Capitolo 11


Si guarda allo specchio e ciò che vede la turba: guance arrossate, sorriso indelebile, pupille dilatate. E' su di giri. Quella era stata una giornata senza dubbio eccezionale, adrenalinica e ora invece di rilassarsi si sentiva ancora più nervosa.

Quella era soltanto un'uscita fra colleghi, per festeggiare il successo di quel giorno. Era stato il suo mantra nell'ultima ora passata a prepararsi. Non sapendo in realtà dove la volesse portare Haze, si era cambiata almeno tre volte indecisa su cosa mettere.
Alla fine opta per dei jeans neri e un maglioncino caldo bianco con scollo a barca. Si ravvia i capelli ondulati, ancora leggermente umidi dopo la doccia, e si trucca leggermente. Indossa cappotto, sciarpa e berretto diretta al parcheggio della Morrison.

Quando arriva mancano pochi minuti alle 19 e Haze è seduto sui gradini d'entrata dell'edificio. L'aveva visto soltanto un paio d'ore prima, eppure lo stomaco le si stringe a vederlo così, ad attenderla. Si è cambiato anche lui, veste tutti toni scuri che lo fanno apparire più alto. E' molto affascinante, deve ammettere Natalie.

Lo raggiunge con passo svelto, fa abbastanza freddo. Si sorridono nervosi, è strana per entrambi quella situazione.

"Andiamo" le fa lui, voltandosi. Natalie si aspettava di vederlo dirigersi verso l'auto, invece va verso l'entrata. Per un attimo pensa si sia dimenticato qualcosa in ufficio, perciò resta impalata dov'è.

Dimitri si volta verso di lei, invitandola a seguirlo. Le apre la porta e la fa passare per prima. Viene investito da un profumo fresco e inebriante, probabilmente proveniente dai suoi capelli. Segretamente pensa che vorrebbe poterli annusare più a lungo, invece la precede verso l'ascensore, consapevole della perplessità di lei.

"Quindi tu festeggi in ufficio di solito?" gli chiede con una punta di delusione. Si era immaginata molti scenari, quello non di certo.

"Fra un attimo vedrai" le risponde lui sorridendo.

Mentre le porte dell'ascensore si chiudono, Natalie realizza di essere da sola, di sera, in un edificio deserto con uno sconosciuto. O quasi. Inizia a pentirsi di aver accettato. A quest'ora sarebbe potuta essere a casa al calduccio, con una maxi cioccolata sul divano, invece si trovava sola con la persona che l'aveva trattata peggio in vita sua senza testimoni. Avrebbe potuto farla a pezzetti e nessuno l'avrebbe saputo.

Haze inserisce una chiave sotto il quadrante dei pulsanti dell'ascensore.

"Rilassati. Non ho intenzione di mangiarti" Natalie sussulta, Haze sembra leggerle nel pensiero. Lui sorride ancora di più vedendo la sua reazione.

"Sembri un cerbiatto impaurito" aggiunge.

"Stavo soltanto pensando che effettivamente non ti conosco affatto" ammette Natalie arrossendo fino alla punta dei capelli. Quell'atteggiamento remissivo proprio non era da lei.

"Credo di averti già dimostrato di poterti fidare. Ti ho accompagnata a casa da sola, al buio, ubriaca" le ricorda serio.

"Mi conoscevi meno di ora eppure non eri affatto spaventata, anche se avresti dovuto. Probabilmente l'alcol in questo ha fatto la sua parte" continua.
Era di sicuro la conversazione più lunga che avessero fatto e Natalie non poteva credere che stessero parlando apertamente della possibilità che lui potesse essere o meno un pericolo per lei.

Convinta dalle sue ragioni, accantonò quel pensiero e si sentì subito più tranquilla.

"E' vero. A cosa serve la chiave che hai usato prima?" l'ascensore era partito senza che lui premesse alcun tasto.

