Capitolo 11






Sembrava un rituale religioso, una sacralità unica si sentiva quella mattina nel villaggio.

Un silenzio irreale, una calma onirica e pacifica. Era freddo e la terra scura era umida. Il sole pallido si era appena alzato, ma ancora faticava a farsi vedere del tutto dietro la coltre di sottili nuvole perlacee.
La nebbia era finissima, il braciere al centro della piazza fumava placido ormai quasi spento. I bambini ancora dormivano e tutti gli altri si erano riuniti, ognuno davanti alla propria capanna per salutare chi partiva per l'addestramento.
Harry si era alzato poco prima dell'alba e dopo essersi vestito e sciacquato il viso, aveva preso una coppa d'acqua fresca. Adesso stava in silenzio in piedi davanti alla sua porta bevendo a piccoli sorsi, ammirando i saluti di quella gente.
Gli uomini che partecipavano all'addestramento erano molti, presto il villaggio si sarebbe svuotato quasi del tutto. Solo alcuni rimasero per quei lunghi giorni, rinunciando, facendosi carico di non lasciare il villaggio da solo, mentre i loro amici sarebbero andati sulle scogliere.

Partivano con solo l'arma che prediligevano e un piccolo scudo maneggevole e rotondo. Calzari e brache, senza casacca. I petti nudi e robusti, rimanevano scoperti per resistere alle intemperie e forgiare la loro resistenza.

Il Romano guardava affascinato le donne del villaggio, fare sui corpi degli uomini, i segni che aveva visto sul volto di Louis la prima volta che si erano incontrati. Madri, mogli e sorelle, dipingevano con dita sicure, i volti, il petto e una parte del busto con linee azzurre, larghe e massicce. Recitavano delle parole mentre lo facevano e Harry si sentì irrequieto, come se stesse assistendo a qualcosa che in realtà non doveva vedere.

Non ancora.

Vide lo sguardo di Liam, fiero e forte mentre sua sorella gli dipingeva il corpo. Niall era stato aiutato da sua cugina, la figlia di Mòr, una ragazza riccia dai folti capelli biondi e ricci. Aveva anche notato che gli uomini oltre alla barba che tenevano più o meno lunga, portavano in molti i capelli intrecciati, alcuni addirittura avevano un lato della testa rasato a pelle, e questo gli conferiva un aria molto rude e virile, doveva ammetterlo.

La treccina che aveva visto ai tre ragazzi, che ormai conosceva, invece, la portavano solo alcuni tra loro. Quel segno distintivo abbellito da anellini d'argento, non tutti lo avevano.

Louis nei giorni trascorsi insieme, gli aveva spiegato che l'intreccio era riservato a chi ancora non aveva trovato la sua persona. Quella persona con cui avrebbe condiviso la vita, finchè uno dei due non fosse morto. Il giorno del matrimonio la tagliavano e la regalavano alla futura moglie, poco prima della cerimonia. Era un segno di fedeltà, un dono che facevano alla persona amata, davanti a tutto il villaggio. Lei poi la conservava di solito in una pezza di lana bianca, sotto il suo cuscino, in mezzo a fiori di lavanda essiccati e biancospino.

Quella gente aveva molte usanze, sua madre gliene aveva raccontate alcune, ma tante altre gli erano oscure.

Doveva ancora apprendere come si riusciva a capire quando sarebbe stata la notte giusta per cacciare e cavalcare con la luna piena. Voleva sapere quali piante doveva usare per calmare la tensione o combattere gli incubi. Gli sarebbe piaciuto imparare a ringraziare il sole e l'acqua che scorreva nel fiume. Avrebbe voluto sentire il rumore di ogni canzone che c'era nel cielo. Come diceva Louis.

Era affascinato da tutto. Era ammaliato da quella gente, forse perché in fondo, sapeva che una metà di lui ne faceva profondamente parte.

Vide il castano salutare sua sorella che gli aveva appena finito di dipingere il volto. Stavano con gli occhi chiusi e avevano unito le loro fronti insieme tenendo uno la nuca dell'altro, in un intreccio bellissimo di braccia e anime.

Il corpo sodo e snello di Louis, pareva risaltare ancora di più con quei segni addosso. La pelle che sembrava ancora più luminosa e dorata del solito, nascondeva tendini e muscoli perfetti, allenati e massicci. Un brivido lungo la schiena di Harry arrivò fino al suo ventre. Quelle mani che avevano toccato più volte le sue braccia e la sua schiena in quei giorni, mentre si rubavano baci fugaci e casti durante gli impegni giornalieri, sapeva che gli sarebbero mancate.
Forti e delicate, ruvide ma attente.

