Capitolo 3
Carol recupera penna e blocco dal tavolo scuotendo decisa il capo in modo da renderlo ben visibile a Dimitri, che invece la ignora battendo veloce sui tasti del PC portatile. Lo fissa con le mani sui fianchi, indecisa se dire qualcosa.
Gli fa da assistente da quando ha iniziato a lavorare lì, un moccioso scontroso ma pieno di talento e di idee. Lo ha guardato farsi strada tra i manager più consolidati dell'azienda senza battere ciglio, determinato e mai pienamente soddisfatto. Talmente preciso ed esigente da riuscire a metterla in difficoltà in qualche occasione, fino a quando ha imparato a rispettarla e persino a tenere in considerazione la sua opinione. C'è voluto quasi un anno e mezzo.
Dal canto suo lei gli ha dimostrato la sua lealtà in varie occasioni, una su tutte il tentativo da parte di un altro manager, Riley Davenport, di metterlo in cattiva luce con un cliente allora molto importante per lui: con quel cliente avrebbe stabilito il record di fatturato gestito da un solo manager, record detenuto fino a quel momento proprio da Riley. Quello sapeva essere una vera serpe: voleva rivelare un dettaglio molto delicato e privato della vita di Dimitri nel tentativo di compromettere la sua immagine agli occhi del cliente.
Carol non sapeva nulla della sua vita, il rapporto era strettamente professionale, ma da assistente personale qualche dettaglio emergeva. Riuscì ad avvertirlo per tempo e Dimitri agí d'astuzia, accapparrandosi il cliente. Da allora attende di potersi sdebitare e ricambiare il favore. La donna aveva fatto per lui molto più di quanto lei stessa pensasse.
"Che c'è Carol?" sbuffa spazientito. Inizia a sistemare le sue cose, ormai si è fatto tardi.
"Mi stavo solo chiedendo se non avessi leggermente esagerato con la ragazza" si limita a dire con un'alzata di spalle.
"Non capisco a che cosa ti riferisci. Le ho solo spiegato cosa la Morrison si aspetta da lei" non la guarda.
Si incamminano verso l'uscita, diretti al parcheggio interrato.
"Forse intendi quello che tu ti aspetti da lei" lo corregge.
"È esattamente la stessa cosa" ribatte lui alzando un po' il mento. Carol ride.
"Spaccone".
Anche Dimitri fa un sorrisetto che scompare quando vede Natalie salire sull'auto di Scott.
"Ci mancherebbe solo una relazione sul lavoro. Non penso che sia la persona giusta" il suo tono è freddo.
"È un po' presto per dirlo, non credi? Dalle una possibilità".
"Non mi sembra di avere molta scelta al momento" le risponde salendo in auto "ma una cosa la so: quella porta guai".
* * *
"Non capisco perché dev'essere così scontroso. Non gli ho fatto assolutamente nulla" si lamenta in macchina con Scott. Quest'ultimo la guarda sottecchi.
"L'hai deliberatamente provocato e, credimi, non è abituato. Sinceramente pensavo ti avrebbe mangiata viva, direi che ti è andata piuttosto bene" conclude con mezzo sorriso. Natalie realizza che è la prima volta che lo vede sorridere.
"Quindi mi farai tu da tutor?" decide di cambiare discorso.
"Esatto" annuisce "ma non per tutto il tempo; seguo diversi clienti perciò non potrò affiancarti più del necessario. Puoi fare affidamento su Carol comunque, nessuno conosce Haze e le sue manie meglio di lei".
Accosta di fronte alla palazzina e Natalie si accorge che si sforza di non commentare lo squallore.
"È provvisorio. Non ho avuto abbastanza tempo per trovare di meglio. In realtà non è male come sembra" arrossisce e distoglie lo sguardo da Scott quando intravede un moto di compassione negli occhi di lui.
"Ti credo sulla parola" ancora un mezzo sorriso "solo sta attenta" la voce è più bassa del solito, le parole escono caute e quasi lo sorprendono.
"Certo" Natalie scende in fretta per stemperare l'imbarazzo nell' abitacolo "a domani!" sbatte la portiera e si incammina sulle scale della sua topaia.