Dimitri non risponde, ormai sono arrivati e lo vedrà da sé. E poi lo diverte molto vederla sulle spine. In realtà lui è ancora più nervoso, si era dato da fare nell'ultima ora affinché fosse tutto pronto e adesso si sentiva un cretino.

Natalie sta ardendo di curiosità, accentuata dal silenzio di Haze. Finalmente le porte si aprono e si trova all'improvviso all'aperto: il suo cervello ci mette un attimo a realizzare, poi capisce che si trovano sul tetto dell'edificio. L'aria fresca la circonda subito ma non vi fa caso.

Ci sono un paio di poltroncine da esterni con delle grosse coperte appoggiate sopra, un tavolino da caffè e una stufa da esterno.

"Non ci viene mai nessuno" Haze si siede su una delle poltrone ed estrae del vino "In realtà nessuno sa che è accessibile, soltanto io e una signora delle pulizie che stravede per me" la informa sorridendo.
Natalie non lo vede nemmeno, è incantata dalla vista mozzafiato su Boston. Si sporge un po' per vedere a terra e le vengono i brividi.

"Attenta, è un bel volo" la sua voce si è fatta più vicina e Natalie lo trova al suo fianco.

"E' meraviglioso Dimitri" gli dice infine. E' la prima volta che lo chiama per nome e il suono che proviene dalle sue labbra sembra quasi non appartenerle. Lui distoglie lo sguardo e annuisce guardandosi intorno.

"Siamo qui per festeggiare, festeggiamo" pronunciate da lui le parole sembrano sempre degli ordini. Natalie lo segue sulla poltrona e si copre le gambe con la coperta. E' sorpresa di come lui abbia pensato a tutto.

Le porge un bicchiere con del vino rosso e tiene il suo alzato per brindare.

"A un ottimo lavoro di squadra" dice Dimitri guardandola.

"A un'intuizione geniale" gli fa lei di rimando. Si sente ancora poco partecipe di quel successo, ma fa tintinnare il suo bicchiere con quello di lui. Il vino è molto buono e, guardando il cielo e la città, bevono assieme immersi in un silenzio piacevole.
Mai e poi mai Natalie avrebbe immaginato il Signore Oscuro in luogo così pieno di calma e pace.

"Dovresti avvicinarti alla stufa" le suggerisce guardandola, il riflesso del fuoco che danza nei suoi occhi. Ipnotico.

"Sto bene qui" Natalie si sforza di distogliere lo sguardo, senza riuscirci.

"Hai i capelli bagnati e fa freddo. Finirai per ammalarti" la ammonisce con tono di rimprovero. Stupita dal suo spirito di osservazione sbuffa e solleva gli occhi al cielo. Ma si alza per spostare la poltrona più vicina alla stufa, dove fa più caldo.

Appena si alza sente l'effetto del vino sulle ginocchia, un po' molli.

"Devo mettere qualcosa nello stomaco o finirà che anche stasera mi dovrai accompagnare a casa" Dimitri annuisce e da una delle borse a fianco al tavolino estrae vari contenitori da asporto.

"In quanti siamo a mangiare?" gli chiede vedendo tutta quella roba.

"Solo noi due" la guarda corrugando la fronte.

"E hai preso tutta questa roba?"

"Non sapevo cosa ti piacesse, così ho preso un po' di tutto" Natalie ride piano, non si sarebbe davvero mai aspettata tanta gentilezza da lui. Un suo lato che tiene nascosto con molta cura.

Sceglie del pollo tandoori e un pezzo di focaccia al rosmarino. Dimitri invece opta per un cheesburger.

Mangiano in silenzio le pietanze ormai fredde e Natalie non crede a quanto sia surreale quella scena: loro due, soli, che cenano in un posto che potrebbe essere molto romantico. Scuote leggermente il capo, incredula e quasi divertita.

"Che c'è?" le chiede Dimitri, notando la sua espressione.

