73. Mela

Mi raggomitolai su me stessa e cercai di trattenere le lacrime.
Volevo mantenere il corpo il più immobile possibile, fingermi morta o qualcosa del genere, ma dei continui spasmi lo rendevano impossibile.
Era il dolore o era il freddo a farmi tremare così?
È la paura. Hai paura perché ti sei innamorata e sai in che baratro nero lo farai cadere se ora lo lascerai anche tu.
Scossi la testa scoppiando a piangere.
Non riuscivo nemmeno a contare le volte che avevo rischiato la vita in quei mesi o quante volte ero finita ferita. Quella volta però era diversa. Donati voleva finirmi, non voleva lasciare traccia del mio passaggio.
Mi avrebbe cancellata dalla faccia della terra e Skin mi avrebbe cercata in lungo e in largo senza trovarmi.
Sussultai.
Non ero disposta a lasciarlo vincere. Non ero disposta a perdere l'amore della mia vita, o per lo meno, se dovevo dirgli addio gli avrei tolto il suo nemico di dosso.
"La polizia ha un fascicolo su di te. Ha prove concrete. Ti arresteranno."
Donati si avvicinò traballante a me.
Mi tirò un calcio sulla gamba facendomi genere dal dolore.
Alzò l'arma e me la puntò contro.
"Che cos'hanno? Dimmelo."
Sussurrai delle parole indefinite.
"Parla!"
Urlò quest'ultimo dandomi un altro calcio per farmi girare sulla schiena.
Mi toccai il collo per tamponare la ferita.
Mi aveva colpito proprio lì e non potevo fare a meno di pensare a quante arterie passassero sotto la mia pelle in quel punto.
Sotto pelle.
Sorrisi pensando a lui.
"Gli ho lasciato tutto."
Si inginocchiò di fronte a me e sorrisi.
Non era un uomo particolarmente sveglio per essere arrivato dove era arrivato.
Era facile manipolarlo e condurlo dove si voleva.
Provai a muovere la gamba con scarso successo.
La ferita maggiore era lì.
Probabilmente avevo il femore rotto, non sapevo se avessi il foro d'uscita o se il proiettile era fermo nei miei muscoli ma faceva un male indecente.
Piansi. Piansi tutte le lacrime che avevo perché volevo solo smettere di sentire freddo e dolore ma smettere di sentire equivaleva a morire e lasciare quel bastardo a piede libero.
"Gli ho dato anche quella cosa."
Donati si alzò sulle braccia e mi sovrastò con il suo corpo.
Alzò la pistola e me la puntò in fronte.
"Ci sono due cose che non sai.."
Rise di me. Dovevo sembrare patetica in quella posizione.
"E dimmi. Cosa non so."
"La prima è che sei un uomo morto."
Rise più forte.
"Mi dispiace ucciderti. Hai le palle. Avremmo fatto tante cose insieme. Dì addio al tuo mondo. Presto spedirò anche i tuoi cazzo di amici insieme a te."
Schiacciò la pistola contro la mia fronte e fece fuoco.
Percepii lo sgomento sul suo viso nonostante riuscissi a vedere solo ombre.
Sollevai la mano e ficcai il coltello nel suo fianco, diritto nel suo rene.
Lo conficcai fino in fondo realizzando cosa avesse provato Skin in quei momenti.
Orrore e sollievo.
Perché il gesto peggiore del mondo sembrava anche giusto nel momento in cui ti salvava la vita.
"La seconda è che hai finito i proiettili."
Donati si alzò sulle ginocchia e lanciò un urlo.
Estrassi il coltello con un gesto preciso e lo lasciai ricadere mentre questo incredulo si toccava la ferita.
"Hai circa venti minuti di vita prima di morire. Io probabilmente ti seguirò e ti giuro, ti darò la caccia anche nell'aldilà. Non avrai pace finché non avrai pagato per i tuoi peccati."
Tossì sputacchiandomi la sua saliva addosso e poi cadde di fianco a me.

Riaprii gli occhi di colpo ricominciando a tossire.
Erano passati minuti? Ore? Giorni?
Non lo sapevo.
Sapevo che l'unica cosa che ero in grado di sentire era il dolore alla gamba e l'odore pungente della terra.
Mi voltai e vidi il corpo di Donati steso accanto a me.
"Sei vivo?"
Chiesi con un filo di voce ma non rispose.
Gli diedi una sberla e poi un pugno finché quest'ultimo non rantolò.
"Stai soffrendo?"
Gli domandai ricominciando a piangere e lui rise di me ancora una volta.
"Ti importa?"
Sì, mi importava. Non volevo recare dolore a nessuno. Non volevo arrivare a tanto ma talvolta, è davvero la vita che ti conduce in certe situazioni.
"Schiaccia forte sulla ferita. Staranno arrivando i soccorsi."
Gli suggerii cercando di girarmi su un fianco.
Rantolai per lo sforzo ma riuscii a voltarmi verso di lui.
"Andrà tutto bene."
Sussurrai cercando di restare sveglia.
"Non dormire. Resta qui."
"Ho paura."
Mi confidò l'uomo scoppiando a piangere.
Gli presi la mano.
"Non averne."
Me la strinse leggermente, con le ultime forze che gli restavano.
"Perché ti dispiace per me? Volevo ucciderti."
"Essere umano."
Risposi con un sussurro.
"Io sono un essere umano?"
"No. Lo sono io."
Risposi continuando a stringergli la mano.
Drizzai le orecchie sperando di sentire le sirene della polizia ma tutto taceva.
Sicuramente, erano stati dirottati tutti al molo. Chissà che disastro avevano trovato, ci sarebbe voluto del tempo.
Pregai che Skin e gli altri fossero scappati in tempo, che Buch fosse vivo e avesse avvisato qualcuno che ero alla villa.
Pregai con tutta me stessa di farcela mentre le mie forze abbandonavano piano piano il mio corpo.
"Anche io ero un essere umano una volta."
Sorrisi consapevole che forse era vero ma che aveva compiuto delle scelte.
Scelte non dovute dalla necessità ma dall'avidità e dal potere.
"Resisti. Hai ancora tempo per dimostrare al mondo che si può cambiare."
"Dietro alle sbarre del carcere? Meglio la morte."
Sussultai.
"Non voglio pensare di averti ucciso io. Resisti."
Lasciò andare la mia mano ed iniziò a tossire in maniera incontrollata.
"Mi hai ucciso tu Mela ma non ti biasimo per questo. Io ti avrei finita se avessi avuto ancora colpi in quella pistola. Lo avrei fatto.."
Rantolò un ultimo respiro e poi il silenzio della notte inghiottì la sua anima.

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