50. Skin

Era sempre così, in un istante preciso mi sembrava di essere sprofondato negli inferi, non riuscivo a vedere via di uscita, non riuscivo a comandare i miei sentimenti, a gestire le mie emozioni.. Passavo in quello stato qualche giorno, quando andava male qualche settimana e poi all'improvviso c'era la risalita.
Un po' era dovuta ai farmaci, forse un po' era fisiologica ma era come se all'improvviso questo luogo che per me era l'inferno si squarciasse e io riuscissi ad uscirne fuori ritornando a fare le cose di sempre. Quando poi esaminavo gli elementi che mi avevano fatto inabissare, la situazione mi sembrava molto meno grave e più gestibile rispetto a come l'avevo percepita e quasi mi sentivo un imbecille per essermi lasciato soffocare da piccolezze.
Quell'ultima crisi in realtà era maggiormente giustificata ed erano mesi che la sentivo nell'angolo pronta ad abbattersi su di me.
Le pressioni dell'ultimo periodo erano state tante, stava per arrivare inesorabilmente e mi ero rassegnato nella sua attesa che si sarebbe presentata.
Ma incredibilmente le cose avevano fatto il loro corso, io stavo risalendo dalle mie tenebre e stavo riprendendo a fare le cose di sempre così come era famigliare e come avveniva ogni volta.
Sembrava semplice detto in questo modo ma la realtà dei fatti era più complessa. Probabilmente avevo una depressione ad alta performance sempre attiva con momenti in cui non avevo più le forze di continuare a combattere e mi lasciavo andare totalmente. Anche quando stavo meglio lei era sempre lì, a martellarmi nella testa, a mostrarmi immagini catastrofiche, a sussurrarmi nelle orecchie i miei errori e i miei fallimenti.
Eppure questa volta l'avevo messa a tacere velocemente e sapevo che in parte il merito era di Mela.
In fondo ai miei inferi mi ero girato su un fianco e avevo visto il suo viso pulito e i suoi occhi scuri e avevo deciso di voler risalire in fretta perché non volevo preoccuparla e non volevo mostrarle quel lato di me.
Anche questo era probabilmente banale da dire e sicuramente non descriveva in maniera rispettosa quello che era il mio disturbo. Non bastava così poco ad uscirne totalmente, alcune patologie sono come un cancro e di sicuro non basta l'amore, come tanti hanno romanzato nel tempo, per sradicarle dal nostro corpo, altrimenti l'affetto dei miei fratelli mi avrebbe curato da tempo.
Eppure, quel calore umano, quegli occhi comprensivi che mi dicevano che nonostante tutto, nonostante i miei sbagli, andava bene così perché d'altronde eravamo solo umani che commettevano errori, mi aveva fatto così tanto bene che nemmeno me lo sapevo spiegare.
Forse era la redenzione che cercavo da una vita e Mela me ne aveva dato un assaggio.
Sarebbe tornata la bastarda, sarei ricaduto nel mio baratro di nuovo e di nuovo e di nuovo ma per ora mi bastava il fatto di essere riuscito a risalire e il domani era un'incognita.

