Capitolo 29

"Io ho fame" decreta Natalie, mettendosi a pancia in su e rompendo il silenzio.

Le braccia di Dimitri la stringono un po' di più, avvicinandola al suo corpo e premendo le labbra sulla sua spalla. Gli occhi chiusi, il respiro regolare, la sensazione di pace e spossatezza... avrebbe potuto prendere sonno.

Così inusuale eppure familiare quando era con lei; soprattutto  in un momento come quello, quando concedevano una pausa ai loro corpi stanchi ma allo stesso tempo bramosi l'uno dell'altro.

Senza mai staccarsi, chiedendosi silenziosamente come avessero fatto, fino a quel momento, a trascorrere un giorno dietro l'altro senza provare quello che sentivano quando stavano insieme.

Un po' come se all'improvviso tutto quello che erano stati prima di essersi incontrati, avesse avuto senso soltanto perché li aveva condotti fino a lì, fino a quel preciso istante.

Che Dimitri fino a un paio di mesi prima fosse un completo sconosciuto, stronzo pure (cosa che comunque di base rimaneva), era quasi inconcepibile per Natalie, che non immaginava il suo domani senza di lui.

E la cosa, sebbene non fosse stato espresso a voce, era reciproca. Anzi, si può dire che la portata della rivoluzione causata da Natalie nella vita di Dimitri era qualcosa di difficilmente spiegabile per chi non lo conosceva prima.

Carol, fra tutti, lo vedeva; o meglio, lo sentiva.

Lo percepiva nelle brevi telefonate extra lavorative il cui oggetto era sempre e solo Natalie.

Lo aveva visto subito nel modo in cui si accaniva in maniera particolare su di lei inizialmente, inflessibile, mettendola costantemente alla prova.

Era palese sul suo volto apparentemente inespressivo quando l'aveva vista alla cena aziendale presentarsi con Riley.
Aveva provato sincero dispiacere per Dimitri in quell'occasione: la sua vita privata era ricca di bocconi amari, temeva che Natalie sarebbe stata l'ennesimo.
Quello che avrebbe portato danni irreparabili.

Infine, ma questi erano solo alcuni dei momenti a cui poteva pensare, quando era venuto a rapirla dalle grinfie di Riley, a capodanno (abboccando all'amo tratto da lei con quella foto diabolica).
Ancora doveva capire perché l'avesse lasciata andare da sola, in mezzo a quegli squali.

Carol controlla il cellulare aspettando una risposta da parte di Natalie.
Le aveva chiesto di incontrarsi per poterle restituire il cappotto che aveva lasciato al museo per fuggire con Dimitri.

E ovviamente, era arrivato il momento di farle scucire la bocca e farsi raccontare ogni più succulento dettaglio.

Il ritardo nel risponderle veniva imputato dalla collega alle sue mani decisamente troppo impegnate per controllare i messaggi.

Una gabbia. Ecco cos'era il corpo di Dimitri: una prigione di pelle e peluria leggera, di mani decise e calde, di labbra incastonate sulla pelle, gambe aggrovigliate e nasi che sfiorano punti sensibili.

In quella concezione di prigione, Natalie desiderava l'ergastolo a vita. Avrebbe commesso i crimini necessari, si era arresa completamente a quell'evenienza.

L'unica cosa sensata era restare lì.

Il suo stomaco brontolante però le ricorda di non potersi nutrire di baci e carezze lascive.
Non troppo a lungo, almeno.

"Dimitri,  ti prego. Non ce la faccio più" il tono melodrammatico di lei lo fa ridere sommessamente, facendogli vibrare la cassa toracica.

Le sembra che sia il mondo intero a tremare con lui.

"Se ti riferisci ad un altro round, fammi recuperare un po' di energie prima, ragazzina" la sta prendendo in giro, ma Natalie sgrana gli occhi e assesta una gomitata sul suo fianco.

"Cibo. Ora" sentenzia solo, un languore un po' più a sud rispetto allo stomaco si fa sentire. Seppur stremata, Dimitri creava dipendenza.

