Capitolo 1










Louis amava il verde, lo amava con ogni singola fibra del suo essere. Era il colore delle sue colline, dei tetti del suo villaggio, delle grandi foglie che galleggiavano nelle pozze d'acqua potabile sotto i cumuli di terra, accanto alle chiare rocce dietro la sua capanna. Il verde era un colore che gli dava tranquillità, lo rassicurava, lo faceva stare bene, lo cullava. Si sentiva protetto da tutto quel verde.

Dove abitava la sua tribù, quel colore era ovunque. Sempre presente, insistente, lo accompagnava nelle sue giornate, in ogni stagione dell'anno. Anche in inverno, quando la neve ricopriva ogni altura e ogni prato, il verde persisteva sempre, si faceva sempre vedere. Si mescolava al marrone chiaro, al grigio, o al blu dell'oceano, ma era sempre e comunque il protagonista assoluto. C'erano mille sfumature diverse di quel colore. C'era il verde chiaro dell'erba, c'era il verde scuro del muschio che nasceva sulle rocce fredde, c'era il verde smeraldino delle pietre che trovava ogni tanto in cima alle colline, dove si fermava a guardare il sole tramontare.

Il verde invece quel giorno, sembrava sparito. La nebbia aveva ricoperto tutto quanto, l'umido e il freddo gli facevano venire la pelle d'oca su ogni centimetro di pelle. Si stringeva nella pesante mantella di lana bianca che aveva sulle spalle. La sua casacca e le brache strette di lana che gli fasciavano le gambe, quella mattina sembravano non bastare.

La stagione fredda si stava avvicinando. In sella a Fergus stava osservando il suo villaggio dall'alto. In fondo, verso l'orizzonte il sole stava iniziando a svegliarsi. Era pensieroso, irrequieto, non dormiva bene da giorni, si svegliava nel mezzo della notte, sudato, accaldato, agitato. Faceva continui incubi. Sua sorella gli aveva detto più volte di chiedere un parere a Morla, ma lui non voleva.

Sì era svegliato in silenzio senza essere sentito, quella notte. Aveva preso Fergus ed era andato fino alle scogliere. Aveva cavalcato tanto, nel freddo, nel buio assoluto, guidato solo dal suo cavallo e dalla flebile luce della luna calante. Arrivato al limite del loro territorio aveva respirato a lungo il profumo del salmastro e dell'oceano agitato che si scatenava sotto di lui. Era rimasto lì a fissarlo, nero, profondo, pauroso. Aveva gridato non sapendo a chi o a che cosa, forse provando a liberarsi di quell'inquietudine e quei demoni che gli disturbavano il sonno. Poi il troppo freddo aveva vinto su di lui,  le sue mani erano ormai ghiacciate e i piedi nei suoi calzari di pelle alti fino alla caviglia non avevano più sensibilità. Era abituato alle rigide temperature, ma l'irrequietezza lo rendeva debole. Aveva ripreso il suo cavallo nero ed era tornato verso il villaggio, ormai all'alba.

Scese giù dalla collina, incontrando qualche capra mattiniera che si dirigeva sulla cima per mangiare l'erba fresca di rugiada. In lontananza sull'altro versante il suo amico Oliver s'incamminava, seguito dai suoi fedeli wolfhound e dal gregge numeroso che si avviava lento fuori dal recinto. Alzò una mano in segno di saluto e in cambio arrivò un fischio forte e l'abbaio dei due cani.

La vita nel villaggio cominciava molto presto, tutti dovevano svolgere il proprio dovere per la piccola comunità di cui facevano parte. C'era chi si occupava del gregge chi degli animali, chi in particolare dei cavalli, che venivano spesso lasciati liberi. C'erano le donne che si occupavano dei bambini più piccoli. Alcune ragazze che cercavano di dare il loro contributo svolgendo dei lavori per tenere le loro capanne in buone condizioni e pensare ad accudire gli anziani. Si occupavano anche di procurare per ognuno, coperte calde per l'inverno e cucivano tuniche leggere per la stagione calda. C'erano gli uomini e i ragazzi che si occupavano della caccia, di provvedere a quello di cui il popolo aveva bisogno, legna da ardere, cibo da raccogliere, utensili da usare.

C'era anche una strega tra loro, Morla. Era una persona rispettata da tutti, contribuiva all'istruzione dei bambini e pensava in ogni stagione a riti propizi per la loro comunità. Molte tra le ragazze, venivano istruite nell'arte dei riti antichi. Era per loro come una guida spirituale, una presenza mistica che li confortava. Ogni tanto spariva, per riapparire poi con notizie o profezie.

