47. Mela

Avevo passato il pomeriggio a tormentarmi data la scarsa possibilità di tormentare lui.
Ero arrabbiata e confusa. Delusa dal suo comportamento e forse anche dal mio.
Non mi capacitavo di come avessi potuto cambiare totalmente la mia vita in un battito di ciglia e finire a bramare un qualsiasi contatto con la persona che volevo mettere in galera.
Ma non volevo essere ipocrita; da quando lo avevo baciato la prima volta non avrei fatto nient'altro nella vita. Aspettavo solo il prossimo momento in cui le nostre labbra potevano scontrarsi ancora e da quando lo avevo visto accasciarsi a terra per un colpo di pistola, avevo abbassato ogni mia barriera e avevo iniziato a fare i conti seri con il mio cervello malato; nutrivo dei sentimenti verso Skin.
Sentimenti contrastanti, fatti frequentemente di rabbia e voglia di torcergli il collo ma tenevo a lui, provavo anche dell'affetto.
Potevo anche in qualche modo capire la sua reazione di prima, anche se questa mi feriva. Mi sentivo delusa da come si era tolto ogni responsabilità di dosso dopo che ci eravamo allegramente strusciati come due adolescenti in macchina. Però, dopo che la rabbia iniziale aveva lasciato spazio alla ragione, avevo riflettuto su come Skin dovesse sentirsi in colpa, perennemente e per tutto. D'altronde mi aveva trattenuta contro la mia volontà. Di solito lui salvava le ragazze per farle poi lavorare in discoteca, non le rapiva, ero l'eccezione delle eccezioni. Il rapporto complesso con la madre mi faceva fare calcoli da psicologa laureata sui giornalini per ragazzine ma verso ora di cena, andavo molto fiera della mia analisi.

Chiaramente Skin non era venuto a cercarmi e a cena non si era presentato.
La rabbia aveva iniziato a pesare di più sulla bilancia balzando via la ragione.
Sensi di colpa un cazzo, è un coglione.
E per tanto, mi ero sorbita un'ottima cena in compagnia di Sam e Billo che avevano l'umore sotto i piedi e mi guardavano come se fossi un alieno.
Mi avevano fatto mille raccomandazioni su Eifel. Non doveva sapere che collaboravamo. Non sapevamo se potevamo fidarci di lui e in caso lui fosse avesse fatto accordi anche con Donati, avrebbe potuto rivelare la mia presenza in quella casa ma il mio alibi avrebbe retto lo stesso. Il che era la cosa più saggia da fare.

Così il giorno dopo mi ritrovai vestita da cameriera, più nervosa di dover incontrare Skin piuttosto che Eifel.
Il grande appuntamento era previsto per quella mattina e io mi sentivo su di giri.
Prima di tutto, un poco mi mancava lavorare e potevo sentire l'adrenalina pomparmi il sangue nelle vene.
Secondariamente, poteva andare storta qualsiasi cosa in qualsiasi momento e questo mandava i miei sensi in allerta totale.

