36. Mela
Mi lavai i denti e sputai nel lavandino. Non mi premurai di pulire dopo.
Erano giorni che mi trascinavo in questo stato.
Arrabbiata, furibonda, triste, in trappola, delusa, ferita..
Sarei potuta andare avanti all'infinito.
Non avevo più lavorato e lui non lo aveva più chiesto.
Lo avevo evitato come la peste e per la prima volta in questa relazione forzata era stato lui a cercarmi.
Lo sapevo. Lo avevo osservato.
Entrava nella sala la sera e con i suoi occhi percorreva ogni viso in cerca del mio.
Evitavo il suo sguardo un secondo prima che mi trovasse e continuavo a sorseggiare i miei drink non curante di lui.
Mi ero ubriacata. Ogni sera.
Avevo ballato, avevo conosciuto della gente.
Ero arrivata ad un livello dove mai prima di ora ero giunta. Non avevo più obiettivi e questo quasi mi confortava.
Basta peso delle responsabilità, ero libera come l'aria!
Libera di sbagliare, di non pensare, di non fare la cosa giusta per gli altri!
Non mi importava più di nulla.
Ero colma di rabbia. Rabbia cieca.
Rabbia che fa male e che ti porta a fare cose stupida.
Ma c'era anche altro. Per la prima volta nella mia vita, non mi sentivo trattenuta.
Avevo passato un esistenza intera a fare la cosa giusta, a sentirmi in colpa se non rasentavo la perfezione, ad essere la figlia modello, la poliziotta modello.. Mai un errore che non mi avesse divorato l'anima, mai uno sbaglio, mai un momento dovevo avevo perso il controllo.
Perché? Era così leggero non pensare alle conseguenze, lasciarsi fluttuare nell'aria senza pensare al dopo, al giudizio e alle conseguenze.
La sera prima uno dei clienti del club mi aveva proposto di sniffare qualcosa in bagno e per un istante avevo quasi pensato di accettare.
Skin si aggirava come un avvoltoio intorno a noi e questo mi aveva fatto pensare per un istante che sarebbe stata una buona idea. L'avrebbe divorato una cosa del genere. L'avrebbe fatto sentire in colpa in eterno.
Ma non mi andava di litigarci o di rivolgergli parola.
Non mi andava più nulla. Solo del gin, liscio possibilmente.
Neve continuava a scuotere la testa in mia presenza. Diceva che io avessi la sindrome Post traumatica da stress e che si stava manifestando solo ora.
Non mi sentivo nemmeno più stressata.
Non sentivo più nulla!
Ero solo felice di potermi fare gli affari miei e infatti, avevo tirato un sospiro di sollievo quando avevo sentito del party esclusivo che si sarebbe tenuto quella stessa sera.
Party al quale io non ero stata invitata ovviamente.
Il club sarebbe rimasto chiuso, la festa si sarebbe spostata in un palazzo ai confini della periferia.
Palazzo che sarebbe stato tirato giù per costruire un altro palazzo da un socio di Skin.
Questo aveva deciso di dare un party esclusivo e quindi, il club si sarebbe spostato lì quella sera.
Una festa in un palazzo fatiscente sarebbe costata oltre cento dollari ad entrata.
Ma non mi importava. Questo significava che il club era sigillato ed io sarei rimasta chiusa qui con tutto l'alcool a mia disposizione. Non chiedevo altro.
Spegnere il cervello e fuggire da tutto era l'unico scopo dei miei giorni.
Faticavo a tollerare persino Neve e la sua gentilezza.
Non tolleravo nemmeno me stessa.
Invece poche ore dopo rimpiansi i miei desideri. Mentre Neve mi faceva mille raccomandazioni e mi dava mille abbracci prima di avviarsi al cazzo di party, intravidi Skin con la coda dell'occhio agguantare una bottiglia di gin e fare ciò che volevo fare io.
Bere in santa pace.
Rimasi interdetta quando tutti, uno ad uno ad esclusione di Billo e Skin, presero la porta di uscita e si levarono dai..
"Che diavolo fate ancora qui?"
Chiesi esasperata andando a parare davanti a loro.
Skin alzò il volto verso di me e mi guardò con il viso esasperato.
"Finalmente ci degni di nuovo di una tua parola."
Concluse fin troppo serio anche per lui.
Mi misi le mani sul fianco.
"Che cazzo fate qui?"
Chiesi ancora fregandomene della sua domanda.
"Intendi nella nostra discoteca?"
Domandò Billo passandomi un bicchiere di gin.
Lo guardai stordita. Davvero non volevano levarsi dalle palle e aveva o deciso di restare lì, a sballare i miei piani e le mie uniche soddisfazioni?
"Io resto qui."
Mi disse Skin facendomi scoppiare a ridere.
"Cazzo.."
Dissi soltanto dando un pugno al bancone.
I due mi guardarono sconvolti.
Non avevano idea di quanto io fossi incazzata.
"Non ti lascio qui sola."
"Hai paura che scappi? Che trami contro di te? Che dia fuoco a questo posto di merda? Proprio tu che mi hai dato le chiavi del tuo ufficio con tutte le prove per incastrarti al suo interno?"