"Niente" fa lei, ma lui continua a fissarla "stavo solo pensando che oggi pomeriggio ci stavamo urlando contro e ora stiamo cenando in silenzio, in un posto come questo" gli spiega indicando lo spazio attorno a sè.

Lui si fa serio, riflessivo.

"In effetti è inaspettato" concorda "Alle svolte inaspettate" solleva il calice e lo fa tintinnare con quello di Natalie, che brinda con lui ma non commenta. Vuota il suo calice. Incrocia le gambe sulla poltroncina, in modo da coprire meglio i piedi e infila le mani sotto la coperta.

A Dimitri non sfugge quel gesto, è infreddolita e il naso le si è un po' arrossato. Forse la sua non era stata una grande idea, portarla lassù a fine novembre. Ma è quello che avrebbe fatto se fosse stato solo.

"Propongo di spostare i festeggiamenti da Marla, così possiamo bere qualcosa in un posto ben più caldo di questo" dice alzandosi.

"A me piace tanto stare qui" si lamenta Natalie, ma Dimitri non le presta attenzione, continuando a raccogliere gli avanzi
"ti ammalerai se restiamo qui con questo freddo" la ammonisce infine. Natalie capisce che non riuscirà a dissuaderlo, perciò lo aiuta a mettere tutto nelle buste di carta e si guarda intorno ancora una volta, ammirando la vista.

"Sei fortunato ad avere un posto così a tua disposizione. Chissà quante conquiste hai fatto quassù" Dimitri si blocca un attimo, fissandola, e Natalie capisce di aver parlato a voce alta. Se potesse evaporare in quell'istante non ci penserebbe un secondo. Arrossisce violentemente e si volta verso la città, dandogli le spalle per celare l'imbarazzo.

Il silenzio che segue le permette di fingere di non aver mai aperto bocca.

"Non ho mai portato nessuno qui" Dimitri parla a voce talmente bassa che Natalie dubita di averlo sentito veramente. Si volta verso di lui, che la sta guardando "Finora". Il suo sguardo è impenetrabile e Natalie non riesce a distogliere lo sguardo.

"Beh, in questo caso, grazie. L'ho apprezzato davvero molto" è sincera. Per la prima volta passare del tempo con lui è stato piacevole e, in qualche modo, semplice. Lui fa spallucce e si avvicina a lei, chinandosi a spegnere la stufa.

Entrano in ascensore e l'abitacolo risulta meno opprimente rispetto all'andata, ma la vicinanza obbligata a Dimitri le dà la sensazione che il pollo tandoori si sia solidificato nel suo stomaco.

Dimitri si appoggia alla parete opposta dell'ascensore, mettendo quanto più spazio fra lui e Natalie. L'ascensore è invaso dal suo profumo che gli dà una sensazione di ebbrezza.

Provvidenzialmente le porte si aprono e lui si precipita fuori, respirando aria a grandi boccate. Estrae le chiavi e carica il portabagagli, dirigendosi poi al lato del guidatore.

"Cosa fai?" gli chiede Natalie, vedendolo mettersi alla guida.

"Ci porto da Marla, ovvio" le risponde fermandosi a guardarla. Lei scuote la testa.

"Te lo scordi. Hai bevuto quanto me, io sono ovviamente la più sobria dei due, perciò guido io" ribatte dirigendosi verso la sua auto. Dimitri è più veloce, sale in auto e la posiziona esattamente dietro a quella di Natalie, impedendole di uscire. Lei è incredula.

"Spostati, ho detto che guido io! Poi ti riaccompagno qui" alza la voce Natalie, con gli occhi che saettano fulmini. Lui rimane impassibile.

"Sali, o non mi muovo da qui" sentenzia, dispotico. Natalie mette il broncio e incrocia le braccia al petto. Quell'uomo è troppo abituato ad avercela vinta.