Scesi al piano di sotto poco prima dell'incontro, così da poter vedere Skin un attimo ma non troppo a lungo per combinare danni.
Billo e Mary erano in salotto e potevo sentire le raccomandazioni che lui le stava facendo.
Skin invece era in un angolo e guardava fuori dalla finestra.
Mi diressi a passo spedito verso di lui, consapevole che non avrebbe fatto il primo passo e bisognosa di accorciare le distanze.
Uomini senza palle.
Sam si mise sul mio cammino per fermarmi ma io alzai il dito medio andando diritta verso l'idiota che mi aveva fatto saltare i nervi il giorno prima.
Si accorse della mia presenza senza bisogno di voltarsi e lo vidi irrigidirsi.
Feci il giro per trovarmelo in faccia e quasi mi spaventai.
Aveva una faccia orribile. Aveva una faccia che esprimeva così tanta tristezza e solitudine che al posto di un ceffone gli avrei dato un abbraccio.
Alzò gli occhi su di me e tremai.
Cosa lo aveva ridotto così? Ero stata io?
Spalancai la bocca incapace di dire la qualsiasi cosa e lui distolse lo sguardo.
Seguii i suoi occhi e vidi la macchina entrare nel vialetto.
Era ora di entrare in scena.
"Andrà tutto bene. Te lo prometto."
Provai a tranquillizzarlo pensando che qualche parola di incoraggiamento potesse fargli bene.
Non mi guardò ma si diresse con gli altri a prendere Eifel.
Eifel era un uomo sulla sessantina, classico americano, classico prodotto del patriarcato.
L'uomo che non deve chiedere mai era probabilmente la sua filosofia di vita.
Non mi piaceva, mi disgustava.
Ma d'altronde, affari erano affari.
Entrò nella villa sbattendo forte il suo bastone incastonato di diamanti sul pavimento e seguì Skin e gli altri in sala.
C'era una donna incinta che lo aspettava in giardino. Poteva aver compiuto la maggiore età da pochi minuti, così ad occhio.
"Un vero piacere rivedervi miei cari."
Stava dicendo mentre io facevo la mia entrata in soggiorno.
I suoi occhi caddero su di me e mi ispezionarono da cima a fondo con un sorriso vomitevole che purtroppo, ricambiai.
"Questo è il regalo di benvenuto?" Chiese a Skin scoppiando a ridere.
Lo vidi mordersi le labbra. Dovevo intervenire prima che facesse un disastro.
"Sono la cameriera e sono qui per servirvi da bere. Cosa posso portare?"
Eifel rise di nuovo.
"Da dove proviene questa rosa maltrattata? Chi le ha procurato tanti lividi?"
Domandò fingendosi tormentato. In realtà, ero sicura fosse uno a cui piaceva menare le donne.
"L'abbiamo presa con noi dopo che abbiamo saputo la sua storia complessa. È una delle nostre ragazze ora."
"Un altro gattino randagio?" Domandò compiaciuto Eifel guardando i ragazzi.
Skin continuava a non fissarci e Sam sembrava agitato, probabilmente consapevole di non poter controllare il suo amico.
"Portami un bicchiere di vino italiano per favore."
Feci un cenno e voltai per andarmene.
"Aspetta!" Chiese lui prendendomi la mano.
Skin si alzò in piedi di scatto e Sam di mise prontamente di fronte a lui.
Eifel lo guardò sconvolto non riuscendo a capire.
"La regola numero uno, non si toccano le nostre ragazze."
Sussurrò Skin pieno di rabbia.
Eifel lasciò andare la mia mano scocciato.
"Ha una storia difficile. Te lo abbiamo detto. Non vuole essere toccata."
Fece eco Billo.
Eifel si rimise a sedere con un sorriso più stringato.
"Volevo solo ricordare alla signorina che anche voi potreste desiderare da bere. Non ha chiesto."
Skin e Sam tornarono a sedere mente io attendevo immobile un segnale qualsiasi da parte loro.
Era evidente che la situazione era tesa e pericolosa. Una scintilla avrebbe fatto scoppiare la bomba.
"Sa che siamo a posto. Prendi il suo vino!"
Mi ordinò Sam indicandomi la credenza. Mi diressi velocemente verso essa ed iniziai a trafficare piano con la bottiglia, le orecchie ben tese per ascoltare i discorsi degli altri.
"Veniamo subito al dunque. Donati vuole farmi fuori e probabilmente vuole fare fuori anche te."
Eifel rise di fronte alla schiettezza di Skin.
"Lo so. Purtroppo mi è stata confermata questa versione. L'ho estrapolata con la forza ad una delle donne di Donati."
Rise dopo quella affermazione. Mi voltai per vedere i ragazzi innervosirsi sulla sedia.
"Sto scherzando. L'ho solo pagata bene. Come siamo suscettibili."
Rise di nuovo muovendosi in maniera robotica. Sicuramente aveva assunto delle sostanze prima di venire alla villa.
"Che volete da me?"
Chiese cambiando totalmente il tono della voce.
"Vino?" Tuonò poi schioccando le dita verso di me.
Lo guardai mostrando la bottiglia che fingevo di faticare ad aprire.
"Il tuo carico di droga andrà perso."
Gli rispose Skin senza tanti giri di parole.
Eifel rise di nuovo.
"Che hai in mente?"
"Sei con noi o contro di noi?"
Domandò Sam mettendosi in mezzo.
"Sono con me stesso." Rispose l'uomo aggiustandosi i baffi.
"Che ne farete del mio carico?"
"Elimineremo Donati e probabilmente il tuo carico riprenderà il largo per fuggire da quel casino."
"Ci sto!"
Rispose velocemente Eifel.
I ragazzi si guardarono dubbiosi.
"Mi fate fuori Donati, i nemici dei miei nemici sono miei amici, come si dice. Mi fate un favore immenso. Tenetevi il carico se vi serve per farlo."
"Ci serve anche una tua mano."
Skin strinse forte il bracciolo della poltrona mentre Eifel rideva per l'ennesima volta.
"Che genere di aiuto? Non abbiamo intenzione di scatenare una guerra. Non sappiamo chi ne uscirà vincitore. Non mi metto contro Donati."
"Ma lui ti vuole morto."
Gli ricordò Billo.
"E io voglio morto lui ma non ho le risorse per.."
Skin lo interruppe picchiando il pugno sul tavolo.
"Vogliamo il tuo carico e i tuoi uomini per l'imboscata. Vogliamo esseri sicuri che non collaborerai con lui.."
"Per chi mi hai preso?" Chiese piccato l'uomo. "Per uno che collabora con queste merde di persone che vogliono farti le scarpe dopo quarant'anni che tieni in equilibrio il giro? No grazie, non è per me."
Sospirai a quelle parole. Non mi fidavo.
"Vi darò metà dei miei uomini e il mio carico di droga. Nulla di più!"
"Ci serve il tuo appoggio. Donati è forte. Tu hai agganci in politica.."
"Usa i tuoi di agganci, che vuoi da me."
Skin si schiarì la voce con forza. Stava perdendo la pazienza.
Versai velocemente il vino nel bicchiere.
"Ti stiamo salvando il culo.."
"Grazie ma non scomoderò persone dall'alto. Chiama i tuoi amici. Da me non avrai altro e ringrazia che ti sto dando questo piuttosto che collaborare con il tuo di nemico per fare fuori te."
"Non dureresti un anno senza di noi."
Gli ricordò Sam.
"Dove cazzo è il mio vino?"
Tuonò l'uomo in preda ad un evidente stato di rabbia.
Mi voltai velocemente e Attraversai la sala con il bicchiere in mano.
Guardai verso Skin e notai lo sguardo con cui guardava Eifel.
Probabilmente voleva ucciderlo in quel momento. Avevamo bisogno di farlo andare via velocemente da quella villa.
Mi abbassai per passargli il bicchiere di vino e invece, lo rovesciai interamente sul suo cappotto bianco.
Ops.
In un attimo Eifel scattò in piedi e Sam si sovrappose tra me e lui.
"Stupida.. ah.."
Tuonò cercando di pulirsi il cappotto con le mani.
"Meglio che me ne vada da questa casa. Abbiamo un accordo?"
Chiese l'uomo guardandoci storto.
Billo gli fece un cenno col mento.
Dopo un ultimo sguardo di disprezzo rivolto verso di me, si fece accompagnare verso il giardino per andarsene via.