Billo spalancò la bocca e ciò mi fece adirare ancora di più.
"Oh guarda, qualcuno non era a conoscenza di qualche dettaglio. Allora qui c'è qualcuno che mente agli amici!"
Gli puntai l'indice contro e bevvi tutto il contenuto di gin che mi avevano passato.
Per amici, intendevo anche me stessa.
Sebbene noi non eravamo amici!
Skin sospirò.
Si grattò la spalla non sapendo che cosa dire.
Sembrava più magro. Aveva le occhiaie che segnavano profondamente i suoi occhi.
Era stanco, preoccupato.
Forse era successo dell'altro e per un attimo pensai di chiederlo..
Ma non mi importava.
Zero responsabilità!
"È arrabbiata sul serio amico."
Spalancai la bocca per ribattere ma Billo alzò le mani al cielo.
"Vi lascio soli ad insultarvi. Io vado alla festa. Lui resta perché non c'è quasi nessuno della sicurezza e abbiamo un boss alle calcagna che vuole farci fuori. Per te è pericoloso stare sola ma non possiamo portarti con noi perché sei una pazza del cazzo. Tutto chiaro? Ciao."
Alzò le mani salutandoci e se ne andò via velocemente.
"Non bevete troppo. Non prendete decisioni senza la supervisione di un adulto. Non uccidetevi. A dopo!"
Uscì fuori e un uomo della sicurezza mise la testa all'interno per controllare che fosse tutto a posto. Skin gli fece un cenno con la mano.
"Possiamo parlare?" Mi chiese mandandomi fuori di testa.
"No!"
Gli urlai contro e cominciai a camminare lontana dal bancone.
Skin mi fu alle costole in un momento.
Mi prese un braccio per farmi girare.
Gli diedi uno schiaffo.
Lui strinse più forte.
"Cazzo, Mela.."
Gli diedi un altro schiaffo. Il suo viso cambiò per un istante, i suoi occhi divennero più scuri ma sembrò ricomporsi velocemente.
"Non sapevo di Buch.."
Lo spinsi ma lui non mollò la presa.
Il risultato fu che mi feci male.
Skin sembrò accorgersene e allentò leggermente la presa.
"Non volevo fregarti. Cazzo.."
Mi lasciò finalmente andare ma io rimasi immobile. Non volevo più scappare.
Volevo scomparire.
Volevo ucciderlo, strozzarlo, seppellirlo vivo..
E allo stesso tempo volevo ascoltarlo, tornare a parlare con lui, tornare a cercarlo in mezzo agli altri.
Perché ero pazza davvero.
Gli diedi una spallata e passai oltre per andare al bancone. Presi il gin e lo trangugiai a canna, dalla bottiglia.
"Smettila di bere così.."
Lo fulminai con gli occhi.
"Non per colpa mia almeno. Era un piano stupido. Siamo con l'acqua alla gola, non sappiamo come liberarci di Donati e abbiamo paura. Sono onesto Mela. Ho paura che succeda qualcosa a qualcuno di voi. Ci sembrava un accordo dove tutti vincevano."
Risi di nuovo.
Skin sbuffò. Mi rubò il gin dalle mani.
"Che cazzo ci vincevo io?"
Scosse la testa.
Mi asciugai il naso con la mano. Maledetti sentimenti.
"Sono stanco di questa situazione. Io non ho mai fatto del male ad una donna."
Alzò le mani di fronte a sè quando vide la mia furia pronta ad abbattersi su di lui.
"Non per una questione sessista. Non ne ho mai avuto bisogno e tu non sei un nemico.."
Ci pensò un attimo e poi scoppiò a ridere alle sue parole.
Mi girai per non fargli vedere il mio sorriso.
"Non uno dei soliti nemici. Non vorrei più obbligarti a stare qui. Vorrei sistemare le cose con Donati e lasciarti andare. Ma ho paura che tu ci faccia finire tutti in galera."
"Puoi giurarci."
Gli risposi, ma le mie parole avevano perso l'enfasi di pochi istanti prima.
Ero poco credibile, persino per me stessa.
In realtà ero felice della sua vicinanza, del fatto che stavamo parlando, che sembrava quasi chiedermi scusa.
Non lo capiva il coglione che io avevo reagito così perché mi sentivo ferita.
Usata.
Credevo stessimo diventando quasi amici e invece alle mie spalle cercava prove per mettermi nella merda e minacciarmi.
"Sei un coglione."
Dissi asciugandomi una lacrima che nascosi con un sorso di gin.
Skin sorrise, oserei dire timidamente.
Venne più vicino a me e si sedette nello sgabello accanto.
Sospirò. Lo feci anche io.
"È così difficile essere un criminale."
Erano così oneste le sue parole da farmi ridere.
"Anche essere un poliziotto."
Sorrise anche lui.
Allungò la mano e la mise sulla mia gamba.
Trattenni il respiro.
Mi voltai a guardarlo e i suoi occhi bruciavano nei miei.
"Mi sei mancata in questi giorni."
Spostai lo sguardo velocemente. Odiavo tutta quella onestà che percepivo talvolta nella sua voce.
