56. Skin

Eravamo rientrati al club dopo un'assenza assolutamente troppo lunga e avevamo dovuto farlo come se fossimo dei fuggitivi, dentro un camion di alcolici.
Dovevo avere paura di entrare in casa mia, perché se scoperto, mi avrebbero trattato come uno zombie e sarebbero arrivati per farmi fuori.
Mela stava gestendo tutto come una professionista; aveva fatto affiggere in tutta la città volantini per una festa in maschera quella sera stessa e si era premurata di parlare con ogni membro della sicurezza e delle ragazze.
Per un istante, mi aveva persino dato sui nervi. Aveva preso il comando e in qualche modo, sentivo io mio potere venirmi strappato dalle mani. Questo mi mandava in bestia, nonostante era un pensiero più che stupido, ci stava d'altronde aiutando a salvarci il culo.
In qualche modo però, destabilizzava ulteriormente la mia persona e non vedevo l'ora di riprendere in mano la situazione. Non ero bravo a farmi da parte e lasciare che gli altri gestissero le cose. Avevo bisogno di riprendere il mio potere e per tanto, ero piuttosto di cattivo umore.
Lei e Neve avevano passato il pomeriggio chiuse in camera e ad una certa, erano scese a prendere cibo con il viso gonfio dal pianto.
Probabilmente aveva raccontato tutto alla ragazza e lei non era particolarmente amante degli inganni.
Avevano litigato? Forse, ma mentre si versavano a vicenda il margarita sembrava già una storia chiusa.
Donati aveva messo in circolo il carico di droga, non aveva perso tempo ma d'altronde, era stato fermo troppo a lungo per potersi permettere altri giorni di relax. Gli era piaciuta, aveva chiesto un ulteriore carico per il sabato successivo, fra cinque giorni. Questo significava preparare un piano per quel momento e farlo arrestare quel giorno specifico.
Già, perché non potevamo più pensare di ucciderlo. Se volevamo tenere buono Buch, quell'uomo di merda doveva finire in galera e non sotto terra come noi avevamo prestabilito.
Buch era un altro punto dolente.
Io non lo volevo fra le palle, questo era chiaro.
Non riuscivo nemmeno a pensare che quel verme sarebbe venuto nel mio club quella notte.
Lui aveva venduto Mela, se ne era fregato del suo destino, non l'aveva mai cercata. Che razza di persona era? E ora noi dovevamo riservare anche solo la minima fiducia in lui?
Strinsi forte il bicchiere di vino mentre riflettevo su questi pensieri.
Una pacca sulla spalla, mi fece voltare di scatto.
"Sei nervoso?"
Mi chiese Sam prendendo posto vicino a me e lanciando un'occhiata a Mela e Neve.
"Sembra proprio a suo agio qui."
Mi fece notare.
Sorrisi.
"Che intendi dire?"
Sam si strinse nelle spalle.
"Non me lo aspettavo."
"Lei e Neve sono amiche ormai.."
"No." Mi interruppe Sam. "Intendo dire che non mi aspettavo arrivasse a tanto per noi. Sai, andare da Donati, mettere in piedi tutto quel piano.. Credevo non le importasse."
Sorrisi.
"Possiamo fidarci di lei, te l' ho detto."
Sam sorrise.
"Forse. Che succederà quando avrà arrestato Donati?"
Sentii la terra mancarmi sotto ai piedi. Non volevo pensare al nostro addio.
Rimasi in silenzio.
"È questo che mi preoccupa. tu ti sei innamorato di lei."
Scoppiai a ridere.
"Non conosco questo tipo di sentimento. Non credo di poterlo provare."
Sam sorrise ancora e mi riempì io bicchiere.
"L'amore è una fregatura. Ti distrugge e basta. È come la droga. Un attimo di estasi per poi dannarsi giorno e notte in preda all'astinenza. Solo che questo non lo puoi comprare. Non voglio che tu soffra. Non voglio che Mela ti distrugga come la coca stava facendo con me."
Gli misi una mano sulla spalla e strinsi forte.
"Non accadrà. Non sprecare le tue energie a pensare a questo. Abbiamo altri problemi ora."
Tagliai corto sperando che non riprendesse la discussione.
"Hai ragione, però.."
"Prenditela con Billo. Lui si che è innamorato."
Gli ricordai allora strappandogli un sorriso.
"Hai ragione."
Non aggiunse altro, probabilmente perché si era accorto del mio malumore.
"Questa sarà la prima sera in cui dovremo nasconderci all'interno della nostra discoteca."
Gli feci notare malinconico. Odiavo quella situazione.
La festa in maschera serviva proprio in caso di emergenza per consentirci di muoverci, altrimenti, avremmo passato la serata nel nostro privè.
Da soli.
Ma questa, era solo una parte dello stress che avrei dovuto subire quella sera, solo che ancora non lo sapevo.

