He was my best friend

CAPITOLO 39

Gli sorrisi a quell' affermazione, sentivo ancora gli occhi bruciare per via delle lacrime.

"Non c'è giorno che io ti guardi negli occhi e non veda il suo sguardo allegro e spensierato." Mi iniziò ad accarezzare i capelli, Tanjirou davanti a me intanto mi chiedeva con lo sguardo se dovesse andarsene o no, feci segno di no.

"Ti voglio così bene Zenitsu, sei la cosa più bella che mi sia successa dopo aver perso tuo padre. Quando eri piccolo a momenti eri tu che consolavi me. All'inizio sapevo benissimo che non potevo permettermi di prendermi un bambino, ma vedendoti, una strana forza di volontà mi ha aiutato in quel momento buio, avevo di nuovo le forze di lottare per qualcuno... Sai il giorno che accettarono i fogli che diedi per l'adozione... Quello è il mio più bel ricordo in assoluto, e ogni giorno mi confermi di aver fatto la scelta giusta, e sono così felice che tu sia con me."

Ero letteralmente senza parole, l'unica cosa che riuscii a fare fu stringerlo tanto, troppo a momenti.

" Grazie di tutto. " Dissi tra i singhiozzi, ero così felice, quelle parole mi scaldarono il cuore e sentii dentro di me un boom di felicità .

Per me il nonno era come un papà.

Dopo qualche ora, dopo aver parlato anche con una psicologa su quello che mi era successo, si apprestano a controllarmi per bene prima di rimandarmi a casa.

Quando mi con fermarono che non avevo preso niente da quell'individuo mi tranquillizzati un po'.

Dentro mi sentivo ancora strano, ammetto.

Ma preferivo stare a casa con chi mi voleva bene che stare in ospedale.

"La denuncia l' hanno fatta partire, sai che purtroppo per le cose burocratiche ci vuole un po' ma, il processo, a cui dovremo essere presenti sarà tra una settimana dicono... Se non te la senti di andare a scuola lo capirò." Disse il nonno, annuii ringraziandolo.

Firmata la delega che mi diceva che potevo tornarmene a casa, uscimmo da quel posto, andammo in macchina e appena arrivati a casa notai subito Inosuke e Nezuko seduti sul dondolo, di betulla, che era sul mio portico.

"Ragazzi!" Dicemmo io e Tanjirou, ci vennero in contro e ci abbracciarono.

Sono così fortunato ad avere delle persone così care al mio fianco.

"Bro! Minchia una vita ad aspettarvi." Disse Inosuke stringendoci facendoci alzare di poco da terra.

Entrammo in casa e appena inspirai l'aria di pulito mi sentii bene.

Casa.

Tutto scorreva lentamente e non riuscivo a pensare molto allo stare bene purtroppo...

Ogni tanto fissavo il vuoto e rivevo quelle cose orribili, avevo sempre i brividi solo al pensiero.

Tanjirou aveva lo sguardo preoccupato, sapeva che non stavo bene e anche se stavamo passando una bella serata in casa a mangiare, scherzare e film... Non so.. Non mi sentivo bene.

La psicologa aveva detto che per il prossimo periodo sarebbe stata una cosa normale, però sarebbe stata dura.

-
Mi sentivo ancora sporco.
-

Infatti anche il contatto fisico lo rifiutavo, di solito io e Tanjirou eravamo due cozze e invece, si vedeva nettamente quanto fossi poco rilassato.

E anche se mi sentivo come se avessi distrutto i suoi sentimenti, gli dissi che non mi sentivo a mio agio con troppe coccole.

Anzi.

Mi sentivo agitatissimo anche solo per un abbraccio.

Sapevo che lui non aveva fatto niente per meritarsi questo allontanamento, ma in quel momento non sarei riuscito a dargli tutto amore che gli serviva fisicamente.

Lui aveva solo annuito e sorriso, così caldo e accogliente che per sbaglio appena finito il discorso, gli venne d'istinto abbracciarmi ma, si bloccò giusto l'attimo prima di potermi toccare.

E si chinò col capo per segno di scusa.

Tutta la serata la passai con momenti di dissociazione e un vago interesse verso il film che stavamo guardando.