Lui ride più forte ora, affondando i denti alla base del collo, strappandole un gridolino.

Poi la lascia andare, ritraendo le braccia, alzando il busto e sorreggendo la testa con la mano, sul fianco.

Natalie resta un attimo incantata di fronte alla sua spontaneità, ammaliata dall'intimità che avvertiva fra loro, crogiolandosi in quella sensazione di appartenenza.

Dimitri ricambia il suo sguardo intenso, un sorriso sul viso disteso.

Mossa dai morsi della fame, Natalie si alza in fretta da quel letto tentatore e dal suo sfacciato occupante, dirigendosi in cucina ad accaparrarsi qualsiasi cosa commestibile.

Fuori è buio e, nota con un certo stupore, l'ora di cena è passata da un pezzo. 
Era certa che le ultime ore fossero trascorse diversamente per il mondo al di fuori di quell'appartamento.

Sente i muscoli doloranti sporgendosi a prendere i cereali in alto, le membra indolenzite e provate dal sesso forte, poi delicato, poi nuovamente intenso e senza freni.

Sorride senza sosta, facendo dolere anche i muscoli del viso. Non può farne a meno e accoglie quel senso di gioia e incredulità e struggimento con il benvenuto riservato ai soldati di ritorno dalla guerra.

Torna in camera con cereali, tazze, latte, cucchiaio e salviette per entrambi.
Dimitri scuote la testa e le va incontro quando la vede tornare portando tutta quella roba in bilico tra le braccia, impedendole di vedere dove mette i piedi.

Non aveva mai conosciuto una donna come lei.

"Lascia. Faccio io" il tono è più morbido del solito mentre le prende dalle braccia gli oggetti più prossimi alla caduta e torna a letto.

Natalie lo segue e dispone tutto sul materasso. 

"Una cena coi fiocchi" borbotta lui, ironico. 
Ne avrebbe fatto volentieri a meno per restare con lei addosso, ma riconosceva di avere bisogno di cibo per ricaricare le pile.

"Prova a dire che ore sono" lo sfida lei.

"Saranno le sette di sera" 

"Sono le nove e mezza" replica soddisfatta. L'impeccabile Dimitri che perdeva il senso del tempo.

Dimitri inarca le sopracciglia, si erano persi nel loro costante e lento ritrovarsi. E si erano trovati. E poi persi di nuovo.

Non commenta oltre mentre si saziano di latte e cereali per cena, quando il cellulare di Natalie suona ripetutamente, indicando l'arrivo di alcuni messaggi.
Entrambi lo intravedono nascosto sotto al reggiseno di lei illuminandosi.

Natalie si alza con la tazza semivuota tra le mani, sentendo Dimitri borbottare sottovoce qualcosa sul suo disordine cronico, rimediando uno sguardo torvo di lei.

Infila una felpa al volo, scansando il reggiseno.

Cammina verso il letto sbloccando lo schermo del cellulare, aprendo dei messaggi di Carol che la fanno ridere piano e alzare gli occhi al cielo.

In effetti Carol aveva ragione, le mani di Natalie erano effettivamente troppo impegnate per risponderle.
Ma non come Carol immagina, sogghignando.

La tazza le cade di mano, atterrando in malo modo sul pavimento e rompendosi in tre pezzi appuntiti.
Prende il telefono con entrambe le mani e lo avvicina al viso di scatto, scandagliando ogni pixel della foto che occupa tutto lo schermo.

Dimitri registra in fretta il viso di Natalie sbiancare, anzi, ingrigire. Gli occhi sbarrati, increduli, le mani tremare.

In meno di un secondo è al suo fianco e quando vede ciò che lei sta vedendo, le ruba il telefono dalle mani, per assicurarsi di non avere allucinazioni.
C'era qualcosa che non andava in quella foto: quei due erano troppo simili in tutto e per tutto a lui e Natalie. 
La sua mente fa chiarezza un secondo dopo. 

