69. Skin

Le accarezzai i capelli neri che ricadevano sul cuscino per l'ennesima volta.
Si confondevano in mezzo alla biancheria nera del letto.
Erano onde scure e indimabili che solcavano mari lontani.
Erano morbidi e profumavano di cannella.
Chiusi gli occhi e cercai di imprimermi nella mente tutti quei dettagli.
Fino a quel giorno, le mie uniche paure erano quelle che potesse succedere qualcosa a Billo e a Sam.
Avevo a cuore anche le ragazze ma c'eravamo noi a proteggerle e quindi una volta entrate nel club, non percepivano alcuna minaccia.
Nessun altro era mai stato abbastanza vicino a me da potermi scatenare quel misto di emozioni; paura, impotenza, ansia e amore incontrollato.
Perché era questo che avevo percepito due giorni prima quando Mela era salita sulla macchina ed era partita per raggiungere Donati.
Il mondo intero aveva smesso di girare e io di respirare fino a che non era tornata.
Era banale dirlo ma se le fosse capitato qualcosa io avrei semplicemente smesso di esistere.
Non avevo mai provato quel mix di emozioni spaventose.
Paula era stata l'unica donna a starmi accanto per un periodo ma con lei era tutto diverso.
Il nostro era un amore malato, fatto di ricatti emotivi e di dipendenza, non solo dalle sostanze ma una vera e propria dipendenza affettiva.
Io avevo appena perso mia madre e in mezzo a tutti i miei traumi, avevo trovato lei come stampella.
Se non riuscivo a vederla smettevo di mangiare, quando lei spariva per giorni interi non mangiavo più e quando mi faceva ingelosire appositamente per farmi capire chi aveva il potere, pensavo a farmi del male.
Non c'era pace con lei.
Non c'era segno di cura, di aiuto o di crescita.
Mela invece mi aveva dato tutto questo.
Io mi sentivo in pace steso accanto a lei nel letto dopo aver fatto l'amore e averle raccontato i miei segreti.
Lei mi ascoltava in silenzio e non mi giudicava. Non giudicava le mie scelte, il mio pessimo carattere o il mio modo di vivere.
Cercava solo di darmi una prospettiva diversa ma in qualche modo, sistemava un pezzo della mia anima ogni volta in cui le confidavo qualcosa.
Le avevo raccontato la storia di ogni mia cicatrice, la storia di Paula e quella volta in cui avevo fatto il massaggio cardiaco a mia madre scoprendo poi grazie al vicino che era in overdose e ci stava rimettendo le pelle.
Si era salvata, quella volta.
Mela mi ascoltava attenta ad ogni mia parola e poi con un sorriso accoglieva il mio vissuto.
Non provava pena per me. Non si dispiaceva.
Mi stava semplicemente accanto.
E ora, l'idea che tutto questo potesse avere una fine mi ammazzava.
Non perché dipendevo da lei ma perché volevo stare con lei.
Non era un bisogno dettato dal fatto che da solo non potevo farcela, era la voglia di voler condividere tutto quello che avevo con qualcuno che mi semplificava e rasserenava la vita.
Mancava un giorno solo a sabato.
Forse l'ultimo giorno in cui io sarei stato Skin e Mela sarebbe stata Mela, anche se, pensando al passato, quelle due persone non esistevano già più. Eravamo cresciuti, cambiati e migliorati perché forse è questo che ti dà l'amore. Una connessione diversa non solo con l'anima dell'altro ma persino con la tua cazzo di anima che non avevi mai voluto ascoltare prima e all'improvviso, ti sembra che valga la pena darle una seconda possibilità.
"Sei sveglio da tanto?"
Mi chiede Mela aprendo gli occhi.
Le sorrisi.
"Abbastanza."
"Potevi svegliarmi allora!"
Si avvicinò per baciarmi le labbra.
Odorava ancora di sesso.
Del nostro sesso che era la cosa più spettacolare che avessi mai fatto in vita mia.
"Hai paura?"
Le chiesi allora consapevole che già in tanti le avevano posto questa domanda.
"Sì." Rispose onesta facendomi traballare il cuore.
La guardai sospettoso.
"Ho le vite di tante persone tra le mani. Non voglio che succeda nulla a nessuno. Mi auguro solo di poter spedire Donati molto lontano da qui. Se dovessi fallire.."
Sospirò alla sola idea.
"Mary è in salvo, le ragazze saranno alla villa domani e ci saranno alcuni uomini della sicurezza con loro."
"E tu? Billo? Sam?"
Mi domandò allungando la mano per sfiorarmi il mento.
Sorrise quando non mi ritrassi, anche se ormai non capitava più da diverso tempo.