"Natalie. Sali su questa cazzo di auto" scandisce le parole con tono apparentemente calmo, ma lo sguardo è incupito. Preferiva di gran lunga il Dimitri gentile. Sbuffa e sbattendo i piedi ad ogni passo Natalie sale in auto, chiudendo la portiera con forza, guadagnandosi un'occhiataccia.

Senza ulteriori commenti Dimitri mette in moto. Lungo il tragitto Natalie sente le punte delle dita bollenti, aveva preso più freddo di quanto si fosse resa conto. Lui la vede sfregarsi le mani e alza il riscaldamento.

Quelle piccole attenzioni la mettono in confusione, cozzano completamente con l'immagine del Signore Oscuro che si era fatta.

"Questa è proprio un'auto snob" commenta Natalie nel tentativo di alleggerire l'atmosfera. Tocca il sedile di pelle riscaldato e per poco non mugola di piacere.

"Per lo meno la mia auto snob ti tiene al caldo. Dubito che la tua faccia altrettanto" commenta piccato, un angolo delle labbra sollevato in mezzo sorriso mentre fa manovra per parcheggiare.

Natalie in effetti aveva fatto subito il paragone.

"Ci sarebbe voluto un po' più di tempo" un bel po' di più "ma anche la mia Betsy sa prendersi cura di me" difende la sua adorata macchina.

"Oh, quel catorcio ha un nome?" sghignazza lui.

"Non ti permettere! E' un gioiello quella macchina, porta rispetto" gli dà uno schiaffetto con il dorso della mano. Se ne pente quasi subito, troppa confidenza. Ma lui non fa una piega, ride solo un po' di più.

"Certo, rispetto per gli anziani, hai ragione" continua a canzonarla.

Su quei toni scherzosi entrano nel bar.


Si siedono ad un tavolo che dà su una vetrina, uno di fronte all'altra. Natalie ordina un cocktail alla frutta e Dimitri invece un'acqua minerale. Lei solleva un sopracciglio.

"Uno dei due deve pur rimanere sobrio" le spiega lui.

"Molto responsabile da parte tua" commenta Natalie "ti lasci mai andare un po'?"
L'alcol la rende più audace ma è ancora lucida. Dimitri resta interdetto dalla domanda. Punta sulla sincerità a questo punto.

"Non quando ci sei tu nei paraggi" Natalie strabuzza gli occhi, per poco non si strozza con il cocktail. Cosa diavolo voleva dire?

"Visti i tuoi precedenti con l'alcol preferisco mantenere il controllo, ora che siamo amici mi sento responsabile della tua incolumità" aggiunge subito dopo. Quell'affermazione gli era del tutto sfuggita, altro che mantenere il controllo.

"I miei precedenti con l'alcol? E' capitato una volta soltanto" si difende lei, offesa.

"Quindi è questo che siamo ora? Amici?" gli chiede fissando il fondo del suo bicchiere. Inizia a sentire la resta più leggera.

"Credo di sì, visto che dobbiamo comunque collaborare per i prossimi mesi. E' la soluzione migliore" argomenta lui.

"Lo sai, vero, che i rapporti umani non possono essere 'risolti' come un problema commerciale?" lo prende in giro "però penso che in questo caso tu abbia ragione: l'alternativa è che continuiamo a scannarci e devo dire che è stressante" ammette infine.

"Quindi sono la tua fonte di stress?" la canzona lui, una scintilla di ironia nello sguardo.

"Senza offesa ma credo tu sia fonte di stress per chiunque alla Morrison, me in particolare" ecco il filtro bocca-cervello che dà i primi segnali di ferie imminenti.

Il sorriso di Dimitri si accentua, raggiungendo gli occhi.

"Anche tu mi hai reso le cose un po' difficili" le fa notare.

"Vuoi dire che la tua vita ora è molto più interessante" scherza lei.