Qualcuno li aveva fotografati di nascosto, all'entrata dell'appartamento. 
Qualcuno che era stato dentro l'edificio, che era a poca distanza da loro. 
Qualcuno che sapeva bene dove viveva Natalie e, forse, che lui sarebbe stato lì.

Chiude un secondo gli occhi quando Natalie si riappropria del cellulare, cercando di mantenere la calma. 
Poi si volta ed esce dalla porta d'entrata, mezzo nudo, lasciando una Natalie esterrefatta e con ogni singola parte di lei, anche quella più incredula, a tremare.
Da sola.

"Dimitri" sussurra, in preda a quello che crede sia un attacco di panico. 
I suoi polmoni non stavano lavorando a dovere, mentre il cuore faceva gli straordinari, fracassandole le costole.

Un secondo prima la pace, la gioia; un secondo dopo il terrore, lo smarrimento.
Un secondo prima era lì con lei; un secondo dopo era sparito.

E' ancora immobile, in piedi accanto al letto, con il viso rivolto alla porta della stanza e lo sguardo puntato lì dove pochi secondi prima era Dimitri.
Mentre una parte di sé sembra essere incredibilmente lenta ad elaborare cosa sta succedendo, l'altra si chiede distrattamente se lo vedrà rientrare da quella porta. 

Nota i pantaloni di lui ancora sul pavimento tra il salotto e la stanza: era uscito in intimo. 

L'ansia e l'apprensione le attanagliano le viscere senza preavviso, facendole venire una nausea potente.

Salta letteralmente per aria quando sente la porta sbattere furiosamente, seguita da passi veloci. 
Per un attimo pensa di essere in pericolo e stringe forte il cellulare tra le mani.

Dimitri piomba nella stanza da letto con lo sguardo indurito e la mandibola serrata, digrignando i denti dal nervosismo e dalla frustrazione.

Inizia a vestirsi velocemente, la testa che procede a tutta velocità. Non ha ancora guardato Natalie in viso, troppo preso a elaborare teorie e piani per scoprire l'autore.

"Non ho visto nessuno di sospetto fuori" afferma Dimitri con tono asciutto, come se quella non fosse una frase assurda.

Natalie si pietrifica quando il suo cervello inizia a riprendere il ritmo: era andato a vedere se chiunque avesse scattato quella foto era ancora lì fuori.

"Sei uscito per vedere se c'era qualcuno..." conferma a voce alta Natalie, incredula.
Qualcosa in tutta quella situazione non le tornava.

Dimitri allora alza lo sguardo su di lei, sempre ferma in piedi nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata. Sembrava avere lo sguardo velato, un leggero tremore alle mani.
Finisce per soffermarsi sulle sue gambe nude e viene subito catturato da un rivolo rosso e copioso che le imbratta la pelle appena sopra la caviglia, percorrendo tutto il collo del piede.

Lei sembra non essersene accorta affatto.

"Natalie, siediti" la afferra per le spalle e la fa sedere sul letto.
"Ti sei tagliata" le fa notare.

"Oh" è l'unica risposta che riesce a dare. Non sentiva dolore. 

"Aspetta qui" si dirige in bagno a rovistare per trovare disinfettante e cerotti o almeno delle bende. 
Oltre alla situazione di per sé preoccupante, era confuso dalla reazione strana di Natalie. 
E ora si stava innervosendo parecchio perché quella sprovveduta aveva soltanto due miseri cerotti con gli unicorni.
Ma quale persona adulta si procurava cerotti di quel tipo? 
Non avrebbero coperto tutto il taglio, ma era meglio di niente.

Sbuffando torna di là, ripulisce la gamba e il piede dal sangue con un asciugamano umido e medica come può la ferita di lei, che non protesta.
Quando ha finito, la trova a fissare lo schermo del telefono.

"Ti viene in mente qualcuno che potrebbe volerti ricattare?" le chiede Dimitri, che aveva già un nome ben preciso in mente. Scolpito a forza tra i suoi pensieri.
Già gli fremevano le mani.