Quando il nodo dell'abbraccio che stava osservando, si sciolse, Louis si voltò verso Harry. Sicuro che lo stesse guardando. Sollevò un braccio in segno di saluto e poi si voltò unendosi hai suoi compagni che iniziarono a correre su per la collina, gridando parole di incoraggiamento o gridi di battaglia.

Il suo sguardo non si staccò da lui finchè non riuscì più a vedere il gruppo, e fu costretto a voltarsi.

"Saresti voluto andare anche tu?"

Una voce chiara e limpida, lo distrasse dai suoi pensieri.

Lottie avvolta in una mantella di lana chiara, si era avvicinata a lui con un sorriso. Il vapore gli usciva dalla bocca, la temperatura era gelida. L'autunno ormai inoltrato.

"Mi sarebbe piaciuto sì!"

"E' una cosa solo per loro. Solo per chi appartiene a questa tribù!"

Non lo disse con cattiveria, ma Harry sentì un colpo al cuore.

"Certo, lo capisco."

Rispose e fece per andarsene quando la ragazza lo fermò mettendogli una mano delicata sul braccio. Aveva la pelle più chiara rispetto al fratello, ma gli occhi erano molto simili. Quasi uguali.

"Sai tu, forse per metà ne fai parte."

Lo affermò piano, quasi sussurrandolo. Le sue parole sorpresero molto Harry.

Lei poi fece un piccolo sorriso e aggiunse "Lui è speciale, per me. Lui è molto importante!"

Lottie fece un'altra piccola pausa, quasi come se le parole che stava per pronunciare gli costassero molto, ma le disse ugualmente.

"Ma non interferirò con il suo *manar. Qualunque esso sia!"

E sorridendogli di nuovo, questa volta con sguardo sincero e gli occhi fissi su di lui, si voltò e si allontanò.

Harry rimase perplesso da quelle parole. Forse Louis gli aveva parlato di loro. Dei loro baci, delle loro piccole carezze. Forse questo *manar di cui tanto parlavano, era l'essenza di quella tribù e non potevano rivoltarglisi contro. Lottie non sembrava infastidita però.
Le sue parole non erano cattive, pungenti ma non cattive.

Mille pensieri gli affollavano la testa e la confusione era tanta. Riuscì però a sentire solo una cosa un attimo dopo, guardando di nuovo verso la collina dalla quale nuvole di nebbia stavano scendendo lungo il manto erboso. Quell'uomo gli mancava già, moltissimo.

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Zayn era intento a spazzolare il suo fiero Omar, quando Harry si avvicinò prendendo anche lui dal secchio poco lontano, una spazzola per aiutarlo.

"Vuoi una mano?" Chiese.

"Ho quasi finito, ma grazie!"

L'arabo sembrava tranquillo da qualche tempo. I ragazzi erano partiti da un paio di giorni e avevano avuto un pò di tempo per loro. Harry era andato da Morla e poi da Geoff. Stava molto insieme a loro, doveva guadagnarsi la loro fiducia. Lo voleva davvero tanto. Aveva cavalcato e cercato di migliorare la sua andatura con Bruno, avrebbe anche voluto imparare ad usare l'ascia, come Louis, ma il Gladio gli mancava.

Zayn invece aveva passato molto tempo con Una, si era appassionato alle sue tisane e agli unguenti. Gli piaceva passare il tempo con l'anziana donna che lo aiutava con la lingua, mentre gli insegnava l'arte delle erbe.

"Come stai Zayn? Voglio dire, ti trovi bene qui?"

Harry era in vena di confidenze. Non aveva ancora parlato mai con nessuno di tutto quello che era successo dopo l'incontro con il pugno di Niall, voleva solo avere il parere e il conforto di un'amico.

"Mi sento bene, voglio dire, sì sto bene!"

Mentre il moro diede una pacca al suo pezzato per farlo andare al pascolo con gli altri, loro insieme si avvicinarono alla piazza con calma.

"Mi sto abituando alla lingua, ma non al freddo in realtà!"

Harry sorrise. Anche lui sentiva freddo. Ma era abituato molto più dell'amico e ormai lo aveva quasi accettato.

"Ti ho visto spesso con Liam, ti sta insegnando bene!"

Il moro sorrise e chinò la testa quasi fosse imbarazzato. I ciuffi corvini, scompigliati e lasciati sciolti gli ricaddero sulla faccia, coprendogli metà del viso e sfiorandogli il naso.

"Che cos'è quel sorriso Zay? Dai aiutami a capire!"disse il romano, mentre con una piccola spinta con la spalla allontanò il moro scherzando.

Prese poi della legna da una catasta a cui erano giunti, che serviva per ravvivare il fuoco nel grande bracere della piazza centrale.

"Niente, niente!"

