55. Mela
Entrammo in casa con passo trionfante.
Mary ci attendeva stordita e con gli occhi colmi di paura.
Per la prima volta fu lei a correre incontro a Billo e non viceversa.
Si fermò ad alcuni passi da lui e trasse un grande sospiro di sollievo.
"Gli altri sono tornati ore fa. Pensavo fosse successo qualcosa."
Billo le prese la mano e gliela baciò.
"Nulla mi impedirà di tornare a casa da te."
La donna tornò in sè e gli assestò una manata.
"Come è andata?"
"Un successo."
Rispose Skin superandola velocemente e trascinandomi al piano di sopra.
Lo seguii, come sempre, inciampando sui miei piedi e cercando di fare un briciolo di resistenza.
Da cosa poi?
Avevo barattato persino la mia morale per lui.
Eppure dovevo ricordargli che non ero una bambola che poteva spostare da una parte all'altra della casa.
Non che io credessi che questo pensiero gli sfiorasse la testa. Era semplicemente abituato a stare al comando e tenere sotto controllo me e tutti coloro che lo circondavano.
Ma io avevo un carattere ben preciso, non ero accondiscente e il mio disappunto lo mostravo anche così.
"Vestiti. Stai congelando!"
Mi disse appena entrati nella camera.
Non opposi resistenza.
Mi tolsi il cappotto e afferrai il pigiama e la giacca di lana per avvolgermi finalmente nel caldo.
"Ti fa male?"
Mi chiese allora alludendo al braccio.
Mi accorsi che non riusciva a guardarmi in faccia.
"Smettila di pensarci."
Strinse le labbra muovendosi nervoso.
Maledetto Skin e maledetti i suoi demoni.
Presi coraggio e mi avvicinai a lui, fermandomi proprio ad un passo dal suo corpo.
Questo mio gesto lo costrinse ad alzare il viso per guardarmi e i suoi occhi mi colpirono come un pugno.
Si sentiva colpevole di chissà quali tormenti, glielo leggevo sul viso.
"Non mi fa male. Mi avrebbe fatto male se il piano fosse andato storto, se fosse successo qualcosa a qualcuno di noi. Questo livido non mi fa assolutamente nulla."
Mi prese la mano ed iniziò ad accarezzarne il palmo facendomi trasalire.
Il contatto con la sua pelle era un fuoco d'artificio.
"Mi dispiace."
Sbuffai.
"Per tutto Mela. Però grazie per essere così come sei e grazie per le tue idee geniali."
Finalmente sorrise e io mi sentii sollevata.
Avevo paura che si chiudesse di nuovo in sè stesso, come ogni volta che c'era un avvicinamento tra di noi. Non lo avrei permesso questa volta.
Gli strinsi la mano e fu il mio turno di trascinarlo di sotto, giusto per ristabilire l'equilibrio. Lui mi seguii senza opporre resistenza e questo si che era un bel passo avanti.
I nostri caratteri erano simili, entrambi eravamo molto forti all'apparenza e avevamo il bisogno di controllare ogni minimo dettaglio che ci circondava. Nessuno dei due era disposto a prendere comandi da terzi e nemmeno a piegarsi alla volontà degli altri.
Forse era questo che ci aveva fatto scontrare così tanto ma allo stesso tempo, forse era proprio questo a farci bruciare vivi ogni volta che eravamo nella stessa stanza.
"Tieni. Buch al telefono!"
Disse Eugene passandomi l'apparecchio appena varcai la soglia della sala.
Tutti gli occhi caddero su di me, soprattutto quelli di Skin.
Afferrai il telefono e lo portai all'orecchio dopo un istante di esitazione.
"Tutto bene?" Chiesi allora con tono autoritario.
"Si, Mela. Ci siamo ficcati in qualcosa di grosso, cazzo."
"Non perdere la calma. Donati ora si fida di me, crede che abbiamo arrestato Skin e sarà propenso ad abbassare la guardia. Ora devi pensare a tenere buono Eifel. Ci tradirà se ne avrà occasione.."