Natalie scuote la testa.
"Io non credo nemmeno di capire cosa mai potrebbe volere qualcuno da me" afferma Natalie, incredula.
Chi potrebbe ricattarla? Non possedeva nulla se non la sua Betsy, non conosceva praticamente nessuno a Boston oltre ai suoi colleghi, non aveva nemici.

"Non riesci a pensare a nessuno che abbia motivo di intimorirti?" formula la stessa domanda in modo diverso.
"Magari qualcuno che non approva le tua nuova vita qui a Boston?" 

Natalie capisce subito dove vuole andare a parare, ma scuote forte la testa.

"No. Ti assicuro che Andrea non farebbe mai una cosa del genere" sentenzia, decisa.
"E' molto arrabbiato e sicuramente ferito, ma non è una cattiva persona Dimitri. Non mi farebbe mai del male e non mi spaventerebbe in questo modo" conclude.

Dimitri non ne è affatto convinto, anzi. 
Natalie secondo lui non era riuscita a inquadrare a dovere Andrea: con le prime difficoltà nella loro relazione lui stava mostrando un lato di sé che non prometteva niente bene.
E ora quella foto. Il tempismo non era di certo a suo favore.

Si limita ad annuire, non voleva turbarla ancora.
Butta i cocci rotti e porta tutto in cucina.

Di ritorno, inizia a raccogliere le sue cose, sotto lo sguardo attento e perplesso di Natalie.

"Te ne vai?" gli chiede con il cuore in gola, afferrandogli una manica del maglione.
Non voleva assolutamente che la lasciasse da sola.

"Sì" afferma lui "e tu vieni con me. Dormirai nel mio appartamento nei prossimi giorni e non voglio sentire una sola parola" la ammonisce, prevedendo una sua protesta.

Natalie boccheggia.

"Tu credi che... credi che sia ancora lì fuori? Che possa tornare?" assimila questa possibilità e capisce all'istante che era di certo probabile che chiunque fosse l'autore dello scatto probabilmente non si sarebbe fermato ad una sola foto. 
Non c'erano messaggi allegati ed era stata inviata con un numero privato. 
Volevano solo spaventarla, per ora. Ma poi?

"Io credo che tu non debba stare da sola" risponde lui, serio. 

Natalie non voleva avere bisogno di protezione. Voleva solo trovare il suo posto felice, andare al lavoro tranquilla, costruire nuove amicizie, approfondire il legame forte che sentiva con Dimitri.
Risolvere definitivamente la situazione con Andrea, chiarire con il padre.
Non voleva essere una bambina a cui dover badare per una stupida foto.

"Forse stiamo esagerando. E' solo una foto, non si vede nemmeno bene il nostro viso. Non credo sia necessaria tutta questa agitazione" il tono non subisce inflessioni, ne è fiera.

"Allora perché ti tremano le mani?" chiede Dimitri, pronto alle sue obiezioni.

Natalie si limita a nasconderle fra le ginocchia e scrolla le spalle. 

"Te lo chiedo come favore personale. Vieni da me per un paio di giorni, almeno finché non rientriamo al lavoro, lunedì" si accovaccia per guardarla meglio negli occhi. Trova una breccia nel suo sguardo.
"Non credo sia saggio rimanere qui. Prendiamoci qualche giorno per vedere se magari questo pazzo si stanca e ci lascia in pace" cerca di farla ragionare.

Parla al plurale ma era fermamente convinto che il fotografo fosse interessato solo a Natalie: era appostato fuori dal suo appartamento. 
Teneva d'occhio lei.

Stringe forte i pugni a quel pensiero e intensifica lo sguardo.

"Sapere che potrebbe essere nei dintorni e quindi a meno di qualche metro da te mi fa uscire di testa. Ti prego, vieni con me. Posso pensarci io, a te" la prega prima, la rassicura poi.

 Natalie sorride piano, lasciandogli una carezza dalla tempia al mento.

Non fosse per la situazione poco piacevole, si sarebbe sciolta a quelle parole.
Si rende conto di sentirsi al sicuro con lui, all'improvviso il cuore riprende il suo ritmo regolare e si sente al posto giusto.
Al suo fianco.
Ma chi li stava seguendo? E, soprattutto, perché?


