76. Skin

31 giorni senza di lei.
Ma ora sapevo che era viva e avevo ripreso a vivere anche io.
Quella notte le avevo detto addio come se non l'avrei mai più rivista ma proprio quando stavo per salire sull'aereo, un messaggio aveva riacceso ogni mia speranza.
Avevo passato i giorni a punirmi per averla abbandonata.
Stava affrontando il coma da sola, il giudizio dei suoi colleghi, la polizia.
Avevo provato in ogni modo a trovare una soluzione per tornare da lei ma Sam e Billo mi avevano trattenuto, anche con la forza.
Non mi lasciavano mai solo, terrorizzati che io potessi fare una cazzata.
Ogni istante delle mie giornate lo passavo pensando a lei e sperando che si risvegliasse dal coma.
Qualcuno avrebbe ascoltato le mie preghiere? Probabilmente non mi meritavo tali attenzioni ma avrei barattato la mia anima in cambio della sua vita e di un suo ultimo bacio.
Fino a quando il giorno prima, ero riuscito a contattare Neve e il mondo si era capovolto tornando nella sua posizione originaria.
Mela era viva. Usciva dell'aria dai suoi polmoni e il suo cuore batteva come il mio.
Mela era ancora quì a rendere il mondo in luogo meno oscuro e pauroso.
Era ancora su questa terra, pronta ad aiutarmi ad affrontare tutte queste paure ed incertezze.
Neve mi aveva promesso di aiutarla a fuggire e mandarla al più presto da me e io non facevo altro che attenderla da quel momento.
Avevo dormito in veranda, affacciato verso il mare e verso la strada che arrivava da me.
Volevo essere pronto ad accoglierla quando sarebbe arrivata.
Volevo farle sapere che l'avevo attesa ogni minuto. Non mi ero mai arreso all'idea di averla persa.
Volevo baciarle le labbra fino a svenire e chiederle scusa finché avevo voce per averla abbandonata in quella fossa.
Come avevo potuto pensare che una come lei potesse morire così facilmente?
"Niente?"
Mi chiese Billo passandomi una birra.
"Non ancora."
"Potrebbero volerci giorni oppure settimane. Potresti almeno mangiare."
Mi rimproverò Sam sedendosi accanto a me.
Scossi la testa.
"Resto qui ad aspettarla."
Billo sorrise.
"Le piacerà qui."
Scoppiammo a ridere tutti e tre.
"Amerà questo posto e dovrà pentirsi di tutte le cattiverie che ha detto di di noi quando abbiamo cercato di spedircela la prima volta."
"Alla fine, è stata lei a ficcarci su un aereo con destinazione Messico."
Feci notare ai miei amici.
"È sempre stata la più sveglia del gruppo. Sapevo che ci avrebbe fatto le scarpe in qualche modo."
Aggiunse Billo allungando il collo per controllare dove fosse Mary. Le sorrise quando incrociò il suo sguardo
"Merda amico. Guarda!"
Sam si alzò in piedi e punto il dito all'orizzonte.
Socchiusi gli occhi quando mi accorsi del taxy che aveva superato i cancelli della villa e si avvicinava a noi.
"È lei?"
Domandai iniziando a tremare.
"È lei?"
Urlai elettrizzato mentre i miei amici mi salvano addosso dandomi delle pacche sulla schiena.
Iniziammo a correre come forsennati per raggiungere macchina.
"Mela!" Urlai io con tutto il fiato che avevo in gola.
"Mela!"
Urlò di rimando Sam facendo un salto di gioia.
Percorremmo i metri che ci separavano da lei e mi sembrò di entrare in paradiso per ricongiungermi con coloro che avevo perso.
Non provavo più dolore, ansia o paura.
Avevo lei che era tutto il mio mondo ed era qui, era viva.
"Mela!"
La macchina si bloccò di colpo ad alcuni metri da noi e anche noi fermammo la nostra corsa.
Si aprì la portiera e vidi una gamba uscire fuori dalla vettura e un piede posarsi a terra.
Mi sentii svenire e poi Mela comparve.
Uscì a fatica dalla macchina e fece alcuni passi zoppicanti verso di noi.
Ci sorrise, bella come solo lei poteva essere.
Odorai a pieni polmoni quell'aria piena di energia che sprigionava con la sua sola presenza e mi sembrò di sentire odore di cannella.
Era dimagrita, aveva una gamba piena di tutori e una cicatrice sul collo ma era viva. Non contava nient'altro.
"Skin.."
Sussurrò scoppiando a piangere e poi inizio a zoppicare verso di noi.
"Mela!" Urlai io di rimando iniziando a correre.
Le gettai le braccia intorno alla vita e la risucchiai in un abbraccio fortissimo.
La strinsi con il corpo e con l'anima.
"Skin.."
Scoppiai a piangere anche io al suono della sua voce e poi a ridere e piangere ancora come se avessi perso l'ultimo barlume di lucidità che mi era rimasto.
I ragazzi si avvicinarono a noi e ci circondarono con le loro braccia.
Alzai gli occhi e incrociai lo sguardo di Buch.
"Grazie."
Mimai con la bocca e lui sorrise aggiustandosi gli occhiali da sole.
Aveva dimostrato che poteva stare dalla parte giusta, che poteva essere un uomo leale e non farsi abbindolare dai soldi e dal potere. Quel giorno mi aveva fatto il regalo più bello del mondo e non lo avrei mai dimenticato.
"Ti amo."
Sussurrò Mela stringendosi al mio petto. Le sue dita si attaccarono alla mia pelle come se avesse paura che potessi scomparire all'improvviso.
Le odorai i capelli neri e glieli accarezzai.
Rimasi in silenzio. Avevo il mare dentro, come glieli spiegavo tutti i miei sentimenti? Non sarebbe bastata una vita per raccontarle di che effetto mi faceva vederla dal fiorista, di cosa avevo provato la prima volta che aveva varcato la soglia del club, oppure quando aveva ballato per me.
I nostri litigi, il nostro primo bacio, la prima volta che eravamo diventati un corpo solo.
E poi, la paura di averla persa, i suoi occhi chiusi e la pelle pallida.
Come le spiegavo tutti quell'amore, quel bisogno, quel senso di colpa?
La strinsi più forte sperando che riuscisse a leggermi dentro perché lei lo sapeva quanto facessi fatica con le parole e non si aspettava di riceverne molte in quei momenti, quando i sentimenti mi strozzavano in quel modo. Però glielo avrei dimostrato cosa era lei per me.
Le avrei spiegato quanto l'avevo aspettata, che fatica avevo fatto per fare trascinare il suo gatto qui in Messico e il tempo che avevo impiegato per decorare la stanza come piaceva a lei e comprarle tutti i vestiti che amava mettere.
Avevo fatto tutto questo perché non potevo accettare di non stringerla più a me, di non renderla felice come meritava da quel momento in avanti, di non cambiarle la vita ogni giorno come lei aveva fatto con me.
"Sei l'unica cosa che conta ora. Ti ho aspettata ogni secondo della mia vita. Ho avuto bisogno di te prima ancora di conoscerti."
Le dissi soltanto, lasciando una marea di parole in sospeso.
"Mi dispiace se sei dovuto fuggire. Mi dispiace se.."
"Non importa."
La allontanai per baciarla.
Premetti le mie labbra sulle sue sentendomi di nuovo vivo anche io.
"Casa mia sei tu. Non mi importa dove. Basta che ci sei tu."

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