Capitolo 28


Fa un freddo cane. Fa un freddo cane. Fa un freddo cane.

Come un mantra nel suo cervello. Tartagliato fra i denti.

Natalie rantola giù per le scale mentre ogni suo respiro dà vita ad una nuvoletta di vapore evanescente. Mentre si sbilancia completamente da un lato per sostenere il peso del sacco della spazzatura che si porta dietro, sbuffa in continuazione appuntandosi mentalmente di iscriversi in qualche palestra al più presto.
Le sue braccia esili erano perfette per sbattere le uova e impastare - ed entrambe costano parecchia fatica - ma ora che doveva pensare a tutto da sola un po' di forza in più non le sarebbe guastata.

Porta a termine la sua missione imprecando sottovoce e quando alza lo sguardo fissa con un moto di tristezza il posto vuoto nel parcheggio lasciato dalla sua Betsy. 
La sua adorata auto si stava facendo fare un trattamento completo da Mike, il meccanico di fiducia del suo vicino Alan, nonché il venditore che le aveva fatto incontrare quello spettacolo di macchina.

Talmente spettacolare, però, da lasciarla appiedata nel momento e luogo meno opportuni.

Anche se, col senno di poi, l'aveva portata nell'appartamento di Dimitri. Di nuovo. 
Quindi forse Betsy ci vedeva lungo.
Natalie spera solo che non si tratti di nulla di irreparabile. Non le restava molto denaro da parte e acquistare un'altra auto sarebbe stato un problema.

Inoltre, aveva passato le prime ore del pomeriggio ad annullare prenotazioni di bomboniere e ordini di inviti su misura perdendo ogni caparra versata.
Immaginò che anche il padre si stesse adoperando per disdire ciò che aveva avuto lui in gestione ma non aveva alcuna intenzione di verificarlo da sola.

Aveva saputo da sua madre che ancora fremeva di rabbia a sentire il nome della figlia e a quanto pare Andrea si era assentato per qualche giorno da lavoro. 
Stava sicuramente soffrendo. Dietro la rabbia velata che aveva percepito nei suoi messaggi e durante la loro ultima movimentata discussione al telefono, Natalie sapeva nascondersi dolore e paura di perderla.

E per certi versi aveva ragione.

Si affretta a tornare dentro la sua Topaia, attenta a non scivolare sulle scale ghiacciate e subito si precipita a poggiare le mani sul calorifero, sperando di vedere le unghie ritornare rosee grazie al calore.

Dà una veloce sistemata al salotto e alla cucina, rimproverandosi per essere sempre così distratta e disordinata e mentre lo fa si trova a sorridere immaginando rimproveri altrui.

Dimitri gliel'aveva fatto notare più volte da quando si erano conosciuti, ed era un lato di lei che inizialmente lo irritava a morte. 
In un secondo momento aveva cominciato a considerarlo adorabile e quel suo essere sempre così spontanea e genuina, tanto da non curarsi troppo del caos che si trascinava dietro, le donava un fascino particolare, magnetico.

E aveva finito per desiderare di far parte di quel caos perfetto.

Scivolandole dentro in ogni senso, mescolando i loro respiri e azzerando ogni distanza. 
Lasciando fuori da quell'appartamento qualsiasi pensiero che non si concretizzasse con i loro corpi unirsi, instancabili.

Avevano accolto il nuovo giorno e, insieme, avevano trascorso il resto della mattinata a recuperare le energie spese a scoprirsi vicendevolmente, a ricercare il proprio respiro nella bocca dell'altro, a dimenticare di essere Due per lasciare spazio ad Uno.

Costretti dalla vita poi a tornare alla realtà, Natalie aveva fatto ritorno al suo appartamento mentre Dimitri, con il cuore pesante ma la testa stranamente leggera, si dirigeva alla sua casa d'infanzia per salutare la madre che proprio in quel giorno veniva trasferita nella nuova struttura di cura.

Natalie avrebbe voluto essergli più di supporto, ma aveva capito dal suo silenzio proteso la necessità di lui di affrontare quel momento a modo suo. Da solo.
Era solo da così tanto tempo da non saper cosa significasse avere qualcuno a fianco con cui affrontare gli ostacoli della vita. Così come i successi.

Era abituato a portarli solo su di sè.