                                                                                   *     *     *


"Smettila"  le intima in tono distratto Dimitri, che picchietta le dita veloci sulla tastiera.
Seduto sul divano appoggiato di schiena al bracciolo, le gambe distese e le caviglie incrociate, cerca di ignorare i passi nervosi di Natalie che non riesce a stare ferma. 

Va avanti così da tutta la mattina: è nervosa e irrequieta, lo sguardo puntato fuori dalla finestra che dà sulla strada di fronte.
Tiene fra le mani il cellulare e guarda più volte lo schermo, titubante.

Anche lui dava un'occhiata fuori di tanto in tanto, ma con meno frequenza e cercando di non farsi notare da lei. Non voleva che lo vedesse preoccupato, come in realtà era,  sembrava fin troppo turbata anche così.


La notte trascorsa non avevano praticamente chiuso occhio, Natalie era crollata poco prima dell'alba e Dimitri si era assopito con lei, ascoltando il lento solfeggio dei suoi respiri.
Si stava sforzando di comportarsi come avrebbe fatto normalmente, sperando così di darle un po' di rassicurazione.

Natalie si ferma di scatto all'ordine poco cortese impartito da Dimitri. Riporta brevemente lo sguardo sul cellulare ed esita. 
Sentendo il rumore strano di quel silenzio, Dimitri porta il suo sguardo su di lei. 
"Carol mi ha scritto più volte oggi. Dovremmo trovarci per un caffè: vuole restituirmi il cappotto di capodanno" spiega.
Natalie vorrebbe accettare ma:
1. Non ha l'auto ora. Dovrebbe farsi accompagnare o venire a prendere;
2. In entrambi i casi dovrebbe spiegarle cosa stava succedendo tra lei e Dimitri.
E non lo sapeva bene nemmeno lei.
Sapeva però che lui non sarebbe stato d'accordo.

Dimitri schiocca la lingua infastidito.
"Non può dartelo al rientro alla Morrison?" propone lui.

Natalie scrolla le spalle.
"Credo voglia sapere cosa sta succedendo" ammette. Ne era certa.

Dimitri alza gli occhi al cielo, passandosi una mano sul viso stanco.

"Non credo sia una buona idea" afferma con tono esitante.

Natalie non è sorpresa, eppure una parte di sé si chiede per quale motivo lui fosse così riservato su quell'argomento. 
Dei due era lei quella che tutti in azienda credevano prossima alle nozze, e nemmeno lei fremeva dalla voglia di dare spiegazioni al mondo quando ancora non le aveva date alle persone più importanti e al diretto interessato.

Tuttavia, perché Dimitri non voleva che nessuno ne sapesse alcunché? 

"Non ti fidi di Carol?" prova a chiedergli, sondando il terreno ed evitando domande dirette che sarebbero rimaste senza risposta.

"E' la persona di cui mi fido di più in azienda" risponde annuendo "ciò non toglie che questi non sono affari suoi. Non ha nulla a che fare con il nostro lavoro" conclude.

"Non puoi esserne veramente convinto. Non coinvolgerla è impossibile: sapeva di questo" gesticola indicando i loro corpi ora più vicini "ancora prima che ce ne accorgessimo noi" sostiene Natalie, incrociando poi le braccia.

"Sono d'accordo sul mantenere la cosa, qualunque cosa  sia, fra di noi per il momento.
Ma credo che a lei almeno dovremmo accennare qualcosa, ci renderebbe tutto più facile. 
Inoltre, sai anche tu che scoprire la verità su di noi diventerebbe la sua missione di vita"  l'espressione di Dimitri le fa capire di averlo persuaso, anche se non ne è affatto felice.

Dimitri invece aveva una sua nuova missione da qualche tempo a questa parte: sentiva la necessità di proteggere Natalie; anche questa volontà di mantenere la loro cosa  segreta aveva un suo perché ed era da un po' che ci pensava.