Lo sentii sbuffare dall'altro capo del telefono.
"Il comandante si è accorto di qualcosa?"
"No."
Rispose secco.
"Allora perché sei così agitato? Abbiamo fatto mille interventi simili."
Rimase in silenzio per alcuni istanti.
"Perché non so se stiamo dalla parte giusta."
Fu il mio turno di sbuffare.
"Non te lo sei chiesto quando hai preso quei bigliettoni per il tuo silenzio."
Alzò la voce offeso dalle mie parole.
"L'ho fatto per mantenermi in vita! Non mi hanno dato grandi scelte ma ti ho cercata tutto questo tempo. Ero convinto che tu fossi stata rapita, non che eri sotto copertura. Potevi avvisarmi in qualche modo.."
"Era il mio test per vedere che persona eri. Per questo non sei stato incluso fino ad ora nel mio piano."
Mi allontanai dal salotto perché la conversazione stava prendendo toni privati.
"Ho bisogno di spiegazioni. Eugene è stato troppo vago. Non capisco!"
Sospirai.
"Domani vieni al club. Ti spiegherò meglio il piano e il perché ho agito così. Ora però stai tranquillo. Ricordati che se parli, mi ritroverò con un buco nel cervello. Fai almeno questo per me."
Buch rimase in silenzio.
"Buch, cazzo!"
"Certo, certo. Lo sai che non ti metterei in pericolo. Ho solo questa brutta sensazione di conoscere solo metà della storia. Qualcosa non mi torna e ho paura per te."
Risi a quelle parole.
Era un bugiardo.
Sapevo che non mi aveva cercata con particolare tenacia.
Aveva molti indizi quando aveva preso i soldi che potevano condurlo da me.
Non aveva voluto perché non voleva guai.
E anche se ci aveva provato, non ci aveva messo tutte le sue forze.
Mi chiesi cosa avrei fatto io al suo posto ma ne ero sicura.
Non lo avevo mai amato ma non lo avrei lasciato nei casini. Io lo avrei cercato perché era un collega e un essere umano.
Lui era un poliziotto corrotto e come tale andava trattato.
Se ne avesse avuto la possibilità, anche lui ci avrebbe tradito ma purtroppo ci serviva un aggancio in polizia e al momento, lui era l'unico che avevamo.
"Ti copriremo di soldi e di gloria. Devi solo mantenere la tua posizione, non fare passi falsi. Se dovesse andare male l'operazione, sarei l'unica responsabile."
"Questa operazione.. è autorizzata? Dimmi la verità!"
"Sì." Mentii. Mentii come lui aveva fatto con me per anni.
"Lo è. Ma c'è il mio nome su questa missione, non il tuo. Stai sereno."
Sfiorai la foto sul comodino di fronte a me.
Ero esausta, volevo solo spegnere la testa.
"Vengo alla villa domani. Dimmi dove è."
"Non dire cazzate. Vieni al club domani sera. Donati sicuramente comincerà a spiarmi e ogni passo falso che commetteremo è un passo verso la morte. Sai bene di che pasta è fatto.."
"Un'ultima cosa.."
Mi voltai a guardare verso il salotto.
Gli altri stavano parlando ma non Skin.
Skin stava evidentemente ascoltando la mia chiamata.
"Che cosa?"
"Hai una relazione con uno di loro?"
"Non è affat tuo."
Tagliai corto rendendomi conto di quanto mi infastidissero le sue domande e la sua voce.
"È lavoro. Io sto eseguendo la mia parte, vedi di portare a termine la tua. Donati chiamerà per conferme. Dargliele! Non fare trapelare notizie, stai attento ad ogni mossa che fai e manda qualcuno a spiare Eifel."
Agganciai il telefono e tornai in salotto.
Gli occhi di tutti si posarono su di me.
"Che voleva?"
Chiese Billo passandomi un bicchiere di champagne che presi volentieri.
"Solo conferme. Domani verrà al club."
"Torniamo al club?"
Chiese allora Sam a Skin.
Lui mi guardò incerto.