Lo aveva stretto con forza, sentendo il viso di lui affondare tra i suoi capelli e respirare profondamente il suo profumo, come fosse una sostanza che potesse renderlo immune al dolore.
Si era congedata da lui senza alcun bacio appassionato e senza moine svenevoli: si erano guardati a lungo, in silenzio, fronte contro fronte.
Negli occhi di entrambi una confessione, prigioniera di iridi e paura.

Paura di farsi male, paura di fare male. 
Paura da far male.

Con la promessa inespressa di rivedersi presto, quanto prima, Natalie era tornata nel minuscolo appartamento che con affetto ormai chiamava Topaia e le era sembrato di essere stata via per settimane.
Un po' per il concentrato di eventi accaduti in quei giorni, un po' perché non dava una pulita sul serio a quel posto da un pochino. 
E quindi si era data da fare; era stato quasi un momento meditativo: le mani si muovevano con energia sfregando pavimenti e lucidando specchi e vetri, mentre la mente vagava senza impegno, senza sforzo, elaborando piano cosa stava succedendo nella sua vita.

Matrimonio annullato. Relazione stabile: compromessa. Dimitri e la sua famiglia complessa.

Lite furibonda con Andrea. Rinnegata dal padre. Dimitri che fa l'amore con lei.

Irrimediabilmente innamorata di Dimitri.

Brevi appunti mentali su cui ritornare con maggiore introspezione, al momento voleva restare in quella bolla ancora per un po'.

E il bussare alla porta la distrae proprio al momento giusto.
Natalie si trova davanti Susan con il solito sorriso aperto e gioviale, un po' spento dalla stanchezza e dalla preoccupazione, seguita dal marito Alan, le rughe attorno agli occhi accentuate mentre ricalca il sorriso della moglie.

"Natalie, ti trovo molto bene. Hai fatto qualcosa ai capelli?" le chiede Susan, studiando la ragazza dalla testa ai piedi. Sembrava particolarmente luminosa.

D'altronde, si sa, con endorfine, ossitocina, dopamina e altri ormoni derivanti dalle recenti attività poco caste l'organismo traeva molti benefici, tra cui rendere Natalie più bella e serena del solito. 
Registra quel pensiero in fretta, nascondendo un sorriso e facendo entrare i  suoi vicini.

"Lizzie?" chiede subito a Susan.
"Sta arrivando, voleva mettere tutto nello zaino e chiamare il padre un'ultima volta" Susan fa una pausa lanciando uno sguardo veloce al marito e abbassando la voce.
"Grazie per badare un po' a lei, ci dà modo di fare due chiacchiere da soli con Seth. La situazione non migliora. Lui non dorme e mangia appena, Lizzie gli sta davvero troppo addosso e non le fa bene" spiega poi la vicina velocemente.

Natalie annuisce e fa un segno con la mano per sminuire il suo ruolo in tutto quello. Stare un po' con la ragazzina le andava e poter essere d'aiuto era un bonus.

Lizzie fa il suo ingresso e Natalie pensa immediatamente che il suo viso ora sembrava già più adulto. Non aveva ancora compiuto undici anni e, nella situazione attuale, troppe responsabilità e troppo dolore gravavano sulle sue gracili spalle.
Eppure il suo sguardo indurito le dava una certa fierezza.

"Ciao Lizzie, vieni, sistema le tue cose qui" indica il divano e si volta verso i vicini di casa per salutarli dopo le ultime raccomandazioni alla nipote.

"Allora, cos'hai portato in quello zaino enorme?" le chiede avvicinandosi al divano dove Lizzie sistema lo zaino non senza fatica. Sembrava contenere pietre.

"Compiti" risponde la ragazzina, serafica, mentre prende ad estrarre un quaderno e alcuni libri esponendo il tutto sul tavolino di fronte al divano. Si posiziona a terra a gambe incrociate e, senza proferire parola, si china sui libri scrivendo a intervalli regolari sul quaderno.

Natalie si passa una mano distratta fra i capelli, indecisa sul da farsi. 
Chiaramente Lizzie si era chiusa in se stessa; d'altronde erano trascorse solo poche settimane dal funerale della madre e Seth, il padre, se la stava passando male senza riuscire a prendersi cura a dovere di sua figlia.

"Va bene" asserisce "se ti serve aiuto sono qui".