Se in azienda avessero iniziato a sospettare una relazione fra di loro, Natalie avrebbe incontrato non poche difficoltà. La posizione che lui ricopriva alla Morrison gli faceva guadagnare spesso attenzioni non desiderate (come quella dell'oca biondiccia) da parte di chi voleva solo sfruttare il suo prestigio per farsi spazio all'interno dell'azienda.

Natalie, così genuina e priva di secondi fini, sarebbe stata schiacciata in poco tempo dai pettegolezzi e dai tiri mancini.
Sapeva essere un ambiente molto competitivo e ostile se non si prestava attenzione.

Non lo avrebbe permesso e se lei avesse risolto le sue questioni in sospeso per approfondire ciò che ormai li legava, Dimitri avrebbe fatto di tutto per trovare una soluzione. 
Era forse la cosa che meglio gli riusciva.

Quindi la asseconda nel suo tentativo di coinvolgere Carol: sarebbe stata un'ottima alleata e avrebbe potuto sfruttare la cosa perché la tenesse sott'occhio quando lui non era nei paraggi.

Dimitri estrae il cellulare mentre quel flusso di pensieri durato solo pochi secondi si sedimenta nella sue mente, diventando decisione.
"Ciao Carol. Pranziamo assieme più tardi" ascolta appena cosa gli risponde "sì, a casa mia" altra pausa "no, non cucino io" risponde alzando gli occhi al cielo sotto lo sguardo divertito e sorpreso di Natalie.
Lui incontra il suo sguardo e incastra le pupille tra le sue iridi.
"Sì, c'è anche Natalie. Porta quel dannato cappotto".



Tre ore più tardi i tre sono seduti ad un tavolo con i piatti vuoti e le pance stracolme.
Non senza qualche protesta di Natalie sulle provviste scarseggianti a casa di Dimitri e sulla necessità impellente di una spesa decente, era comunque riuscita ad imbastire un pranzo degno di questo nome mentre Dimitri rimaneva sul divano a portarsi avanti con il lavoro.

L'aveva sempre tenuta a portata d'occhio, in attesa di un qualche segnale in arrivo dal fotografo misterioso, che però non arrivava.
Sperò che chiunque fosse (anche se non riusciva a togliersi il maritino  dalla testa) demordesse.

Carol era riuscita a fare accantonare ad entrambi per un po' di tempo quella faccenda inquietante lanciandosi in un racconto esilarante sulla cena di capodanno e su Roger che aveva accidentalmente versato un bicchiere di vino rosso sul vestito bianco avorio di una collega insopportabile delle risorse umane che Natalie non aveva mai nemmeno incontrato.

Ovviamente il bicchiere non era semplicemente sfuggito dalle mani del povero Roger: Carol aveva orchestrato tutto calcolando traiettorie e raggio di schizzi.

Da quando si era presentata alla soglia di casa di Dimitri con un bottiglia di vino rosso (per restare in tema) non aveva proferito parola sulla presenza di Natalie.
Si era limitata a lanciarle occhiate piene di punti interrogativi e movimenti di sopracciglia colmi di allusioni.

Che qualcosa fra quei due fosse cambiato, anzi, maturato era chiaro e lampante anche ad un non vedente. 
Non si erano quasi guardati in faccia da quando era entrata ma non avevano mai smesso di cercarsi: cercavano ogni pretesto per sfiorarsi, le mani che per poco si toccavano a tavola, il modo in cui Dimitri la seguiva con lo sguardo appena Natalie si alzava a prendere qualcosa, il sorriso accennato e il rossore sulle guance di lei appena se ne accorgeva.

Erano schifosamente adorabili. Manco se ne rendevano conto.
C'era qualcosa però, nel modo in cui Natalie controllava il cellulare di tanto in tanto, seguita dal viso cupo e rigido di Dimitri che aggrottava le sopracciglia mentre si sforzava di fare conversazione.

Questa poi: Dimitri che si sforzava di fare qualcosa. Parliamone.