"Noi staremo attenti. Abbiamo affrontato situazioni peggiori in passato, con meno uomini e senza avere motivi così forti che ci spingessero a vincere. Domani sera ci giochiamo tutto e nessuno di noi si tirerà indietro."
La baciai dolcemente sulle labbra.
"A cosa pensi?" Le chiesi allora notando che si era chiusa in sé stessa.
"A Buch."
Alzai gli occhi al cielo.
"Ti è vietato pensare a lui quando sei a letto con me."
Rise della mia battuta.
"Lui si è tirato indietro e potrebbe compromettere l'operazione."
Le sorrisi. Dentro stavo morendo ma trovai la forza di farlo.
Continuavo a ripetermi che fino a domani sera alle dieci potevamo ancora tirarci indietro e solo così trovavo la forza di mantenere la calma.
"Buch ha scelto che tipo di persona vuole essere. Ti ricordi, me lo hai detto proprio tu. Le strade che percorriamo da piccoli possono influenzare il nostro cammino ma alla fine siamo noi a scegliere chi vogliamo diventare. Facciamo le nostre scelte, indipendentemente dagli altri."
Ci pensò un attimo.
"Sei diventato molto più saggio da quando mi frequenti."
Fu il mio turno di ridere.
"Sei riuscita a fare un miracolo."
Si stiracchiò per poi venire ad accoccolarsi sul mio petto.
"Hai ragione. Sono persino riuscita a conquistare Sam."
Sam era stato in pena per lei l'altra sera. L'aveva attesa tornare fiducioso ma comunque preoccupato e aveva sorriso, in maniera blanda come faceva lui, solo quando lei era tornata.
Quello sì che era un miracolo.
"Ci pensi mai a quando sei arrivata qui?"
"Quando volevate spedirmi in Messico?"
"Quando credevi che ti avremmo uccisa."
Si alzò sui gomiti per guardarmi meglio.
"La nostra storia non è partita nei migliori dei modi."
Ridacchiai.
"Eri la persona più fastidiosa che avesse mai varcato le porte del club. Insopportabile."
Mi diede uno schiaffo in pieno petto.
Ancora mi bruciava il polmone quando qualcosa ci entrava in collisione ma non lo diedi a vedere.
"Pensavo che ci avresti fottuto alla grande. Che saresti stata la nostra rovina.."
"E poi?"
"Poi sei stata male e io ho avuto paura per te. Ho messo a rischio tutto per portarti in ospedale e mi sentivo un completo imbecille. Ma quella sera, quando gli uomini di Donati sono venuti ad uccidermi, mi hai dimostrato chi sei realmente."
Sorrise al ricordo.
"Chi sono?"
"Sei una delle persone più leali al mondo. Sei forte e sei disposta a tutto per proteggere le persone che ti stanno a cuore."
"Proprio come te."
Aggiunse lei facendomi sussultare.
Quasi nessuno aveva mai avuto parole positive nei miei confronti. Tanto che io stesso avevo iniziato a descrivermi solo per i lati bui del mio carattere non vedendo più le cose belle che avevo fatto.
Non che fossi da santificare, non lo avrei mai pensato.
Ma non era stato tutto nero nella mia esistenza. Avevo provato pietà, avevo provato amicizia e compassione e ora addirittura amore.
"È stata quella sera in cui ho capito di amarti. Probabilmente qualcosa era scattato da tempo. Da quando ti portavo i fiori in un quel letamaio dove ti avevano fatta finire. Ma quella sera, quando ti ho vista entrare nel privè senza un briciolo di paura, ho capito che essere speciale tu fossi e mi sono innamorato di te."
Allungai una mano per asciugarle una lacrima.
"Suona tutto come un addio."
Rimasi in silenzio perché effettivamente non era un caso che le stessi dicendo tutte quelle cose proprio quel giorno.
"È la prima volta che mi dici di essere innamorato."
Le alzai il mento per guardarla negli occhi.
"Io ti amo Mela e voglio che tu sia la mia compagna per la vita. Non mi interessa se questa sarà lunga o corta, purché io possa passarla con te."
"Anche io ti amo Skin. Probabilmente mi piaci da quando mi portavi le rose e ti fermavi qualche secondo in più per parlare con me. Ma ti amo da quando hai sconvolto il mio mondo e le mie convinzioni, hai ampliato i miei orizzonti facendomi fare cose che non avevo mai fatto e provare brividi che non avevo mai provato. Un anno fa avrei riso a sentire questa storia.."
Scosse la testa.
"Ma un anno fa non ero quella che sono oggi. Domani sistemeremo tutto, insieme. Perché la posta in gioco è troppo alta per perdere. Te lo prometto."
"Lo prometto anche io."
La abbracciai forte sperando che quelle parole fossero vere.
Avrei dato tutto per potermi risvegliare così anche domenica.
Non sapevo però che nulla sarebbe andato come avevamo programmato.

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