Natalie decide di lasciarle spazio: le avrebbe lasciato un po' di tempo da sola per fare i compiti e sentirsi più a suo agio nel suo appartamento, nel frattempo lei avrebbe sistemato un po' la cucina, rimanendo a portata d'orecchio.

Un'ora più tardi, le superfici della sua cucina brillano come non hanno mai fatto. 
Lizzie non ha mai alzato la testa dai libri, né chiesto aiuto a Natalie.
Decisa a intervenire, prepara ad entrambe uno spuntino veloce ma gustoso: dei biscotti ai cereali accompagnati da un bel bicchiere di latte e cacao.

Glieli posizione davanti, aspettandosi una reazione o almeno una pausa, che invece non arriva.

"Lizzie, fai una pausa" le intima, sedendosi a gambe incrociate e servendosi di un biscotto che innaffia con il latte e cacao. 
La ragazzina non le risponde nemmeno.

Spazientita, Natalie le toglie di mano la penna.

"Fermato cinque minuti. Mangia" cerca di usare un tono autorevole ma non troppo, accennando un sorriso. 
Alzando gli occhi al cielo, Lizzie prende un biscotto e lo addenta appena masticando piano ed evitando lo sguardo di Natalie.

"Come ti senti?" le chiede quest'ultima.
Lizzia si limita a scrollare appena le spalle e nasconde il viso dietro il bicchiere di latte.
Fa vagare lo sguardo per tutta la stanza pur di non incontrare gli occhi di Natalie, così curiosi e attenti ad ogni espressione del suo viso.
Non voleva l'attenzione su di sè, la faceva sentire sbagliata.

"Non c'è più la foto" commenta ad un certo punto, notando come sul frigo di Natalie manchi la foto che la ritraeva con la sua famiglia.

Natalie sussulta impercettibilmente a quell'osservazione. Deglutisce piano e annuisce.

"Come mai?" chiede Lizzie.

"Ho annullato il matrimonio e ho litigato con tutti, esclusa mia madre. E' stato un bruttissimo litigio e averli sempre sotto gli occhi mi faceva male" spiega lei.

Lizzie la guarda in viso per la prima volta. 
Si vedeva che erano stati giorni duri per Natalie, tuttavia le sembrava rilucere in qualche modo.

"Perché hai annullato il matrimonio?"
"Perché mi sono accorta di aver compiuto molte scelte credendo di farlo per me stessa e invece lo facevo per accontentare gli altri. Da quando mi sono trasferita qui ho ritrovato un po' la vera me e non mi ero accorta di quanto mi fosse mancata" risponde sincera, senza entrare nei dettagli.

"C'entra qualcosa il tuo capo? Quello che solo a pensarci ti faceva diventare tutta rossa?" le chiede Lizzie, sempre più interessata.

Natalie esita. Dovrebbe rispondere di no. Dovrebbe dire che quella era stata una scelta presa solo per il proprio bene, ed era effettivamente così.
Dovrebbe spiegarle che avrebbe raggiunto comunque, prima o poi, la stessa decisione.

La verità era che non ne era affatto sicura. 
Dimitri Haze aveva sovvertito il suo mondo, le aveva rovistato l'anima sul fondo degli occhi, portando a galla stralci di sè di cui si era dimenticata. 
Che aveva soffocato. E ora reclamavano nuovo ossigeno.

"Sì, direi che c'entra" dice soltanto. 

Lizzie annuisce piano.

"Lo sapevo. Ora state insieme?" 

Natalie inarca entrambe le sopracciglia, mentre sbocconcella un altro biscotto.

"Non credo. Voglio dire, non ho ancora avuto modo di parlare con Andrea per bene, mi ero presa del tempo per riflettere e prima di iniziare qualsiasi cosa dovrei chiudere definitivamente con lui. Ora però non è il momento, voglio lasciargli del tempo per abituarsi all'idea" ammette.

La verità è che temeva un po' la sua reazione. Quella situazione aveva portato alla luce una sfaccettatura del carattere di Andrea che Natalie non aveva mai nemmeno sfiorato.
Sapeva che la decisione nel suo cuore era già stata presa, stava solo temporeggiando un po' nel comunicargliela dando spazio alla sua vigliaccheria.

Con Dimitri non avevano mai affrontato il discorso, anzi l'avevano accuratamente evitato. Entrambi consci di essersi lasciati andare un po' prima del tempo.
Ma certe cose non si possono contenere. Ci avevano provato e con pessimi risultati.