La tribù era per lo più pacifica. Vivevano in simbiosi con la natura e il tempo era scandito dal sole. Si rispettavano con le tribù vicine, non erano un popolo per natura bellicoso. Avevano però avuto scontri in passato, con gravi perdite. Purtroppo uno dei più cruenti si era svolto non meno di dieci anni prima quando Louis era ancora troppo giovane per partecipare, ma nel quale lui e molti suoi amici avevano perso il padre.

Il villaggio perse il loro capo Mark Tomlinson. Nessuno sapeva esattamente cosa fosse accaduto, si parlava di un invasore da sud, erano tornati in pochi purtroppo e nessuno di questi sapeva raccontare bene cosa fosse accaduto. Morla non aveva avuto alcuna visione di quei giorni, il buio totale, solo una grande angoscia che gli provocava persino dolori fisici talmente forti da costringerla a letto senza potersi muovere. Louis ricordava bene quei giorni, quando insieme a Niall e Liam spiava dalla finestra le donne che la accudivano mentre delirava in continuazione, parlando una strana lingua che non conoscevano.

Quando poi erano tornati così pochi uomini, così affranti e sconfitti, la disperazione si era impadronita anche di loro. Non erano soldati, per natura, non erano guerrieri. I pochi superstiti avevano riportato diverse ferite gravi e preferirono negli anni a venire non parlare mai dell'accaduto, credendo di scatenare l'ira di qualche demone. Quel giorno lontano, quando anche i deliri senza senso della strega cessarono, la pace tornò al villaggio, ma niente fu più come prima.

I ragazzi più giovani, avevano cercato informazioni sul nemico a sud, si erano spinti molto lontano ma ogni volta erano tornati con notizie sempre più sconfortanti. Il nemico sembrava avvicinarsi. Con il passare del tempo era diventato necessario imparare a difendersi e non dai lupi che provavano spesso a mangiare qualche capra, ma da demoni dorati, demoni uccisori, come li chiamavano i pochi sopravvissuti. Louis bramava la verità, e non solo lui. Fin da piccolo, fin da quando suo padre Mark non fece mai più ritorno da quella spedizione fatta per proteggere la sua gente. Non credeva che ci fossero demoni, lui voleva solo la verità, secondo lui solo l'uomo poteva fare del male. Il demone uccide ma non lascia superstiti, il demone s'impadronisce della tua mente e controlla il tuo corpo. Lui voleva sapere chi disturbava la tranquillità del popolo. Voleva la verità ma non aveva il cuore di trovarla, non ancora. Doveva prima pensare a sistemare la sua famiglia e ancora non era il momento di abbandonarli. Sapevano però che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di davvero brutto, lui voleva impedire tutto questo, e non potevano solo aspettare.

Forse per quello Louis non aveva dei sogni tranquilli.
Forse era per quello che nei suoi sogni vedeva cose che non si spiegava.

Dal giorno del ritorno dei superstiti, i giovani e i più forti decisero che qualcosa andava fatto. Louis e i suoi amici avevano iniziato fin da piccolissimi ad usare arco, frecce, ascia e spada. Uno dei superstiti lo zio del suo amico Niall si era fatto carico di addestrare i più giovani. Il suo Clan d'origine era riconosciuto per aver vinto molte battaglie contro le tribù più selvagge che minacciavano in passato le loro terre.

Le famiglie dei ragazzi erano in disaccordo all'inizio, ma poi avevano acconsentito non potendosi più tirare indietro. Così le madri e le sorelle avevano visto i loro figli e fratelli crescere come guerrieri. Impavidi, forti, coraggiosi. Ogni ragazzo del villaggio adesso pastore, o cacciatore o fabbro, era un guerriero, aveva una spada, un arco e delle frecce nascosti bene nelle loro capanne.

Speravano di non doverli mai usare, ma loro sapevano che il momento sarebbe arrivato. Si addestravano tra loro e si allenavano, lontano dalle loro famiglie, lontano dagli occhi dei bambini, ancora troppo piccoli per sapere, lontani sulle colline o vicino alle scogliere.

Ogni mese per cinque giorni interi, ragazzi e uomini tra i quattordici e i quarant'anni andavano via dal villaggio e si addestravano. Diventarono i Guerrieri Arcani. Questo nome era ormai parte di loro. Era una scelta che andava fatta era il loro destino, diceva lo zio di Niall.