Qualcosa non andava. Forse la situazione di lei si era complicata?
Sperò che non si accorgesse all'improvviso di voler tornare alla sua vecchia vita.
Lui di certo non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma ne sarebbe uscito a pezzi.
Era palese a chiunque si trovasse nelle vicinanze come Dimitri si accendesse quando Natalie era nei paraggi; diventava quasi propenso alla conversazione, sembrava ammorbidirsi in un certo senso.

Sempre che non ci fossero rappresentanti del sesso maschile tanto sprovveduti da manifestare interesse per Natalie. Allora le sue propensioni diventavano un po' più rudi.

Sta facendo queste considerazioni silenziose quando il cellulare di Natalie prende a vibrare piano, appoggiato sul tavolo accanto al braccio di lei.
Carol la vede subito irrigidirsi, fissando lo schermo per lunghi istanti per poi deglutire rumorosamente e lanciare un rapido sguardo a Dimitri.

Quest'ultimo sembra essersi tramutato in granito, la mascella sigillata e lo sguardo affilato che rendeva ancora più spigolosi i tratti del suo viso.

"Scusate. Devo rispondere" la voce di Natalie è a malapena udibile mentre si alza in fretta in piedi, il cellulare ben stretto in mano.
Dimitri la fissa intensamente in viso, invitandola senza fiatare a ricambiare il suo sguardo.
Cosa che lei non fa. Evita anzi accuratamente i suoi occhi indagatori, cercando dentro di sé la calma e il sangue freddo.
Volta le spalle e si dirige velocemente verso la camera da letto.

Carol segue quella scena durata solo pochi momenti con perplessità.

Oh, sì. Decisamente  qualcosa non andava.


                                                                            *    *    *


"Pronto" Natalie si rende conto di non sembrare sicura e tranquilla come vorrebbe.

Si siede cauta sul bordo del letto, torturandosi il labbro con la mano libera.

"Ciao" proviene dall'altro capo del telefono, un tono sommesso.

Segue un silenzio prolungato, interrotto dal sospiro rumoroso di Andrea.

"Potrei iniziare con dei convenevoli e rendere questa conversazione ancora più assurda ma invece andrò dritto al punto: volevo scusarmi. Mi sono comportato da coglione, ma non sopporto l'idea di perderti Natalie" riprende fiato, mentre Natalie sente nascere al centro del petto una voragine colma di tutto il suo senso di colpa, facendole venire una forte nausea.

"So che non basta come giustificazione per la mia reazione e mi merito questo tuo silenzio. 
Ma giuro che farò di tutto per farmi perdonare. Devi solo darmene la possibilità" la voce calda e familiare di Andrea ha un effetto calmante su di lei, ma è il contenuto del suo monologo ad agitarla.

"Andrea, non voglio le tue scuse. So che ti senti confuso e... ferito. Mi odio per questo..." Natalie vorrebbe spiegargli meglio le sue ragioni, quando Andrea la interrompe.

"Torna a casa" la incalza, la voce più alta rispetto a prima "anche se sono solo pochi giorni, ne abbiamo bisogno. Possiamo ricominciare e faremo le cose come vuoi tu, senza fretta. Solo, non buttare tutto quello che avevamo, non farci questo Nat" la sta quasi pregando.

Natalie sente gli occhi gonfiarsi di lacrime, la gola serrata e incapace di replicare. 
Si alza di scatto dal letto su cui è seduta, che l'aveva vista tra le braccia di Dimitri senza un solo ripensamento.

E' un po' come se qualcuno le avesse afferrato lo stomaco e avesse deciso di usarlo come pallina anti stress. 

"Non credo sia il caso Andrea. Non sto buttando nulla, mi sto prendendo il mio tempo. E mi dispiace da morire che questo ti stia facendo soffrire, ma credo sia la soluzione migliore per entrambi" Natalie cerca di fare appello a tutta la sua razionalità, tirando un po' su con il naso.

"Se solo tornassi a casa e parlassimo a quattr'occhi sono certo che cambieresti idea. Perché non vuoi tornare?" insiste lui, deciso a non lasciar perdere.

