglia lo sguardo "e ci sposiamo".
Ecco, l'aveva detto.
Josephine resta in silenzio ad osservare la figlia, il suo sguardo determinato, le mani nervose nascoste nelle tasche della felpa.
Ricordava bene il tumulto, l'urgenza che sveva scorto negli occhi di Natalie quando, nel mezzo delle vacanze natalizie, aveva lasciato tutto in fretta e furia senza quasi salutare per tornare a gestire "un'emergenza" a Boston.
Da lì ad annullare il matrimonio il passo era stato breve.
Segretamente aveva gioito, anche se il marito Massimo era su tutte le furie. Aveva sperato che Natalie stesse anteponendo le proprie volontà a quelle altrui, mettendo da parte il suo bisogno compulsivo di accontentare tutti. Fuorché sé stessa.
Ma la perdita terribile del padre le stava facendo fare marcia indietro, e Josephine questo lo capiva bene.
Ma non si sarebbe intromessa nelle scelte della figlia.
Questo era il motivo di molti dei litigi che aveva avuto con il marito. Lui non poteva farne a meno e, sebbene i suoi propositi fossero buoni, i risultati erano un disastro.
"Mamma, dì qualcosa" la incita Natalie, preoccupata e nervosa a causa del lungo silenzio della madre.
"Te l'ho già detto una volta, ma ora vale anche di più: spero tu sappia ciò che fai" le dice soltanto.
La stessa frase già pronunciata proprio quando l'aveva salutata prima della fuga a Boston.
Natalie annuisce e la abbraccia forte prima di uscire a prendere il taxi che l'avrebbe condotta all'aeroporto.
* * *
N: Ciao, sono in città. Ho bisogno di parlarti, possiamo vederci?
Era già da un'ora che aveva ricevuto quel messaggio da parte di Natalie e non riusciva a tenere le gambe ferme.
Gli aveva chiesto di poterlo raggiungere a casa sua e nell'attesa Dimitri aveva provato a fare di tutto per non uscire di testa, ma se quei minuti di agonia non fossero terminati in fretta avrebbe dato di certo di matto.
Come si fa a mandare un messaggio del genere? Bisogna avere le esplicite intenzioni di mettere il destinatario in uno stato di agitazione insostenibile.
Non si vedevano da ben due settimane, prima per il suo viaggio di lavoro poi per la morte improvvisa del padre di Natalie.
Quell'ultima settimana era stata un vero disastro per Dimitri, il quale faticava a mantenere la concentrazione e si dannava sul perché lei lo chiudesse fuori da tutto ciò che le stava accadendo, non permettendogli di starle vicino.
Inutile dire che sentiva in maniera certa che qualcun altro invece ci riusciva fin troppo bene.
Immaginava Andrea approfittare del momento di debolezza di Natalie per rientrare nelle sue grazie.
Non poteva affatto immaginare l'improvvisa inversione di marcia che aveva fatto la ragazza.
Non poteva sapere cosa aveva Natalie da dirgli, ma già sospettava non fosse piacevole.
Natalie non fa in tempo a bussare tre volte che Dimitri ha già aperto la porta, un sorriso stentato sul volto che si spegne vedendola.
La trova dimagrita, l'incarnato quasi perlaceo e occhiaie a incorniciarle gli occhi stanchi e provati. Capisce solo in quel momento la portata del dolore che l'ha investita e, d'istinto, fa scorrere una mano contro la sua, intrecciando le dita.
"Mi dispiace tanto per la tua perdita" le sussurra, studiandole il viso.
Natalie annuisce e distoglie lo sguardo, separando le loro mani ed entrando nell'appartamento.
A Dimitri non sfugge quel gesto e la accoglie in casa con la schiena rigida, come un animale in allerta.
Si accomodano sul divano, un silenzio scomodo gli accompagna.
"Ho letto tutti i tuoi messaggi, mi sono davvero stati di conforto. Scusa se non ho risposto ma non ero davvero nelle condizioni" cerca di spezzare quella tensione nell'aria Natalie, spiegandosi e ricercando un modo per introdurre il discorso.
Dimitri fa un segno disinteressato con la mano, non voleva sentirlo ora. Voleva che parlasse.
Ora che lei ce l'aveva davanti, elegante e bellissimo in jeans e pullover rosso scuro, le parole le vengono meno.
Ma in aereo si era preparata un discorso per far fronte a quell'evenienza.
Dimitri la vede guardarsi attorno senza prestare attenzione, ricercando qualcosa.
Ad un certo punto la guarda chiudere un attimo gli occhi, prendere fiato, e già sa che si deve preparare.
Sistema i gomiti sulle ginocchia, piegandosi appena in avanti in modo da avere una presa salda a terra, e si appresta ad ascoltare le parole con cui Natalie lo farà a pezzi.
"Il giorno in cui... il giorno in cui mio padre è morto, io non pensavo ad altro che a rivederti. Erano giorni che non rivolgevo un solo pensiero a lui, a mia madre, alla mia casa, perché tu riempivi ogni mio momento e ogni mia intenzione" fa una breve pausa, deglutendo a vuoto.
