Capitolo 1
Natalie tiene gli occhi chiusi, concentrata unicamente sugli odori che entrano dal finestrino semiaperto dell'auto. Fa già un po' freddo fuori e l'aria autunnale è particolarmente frizzante. Vi ci appoggia la testa contro e inspira forte, cercando di trattenerli il più a lungo possibile e serbarne più a lungo il ricordo.
Chissà per quanto tempo resterà lontana da quella che considera la sua casa. Il profumo di erba tagliata è sicuramente quello di cui sentirà maggiormente la mancanza.
Altro respiro profondo seguito da un leggero pizzicore agli occhi, ancora chiusi. Non piangerà.
Quattro ore più tardi si ferma sul il marciapiede di fronte ad una palazzina: controlla nuovamente indirizzo e numero, un po' demoralizzata dall'esterno poco curato di quello che diventerà il suo appartamento. Raccoglie tutto il suo coraggio e l'unica, enorme valigia contenente il suo mondo e si avvia su per le scale. Trova il numero 23 senza troppa difficoltà, sforzandosi di ignorare il sottofondo costante che rivela quanto popolate siano quelle strutture, con gli inquilini stipati in minuscoli appartamenti come sardine.
La serratura fa resistenza e con un paio di scossoni la porta finalmente si spalanca rivelando uno spazio cupo e puzzolente. Fumo stantio e immondizia.
Ripesca all'istante il ricordo fresco dell'odore della sua campagna e finge di essere lì, per un istante. Per un attimo dubita della sua scelta di venire a Boston. Scaccia quel pensiero.
Decide di non perdere tempo: trova strofinacci e alcuni prodotti sotto il lavello o, meglio, quello che sembra esserlo. Incrostato di chissà che cosa, emana un odore nauseabondo dallo scarico.
Non sa bene da dove iniziare ma ci si butta a capofitto; tre ore dopo l'irrefrenabile voglia di darsela a gambe da quella topaia è un po' meno irrefrenabile. Un po'.
L'appartamento consiste in un'unica stanza con cucina microscopica e salotto composto da un divano che ha visto decisamente troppi inquilini e un tappeto di cui senza ombra di dubbio si sbarazzerà. Il bagno è in proporzione: microscopico. Il necessario per un'igiene minima. La camera da letto è la vera chicca: aprendo la porta la maniglia, appiccicosa di Dio solo sa cosa, le resta in mano. Il letto dà qualche brivido, quel materasso di certo non la vedrà mai stendersi su di lui. Almeno c'è una finestra grande! Natalie ama svegliarsi con la luce mattutina che inonda la stanza. Un po' rallegrata scosta la tenda e trova... il muro della palazzina sul retro, con vista diretta su diversi terrazzi. Niente bagno di sole mattutino, niente privacy. Decide di tenere spalancate tutte le finestre dell'ambiente, sperando di migliorare l'odore. Lo smog è di gran lunga preferibile a questo olezzo.
Un lungo sospiro, si siede per terra con circospezione nonostante le pulizie e mentalmente enumera le prossime mosse. Una alla volta.
Disfare la valigia, una doccia calda, un giro in città per procurarsi un nuovo materasso e chiedere aiuto per sbarazzarsi di quello vecchio e di quell'orribile tappeto.
A fine giornata è esausta, praticamente sviene sul materasso nuovo, i pensieri confusi rivolti all'indomani.
Il trillo della sveglia la fa sobbalzare. Si alza come un automa sentendo tutti gli effetti di una notte ricca di risvegli: non è abituata a tutto quel chiasso, persone che schiamazzano a qualsiasi ora della notte, macchine e clacson che sembrano non sapere cos'è il buon senso.
Altra doccia, fredda anzi freddissima. Dovrà chiamare qualcuno per la caldaia, si ricorda uscendo dalla doccia imprecando e saltellando per scaldarsi. In cinque minuti è vestita e pronta per uscire, non c'è tempo per la colazione, si limiterà ad un caffè al volo lungo la strada.