"Sembra complicato" borbotta Lizzie, allungandosi verso un altro biscotto.

"Lo è, in effetti. Ma sto facendo la cosa giusta, o almeno credo" Natalie osserva lo sguardo mogio della piccola interrogandosi su cosa fare per aiutarla.

"Ti restano tanti compiti da fare?" le chiede cambiando discorso.

"Li ho finiti ieri. Mi sto prendendo avanti" confessa lei. Natalie sorride, alzandosi.

"Allora prendi cappotto e guanti. Usciamo" afferma con slancio mentre inizia a vestirsi.

Sta diventando buio quando rincasano, il naso ghiacciato e qualche ammaccatura qua e là.
Natalie aveva deciso di portare Lizzie al The Boston Common Frog Pond, dove si trovava una bellissima pista di ghiaccio.

Avevano trascorso due ore esilaranti e traumatiche.
Esilaranti per Lizzie, che assisteva incredula alle ripetute e scomposte cadute di Natalie.
Traumatiche per Natalie, che riportava numerose contusioni in varie parti del corpo, anche se il suo fondo schiena deteneva il primato.

Aveva visto Lizzie ridere fino alle lacrime di fronte ai capitomboli ridicoli e disarticolati di Natalie, che non credeva davvero che pattinare sul ghiaccio fosse così difficile. 
Lizzie volteggiava graziosa beffeggiandosi di lei. Ci andava ogni anno con i genitori.

Con un ombra sul cuore ma ancora un leggero sorriso sulle labbra, erano rincasate trovando Alan e Susan già a casa in compagnia di Seth.
Avrebbe trascorso con loro qualche tempo, giusto per rimettersi in sesto.

Lizzie era sollevata, ma non lo diede a vedere. Sperò di vederlo tornare a sorridere.
Intanto si sarebbe accontentata di vederlo dormire e mangiare.

                                                                                *      *      *

Mentre Natalie si sta godendo una doccia bollente, ripensa con struggimento alla vasca spettacolare di Dimitri.
Nonostante i suoi tentativi, ogni suo pensiero finiva per convergere in lui. 

Non l'aveva più sentito e aveva volutamente evitato di scrivergli o di chiamarlo. 
Stava affrontando un momento difficile e, avendo un po' imparato a conoscerlo, capiva il suo bisogno di gestire la cosa con i suoi modi e i suoi tempi.
Anche se questo implicava stargli lontano quando avrebbe voluto soltanto far aderire i loro corpi, dandogli conforto in quel modo.

Indossa l'asciugamano stretto attorno al petto e ne avvolge un secondo sulla testa, quando sente un rumore.

Un po' spaventata, si affaccia al soggiorno e affina l'udito.

Sembra che qualcuno abbia deciso di buttarle giù la porta.

Si avvicina all'entrata e sobbalza mentre chiunque ci sia dietro la porta continua a bussare.

Si decide ad aprire e trova lo sguardo torvo del suo capo a penetrarle il cervello.

"Si può sapere per quale cazzo di motivo non rispondi al cellulare?" scandisce con lenta calma le parole, distratto dalla mise succinta di Natalie.

Lei balbetta un po', sorpresa di trovarselo lì e con il cuore che, dopo un breve blackout, parte al galoppo, senza freni.

" Ero sotto la doccia, non so dove l'ho lasciato" si costringe a rispondere. Vorrebbe guardarsi intorno per cercarlo ma non stacca gli occhi dal viso incantato di Dimitri, che fa scorrere lo sguardo lungo tutto il corpo di Natalie, soffermandosi un po' più a lungo sul nodo dell'asciugamano, proprio sopra il seno.

"E' successo qualcosa?" gli chiede, inclinando la testa da un lato.

Dimitri si sporge all'improvviso, facendo passare un braccio attorno alla vita di Natalie e attirandola a sé con impeto, obbligandola a reggersi alle sue spalle.
Preme le labbra sulle sue con forza, schiudendole con la lingua ed esplorando famelico la sua bocca, rubandole ogni molecola di ossigeno.

Non si accorge dell'asciugamano che aveva in testa che cade a terra fino a quando la mano di Dimitri afferra i suoi capelli umidi alla base, stringendoli e approfondendo il loro bacio.