Mi alzai dal divano e dissi semplicemente agli altri che mi sarei fatto una doccia e che avrei provato a dormire.

E così poi feci, entrai nella doccia e appena venni inondato dal getto caldo mi sentii meglio, esternamente.

Quella doccia mi faceva sentire come in The Great Gig In The Sky dei Pink Floyd.

Mi insaponai il corpo con il mio meraviglioso bagnoschiuma al talco, grattato così forte che la pelle era rossa per lo sfregamento, come se far così potesse levare quelle mani dal mio corpo.

Mi sedetti nella doccia e mi portai le ginocchia al petto mentre l'acqua scorreva veloce, imperterrita e calda sul mio capo..

-

Intanto a casa del bullo:

"Mamma..." Il ragazzo chiamò la madre appena solcarono la porta di casa.

"Sono molto delusa. Mi aspettavo di tutto da parte tua, ma questo è davvero atroce da digerire." Disse la donna con gli occhi che avevano esaurito le lacrime e lo sguardo perso nel vuoto.

-

Appoggiò la borsetta firmata rossa sul divano molto poco elegantemente, e si diresse a preparare qualcosa a suo figlio per cena.

Dopo una buona mezz'oretta di silenzio si sentí una porta aprirsi e il padre del ragazzo entrare.

"Perché non è ancora pronto?" Chiese l'uomo con voce severa e nervosa.

"Abbiamo avuto.. Un contrattempo e siamo tornati poco fa tesoro." Disse la donna girandosi per sorridere all'uomo entrato.

"E cosa c'era di così importante da ritardare la mia cena?" Chiese l'uomo assottigliando lo sguardo e avvicinandosi alla donna.

Il ragazzo che stava assistendo alla scena si stava divorando l'interno guancia, la paura stava entrando a far parte del suo stato d'animo.

" Colpa mia. " Disse il ragazzo, l'uomo si fermò davanti al cospetto della donna, girò lo sguardo al ragazzo e diede uno schiaffo alla donna senza se e senza ma.

"Se cucinerai con la stessa passione con cui hai educato mio figlio sai già cosa succederà." Disse solamente, il ragazzo intanto aveva i pugni stretti, così tanto da fargli sbancare le nocche.

"Vedi di non darmi altre delusioni." E si dileguò dopo questa frase.

La madre si rigirò e continuò a cucinare come se il suo uomo non avesse appena tirato uno schiaffo in pieno viso.

Le lacrime della donna, salate e calde scendevano dalle sue guance di cui una arrossata.

Sapeva già che quella sera sarebbe successo di nuovo, e sapeva che suo figlio non era cresciuto amle per colpa sua... Forse.

Il ragazzo d'altro canto si rinchiuse nella sua stanza aspettando la cena, sentire i singhiozzi trattenuti della madre un'altra volta lo stava uccidendo.

I sensi di colpa si fecero avanti durante la doccia, pensò al fulminino e si guardò le mani schifato.

Era come suo padre.

E questo lo addolorava, si finí la doccia e scese al pian terreno tornando in cucina.

Si mise ad apparecchiare sperando che la cena sarebbe stata per l'uomo di suo gradimento.

La donna ancora con i tacchi ai piedi che ora mai, da quanto le dolevano non li sentiva più, continuò a cucinare con il cuore a mille.

Non erano mai state facili le cose con l'uomo, ma er cambiato nettamente nell'ultimo anno.

In fondo sapeva che aveva un'altra.

E si chiedeva ogni singolo giorno perché continuasse questa tortura.

La risposta la aveva.

-

L'amore è uno stronzo.

-

Non importa quanto male una persona possa farti, se la ami la perdonerai e oltre che chiudere sempre un occhio, sei proprio bendato in faccia alla realtà.

Scusate la mia scomparsa ragazzi ma, ero sotto con lo studio (sono in quinta superiore).

Comunque voglio ringraziarvi per i 27k
Cioè AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se la risposta è sì, mettete un commentino e/o una stellina per supportarmi.

Oggi era l'ultimo giorno di scuola per me, a voi come vi è andata? O quando finite voi?

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