"Non mi sembra niente. Tu non fai mai avvicinare nessuno Zayn, non dai mai confidenza a nessuno, non è da te, ammetterai che è un'pò strano!"

Il moro si morse il labbro inferiore e afferrando anche lui un ciocco di legno, continuò a camminare.

"Lui non mi giudica. Per la prima volta, non mi sento in difetto per quello che sono! Non mi chiama schiavo, non mi dice che puzzo, non mi offende in alcun modo!"

Harry si voltò a guardare l'amico che aveva gli occhi quasi lucidi, vivaci, felici, mentre parlava del figlio del capo.

"Lui è molto dolce con me. Mi dice delle belle parole, mi sprona ad imparare ed è gentile."

Ammise infine, non volendo più nascondere nulla ad Harry.

"Forse hai trovato qualcuno che ti sopporta!" Lo canzonò il romano, tirandogli una gomitata e facendolo ridere.

"Comunque sì, so come ti senti!" Aggiunse poi il riccio.

"Mi sento così anch'io. Louis è diverso, mi fa stare bene e credo che..."

Il moro si fermò ad osservarlo un attimo e per un secondo, vide sul volto di Harry una scintilla diversa. Una gioia che non gli aveva mai visto se non quando ancora c'era sua madre, ma erano molto piccoli.

"...non potrei più volere altro, dopo che tutto sarà finito."

Zayn sospirò abbastanza forte da farsi sentire.

"Sono confuso sai? Liam dice di avere qualcuno, una fanciulla che gli piace. Ma poi con me è così strano. Lui mi sfiora e mi cerca, credo. Vuole sapere tante cose di me, di quello che sono. Mi sento voluto e mi dispiace non lasciarmi andare, perchè non oserei mai mancare di rispetto a lui o a lei."

Harry ascoltò il pensiero dell'amico. Non era bravo in queste cose e non conosceva Liam, ma aveva visto come lo guardava. Come lo cercava con lo sguardo. Ed era la stessa maniera in cui lui era sicuro di guardare Louis.

"Liam sa che vorrebbe qualcosa da te Zayn. Ma non vuole ammetterlo. Arriverà anche quel momento vedrai!"

"Quindi restiamo qui ancora un'pò?"

Chiese l'arabo, mentre finalmente arrivati al braciere, aggiunsero legna per ravvivarlo bene.

"Sì Zayn, restiamo ancora un'pò!"


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"Capo Payne, dobbiamo assolutamente mandare qualcuno!"

Harry era irrequieto quel giorno, si sentiva strano. Louis e gli altri erano partiti da giorni ormai, ma lui aveva delle strane sensazioni. Aveva fatto degli incubi e non era tranquillo. Il suo senso del pericolo lo avvertiva.

"Harry non manderò degli uomini soli, è troppo pericoloso!"

"Lasciami andare con loro, per favore, faremo in fretta, forse in un giorno e mezzo saremo già di ritorno. Devo sapere se la mia legione mi è ancora fedele, per aiutarci!"

"E se non lo fosse? Se non ti riconoscessero più come loro generale?"

"Non accadrà, non loro. Mi hanno giurato fedeltà e l'hanno giurata solo a me e a se stessi, non a Roma!"

Il Capo Payne, era stato molto con Harry e Zayn da quando erano arrivati al villaggio. Aveva studiato i due giovani e con l'aiuto di suo figlio e dei suoi amici, aveva imparato a conoscerli meglio. Erano volenterosi, coraggiosi. Erano stati gentili e la gente del villaggio li aveva accolti molto bene. Anche Zayn, che ancora non parlava benissimo, ma si faceva capire. Erano ormai più di trenta giorni che erano lì e sia Mòr che Morla, erano stati molto attenti ad ogni loro mossa. Si fidavano e la fiducia adesso doveva essere messa alla prova.

"Geoff, lascialo andare. Le rune mi hanno parlato stanotte e ho visto una nebbia scura a sud. Forse è il caso che ci prepariamo!"

La Strega da qualche giorno si era incupita, era seriosa e non accennava a parlare con quasi nessuno, se non con il capo e pochi altri.

"Morla siamo indifesi in questo momento, siamo troppo pochi e lui..."

"Capo Payne, riuscirò ad essere veloce. Non mi farò vedere dal nemico, so come agiscono, ma devo sapere dove sono. Non voglio che capiti niente a questo villaggio, tanto meno ai suoi abitanti. Lasciami dimostrare la mia fedeltà, te ne prego, non vi deluderò!"

harry con gli occhi pieni di speranza era ancora più agitato. Le sue mani quasi tremavano e non riusciva a stare fermo neanche mentre parlava con il capo.

A quelle parole Geoff, che dava le spalle a Harry nella grande capanna mentre osservava attento le fiamme ardere nel bracere, attese qualche istante poi socchiudendo gli occhi sospirò e si voltò verso di lui.

