41. Mela

Sam mi passò accanto dandomi un mezzo spintone per passare prima e corse verso l'ingresso.
Lo seguii scocciata.
Mi fermai vicino all'entrata intimidita.
Non sapevo come salutare Skin, mi sentivo di troppo, non volevo rovinare l'ambiente mentre i tre si abbracciavano felici.
"Mi fate male, teste di cazzo!"
Sorrisi quando sentii la sua voce.
Andarono avanti alcuni minuti finché si staccarono e finalmente incontrai gli occhi di Skin.
Aveva diversi lividi sul volto, ma sembrava disteso.
Aveva una stampella, vedevo una fasciatura sulla gamba e un'altra sul braccio.
Mi guardò e scosse la testa.
"Cosa fai ancora piena di sangue? Abbiamo finito l'acqua calda in questa casa?"
Sorrisi anche io e mi avvicinai ai tre.
Skin si voltò verso Sam guardandolo stupito.
"Mi sono addormentata mentre mi medicavano. Sam non ha voluto svegliarmi. Ha fatto la guardia al mio divano fino a poco fa."
Skin si voltò verso di me sorridendo.
"Sei messa male."
"Senti chi parla!"
Sollevai la testa guardandolo con sfida.
I nostri occhi si incrociarono e non si staccarono nemmeno un istante, nemmeno quando Mary Sol mi passò davanti e Billo la prese per la mano tentando di farle fare una giravolta.
Cosa che non funzionò. La donna gli mollò un pugno sul braccio facendolo ridere.
"Venite a mangiare."
Ci invitò verso la cucina e Billo si fiondò dietro di lei cercando di prenderle la mano.
Anche Sam la seguì invitando il suo amico a fare altrettanto.
Ma noi continuavamo a guardarci come se il mondo intorno non esistesse più. Era bello rivederlo e l'immagine di lui che cadeva in ginocchio mi aveva straziata così tanto che ora, nonostante fosse pieno di lividi, mi sentivo serena a vederlo vivo. Come se fino a quell'istante ancora non ci credessi realmente.
Nel mio cuore, speravo quasi che si facesse avanti, accorciasse la distanza tra di noi e mi abbracciasse.
Invece, dopo un lungo istante.
Mi passò accanto dirigendosi verso la cucina.
"Vieni?"
Mi domandò risvegliandomi dal mio tepore.
Lo seguii e presi posto accanto a lui, dove il mio piatto mi aspettava.
Attesi che tutti si fossero serviti e che anche Mary Sol, dopo insistenza terrificante da parte di Billo, si accomodasse con noi.
"All'ospedale hanno fatto problemi?"
Chiese Sam affondando la forchetta nella sua salsiccia.
Billo sorrise.
"Con noi nessuno fa tante storie. Ma abbiamo delle novità."
I suoi occhi e quelli di Sam si posarono su di me.
"Devo andarmene?"
Chiesi allora con un filo di voce.
Non facevo parte del loro gruppo e in qualche modo questo mi feriva. Avevo un gran bisogno di parlare con la mia psicologa per mettere a posto quel casino che avevo in testa.
"Donati vuole rubare la merce a Eifel.."
"Skin!" Lo rimproverò Sam terrificato guardando nella mia direzione.
"Ieri sera mi ha salvato la vita. Ci fidiamo un po' di più di lei. E questo potrebbe interessarle.."
Mi misi più comoda sulla sedia e drizzai le orecchie.
"Sta facendo affari con i boliviani. Probabilmente non sono contenti delle quantità che compra Eifel. Probabilmente vuole fare il culo sia a noi che a lui e prendersi tutto. Sta facendo fatica ad ottenere il carico. I boliviani sanno che quella è la nostra area e hanno paura di qualche intoppo che gli farà perdere il giro per sempre. Per questo ha bisogno di farci sparire in fretta."
"Eifel lo sa?"
Chiesi allora io.
Skin fece un cenno di assenso con la testa.
Mille scenari si fecero largo nel mio cervello, nessuno di essi positivo.
"Lo incontriamo fra due giorni. Prima deve sistemare alcune cose interne. Capire di chi fidarsi o meno. Fino ad allora staremo qui."
"E Neve?" Domandai allora io spaventata.
"Il club è pieno di sicurezza. Starà bene."
Stavo per ribattere che anche il giorno precedente era pieno di sicurezza ma mi morsi la lingua.
"Non deve succederle nulla."
Mi raccomandai.
Skin mi fece l'ennesimo cenno. Non era mai stato di molte parole.
"Cosa sai su Eifel?"
Mi chiese allora di cattivo umore Sam.
Alzai le spalle.
"Poco. So che è un uomo influente. Non sapevo avesse a che fare con questo giro."
"Profilo basso da una vita. Il poco per stare bene, nulla di più. Ci collaboriamo da molto.."
Le parole di Billo morirono nella sua bocca quando Sam gli mollò un calcio sotto il tavolo.
Skin lo guardò storto.
"Non puoi proprio fidarti di lei, vero?"