"Sei stata brava." Si congratulò Billo dandomi un abbraccio.
"Brava anche per averlo fatto andare via. Si metteva male se restava ancora.
Sorrisi a quelle parole e cercai di nuovo gli occhi di Skin, inutilmente.
"È stato un buco nell'acqua, non collaborerà.."
"Lo farà." Rispose Sam sereno.
"Fa sempre così all'inizio ma se ci lascia il carico e una parte dei suoi uomini, significa che collaborerà. Non preoccuparti."
Sorrisi.
"Domani andrò da Donati. Fingerò di tradirvi per sbattervi dentro, conquisterò la sua fiducia e lo convincerò ad entrare nel programma retata così lo arresteremo quando proverà a prendersi il carico di Eifel."
Sorrisi orgogliosa per quel piano.
"Non possiamo farlo."
Sussurrò allora deciso Skin decidendosi a degnarmi della prima parola dopo quasi ventiquattro ore dal danno.
"Scusa?" Chiesi a bocca aperta.
"È pericoloso. Non ci saremo noi a proteggerti domani. Potrebbe succedere di tutto.."
Skin strinse i pugni a quelle parole.
Sorrisi di nuovo.
"Non succederà nulla Skin. Posso gestirla e tu lo sai. Andrà tutto per il meglio!"

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