Dopo quella giornata le servirebbe una buona birra fresca da gustare sul divano sdrucito guardando una qualche serie su Netflix. Si gira e si incammina per procurarsi il necessario ad una serata di relax.
Rientra con due buste piene: come sempre quando fa la spesa affamata, ha preso provviste sufficienti ad affrontare un'apocalisse.
È arrivato il momento di sentire casa.
"Ciao mamma. Sì, scusa ti dovevo chiamare prima ma sono stata presissima. L'appartamento, il lavoro...c'è così tanto da fare" il tono un po' scocciato della madre la mette sull'attenti "Che succede?" chiede.
"Ma nulla, tesoro, tuo padre si è un po' agitato diciamo" cerca di minimizzare ma Natalie può sentire chiaramente il padre borbottare contrariato.
"Passamelo, mamma" sente ancora uno scambio di battute tra i genitori.
"Pronto, papà?" altro borbottio "Che c'è, fai l'offeso? Sono passati solo due giorni! Sono stata davvero molto impegnata e credo che sarà così per le prossime settimane".
"E come farai con l'organizzazione allora? Già da laggiù diventa più complicato, se poi sparisci non combinerai nulla! Vuoi farmi morire senza aver fatto il nostro ballo padre figlia?" Natalie solleva gli occhi al cielo.
"Non ti sembra di esagerare? C'è ancora un sacco di tempo per organizzare tutto, inoltre non sono interessata a grandi cerimonie, un qualcosa di semplice sarà più che sufficiente" lo tranquillizza.
"Hai almeno sentito Andrea? Lo sai che si preoccupa. È un pezzo di pane quello, ti sposerebbe anche in uno sacco di iuta solo per farti contenta. Non fartelo scappare, ascolta il tuo papà".
Ogni volta la stessa storia. Fra sei mesi si sposa. Andrea, un cameriere che lavora al ristorante del padre, le ha fatto la proposta più di un anno fa ma non erano mai riusciti a trovare il momento più giusto.
Lei non ci era riuscita, lui l'avrebbe sposata l'indomani.
Questa volta invece si è decisa, l'alternativa era che il padre, impaziente di vederla sposata con un connazionale, la portasse all'altare di peso.
"Lo chiamo appena chiudo con voi va bene?" cerca di rabbonirlo.
"Allora ti lascio andare subito. Ti voglio bene, Naty. Non ti preoccupare per i preparativi comunque, ci pensiamo io e tua madre" quello poteva essere solo un sollievo. Anche se...
"Niente roba pomposa papà! Promettilo" lo avverte con un accenno di isteria nella voce.
"Certo, certo cara" e riaggancia.
Fissa il monitor attonita:le ha sbattuto il telefono in faccia. Non c'è ironia nel pensare che il padre sarebbe disposto a tutto per vederla sposata con Andrea, ma vederlo così entusiasta e felice a volte per Natalie è sufficiente.
Si apre la birra rossa, la sua preferita, e inizia a sistemare la spesa nei pensili color panna ingiallito. Fa partire la telefonata ad Andrea.
"Pronto?" le risponde in italiano con un sollievo palese nella voce. Ecco il senso di colpa che fa capolino.
"Ciao Andrea, perdonami. So che ti dovevo chiamare prima" ammette, sorprendendosi molto felice di sentirlo.
"Non ti preoccupare, amore mio. Sono contento di sentirti, saranno stati dei giorni molto intensi" sempre così buono, così comprensivo.
"In effetti lo sono stati" trascorre l'ora successiva a raccontare tutto al futuro sposo, l'omissione del pessimo inizio con Haze è solamente dovuta all'ora tarda. O almeno questo è quello che si racconta.
La verità è che non sa perché non gliene parla, forse si sente imbarazzata per le sue figuracce o forse lui la infastidisce più del dovuto. Accantona quel pensiero e dopo una doccia troppo fredda per i suoi gusti, si abbandona a letto promettendosi di andare a fare compere per rendere la Topaia meno topaia nel fine settimana.
Note.
Ed ecco il terzo capitolo, un po' di transito ma nel prossimo ci si diverte!
Ringrazio chi legge in silenzio e sarò debitrice a chi vorrà, magari, farmi sapere che cosa ne pensa.
In ogni caso, alla prossima.
Alice
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