"Sì. Dobbiamo stare tutti in un posto solo, il club è più sicuro."
"Donati lo starà controllando."
Mi ricordò Billo.
Feci un cenno con la testa.
"Sì. Entrerete con un furgone merci."
"Perché?"
Domandò allora Skin.
Sospirai e mi avvicinai a lui.
"Donati vuole il club. Lo vuole come punto d'aggancio e io gliel'ho promesso. Ho detto che ho lavorato lì, che conosco tutti e che lo manderò avanti finché voi non verrete condannati, poi sarà suo."
Sam scosse la testa.
"Figlio di puttana."
"C'era Bob alla villa."
Skin strinse il bicchiere di vino fino a farlo esplodere.
Sussultai e lo guardai con rimprovero.
"Che cazzo dici.."
Si avvicinò a me fulmineo e io mi ritrassi spaventata.
Metteva l'angoscia quando si muoveva così, come un felino pronto ad attaccare.
Invece lui mi girò le braccia intorno alla vita e mi abbracciò.
"Va tutto bene. Ha tenuto il gioco. Quando mi ha vista, ha confermato che ero arrivata al club per lavorare ma che mi ha beccata più volte con i documenti di Skin in mano. Non so che gioco stia giocando ma so che hanno in ostaggio la sua famiglia. Forse spera che lo aiuteremo."
Billo scosse la testa.
"Donati non fa ostaggi. Mente. Li ha già uccisi."
Scossi la testa per cacciare quel pensiero.
"Lui non lo sa."
"Non vuole accettarlo forse ma in cuore suo lo sa. È troppo pericoloso Mela, non possiamo rimandarti lì."
Sam si mostrò preoccupato per me per la prima volta in assoluto.
Mossi di nuovo la testa.
"No. Ha dato la conferma che Donati voleva e non mi ha tradita. Ho passato dodici ore chiusa in quella cantina, potevano farmi fuori in ogni istante invece lui non ha detto una parola.
Al momento, è dalla nostra parte. Dobbiamo sfruttare l'occasione."
Skin si morse il labbro. Sapevo che la sua testa stava macchinando pensieri brutti, come sempre quando si agitava così.
"Ti ha chiusa in cantina?"
Mi chiese allora con il tono più apprensivo di sempre.
"Non ci aspettavamo una limousine e coccarde di benvenuto. Ma ora l'ho conquistato. Possiamo tirare un sospiro di sollievo, fino a domani.
Ciò che conta è che nessuno di voi dovrà farsi vedere in giro. Al club verrà aumentata la sicurezza e voi ve ne starete buoni per un po'. C'è dell'altro. Ho sentito che Eifel ha provato a contattare Donati. Vorrà capire quale parte è più vantaggiosa. Donati lo vuole morto.."
Sam sorrise.
"E noi lasceremo che questo accada."
Sentii un tuffo nel cuore. Stavo diventando un mostro.
"Se non potremo evitare, non correremo da lui a difenderlo. Ma non voglio essere io a condannarlo, non me lo perdonerei mai."
"Eifel è senza uomini, Donati è inebriato dal potere. Agirà presto."
Feci un cenno positivo alle affermazioni di Billo.
"Lo so. Per questo ho ordinato a Eugene di mandare cinque dei suoi uomini a casa. Noi avremo fatto il possibile ma quella non è la nostra battaglia. Dobbiamo solo fare in modo che non abbia nulla da raccontare.
Altrimenti, ci farà saltare la copertura quindi nessun contatto con Eifel e con i suoi uomini. Restate nascosti e buoni. Domani penseremo alla prossima mossa."
"Non tornerai da lui."
Mi intimò Skin.
"Ne parliamo domani."
Aprì la bocca per ribattere ma io lo misi a tacere subito.
"Siamo arrivati fino a qui. Chiudiamo velocemente la faccenda. Non permettiamo che.."
Il suono di un telefono mi fece sussultare.
Sam prese il suo cellulare e rispose.
Dallo sguardo, capii subito che c'erano pessime notizie.
"Eifel è morto."
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