Concluse allora deluso. Il cattivo umore dei due era palpabile. Non era la prima volta che assistevo ad una scena del genere, li avevo già visti anche finire a botte ed ero piuttosto convinta che i dissapori fra i due fossero iniziati col mio arrivo.
"Sbirro."
Sam pronunciò quelle parole con disprezzo.
"Mi ha salvato la vita ieri."
"Convenienza."
Ribatté nervoso quest'ultimo.
"Anche di Mary Sol non ci fidavamo all'inizio.."
Sam guardò storto Billo mettendolo a tacere.
"Mela, vatti a fare una doccia."
Sorrisi a quelle parole. Pensava davvero che ora poteva darmi ordini.
Skin voltò la faccia verso di me.
"Ora." Aggiunse cattivo.
Scossi la testa.
"Col cazzo che mi dai ordini. Non siamo così amici. Io ti ho salvato il culo e ho il diritto di stare qui. Vuoi che faccia affari con te giusto? Vuoi che con il tuo aiuto e quello di Eifel arresti Donati? Ci sto. Ma io ho guadagnato il posto a questo tavolo e resto qui."
"Convenienza."
Disse di nuovo Sam facendo scattare Skin.
Picchiò un pugno sul tavolo facendo trasalire tutti.
Dal bendaggio intravidi quasi immediatamente del sangue bagnare la stoffa.
Girai gli occhi verso il cielo.
Skin si alzò in piedi, a fatica ma con decisione.
Mi prese per un braccio e mi strattonò giù dalla sedia.
"Calmati amico.."
Billò lo ammonì continuando a mangiare tranquillo.
"Vieni."
Mi disse trascinandomi verso la scalinata.
"Mollami, cazzo."
Gli piantai un pugno in mezzo alla schiena facendolo trasalire.
Aveva un polmone bucato, cazzo.
"Scusa io.."
Si voltò di scatto guardandomi storto, il suo viso attaccato al mio.
"Non osare mai più."
Mi minacciò e io provai paura, ma più di tutto delusione. Eravamo ancora qui, nonostante tutto.
"Vai a pulirti, cambiati e aspettami di sopra. Io ho delle cose da sistemare e tu non fai parte di queste. Se ti dico che devi andare, tu vai via.."
"Altrimenti?"
Gli domandai con sfida.
Solo allora sembrò accorgersi che il suo tono era minaccioso.
Provò a calmarsi inghiottendo più volte la sua saliva.
Era bello da morire e quel pensiero era totalmente sbagliato.
"Altrimenti mi metti in difficoltà. Più di una cosa alla volta non riesco a gestirla. Ho bisogno che in alcuni momenti te ne stai buona e mi fai risolvere le cose."
Nonostante il suo tono di voce più tranquillo, ero furibonda per come mi aveva appena trattata.
Pensava fossi un oggetto? Un pacco postale da spostare a suo piacimento?
Odiavo il modo in cui mi trattava in alcuni momenti.
"Dovevo lasciarti picchiare a morte ieri."
Gli dissi incazzata. La sua bocca si incurvò verso l'alto.
"E io dovevo lasciare che ti dessero una lezione così ora saresti più tranquilla."
Abbassai gli occhi verso il pavimento.
Anche lui mi aveva salvata, non era una cosa a senso unico.
"Me la sarei cavata benissimo da sola."
Skin ridacchiò.
"Sparisci ora. Lasciami risolvere questa situazione e poi ne parliamo."
Mi girò intorno e poi mi spinse leggermente dalle spalle.
Mary Sol mi affiancò velocemente prendendomi sotto braccio e aiutandomi a salire le scale.
Mi faceva male dovevo ero stata operata per l'appendicite.
"Vieni. Non fare caso a quei tre. Sono indisciplinati."
Mi disse facendomi ridere.
Mi condusse in fondo al corridoio e si fermò di fronte ad una porta.
Si voltò a guardarmi e poi scosse la testa andando poco più avanti e aprendone una seconda.
La prima, era la stanza della mia prima detenzione.
"Vieni, ti faccio vedere dove sono gli asciugamani e i vestiti. Ti medico le ferite una volta che hai fatto."
Sorrisi seguendola.
La stanza era piccola ma confortevole.
C'era un letto bianco, una libreria e una poltrona che sembrava parecchio comoda.
La vasca da bagno era vicino alla finestra, sembrava molto moderna.
Mi piacevano le vasche da bagno che non erano.. In bagno.
"Qui ci sono dei vestiti, spero ti vadano bene."
Mi passò una tuta e una maglia nera.
Mi tolsi la maglietta e cominciai ad abbassarmi i pantaloni quando Mary si voltò.
"Quello non mi piace per nulla."
Si avvicinò toccandomi la ferita.
"Sono stata operata di peritonite qualche settimana fa."
Mi toccai la pancia e guardai la ferita.
Avevo un livido e sembrava un poco gonfia. Sicuramente l'avevo avevo preso un colpo quando avevo fatto a botte con gli altri la sera prima.
"Chiamo il dottore."
"Non c'è bisogno!"
La pregai prendendola per mano.
La donna scosse la testa.
"Viene il dottore."

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