"Perché mi trovo già a casa" risponde di getto, e quasi si sorprende a quelle parole. 
Perché ammetteva a voce alta che ormai considerava Boston la sua casa, e perché non era un caso che pronunciasse quelle parole mentre non si trovava nel suo appartamento, ma in quello di Dimitri.

"Sei una bugiarda. Quella non è casa tua" la voce glaciale, quasi inespressiva.

Natalie sussulta.

La telefonata termina così, con Natalie in piedi al centro della stanza, lo sguardo spalancato nel vuoto e un'orribile sensazione di angoscia che le attanaglia le viscere.
Quella non è casa tua.

L'ultima frase di Andrea le vortica a ripetizione nella mente. 
Tenta in ogni modo di scacciare il pensiero che lui potesse sapere dove si trovava in quel momento, in fondo era una cosa impossibile. Lui si trovava nell'Illinois, non a Boston.

Anche se... la madre le aveva detto che si era preso dei giorni di ferie al lavoro. Strano, sotto le feste ma data la situazione aveva pensato che fosse troppo abbattuto e gli servisse qualche giorno.

Ora, però, ne dubitava.
Ma davvero Andrea sarebbe in grado di andare lì per spiarla? Per controllarla?
Natalie si rifiuta di crederlo.

Si asciuga in fretta le lacrime e, dopo un paio di respiri profondi, ritorna in cucina.

Trova Dimitri che finisce di inserire i piatti nella lavastoviglie. Si volta subito quando la sente avvicinarsi.

"Carol?" chiede Natalie, notando l'assenza dell'assistente di Dimitri.

"Se n'è andata. Ti saluta" le risponde a stento, troppo concentrato a leggere le espressioni del viso teso di lei.

Aveva pianto, di nuovo. Riusciva a capirlo sempre.
Detestava la sensazione che provava quando succedeva.

"Chi era al telefono?" le chiede, pur conoscendo già la risposta.

Natalie sospira.

"Andrea. Mi ha chiesto di tornare  a casa" gli confida brevemente. 
Decide di non raccontargli per il momento il resto della conversazione, l'allusione poco chiara di lui.

Dimitri distoglie lo sguardo e le dà le spalle mentre chiude lo sportello della lavastoviglie con gesto lento e deciso. Prende un respiro veloce e serra gli occhi.
Quella situazione iniziava a stargli stretta.

Avrebbe voluto avere il diritto di allontanare per sempre quel tipo da Natalie.
Non gli piaceva affatto, c'entrava di sicuro qualcosa in tutta la faccenda della foto e, soprattutto, stava facendo di tutto per riprendersi Natalie. 

"E tu cosa vuoi fare?" le chiede senza ancora voltarsi.

Natalie gli si avvicina e lo obbliga a voltarsi, si avvicina al suo corpo ancora rigido e si appoggia al suo petto raccogliendo le mani tra i seni. Volta il capo in modo da aderire con la guancia al petto di lui, che subito la cinge tra le braccia.
Natalie percepisce i muscoli di lui sciogliersi un poco.

"Mi sento più a casa in questo momento, così, di quanto mi sia mai sentita a Savanna. E mi sento molto in colpa nell'ammetterlo, ma è la verità" ammette, gli occhi nuovamente lucidi. Li chiude nel tentativo di frenare altre lacrime.
Dimitri la avvolge maggiormente tra le braccia, approfondendo il contatto e appoggiando una guancia sul suo capo.

"Non andare. Sono egoista, lo so. Ma tu non andare via. Resta con me" sussurra di rimando. Fatica nel pronunciare quella richiesta così chiara e priva di ogni difesa.

Natalie dovrebbe sentirsi confusa, combattuta. Invece è tutto molto semplice.

"Sì, resto" due parole che scivolano veloci dalle sue labbra. 
Altre due prendono piano forma nella sua mente, scansando per un po' di tempo dubbi e timori.

Tempo non destinato a durare.



Note.

Non ho molto da dire stavolta, piano piano le cose si faranno più chiare.
Dico soltanto: non fermiamoci all'apparenza.


Grazie di cuore a voi che leggete. 

Alla prossima!

Alice

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