I suoi occhi buoni, come quelli di suo figlio, sembravano malinconici. Non era sicuro di mandare Harry in avanscoperta, non era sicuro di nulla in quel momento. Ma tutto sarebbe stato un rischio. Tanto valeva tentare.

"Dovrai però rimanere vestito come noi! Non sarai il generale romano. Dovrai essere un Arcano!"

Harry, adesso con il viso pieno di orgoglio, accettò volentieri quelle condizioni. Ma era disarmato. Per tutto il tempo passato lì era stato disarmato. Adesso non poteva più esserlo.

"Capo Payne, come farò senza armi?"

Geoff si voltò nuovamente verso il giovane generale.

"Tu hai una spada vero?"

"Ho il mio Gladio, mi piacerebbe portarlo con me, se non vi reca offesa!"

Il capo Payne sospirò un'ultima volta e acconsentì. Non era un'arma Bretone ma non poteva negargli di essere se stesso infondo, non ora.

"Ridategli l'arma!" Ordinò a due degli uomini incaricati di sorvegliarli, che in realtà ormai erano diventati più compagni di passatempo che altro.

"Porterai con te due miei uomini! Non voglio sentire obiezioni in merito a questo. I *Norch, se hanno fiutato guai saranno usciti dalle loro schifose tane, vi serve gente esperta se mai dovrete fronteggiarli! E se Zayn deve cercare la tua legione e dovete dividervi, non potrete essere soli! "

Harry annuì deciso, era un cenno sì di assenso, ma anche di muto ringraziamento. La fiducia che il capo e tutto il villaggio gli stava dando, era più di quello che avesse mai sperato, si sentiva pieno d'orgoglio. Uscì di corsa dalla grande capanna, andando a prepararsi.

Era il momento che aveva tanto aspettato. Voleva rendere fiera sua madre, suo padre, se stesso, la gente del villaggio e soprattutto Louis.

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"Harry, non mi sembra una buona idea!"

"Zayn dobbiamo farlo! Questa gente conta su di noi, non posso aspettare che Antius sia dietro la collina con tre o quattro legioni!"

Disse in fretta il riccio, mentre presa la sua bisaccia uscì fuori veloce dalla capanna dirigendosi verso i cavalli.

"Purtroppo non ho un bel presentimento Zayn!" Aggiunse poi sottovoce al moro che intanto gli stava dietro. L'arabo, tornò allora indietro e convinto dalle parole dell'amico preparò anche lui l'indispensabile per il viaggio.

Due uomini canuti e con barba folta, portarono ad Harry il suo Gladio. Fu un gesto lento, ponderato, ma deciso e fermo. Li ringraziò guardandoli nei chiari occhi anziani, che ancora però trasmettevano tutto il valore che avevano dentro.

Quasi si commosse nel tenere di nuovo salda nella mano la sua lama. Era tutto quello che il padre gli aveva lasciato e impugnare quell'arma era per lui un immenso onore. Zayn riprese le sue spade ricurve e se le legò velocemente alla schiena con i lacci di cuoio. Notarono che erano ben affilate, sia quelle che il Gladio.

Jala sul trespolo davanti alla loro capanna fu richiamata dal suo padrone. Lo splendido rapace sembrava essersi ambientato. Era l'attrazione preferita dei bimbi e sembrava non disdegnare gli spuntini che gli davano di nascosto. Volava spesso verso l'oceano, oltre le colline. Il profumo e l'immensità di quella terra, sembravano piacere anche a lei.

"Vai a cercarli Jala, e guidali da me!"

Sussurrò l'arabo al fedele e magnifico falco, che senza esitazione spiccò il volo emettendo un grido e librandosi nella fresca aria d'autunno.

Partirono prima che il sole fosse sul punto più alto.

Cavalcavano veloci, avevano imparato ad andare senza sella proprio come gli Arcani. Se qualcuno li avesse visti, non avrebbe colto la differenza. Nonna Una gli aveva dipinto il volto prima di partire e con quei gesti Harry si sentì parte di un qualcosa di bello, speciale, che doveva difendere a tutti i costi. Il suo cuore era pieno di qualcosa che poteva forse descrivere con una sola parola, appartenenza.

Mentre l'anziana recitava le parole "*Min varya dagor." Sentì un calore crescere dentro di lui.

Voleva ad ogni costo mantenere la promessa fatta a suo padre, a sua madre e, non deludere quella persona che giorno dopo giorno si stava prendendo tutto il suo cuore.



Note:
Alcune sono parole inventate o rivisitate da altri vocabolari per inserirle in questo contesto-
*Min varya dagor = sarò protetto in battaglia
*Hidin = silenzio

A presto con un nuovo capitolo...

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