Dopo istanti di iperventilazione per Natalie, rallenta piano, lasciando morsi e baci a stampo, cercando di riacquistare il controllo.

I loro visi si distanziano leggermente, i nasi si sfiorano, entrambi con il respiro affannato.

Sentendosi esposta e osservata fa un passo indietro trascinandosi dietro Dimitri che non oppone resistenza, rientrando così nell'appartamento.
Si chiude la porta alle spalle.

Stringendo l'asciugamano al corpo, volendo in realtà assicurarsi che il cuore se ne sia rimasto, obbediente, al suo posto, Natalie si china a raccogliere l'asciugamano, mentre Dimitri non perde un solo movimento.

"Ammetto che non è la mise più adatta per accogliere qualcuno alla porta, ora vado a mettere addosso qualcosa di decente" borbotta rialzandosi.

Quando Natalie intercetta il suo sguardo, nota gli occhi iniettati di sangue, la mandibola tesa.

"Non mi hai risposto. Stai bene?" la voce è un po' incerta, Dimitri di certo non era il tipo d'uomo che condivideva con facilità i suoi sentimenti e dubitava che si sarebbe aperto con lei semplicemente chiedendoglielo.

Distoglie gli occhi dal viso di lei, guardando verso la cucina ma senza in realtà vedere niente.

"No. Non lo so." fa una smorfia di rifiuto a quelle parole, facendole capire di non volerne parlare.
"E, comunque, io non sono qualcuno da accogliere. Anche se, dato che non rispondi a quel dannato affare, tu non potevi sapere che ero io; quindi in fondo hai ragione: non dovresti per nessun motivo aprire agli sconosciuti così" conclude, avvicinandosi e disegnando il profilo delle clavicole con il polpastrello dell'indice.

Raccolta una dose sufficiente di brividi, Natalie non si arrende.

"Come mai sei qui?" gli chiede, diretta. La mano di lui si ferma per un attimo.
Aggrotta le sopracciglia e si allontana di un passo.

E se invece avesse visto le sue chiamate e le avesse ignorate di proposito? Se avesse capito di rivolere la sua vecchia vita e il maritino una volta allontanatasi da lui?

"Posso andarmene subito se hai altro da fare" afferma veloce, con tono piatto.

Natalie solleva gli occhi al cielo e sbuffa, non poteva fare una semplice domanda che eccolo trarre le sue stupide conclusioni.
Per essere un uomo così intelligente a volte se ne usciva con delle idee assolutamente senza senso.

"La devi smettere di fare così. Ogni volta che ti chiedo qualcosa a cui non vuoi rispondere o ti metti sulla difensiva, o mi aggredisci. Devi farla finita" le rivolge un'occhiataccia gelida per il suo tono.

"Ecco, esattamente così" rincara la dose Natalie, puntandogli contro un indice.
"Mi rifili il tuo sguardo assassino e guai se mi azzardo a ribattere! Poi mi baci fino a farmi dimenticare la legge di gravità ed è come se non fosse mai successo" conclude lei, gonfiando le guance.
"E' ovvio che non voglio che tu te ne vada" aggiunge subito dopo, così piano che forse Dimitri nemmeno lo sente.

Dimitri sbatte le palpebre e nasconde un sorriso. Ha sentito.
Era lei la cura. La panacea perfetta per annichilire ogni suo male, capace di ricucire le numerose ferite del suo animo, in grado di incantare e dissuadere i suoi pensieri più malconci.
Una forza della natura, e gli era capitata casualmente tra le mani, facendole risplendere della sua luce.
Le stesse mani che da allora non riescono a fare altro se non tracciare i suoi contorni, le sue ciglia lunghe, quelle labbra che, come le sostanze alcoliche, dovrebbero riportare un'avvertenza: consumare con moderazione.

Ma la moderazione, con Natalie, restava una modalità sconosciuta.

Con lei soltanto la smodatezza, l'eccesso avevano senso. Perché non sarebbe mai stato abbastanza.

"Sguardo assassino, eh" le si avvicina ancora, sogghignando, accarezzandole i capelli bagnati.
"Allora saltiamola del tutto quella parte, solo per stavolta" sussurra sulle sue labbra, sorridendo.
"Avevo bisogno di questo" si fa serio, chinandosi a colmare del tutto la breve distanza che li separa.