"Può darsi, ancora non lo so" risponde con sincerità, non molto sicuro di cosa voglia dire. Natalie resta interdetta, queste sue uscite sono inaspettate e non fanno altro che confonderla. Anche il cocktail di Marla contribuisce un po' alla sua confusione.

"Vado ad ordinarne un altro, tu vuoi qualcosa?" si alza, sistemandosi il maglioncino bianco. Lo sguardo di lui devia dal suo viso per un momento, per poi ritornare subito ai suoi occhi.

"Meglio di no, grazie. E anche tu dovresti andarci piano" la avvisa.

"Oh andiamo! Dobbiamo o no festeggiare? E poi è il Ringraziamento" si giustifica lei. Appoggia una mano sul tavolo, a pochi centimetri dalla sua. "Fammi compagnia" lo supplica quasi, fissando gli occhi nei suoi.

Dimitri la guarda dal basso verso l'alto, incapace di dirle di no.

"Siediti, ci penso io" si alza, costringendo Natalie ad alzare il viso. Se lo ritrova molto vicino e per un attimo le manca il respiro. Stordita da quella vicinanza inaspettata fa un passo indietro e va a sedersi. La sensazione delle viscere che si contorcono ormai sta diventando familiare quando è vicino a lui.

Mentre Dimitri è al bancone, controlla il telefono. Sei chiamate senza risposta da Andrea e dai suoi genitori. Spegne il cellulare mentre impreca a bassa voce.

In quell'istante Dimitri le posa davanti un bicchiere da shot con un liquido trasparente.

"Tequila" risponde lui al suo sguardo interrogativo "Se dobbiamo festeggiare dobbiamo farlo per bene" dice trangugiando il suo shot in fretta.

"Di cosa si trattava?" le chiede facendo un cenno al cellulare spento sul tavolo. Natalie d'istinto lo mette nella borsa.

"Niente di che, la mia famiglia mi ha cercata probabilmente per farmi gli auguri" omette il suo futuro sposo. Ingoia la tequila in un solo gesto, accogliendone il bruciore.

"Non li richiami?" chiede, curioso.

"Non ora" lo guarda. La verità è che non voleva interrompere quella serata, quel momento con lui.

"Devono odiarmi per averti trattenuta al lavoro durante il Ringraziamento" commenta Dimitri.

"In realtà non sanno nemmeno della tua esistenza" risponde, fin troppo sincera. Dimitri incassa il colpo, incuriosito da come quell'informazione sembra infastidirlo.

"Ti manca casa?" le chiede invece di commentare la sua frase.

"Sì. E no" lo sguardo di Dimitri la invita a continuare.

"Li adoro, devo a loro molto di ciò che sono. Ma per la prima volta sono completamente indipendente, senza giudizi o pretese. E' liberatorio, in qualche modo" gli confessa. Non aveva avuto il coraggio di ammetterlo apertamente fino a quel momento, ma le sembra giusto dirlo a lui.

"Capisco. E' il motivo per cui amo vivere da solo, ho lasciato casa molto presto"

"I tuoi sono di qui?" gli chiede. Lui annuisce.

"Mio padre ha sempre vissuto qui, mia madre invece è nata in un piccolo paesino in Russia, che ha lasciato per studiare qui in America. Poi ha incontrato mio padre e... beh eccomi qua" accompagna quelle parole allargando le braccia.

"Ecco spiegato il nome Dimitri" commenta lei. Si sente stranamente a suo agio in sua presenza. E' la prima volta.

"Che finalmente usi. Odio quando mi chiami Haze" le fa notare, lo sguardo ardente.

"Prima eri il Signore Oscuro" le sfugge una risatina, ripensando alle ondate di pura furia del primo incontro. Da mettere i brividi.

"Signore Oscuro?"

"Oh, sì. Più Oscuro di così era impossibile. Mi facevi paura" spiattella senza pensare.

Dimitri resta in silenzio, facendo roteare il bicchierino vuoto tra le mani. Lo ferma sbattendolo sul tavolo un po' troppo forte.