Alle undici in punto, quando ancora non eravamo aperti e nessuno si sognava di recarsi da noi, una Cadillac nera posteggiò davanti all'entrata e quel viscido maiale venne a bussare alla mia porta.
Nel momento in cui la sicurezza aprì, i suoi occhi caddero subito su di lei e ciò mi fece ribollire il sangue nelle vene.
"Mela!" Urlò correndole incontro e poi le gettò le braccia intorno alla vita sollevandola da terra.
Billo e Sam mi affiancarono immediatamente ma io ero tranquillo.
Per lo meno, lo ero finché non vidi lei divincolarsi per liberarsi da quella stretta. Non me ne resi nemmeno conto ma in due secondi era già di fianco a loro e le mie mani avevano afferrato la giacca di Buch per sbatterlo contro il bancone.
"Bene. Skin lui è Buch ma lo sai già, Buch lui è Skin. E Billo e Sam qui dietro."
Fece le presentazioni Mela con un sorriso nervoso sulle labbra.
Buch mi guardò storto.
"Okay. E perché il tuo amico mi ha appena sbattuto.."
Strinsi di nuovo la giacca e lo mandai a sbattere di nuovo contro il bancone.
Billò scoppiò a ridere.
"Qualcuno vuole del gin?" Chiese come se non si fosse palesata quella scena davanti ai suoi occhi.
"Non lo so, ma ora ti lascerà andare e si comporterà da adulto."
Mi voltai per osservare Mela. Ero incredulo.
Mi prendeva per il culo?
"Non lo sai? Non sai che questo verme ti ha venduta come se fossi un sacco di patate? Se ne è fregato del fatto che eri in mano a dei delinquenti? E ora viene qui, ti abbraccia e ti stringe nonostante ti dimeni?"
Buch scoppiò a ridere e io strinsi il pugno pronto a colpirlo.
"Quindi questo è il mio rimpiazzo baby?"
Chiese evidentemente cercando di scatenare una reazione in me. Ma non ne aveva bisogno, io volevo strozzarlo da quando lo avevo visto la prima volta perché anche se non avevo mai avuto nulla a che fare con Mela, gli infami e i codardi non potevo tollerarli lo stesso.
Alzai il pugno pronto a colpirlo ma Mela si mise in mezzo.
"Dobbiamo parlare."
Tuonò spingendomi via.
Poi mi afferrò per la mano e infine di pizzicò il fianco nel tentativo di smuovermi da lì.
La seguii contro voglia, sicuro che avrei avuto altre occasioni per spaccare il naso a quel coglione.
"Che cazzo stai facendo?" Mi chiese lei appena entrammo in cucina.
"Nulla?"
Sbuffò ed iniziò a camminare nervosa.
"Ti comporti da coglione, ecco cosa fai!"
"Io?"
Chiesi scoppiando a ridere.
Mela mi guardò di traverso.
"Buch è il nostro aggancio in polizia. Ci serve!"
"Quindi vuoi che gli metta un tappeto rosso? Apro una bottiglia di champagne per l'uomo che ti ha girato le spalle e ora osa venire qui e toccarti come se nulla fosse?"
"Sei geloso?" Mi chiese allora lei sbalordita.
Bum, colpito nel segno.
Sì, ero fottutamente geloso ma il mio carattere di merda mi impediva di parlarne in maniera funzionale e non appena vennero pronunciate quelle parole, nella mia testa qualcosa iniziò a funzionare male.
Non potevo mostrarmi debole e fragile, ero un coglione, non era tollerato dalla mia persona.
E cosa facevo quando mi sentivo esposto? Attaccavo. Perché ero uno stupido. Anni passati dallo psicologo inutili!
"Geloso? Di te?"
Scoppiai a ridere.
"Ti piacerebbe."
Mela mise le mani sui fianchi e mi guardò sconvolta.
"Che stai facendo? Stiamo tornando indietro a quando Skin fa lo stronzo per dimostrare qualcosa?"
Le sue parole colpirono dure come lame.
"E cosa dovrei dimostrare?"
"Che non ti importa di me." Mi sfidò lei.
Scoppiai a ridere, ormai affondato dalle sue parole.
"Non è una scopata che mi farà perdere la testa per una donna."
Ecco, lo avevo detto. Che coglione! Come riuscivo a rovinare sempre tutto.
Fissai gli occhi distrutti di Mela e mi venne voglia di lanciarmi sotto un treno.
Avevo ragione, non era il sesso. Erano le notti passate a dormire vicini tranquilli, erano le risate e i litigi, erano le nostre mani che si sfioravano producendo fiori che mi avevano fatto provare stima, tenerezza e sentimenti per quella donna.
E ora sputavo sopra a tutto perché mostrarmi insicuro e incerto non era fattibile per la mia persona.
"Oh, bene. Allora siamo d'accordo su questo punto.
Per tanto, attieniti al piano, comportati da adulto e cerca di non mandare a puttane tutto, almeno per una volta "
Restai lì impalato, mentre lei fuggiva lontano da me. Fuggiva perché l'avevo ferita, perché non sapevo comportarmi come una persona normale. Mai.
Ero geloso. E volevo proteggerla da quegli uomini che negli anni l'avevano usata.
Ma era troppo difficile ammetterlo a me stesso, figuriamoci dirlo a lei.
Per questo, avevo rovinato tutto di nuovo.
Perché per quanto facessi il duro, alla fine ero un codardo.

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