Questi erano i pensieri che mi attanagliavano mentre Mela spiegava nel dettaglio a quarantasei persone, inclusi noi, come bisognava comportarsi durante la retata che avremmo fatto.
Era estremamente precisa, assolutamente professionale e concentrata.
Era interessante da vedere, un lato di lei che non avevo mai avuto il piacere di cogliere ma ora che la osservavo mi rendevo conto di come non poteva essere stata solo colpa sua se il suo caso era andato male. Ero sicuro di come le fosse stata addossata tutta la colpa, ora più che mai.
La giornata precedente avevamo condiviso un momento intimo, così intimo che avevo paura anche a respirare temendo di poterlo rovinare.
Era stata coraggiosa. Mela era una donna straordinaria.
Era difficile riuscire ad avere a che fare con i miei colpi di testa, mettere da parte l'orgoglio e fare il primo passo eppure quando mi aveva visto in difficoltà non aveva esitato a farlo.
Così come ora non esitava a mettersi in pericolo pur di salvare il culo a tutti quanti.
Questo non faceva che aumentare la stima che provavo verso di lei.
Infatti, quando ricevette un fragoroso applauso gonfiai il petto io stesso fiero di come quella donna stesse impartendo ordini ad un gruppo così grande, facendosi rispettare e apprezzare.
"Togliti quel sorriso compiaciuto dalle labbra."
Mi sussurrò Billo dandomi una gomitata.
Sam ci guardò storto, di mal umore come sempre.
Eravamo in fondo al nostro salotto e ci stavamo godendo la "formazione" senza intervenire.
"Forse sorride al ricordo di ciò che ha fatto questa notte."
Si intromise Sam facendomi innervosire.
Mi aveva visto uscire dalla camera di Mela quella mattina e sapeva che non avevo dormito nella mia, nel momento in cui non eravamo scesi a cena era andato a controllare non trovandomi.
La realtà era che ero stremato e avevo assolutamente bisogno di dormire e Mela riusciva a darmi la serenità che avevo bisogno per non svegliarmi continuamente. Non avevamo parlato molto, non ci eravamo quasi nemmeno sfiorati ma il solo fatto di dormire accanto, girati su un fianco per poterci leggere il profilo al buio e con i respiri che da qualche parte si incontravano mi era sembrato il momento in cui ero entrato maggiormente in connessione con una persona. Era stato un attimo così potente da farmi credere che forse stavamo facendo anche gli stessi sogni e la mattina quando mi ero svegliato avevo scoperto che eravamo nella stessa identica posizione, come se un filo invisibile ci avesse tenuti uniti tutta la notte.
E guardare il suo viso di primo mattino era stato straordinario, così forte da farmi andare via senza svegliarla.
Ero stato troppo codardo per rimanere perché sapevo che se avesse aperto gli occhi, avrei baciato le sue labbra morbide per poi dirle che non avevo mai potuto dormire profondamente come con lei, perché mi fidavo di lei e mi sentivo protetto da lei.
Queste erano parole troppo forti, quasi non riuscivo nemmeno a pensarle e ne avevo solo un accenno timido nella testa, figurarsi pronunciarle.
Quindi me ne ero andato e quando qualche ora dopo lei era scesa in sala ad attendere la nostra squadra, aveva cercato il mio viso colmo di paura pensando probabilmente di trovarmi come al solito isolato in me stesso con la morte disegnata sull'orlo delle labbra.
Le avevo sorriso. Lo avevo fatto di riflesso, senza nemmeno pensarci. L'avevo vista e già le mie labbra avevano iniziato ad incurvarsi ma soprattutto, appena avevo letto l'incertezza su di lei mi ero sentito in obbligo di farle sapere che andava tutto bene.
Il mio sorriso significava "non hai sbagliato nulla, non sono scappato da te ma da me stesso, ancora una volta. Tu sei perfetta in tutto quello che fai ma io non posso dirtelo perché suonerebbe bizzarro. D'altronde non ci siamo conosciuti in un ristorante stellato o in riva al mare. Ti ho rapita.."
"Mi preoccupa il fatto che non rispondi."
Girai la testa per guardare Sam e mi accorsi che era realmente preoccupato.
"Tu ti preoccupi sempre. Troppo. In continuazione."
"Fallo vivere!"
Si intromise Billo beccandosi la peggior occhiata di sempre.
"Abbiamo troppi casini intorno."
"Come sempre." Lo corresse il mio amico tenendomi la parte.
Sorrisi.
"Potremmo provare a sentirci meno responsabili per tutto e vivere di più la giornata.."
Entrambi si voltarono a guardarmi storto.
"Ti sei mangiato la scatola dei biscotti della fortuna?"
Chiese allora Billo con un ghigno sul viso.
"Lascia stare.."

"È per questo che vi voglio concentrati. Non aprite il fuoco per primi. State attenti alla direzione dove vanno i vostri proiettili, molte morti in queste operazioni sono dovute a compagni che perdono la calma. Non fatevi accerchiare ma arretrate in maniera da avere una via di fuga. Mangiate leggero, fate sport e dormite molto." Mela iniziò a riassumere i punti cruciali della lezione. Ne avrebbe tenute altre fino al giorno della retata concreta in maniera da arrivare preparati e muoverci in maniera sincrona. "Domani sera verranno scelti dieci di voi che ci accompagneranno in missione preparatoria. Eugene vi selezionerà dopo un colloquio per capire chi è più idoneo. Domani sera non si prevede nessun tipo di caos, sarà un'azione tranquillissima di cui lo scopo è quello di conquistare la fiducia del soggetto. Quindi state tranquilli, Eugene vi spiegherà meglio nel dettaglio. Domande?"
Rispose a qualche domanda che le veniva posta con tranquillità.
"Vi ricordo che siamo una squadra. Se qualcuno di noi ci tradisce, finirà nella lista di chi è nostro nemico. Se qualcuno di voi parla, non avremo pietà.."
Mela si mise entrambe le mani sui fianchi mentre Sam la interrompeva per minacciare i presenti.
"Ma nessuno ci tradirà per due semplici motivi. Siamo la parte vincente e siamo la parte più umana. Non finirete con un buco in testa al primo errore, non perseguiteremo la vostra famiglia se qualcosa dovesse andare storto.."
"Lo dice lei questo." Mi sussurrò Billo facendomi ridere.
"Quindi con noi avete solo da guadagnare, in termini economici ma anche come tornaconto personale. Sappiamo che siete gli uomini più fidati di Eifel e gli uomini più fidati di Skin. Crediamo in voi, siamo una famiglia e voi ne fate parte da ora. Andate a mangiare adesso mentre io discuto con Eugene di alcuni dettagli."
Si allontanò guardando male Sam che rimase interdetto.
Effettivamente il discorso motivazionale di Mela sembrava aver suscitato maggior interesse rispetto alle sue minacce.
"Amico.."
Billo iniziò a parlare per poi scoppiare a ridere.
"Ti ha fatto il culo!"

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