Si avvicinava alla ragazza che timidamente camminava per la scuola, testa bassa, capelli sul viso, e libri stretti al petto. Era più determinato che mai a baciarla lì, in mezzo a tutti, sicuro che lei provasse qualcosa per lui.

Era a due passi e la ragazza sembrava non essersi accorta di nulla, così si fermò e aspettò che gli sbattesse addosso. Tutti i libri si rovesciarono a terra, lei lo guardò per un secondo e, arrossita, stava per chinarsi a raccogliere le proprie cose, ma fu bloccata. Il ragazzo le prese il viso tra le mani e si fermò ad osservarla: i lunghi capelli che le ricadevano delicati sulle spalle; i grandi occhi lucidi, spaventati, lucenti, brillanti; i lineamenti docili, quasi da bambina, di quella ragazza cresciuta troppo in fretta.

Era bellissima, ne era sempre più convinto.

Ma mentre lui continuava a contemplarla e tutte le persone li osservavano, la ragazza, imbarazzata come non era mai stata in tutta la sua vita, stava meditando di scappare via.

Inutile dire che i suoi occhi era come se fossero il riflesso della sua anima: ogni suo pensiero più profondo lo si vedeva tra le iridi splendenti.

Fu un attimo. Un gesto fugace.

Un paio di labbra che si sfiorano per un tempo che pare infinito.