"Salve, sono Natalie de Luca. Mi aspetta il Sig. Morrison" accenna un sorriso nervoso. La signora alla reception alza un dito e riferisce la presenza di Natalie.
"Il Sig. Morrison la attende nel suo ufficio, in fondo al corridoio terza porta a sinistra" il tono è professionale ma quando la guarda lo sguardo si addolcisce un po', nota che la ragazza è piuttosto nervosa per il suo primo giorno.
Natalie si dirige con passo un po' incerto verso la porta indicata. Il corridoio è lungo e spazioso con diverse piante da interno che lo rendono meno asettico, ma lo stile resta molto sobrio ed elegante. Gli altri dipendenti sono indaffarati, qualche ufficio è vuoto. Conta le porte alla propria destra, alla terza bussa velocemente e apre. La stava aspettando no?
No, decisamente nessuno in quella stanza la stava aspettando. Sei paia di occhi si voltano e la guardano, in attesa. Anzi, un settimo paio di occhi la fissano scocciati e impazienti; è l'unica persona in piedi, di fronte ad un grafico proiettato sulla parete alle sue spalle.
"Ha intenzione di restare lì a lungo?" tuona con voce dura e spigolosa, è anche più intimidatoria dello sguardo.
"Ehm... chiedo scusa, devo aver sbagliato..." la voce esce più debole di quanto avrebbe voluto e si sente avvampare. La signora non le aveva detto terza porta a destra? No, merda, certo che no. Era a sinistra.
L'uomo sbuffa rumorosamente.
"Signorina, come posso esserle d'aiuto?" una donna che non deve avere più di 45 anni si rivolge a Natalie con tono pacato e gentile. Ignorando le ondate di pura ira che arrivano dall'altro lato della stanza con voce sommessa chiede della stanza del Sig. Morrison.
"Se non è un problema la accompagno io" la donna si rivolge al Signore Oscuro con tono sicuro, ma resta in attesa di consenso. Un breve cenno del capo e Natalie viene condotta velocemente dall'altra parte del corridoio.
"Grazie, grazie, grazie. Scusami per il disturbo, non volevo davvero! Mi sono confusa e sono entrata nella stanza sbagliata" resta quasi senza fiato per la fretta nello scusarsi.
"Non preoccuparti cara, può capitare" ribatte la donna mettendole una mano sul braccio.
"Non sembravano pensarla tutti allo stesso modo" si affretta a dire Natalie, abbassando ancora la voce. Arrosisce per l'imbarazzo.
"Non farci caso, lui non fa testo. Questo è l'ufficio del Sig. Morrison: ti conviene entrare, non ama che lo si faccia attendere. In bocca al lupo!" strizza l'occhio e rientra nella stanza da cui era appena uscita.
Un respiro, due respiri. Bussa un paio di volte e stavolta attende risposta.
"Avanti" risponde una voce profonda.
Quando Natalie entra trova un uomo molto indaffarato fra pc e telefono.
"Mi scuso per il ritardo signore, sono Natalie De Luca, è un piacere incontrarla finalmente" esordisce stringendogli con forza la mano.
L'uomo che ha di fronte si può definire senz'altro un bell'uomo, un po' d'altri tempi: capelli biondo scuro pettinati all'indietro in maniera impeccabile, un paio di favoriti così curati che Natalie sente il bisogno di chiamare la sua estetista al più presto per non mostrarsi troppo trasandata con le sue sopracciglia al naturale.
"Il piacere è mio signorina De Luca. Si accomodi" accompagna la frase con un gesto ad indicare la sedia di fronte alla scrivania di mogano.
"Quando è atterrata? Mi auguro sia riuscita a sistemarsi in un appartamento non troppo lontano, con il poco preavviso che ha avuto sarà stata decisamente dura"
Non ne ha la più pallida idea. Quella topaia che il proprietario ha osato definire bilocale non rappresenta di certo il termine 'appartamento'.