"Andiamo, si sta facendo tardi" Natalie è disorientata dall'improvviso cambio di umore, guarda l'orologio alla parete che segna le 23. Il tempo era volato, letteralmente. Tuttavia non era poi così tardi, l'indomani era venerdì, si poteva fare.

Non ha il tempo di fare domande, Dimitri è già al bancone. Lo raggiunge ed estrae il portafoglio. Lo sguardo di lui potrebbe incenerirla.

"Lasciami pagare almeno un giro" la frase esce un po' malferma a causa dell'alcol, ma è decisa a non dargliela vinta. Lui la ignora completamente e si rivolge a Marla per pagare come se lei non fosse lì, nonostante sia in punta di piedi per sporgersi oltre il bancone con la banconota in mano.

Marla la guarda un secondo, poi riporta lo sguardo su Dimitri e accetta il suo denaro. Senza aspettare il resto, si avvia verso la porta oltrepassando Natalie.

Per un attimo pensa che avrebbe potuto lasciarla lì, ma poi lo vede fermarsi sulla soglia per tenerle aperta la porta.

Rabbuiato ma sempre gentile. Scuotendo il capo Natalie esce e respira a pieni polmoni l'aria fresca, che le restituisce un po' di lucidità.

Dimitri cammina a passo svelto, l'auto si trova a pochi metri di distanza. Sente Natalie camminare dietro di lui, affrettandosi per non rimanere indietro.

Si sentiva offeso. Offeso e in colpa, due stati emotivi che detestava, soprattutto il secondo. Aveva detto che le faceva paura. Era stata come una stilettata fra le scapole. Non era questo quello che voleva, voleva solo mantenere le distanze, non farle paura. Non a lei.

Raggiunge l'auto e fa per aprire la portiera.

"Dimitri" la voce di Natalie è debole. Silenzio.

"Adesso si può sapere che cazzo hai?" gli chiede spazientita raggiungendolo, appoggiando una mano sulla portiera dell'auto, per impedirgli di aprirla. Non che potrebbe resistere a lungo nel farlo.
Ha la fronte corrugata e la bocca socchiusa, pronta ad aggiungere altro.

Un po' si pente della parolaccia, ma dura poco. E' come se lui avesse un interruttore nel cervello: in un secondo può essere gentile e persino dolce e il secondo dopo l'indifferenza più totale. Non era normale.

Lui la guarda dritto negli occhi. Al diavolo. Lascia dietro di sè ogni altra sensazione, concentrandosi soltanto sul senso di vuoto che prova fra le mani.

Senza darle il tempo di capire cosa sta succedendo si mette di fronte a lei, trattenendola tra il suo corpo e l'auto. Natalie sgrana gli occhi, il cuore in sospeso.

"Per favore, non avere paura" sussurra piano, e per la prima volta non sembra un ordine, ma una supplica.

Con la mano le prende il viso e le sue labbra avvolgono quelle di lei, accendendola all'istante. Infila la mano fra i suoi capelli e si inebria del loro profumo.

La sorpresa di Natalie dura un millesimo di secondo, il suo corpo reagisce come se avesse attesto tutta la vita quel momento. Le mani sembrano avere una propria memoria e rispondono ad ogni carezza, ad ogni tocco delle sue.

Sentendo la risposta del corpo di Natalie al suo, Dimitri affonda le mani più in profondità fra i suoi capelli, schiacciando ulteriormente il suo corpo contro l'auto, per annientare ogni minima distanza rimasta fra loro. Gli sembra di aver trattenuto il fiato fino a quel momento e di respirare finalmente a pieni polmoni.

Vorrebbe guardarla negli occhi, vorrebbe toccarle le labbra, ma non può. Quel bacio andava oltre la volontà: era vivo, si nutriva dei loro sospiri e della loro urgenza.

