5. Skin
Espirai il fumo caldo dalle narici e spensi la sigaretta nel posacenere.
Il mio sguardo si perse al di là del vetro per qualche istante. Avevo mal di testa.
"Portiamola in Messico. Conosco gente che potrebbe occuparsene. Oppure mettiamola sotto terra, qui in giardino e addio pensieri."
Billo mi riportò di nuovo con la mente a quella situazione assurda che stavamo vivendo. Era tutto sotto controllo fino a sei mesi prima.
Tutto fottutamente sotto controllo.
Il club funzionava, gli affari andavano alla grande, la detective era ignara di tutto..
E poi tutto era crollato in un istante. Era stata colpa mia?
Forse. Ero io d'altronde ad aver premuto il grilletto per primo.
Non mi piaceva farlo. Al contrario di quello che si pensava, non mi piaceva uccidere. Chi poteva trarre piacere in un gesto tanto subdolo? Vedere una vita che piano piano scivola via e con essa, i suoi ricordi ed il riflesso della persona che poteva essere, di ciò che ancora poteva fare.
Ma noi venivamo dalla strada, con la morte ci avevamo a che fare da sempre e aveva oscurato una parte del nostro cervello.
Il mio primo cadavere lo avevo visto a due anni. Quello di mio padre. Overdose.
E Billo era stato il primo ad uccidere qualcuno. All'orfanotrofio aveva spinto dalle scale il prete che si era infilato nel letto di Sam. Questo aveva rotto un femore e ci era rimasto sotto dopo l'intervento.
Era qualcosa con cui facevamo i conti da sempre e man mano che avevamo acquistato potere, sembrava che lo spettro della morte ci girasse intorno ancora di più e in parte, ci donava sicurezza, ci donava potere, era un amico famigliare che passava a trovarci di tanto in tanto e non ci lasciava più sconvolti come all'inizio.
Però non avevamo mai fatto fuori qualcuno per bene. Ha importanza? Anche a questo non sapevo rispondere. In ogni essere umano c'era una parte di bontà, un gesto gentile verso qualcuno o dei valori. Nessuno era totalmente marcio, totalmente inutile o sbagliato. Anche un delinquente poteva avere un cuore e forse, poteva fare gesti di maggior altruismo rispetto ad altri. E viceversa, quanti ricchi, bianchi, uomini per bene avevo visto fare i porci nel mio locale e provare a molestare qualche ragazza?
Ma le regole per me erano chiare. Le ragazze del club non potevano essere toccate. Mai. Da nessuno.
E quel pezzo di merda di Donati lo aveva fatto apposta. Era venuto in casa mia per sfidarmi, voleva ottenere una mia reazione.
Eravamo rivali da troppo tempo e due come noi nello stesso territorio non potevano di sicuro costruire alleanze.
Lui aveva tirato uno schiaffo a Melody, io avevo estratto la pistola, il suo scagnozzo aveva sparato sopra alla mia testa mancandomi per un pelo e allora io avevo sparato a lui. Due volte.
Il suo scagnozzo era il cugino di Donati.
E da lì, l'inizio della fine.
Avevo un problema con la gestione della rabbia, lo sapevo bene. La mia psicoterapeuta diceva che ci voleva pazienza per risolvere la questione, ma uno che ha problemi a gestire la rabbia non ha molta pazienza.
Chi aveva ammazzato Browne? Chi aveva messo lì il cadavere fingendo che fosse un mio cadavere? Cazzo, quel bastardo mi piaceva. Facevamo affari insieme dall'inizio, era uno corretto e dai saldi principi, sicuro non meritava una fine del genere.
Mi passai la mano sulla testa.
"Skin sei preoccupato. Tu non sei mai preoccupato."
Sam mi sorrise dandomi una manata. Osservai il tatuaggio che aveva appena sfiorato. Un serpente si aggrovigliava intorno al mio polso e dalla sua bocca fuoriuscivano degli uccelli che volavano lontano.
"Ci stanno ingabbiando. Non possono essere solo i Donati. Hanno degli alleati, vogliono farci fuori."
Billo scosse la testa.
"Governiamo il territorio da quasi dieci anni. Eravamo appena maggiorenni quando abbiamo iniziato. Abbiamo troppi alleati per essere fatti fuori."
Tirai un pugno al tavolino di cristallo e poi un altro finché il dolore non mi offuscò leggermente il cervello riportandomi alla calma.
"Qualcuno che ci conosce bene. Che conosce bene il sistema. Hanno lasciato degli indizi ma non troppo palesi in maniera che sembrasse davvero un mio cazzo di cadavere e un mio cazzo di errore. Sapevano che Mela ci sarebbe arrivata! Era tutto studiato a tavolino. Conoscono anche lei. Pezzi di merda!"
Mi alzai in piedi e lanciai il posa cenere contro la parete.
Mary Sol corse nella stanza per vedere cosa stesse succedendo ed iniziò ad imprecare nella sua lingua appena si accorse del disastro. Billo le sorrise con quello sguardo che riservava solo a lei.
"Dobbiamo pensare ad una cosa per volta." Provò a Calmarmi Sam avvicinandosi e posandomi sulle spalle le sue grandi mani.
"Donati mi vuole morto e fa parte di una delle famiglie più importanti della nazione, abbiamo rapito una detective che ci ha beccato e ha capito l'identità che sta dietro a Skin dopo dieci anni che nessuno ci rompe i coglioni e che la polizia ci copre chiudendo tutti gli occhi che ha! Ora ho una donna sulle spalle e per poco sulla coscienza, un nemico conosciuto e qualcuno che cospira contro di noi seminando indizi che portano al club!"
"Dimmi che, hai bisogno di me.. Tu sei l'unica donna per me.."
Mi girai di scatto per osservare Billo che ballava intorno a Mary Sol con la scopa in mano e lo sguardo da scemo.
"Ah, merda." Aggiunsi quando le fece un inchino e si beccò uno sberlone sulla schiena.
Le piaceva da quando era arrivata ma lei non cedeva di un millimetro.
D'altronde, erano stati proprio dei tipi come noi ad ammazzare la sua famiglia in Messico e a farle del male. C'era voluta una vita a rimetterla in piedi e poi ad iniziare a conquistare un briciolo della sua fiducia. Era stata ferita troppo e troppo a fondo per lasciarsi andare ma aveva accettato di stare con noi, sotto la nostra protezione.
Era libera di andare, se solo avesse voluto, ma non aveva molti posti al mondo dove rintanarsi e il terrore di ciò che aveva vissuto la teneva qui con noi.
"Sorridi Mary Sol! È sabato e ti regalerei dei palloncini colorati se solo tu li accettassi!"
Con l'ennesimo sbuffo la donna gli lasciò lo scopino in mano e se ne andò di fretta dalla stanza, stanca di essere importunata.
Billo rimase fermo per alcuni istanti, le braccia aperte, la cresta di cinque centimetri sulla testa che sembrava afflosciarsi insieme al suo umore e i pantaloni color oro che brillavano con la luce solare che riusciva a filtrare dalle tapparelle.
"Capirà mai quanto la amo?"
Ci chiese guardandoci.
Sam lo guardò colmo di pietà.
"Ragazzi, siete delle teste di cazzo e continuate a sottovalutare la situazione. Abbiamo un mare di problemi. Questa volta è roba seria."
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