"In qualche modo mi sono sistemata nei paraggi, signore. Almeno per il momento" annuisce Natalie, celando il disgusto al solo pensiero.
"Molto bene. Allora, essendo oggi il suo primo giorno più che altro si ambienterà. Le sarà mostrato il suo ufficio e conoscerà i suoi collaboratori. Catherine la aiuterà ad orientarsi" conclude, contattando qualcuno al telefono perché la accompagni.
Pochi istanti dopo, a seguito dei convenevoli di congedo, appare sulla soglia la signora della portineria, segretaria personale del Sig. Morrison.
"Sono Catherine, è un piacere conoscerti Natalie. È una giornata piuttosto impegnativa, se per te va bene iniziamo subito il giro" esordisce.
"Piacere mio. Certo, va bene" Catherine la precede nei vari corridoi disseminati di uffici. L'azienda è suddivisa su più piani all'interno di uno dei grattacieli più alti della città: ai piani inferiori si trovano i magazzini e la zona per il confezionamento, al piano terra i laboratori, al primo piano gli uffici amministrativi e logistici e al piano superiore manager e dirigenti.
Iniziano il tour dal piano superiore, quello in cui si trovano ora.
"Come vedi, cara, oltre all'ufficio del Sig. Morrison troviamo altri 5 uffici, quelli dei manager" continua Catherine indicandoli mentre vi passano davanti. Rallenta passando di fronte alla porta dell'ufficio in fondo al corridoio e abbassa la voce.
"Questo è l'ufficio del Sig. Haze" spiega, la voce intrisa si timore reverenziale.
Natalie spera di non incontrarlo mai se questo è l'effetto che fa alle persone.
Tornano indietro dall'altro lato del corridoio e Catherine con un gesto indica una porta, purtroppo per Natalie, familiare.
"Si, quella è la sala riunioni" mormora ribollendo di vergogna.
Al piano di sotto ci sono gli uffici amministrativi e logistici. Questo sarà il suo piano. Vi sono tre open space: amministrazione, logistica, customer service. In quest'ultimo ci sono varie scrivanie separate da pannelli. Ognuna ha tutto il necessario. Natalie conta 4 scrivanie, di cui una vuota. La più vicina alla toilette.
"Questa sarà la tua postazione. Ti presento Sally, Scott e Chelsea, i tuoi colleghi per i prossimi sei mesi. Ti spiegheranno tutto quel che devi sapere" Natalie fa un cenno e un sorriso verso di loro, a mo' di saluto.
Sono quasi tutti al telefono e parlano velocemente. La salutano in maniera distratta, tranne Sally che le si avvicina.
"Benvenuta! Attendavamo con ansia il tuo arrivo, ci sono degli arretrati per cui aspettavamo proprio te!" un sorriso smagliante.
Natalie si occuperà di intrattenere rapporti con un importante cliente italiano che ha espressamente richiesto una figura madrelingua con cui rapportarsi. La Morrison Pharmaceutical, per cui ora lavora, è capitolata, ne valeva senz'altro la pena visto la portata del cliente.
Si accomoda alla sua scrivania, cercando di districarsi fra tutta la nuova documentazione e l'infinito catalogo dei prodotti. Sarà senz'altro una giornata molto piena.
Note.
Questa è la mia prima volta in assoluto su Wattpad e da quando ho cliccato "pubblica" ho un nodo allo stomaco. Fremo e temo di sentire le opinioni di chi leggerà, significherebbe veramente molto per me sapere se quello che scrivo è interessante o fa completamente schifo.
I personaggi di questa storia mi stanno molto a cuore e spesso mi vengono a trovare in sogno.
Risponderò ad ogni buon'anima che vorrà lasciare un suo pensiero.
E ora me ne torno a friggere in un angolino.
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