Decise ad assecondare il suo bisogno, le mani impazienti di Natalie rispondono prima del cervello e fanno sparire in fretta il cappotto freddo di lui, non esitano un secondo prima di sfilargli il maglione caldo e profumato, mentre lui si precipita a sbarazzarsi di scarpe e cintura.

Resta solo con i boxer mentre la tasta senza vergogna, sollevandola per le cosce e affondando poi le dita nei suoi glutei morbidi e caldi, facendole fuoriuscire un sospiro e stringere le cosce attorno al busto di lui, incontrando la concretezza del suo desiderio.

Procede a passo sicuro verso la camera da letto, dove si siede sul letto sfatto di Natalie e si libera finalmente dell'asciugamano, ormai decisamente di troppo.

Si scosta per guardarla, per riempirsi gli occhi del suo corpo così invitante, più eccitante e più dolce di come l'aveva immaginato svariate volte.
Ed era come se la vedesse per la prima volta, anche se non era così.

In qualche modo erano sempre prime volte con lei.

Natalie ama sentire il suo sguardo addosso, poteva percepirlo ardere sulla sua pelle e riusciva a farla sentire perfetta. La venerava con lo sguardo e sentiva che era giusto così.
Così come lei non si capacitava della sua bellezza, ma non possedeva l'autocontrollo di Dimitri: doveva continuare a toccarlo, a provocarlo, a bearsi dei suoi respiri veloci, dei muscoli contratti.
Doveva assicurarsi ogni volta che fosse vero. E che volesse lei.

Dandogli modo di osservarla meglio e più a lungo si alza dalle sue gambe e lo libera dell'intimo, non lesinando attenzioni e carezze.
Lo aiuta ad indossare la dovuta protezione. Lei prendeva la pillola da anni ormai, ma non avevano mai parlato di questo. Si appunta di affrontare il discorso più tardi.
Molto più tardi.

Sale su di lui lasciandosi riempire, annegando nei suoi occhi brillanti mentre lui le lascia una carezza lungo lo sterno, tra i seni.
Se ne appropria con la bocca, con la lingua, e le sue mani sono ovunque.
Intensifica il ritmo, un sottofondo di sospiri e gemiti incontrollati. Occhi negli occhi, palpebre socchiuse e poi sgranate, quasi incredule.
Un'appartenenza senza precedenti, un'inesorabile flusso di emozioni e appagamento riversato l'uno nell'altra attraverso il loro punto di unione.

Quel punto di unione che smetteva di essere solo fisico, nella loro intimità, ma che ormai partiva da un punto non troppo preciso al centro del petto, dove i loro cuori battevano forte contro le costole, riconoscendosi simili.
Lottando per ricongiungersi, due metà imperfette.

La stanza da letto di Natalie è satura di elettricità, di calore e colma dei loro ansiti.
Vestiti sparsi un po' dappertutto, abbandonati qua e là senza un senso preciso. Cosmetici abbandonati sulla scrivania, biglietti scaduti dell'autobus.

Nascosto sotto un reggiseno a penzoloni sul bordo della scrivania, il cellulare di Natalie si illumina rendendo lo schermo a malapena visibile.

La suoneria del messaggio non giunge alle orecchie dei due amanti, troppo impegnati per dare attenzione a quel particolare insulso.
Forse è meglio così.

Arriverà comunque il momento in cui i loro respiri rallenteranno, e torneranno alla realtà.
Quella realtà in cui Natalie, rivestendosi, troverà il suo cellulare semisepolto e lo schermo le mostrerà uno stralcio della sua vita.

Uno stralcio molto recente. Davvero molto recente, che le gela il sangue nelle vene.

Una foto che ritrae un ragazzo, sulla soglia di una porta, che bacia con passione una ragazza con troppa pelle scoperta per essere gennaio.

Realizzerà con qualche secondo di ritardo che quei due ragazzi che si baciano con tale trasporto sono lei e Dimitri.




Note.

Ci risiamo! Finale con sorpresa. O dubbio. O entrambi.
Beh, ancora il miele continua a scorrere intanto... ma io vi ho avvisati di fare scorta!

Chissà chi è l'autore dello scatto rubato e quali sono le sue intenzioni...

Torno presto con l'aggiornamento, giuro!

Grazie per essere giunti fin qui, vi meritereste una fetta enorme della famosissima meringata al limone di Natalie :)

A presto.

Alice

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