Natalie ha i sensi particolarmente affinati, ma percepiscono soltanto ciò che riguarda Dimitri. Il suo profumo, la ruvidità della barba appena spuntata, le sue braccia forti che la stringono come se da ciò dipendesse la sua vita.

Alla fine prendono fiato, senza staccarsi. Lui non la guarda, appoggia la guancia sulla sua fronte voltandosi di lato, hanno entrambi il fiatone. Ha paura di guardarla, sente che deve riprendere la lucidità.

Poi percepisce il corpo di Natalie irrigidirsi.

Piano, si stacca da lei e la guarda. Lo spazio fra i loro corpi è gelido, e lei sente le labbra pulsare. In pochi secondi la consapevolezza dell'accaduto la investe in pieno.

Passano secoli prima che uno dei due faccia o dica qualcosa. Si guardano e basta.

Lui legge nei suoi occhi la confusione e si sente ferito quando scorge quello che sembra essere del rimorso. Distoglie lo sguardo e fa un altro passo indietro.

Natalie è come paralizzata. La mente corre veloce, i pensieri si aggrovigliano e le affollano la testa, ma il corpo non risponde. Continua a guardarlo e a sentire le sue mani che la stringono, facendola rabbrividire. Ne vorrebbe ancora.

Lui guarda verso l'alto, il cielo, esponendo il collo e la mandibola. Natalie sente irrefrenabile la voglia di appoggiarvisi contro, strusciandovi il naso.

"Ti riporto a casa" sentenzia lui, riportando lo sguardo su di lei. La voce è più bassa, un po' roca e gli occhi sembrano ancora più scuri.

"Ho la macchina alla Morrison" gli ricorda, ritrovando la voce. Ora è nuovamente freddo e distaccato, questo la rende nervosa ma non sorpresa.

"Hai bevuto. Ti accompagno a casa" riformula la frase, riecco gli ordini.

"Anche tu. Preferirei mi accompagnassi alla mia auto invece, così a casa ci posso andare da sola" ribatte lei, staccandosi dalla portiera. Sale dal lato del passeggero, e cerca di non guardarlo mentre guida. Il silenzio è tutt'altro che piacevole e Natalie stringe con forza il bordo del cappotto.

Quando Dimitri imbocca la strada che porta verso casa sua perde la pazienza.

"Dove credi di andare?" lui non risponde e accelera "Riportami subito alla mia macchina" continua ad ignorarla.

"Subito, Haze" la macchina perde velocità, lui la fissa con odio. Accelera nuovamente, riportando poi gli occhi sulla strada. Natalie sferra un pugno alla portiera, frustrata. Si fa pure male, ma non lo dà a vedere. La guarda con la coda dell'occhio, poi parcheggia sotto casa sua.

Natalie ribolle di rabbia e si tiene la mano.

"Ti sei fatta male" è un'affermazione più che una domanda.

"No" nega lei, cercando di scendere dall'auto aprendo con la sinistra. Lui si sporge verso di lei, aprendole la portiera. Quando se lo trova a pochi centimetri dal naso a Natalie manca il fiato. Lui si ritrae subito, colpito dalla reazione dei loro corpi alla vicinanza.

"Sarai tu a farmi male" sussurra lei scendendo dall'auto come se fosse stata in fiamme. A Dimitri non è sfuggito, ma non è d'accordo.

Mentre la guarda salire le scale senza voltarsi ha la certezza che quello a uscirne a pezzi sarà lui.


Note.

Ed eccoci finalmente arrivati ad un capitolo che segna in qualche modo una svolta nel rapporto tra Natalie e Dimitri. 
Questo capitolo si è praticamente scritto da solo, la scena era così chiara e definita nella mia mente da dover soltanto assecondarla. Amo questi due.

Nel caso qualcuno volesse farmi sapere cosa ne pensa ne sarei felice, in caso contrario, grazie a chi dedica un po' di tempo a questa storia.

Alla prossima,

Alice.

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