A Dimitri quell'inizio suona come un'accusa, ma attende paziente.
"Poi sono tornata a casa, ovviamente, staccandomi da tutto questo" accompagna la frase con un gesto della mano ad indicare l'aria attorno a sé "ad affrontare il dolore più accecante che io abbia mai provato" spiega con voce tremante, stringendo forte i pugni per non piangere, non ancora.
"E ho capito quello che devo fare: questa cosa fra noi due non può andare avanti. Ci siamo lasciati prendere la mano ed è stato... bello, ma ora è arrivato per me il momento di ricordarmi quali sono le priorità. Credo che dovremmo avere un rapporto puramente professionale" prende fiato piano, sondando la reazione di Dimitri fissandolo dritto negli occhi, nascondendo con maestria la disperazione che alberga dietro i suoi occhi.
Dimitri se lo sentiva. Ce l'aveva scritto in faccia che era venuta fino a lì per quello.
Tuttavia non sa spiegarsi il senso di sorpresa e sgomento che gli ha ghiacciato il sangue nelle vene.
Non può crederci sul serio, non può crederle.
"E' stato... bello? Sei seria?" le chiede, sconcertato. Questa annuisce, incapace di ribattere con prontezza.
"Natalie, io posso solo immaginare il tuo dolore, lo smarrimento che ha portato con sé questa perdita terribile. E voglio starti vicino, voglio aiutarti davvero.
Ma non puoi chiedermi questo ora, non dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Io lo so come siamo stati, come possiamo stare.
Credo tu abbia soltanto bisogno di tempo per elaborare il tuo lutto e lo trovo più che com-"
"Io e Andrea siamo tornati insieme. Ci sposeremo" sputa fuori Natalie all'improvviso, facendo morire le parole in bocca a Dimitri, che non riesce a cogliere il significato delle parole.
Dopo un lungo istante occhi negli occhi, lui distoglie lo sguardo portandolo sul muro di fronte, cercando di riprendere le briglie dei suoi pensieri in trambusto, nel caos della sua mente.
Infine si alza di scatto e, sotto lo sguardo atterrito di Natalie per il movimento brusco, spalanca la porta.
"Vattene".
Una lama fredda nel cervello di lei, lava cocente al posto dello stomaco.
Si alza piano, con poca coscienza del proprio corpo, e si dirige con passo indeciso verso la porta.
Non riesce a credere che quella sarà l'ultima volta in assoluto che metterà piede in quell'appartamento.
Vorrebbe poter avere un momento per guardarsi intorno, per ripassare con lo sguardo le superfici e le stanze che hanno fatto da testimoni al loro amarsi.
Non riesce a credere che è così, in meno di venti minuti, che finiva tutto.
Che finiva lei.
Ma non riesce nemmeno a finire quel pensiero che ha già oltrepassato la soglia.
Si volta verso Dimitri, fermo immobile accanto all'uscio, lo sguardo su un punto impreciso, il ritratto dell'indifferenza.
Ora aveva imparato a conoscerlo abbastanza da capire quanto gli servisse da scudo, da armatura lucente per proteggersi dal dolore.
Dolore che è il riflesso preciso del suo, e lei è l'unica da incolpare.
Lei, sola responsabile del dolore di chi ama. Una sorta di maledizione che stenta a sopportare oramai.
Ma ha preso la sua decisione, ha imboccato la via per la redenzione, anelando al perdono di chi ha fatto soffrire più di tutti, di chi l'ha amata più di tutti a modo suo.
"Natalie" mentre se ne va, si volta ancora verso quella voce, con il cuore sconquassato, pronta al sacrificio.
"Ho visto l'incisione sulla porta" le si mozza il fiato; aveva accantonato tutta quella faccenda.
"Stai attenta" e senza aggiungere altro chiude la porta con un tonfo sordo, che sembra quello dei loro cuori prossimi allo schianto.
Note.
Aiuto. Ho ancora la mano tremula.
Non odiatemi! Oppure sì, ma non dite che non vi avevo avvisate...
Questo capitolo è un po' più corto dei soliti (non troppo spero) ma non ho voluto tirarla per le lunghe, mi sembrava già doloroso così.
E io ho a cuore il mio Dimitri (anche Natalie, ok).
Detto questo, spero che abbiate passato delle feste piacevoli, di gioia.
In caso contrario, se vi serve una spalla virtuale, son qui ;)
Se è piaciuto - o no - vi chiedo di farmelo sapere (stelline, commenti, segnali di fumo, pasticcini...); a questo punto della storia mi servirebbe molto.
Se poi voleste consigliare la storia a chi pensate potrebbe apprezzare (o anche no, come dispetto ;)), sarebbe favoloso.
Ne approfitto per dire che dovrebbero mancare circa 5/6 capitoli alla fine (+ probabile epilogo). E' un numero indicativo perché io ho le mie idee ben tracciate, ma questi due poi fanno quel che gli pare!
Ok, mi fermo.
Grazie come sempre ai coraggiosi giunti fin qui.
Un abbraccio.
Alice
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