Mòr Horan era il loro mentore, miglior consigliere e amico del defunto capo Tomlinson, insieme a quello che adesso era il capo Clan, Geoff Payne, guidavano quella gente e li proteggevano, anche se il nemico per adesso era solo un presagio lontano. Geoff aveva acconsentito a prendere il posto dell'amico fraterno Mark come capo, aveva allevato il figlio e protetto la sua famiglia come se fosse la sua. Tutti lo rispettavano, e Louis era felice di avere Geoff come guida adesso.

"Non mi dire, Louis già sveglio a quest'ora?"

Una voce sibillina e chiara arrivò alle sue orecchie mentre scendeva da Fergus. Il manto nero del cavallo era completamente fradicio  per la corsa e le brache avevano preso un colore più scuro a contatto con esso.

"Beh in una giornata così bella non volevo perdermi l'aria fresca!" rispose dando una pacca al cavallo nero vicino a lui che trotterellò sulla collina raggiungendo i suoi simili.

"Non mentirmi! So che non dormi da giorni, lo vedo dal tuo viso."

Un ragazzo dai capelli biondo cenere scompigliati e un accenno di barba sul mento, uscì da dietro la mangiatoia palesandosi, con un secchio in mano, pieno di acqua, che mise hai piedi dell'amico.

"Niall, non dovresti preoccuparti così per me, hai ben altro a cui pensare a quanto so!" Rispose, mentre prendendo dell'acqua dal secchio si bagnò il viso sudato.

"Sì, hai ragione, ma sai che mi preoccupo sempre per te, e capisco quando mi racconti storie!" lanciò una straccio al ragazzo di fronte a lui, che gli sorrise asciugandosi il volto.
Gli strinse una spalla in segno di amicizia. Si guardarono un attimo, gli occhi chiari di entrambi, sinceri e gentili.

"Cos'hai Louis? Sono giorni che stai così, Fergus vorrebbe dormire di notte." Circondò con un braccio le spalle dell'amico e si diressero insieme verso una capanna vicina.

"Non credo che t'importi molto di Fergus, Niall, però hai ragione. Magari stanotte prenderò la tua bellissima puledra da portare in giro con me!"

"Scordatelo Tomlinson! La mia Era non si tocca, è il mio gioiello."

Risero insieme, mentre entravano dentro alla dimora illuminata solo dalla luce fioca del focolare. Le fiamme vennero ravvivate e mentre Niall armeggiava con alcune scodelle, Louis aggiunse un ceppo abbastanza grosso sugli altri.

"Ci serve legna, dobbiamo andare nella foresta." sussurrò quest'ultimo, tra se mentre l'amico gli porse una coppa di legno, colma di latte di capra ancora caldo.

"Vedremo se riusciamo ad andare in tutto il giorno. Non possiamo tardare oltre, tra un po' di giorni andremo via."

"Hai ragione." Bevve avido dalla sua ciotola, in silenzio guardarono il fuoco. Intanto fuori, si sentivano i rumori del villaggio che si svegliava.

"Ah Ah, sapevo di trovarvi qui!" Un'esclamazione arrivò forte, mentre la porta di legno di spalancava.

"Ci hai beccati" Niall si voltò ironico verso il ragazzo che era appena entrato, e si alzò a preparare anche per lui una ciotola "Latte?".

"Liam, di grazia, dove dovevamo essere esattamente? La colazione di solito è a quest'ora!" Louis si alzò dal ceppo sul quale era seduto e bevve l'ultimo sorso di liquido bianco, per poi posare la sua ciotola sul tavolo.

"Non so il biondo quì sembrava aspettarti dall'alba, non eri nella tua capanna, credevo che sareste andati da qualche parte senza dirmelo." Liam disse tutto questo, velocemente mentre li indicava, i due ragazzi iniziarono a ridere piano.

"Che avete da ridere?" Ma loro non smettevano più.

"Perché ridete?" Insiste.

"Sei buffo Liam Payne, credi davvero che saremmo andati verso nuove avventure senza il nostro principino?"

Niall gli tirò una piccola  pacca sulla nuca e gli porse il latte, Louis, iniziò a rovistare dietro una tenda fatta con una pelle di muflone, alla ricerca di qualcosa, mentre ancora rideva.

"Smettetela voi due, che ne so io, l'altra volta mi avete lasciato qui!"

"E' successo solo una volta Liam, non temere, non ricapiterà. Io e Niall da soli non andremo più in giro, vero Niall?" La voce arrivava ovattata alle orecchie dei due ragazzi rimasti nella prima stanza, che intanto si punzecchiavano tra di loro.

"No No, tranquillo, Louis non può reggermi da solo, parlo troppo."

"Non parli troppo Niall, tu non la smetti neanche per prendere fiato. E' diverso!" scostando la tenda riemerse nella stanza con arco e faretra in mano e se li caricò sulla spalla.

C'era un'atmosfera, tranquilla e familiare. Quella era la capanna dove dormiva Louis, e tra loro, si ritrovavano spesso a condividere i pasti della giornata. Dopo i vent'anni circa, ogni ragazzo del villaggio poteva avere una capanna propria. L'intimità era molto rispettata al villaggio.

"Louis è uscito di nuovo stanotte!"

"Niall!" Il castano si voltò verso l'amico, guardandolo storto.

"Che c'è? Tanto prima o poi dovrai dirglielo."

"Dirmi cosa?" Liam ancora con la ciotola in mano guardava i due, adesso vicini, Niall con le braccia conserte e Louis che guardava in basso sistemandosi la faretra sulla spalla.

"Non dormo bene, da un pò. Faccio dei sogni strani, il sonno non mi fa più compagnia di notte."

Liam lo guardò perplesso e Niall si avvicinò togliendoli dalle mani la ciotola ormai vuota.

"Parlane con Morla!"

"Oh Liam, non mettertici anche tu! Mia sorella non mi da tregua con questa storia."
Louis visibilmente scocciato, aprì la porta e si catapultò fuori.

"E ha ragione!" Gli gridò il ragazzo ancora seduto.
"Andiamo dai!"

Uscirono all'unisono dalla capanna e mentre il biondo si dirigeva verso la sua, per recuperare arco e frecce, l'altro si avvicinò a Louis. Liam era un ragazzo muscoloso e alto, con una barba leggera che gli ricopriva il mento. Capelli scuri e occhi del colore delle castagne mature. Aveva una voglia scura sul collo a contrasto con la sua pelle chiara, mani salde e un sorriso rassicurante. Molto bravo con la lancia e la spada. Era il figlio del capo e un amico fraterno di Niall e Louis. Non indossava mai abiti regali. Nel villaggio poco importava se eri figlio del capo o del fabbro, dovevi fare la tua parte per la comunità. Ci volevano vestiti comodi.

"Louis parlami, sai che puoi farlo."

Il ragazzo dagli occhi azzurri, scorse lo sguardo preoccupato e caldo dell'altro. Erano sempre stati inseparabili. Niall era quello più spensierato, tra loro, un carattere unico, scaltro e sincero. Liam era come un fratello, suo padre li aveva cresciuti insieme. Non poteva mentirgli a lungo, non avrebbe funzionato.

"Non posso parlare con Morla, non ancora. Non posso raccontargli tutto quello che vedo nei miei sogni."

"Lei potrebbe aiutarti però!"

"Non credo, non ancora, davvero! Se lei mi facesse dormire non sognerei più come adesso, e sento che ci sono vicino." Era preoccupato, i sogni che faceva sapeva che significavano qualcosa, sua madre glielo diceva sempre.

I sogni sono importanti certe volte ti svelano cose, che la realtà non potrebbe mai mostrarti.

"Louis non puoi consumarti così però, a giorni ci sarà l'addestramento devi essere vigile, devi essere preparato."

"Proprio per questo non voglio vedere Morla, ci andrò al nostro ritorno. Ti prego Liam non dire niente a tuo padre o a Mòr, dopo ti prometto che risolverò questa cosa."

L'amico lo guardò con uno sguardo fraterno, capendo le sue intenzioni. Si fidavano l'uno dell'altro, erano leali. Lo avrebbe ascoltato.

"Quindi? Andiamo o no a cacciare cibo per stasera? Ho voglia di lepre alle erbe."

Disse Niall, che apparve già in sella alla sua Era, una cavalla del colore della sabbia, maestosa con una criniera bionda, molto bella, muscolosa e soda. I due ragazzi ancora a terra si guardarono e con un fischio richiamarono i loro amici equini, che li avrebbero diretti verso il limitare del villaggio.

Il loro popolo montava senza sella. I cavalli e il loro cavaliere dovevano avere un legame forte, sentirsi, e la sella impediva molti movimenti. Le briglie erano tenute lunghe e senza le staffe, i calzari erano direttamente a contatto con il pelo.

"Louis Tomlinson!"

Louis si immobilizzò appena salito in groppa al suo cavallo nero. Una voce acuta e cristallina lo aveva richiamato con tono di rimprovero.

"Lottie, buongiorno sorella!"

Rispose sarcastico e girò Fergus verso la bionda ragazza che lo guardava arcigna con le mani sui fianchi. Indossava una tunica azzurra fermata in vita da una fusciacca di cuoio e ai piedi, calzari di pelle fino alla caviglia. Era molto bella con lineamenti simili al fratello, stessi occhi glaciali. Ma a differenza di lui, lei aveva labbra piene e forme rotonde.

"Te ne sei andato anche stanotte? Questa storia deve finire Louis. Devi fare quello che ti ho chiesto, per favore!"

"Lottie, lo farò, appena possibile."

Era scocciato, ma non lo diede a vedere, la sorella era più giovane di lui, ma essendo la donna più grande della famiglia, oltre alla nonna anziana era compito suo far rispettare alcune tradizioni. Anche se ormai Louis non dormiva più nella sua stessa capanna.

Diede un colpo al fianco del cavallo che partì veloce, seguito dagli altri due e dalle loro risate. Solo Niall, si voltò a guardarla ancora.

"Ma dove te ne vai?" Gridò ancora lei, cercando di farsi sentire, ma fu inutile, Louis era già lontano sulla collina.

"Quell'uomo è incredibile io non ce la faccio più!" lo disse più a se stessa che al fratello, e mesta, tornò verso la capanna.

"Lascialo stare, Lottie!"

Una donna anziana, ormai cieca, era seduta davanti alla loro capanna e mentre dentro si sentivano risate di bimbi piccoli, lei tritava erbe con mortaio e pestello sulla soglia. I capelli ormai bianchi e fini erano tenuti da una treccia laterale lunga e scompigliata. Indossava molti strati di vestiti con sopra un mantello di pelliccia scura. L'aria stava diventando fredda, ma l'anziana donna non voleva rinunciare all'aria aperta anche se ormai non poteva vedere più niente, sentiva ancora tutto.

"Nonna Una, come devo fare con lui? Le tradizioni...dovrebbe cercarsi una ragazza per...non so...sposarsi!"

La ragazza sconsolata prese una grossa bacinella con i vestiti puliti che aveva abbandonato lì poco prima e fece per entrare nuovamente in casa. L'anziana donna le prese una mano, come se la vedesse, sicura di dove fosse e la fece accucciare vicina a lei. Gli toccò il viso.

"Sei così bella bambina mia..." la ragazza andò in contro alla mano rugosa ma morbida della nonna e si fece accarezzare "...così premurosa. Ma il *manar di tuo fratello è diverso da quello che credi."

La donna sembrava quasi guardarla negli occhi, i suo azzurri e splendenti fissavano quelli grigi e vitrei ormai di un unico colore della vecchia accanto a lei. "Che vuoi dire nonna?"

"Louis non ha ancora trovato la sua strada, non puoi forzare le cose con la famiglia. Lui è speciale. Gli è stato affidato un compito. Troverà quello che tu desideri, il suo *nak, ma forse non sarà quello che tu credi!"

Lottie rimase perplessa udendo quelle parole. Aggrottò appena le sopracciglia, confusa. Un attimo di silenzio tra di loro lasciò fluire quelle frasi dentro di lei. Poi si riscosse.

"Ma nonna...."

"Mmmh" l'anziana si voltò verso la nipote, sorridendo. Sembrava diversa "Che c'è cara? Devo aiutarti con i piccoli?"

"No, tu...cosa intendevi con..."

"Mmmh con cosa? Cosa ho detto? Oh lasciami perdere, sono vecchia!" E continuò il suo lavoro, intonando una melodia, come se non avesse detto nulla, come se le sue parole non fossero mai state pronunciate.

Lottie in un primo momento si sentì confusa, poi lasciò stare. La nonna era anziana e stanca, probabilmente stava solo delirando.

Entrò nella capanna e "Chi vuole la colazione?" Si sentirono in risposta, due vocine affermative che reclamavano cibo.

Intanto Una, sulla soglia, sapeva, cosa aveva detto alla nipote. Lo sapeva bene. Ma forse ancora non era il momento giusto. Non ancora.



Note:
Troverete parole inventate o rivisitate da altri vocabolari per inserirle in questo contesto-
Per qualsiasi domanda o curiosità non esitate a scrivermi
*manar = destino
*nak = amore

Spero che questa storia possa piacervi, come a me è piaciuto scriverla.
E' una storia un po' particolare. I Larry sono protagonisti, ma fanno più da presta volto che altro. Troverete anche personaggi totalmente inventati.
Fatemi sapere cosa ne pensate, sono curiosa.
Grazie per la lettura, al prossimo capitolo...

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