"E avrei ucciso un paio di persone con le quali stavi parlando."
Bevvi un altro sorso di gin. Non lo guardai.
"Mi hanno offerto una striscia in bagno. Ho quasi accettato."
La sua presa si strinse sulla mia gamba.
"Non mi andava di litigare con te però. Significava doverti rivolgere parola."
Skin trasalì.
"Smettila di fare la stupida."
Si alzò in piedi e mi obbligò a voltarmi con lo sgabello annesso.
In quella posizione ero poco meno alta di lui che si era alzato in piedi e mi stava addosso.
Avrei potuto baciarlo da lì.
Le sue labbra erano belle e oscure.
Non avrei dovuto fare quei pensieri ma a tratti, avevo l'impressione che li stesse facendo anche lui.
"Non devi dire certe cazzate. Mela possiamo sistemare tutto. Perché non proviamo a collaborare? Perché non troviamo un compromesso, insieme?"
Spinta dalla pazzia di quei giorni alzai la mano e gliela misi sul petto.
Sentii il suo cuore pulsare sotto di essa.
La spostai in su e passai un dito sulle sue labbra.
"Che stai facendo?" Mi chiese turbato.
"Gioco."
Risposi io avvicinando la mia faccia alla sua.
Lo sentii trattenere il respiro. I suoi occhi andarono alle mie labbra dandomi conferme.
Leggera, senza responsabilità.
"Per me non è un gioco."
Disse mettendo anche l'altra mano sulla mia gamba.
Le spostò entrambe sui miei fianchi e si fece largo per avvicinarsi.
Glielo permisi aprendo leggermente le gambe.
Non fuggiva, non scappava, manteneva il suo sguardo su di me.
Gli piaceva quella situazione.
"E ora che succede?"
Gli domandai avvicinando la bocca al suo orecchio sinistro.
Appoggiai il naso nell'incavo tra il collo e la spalla.
Gli accarezzai la pelle e lui tremò leggermente.
"Succede che perderò il controllo. Perderò il controllo e tu smetterai di essere Mela e io Skin. Non ci sarà via di ritorno."
Gli passai una mano tra i capelli guardandolo negli occhi.
Avvicinai la mia bocca alla sua ma lui si spostò.
"Stai giocando con me ora?"
"Si."
Risposi facendolo sorridere.
Mise una mano sul mio collo e lo strinse leggermente.
"Forse me lo merito."
Sorrisi avvicinandomi di nuovo.
"Sì. Ti meriti di essere preso in giro e ferito. Di sentirti tradito e usato."
"È questo che stai facendo ora con me?"
Rimasi in silenzio. Passai una mano sulla sua nuca e poi la spostai verso il collo e la spalla.
Lui appoggiò la fronte alla mia.
Stava sudando e forse anche io.
Mi spostai leggermente indietro e fissai le sue labbra.
"Sei sicura di volerlo?"
Mi bloccai a quelle parole.
Cosa volevo? Non lo sapevo.
Cosa stavo facendo?
Misi entrambe le braccia intorno al suo collo e mi strinsi a lui come se potesse aiutarmi a risolvere i miei enigmi, a capire qualcosa.
Era la persona dalla quale dovevo stare più lontana eppure sentivo bisogno di stargli vicina.
Anche lui mi era mancato.
D'altronde, quello era un mondo parallelo e una vita parallela. Potevo fare ciò che volevo e non pagarne le conseguenze.
Mi avventati sulle sue labbra, nel vero senso della parola.
Dopo un primo istante di sgomento lui rispose al bacio.
Con forza. Con passione.
Lo strinsi a me con le gambe e gli afferrai i capelli con forza.
Lui rispose baciandomi il collo e poi di nuovo la bocca in un groviglio di respiri e di parole non dette.
Era forte, era vibrante, era energia pura e non riuscivo a contenerla mentre i pensieri si annebbiavano e perdevo ogni senso della ragione.
Potevo percepire ogni cosa; il tocco delle sue mani, le sue labbra morbide, le gocce di sudore che mi bagnavano la schiena, il piede in una posizione scomoda.
Era tutto amplificato e mi sembrava quasi di aver vissuto a metà fino a quel giorno. Quello era il giorno in cui potevo percepire realmente me stessa, i miei bisogni più intrinsechi, il mio istinto animale e anche qualcos'altro.
Sentivo.. Dell'affetto!
Sentivo un peso forte sul cuore che lo comprimeva aumentandone i battiti e restavo sbalordita di fronte a quell'emozione che non avrei mai creduto una donna rigida come me potesse provare.
"Aspetta!"
Tuonai all'improvviso bloccandolo.
Si allontanò leggermente da me, il respiro ancora affannato e l'incertezza sul viso.
"Non vuoi più?"
Mi chiese in un sussurro.
Ma subito capì anche lui che qualcosa non andava.
Le voci che mi era sembrato di sentire in lontananza si fecero più forti.
Qualcuno urlò.
Un colpo di pistola ruppe l'aria e il silenzio.
Skin mi afferrò il braccio. Mi trascinò giù dallo sgabello e mi portò dietro al bancone facendomi sedere a terra, ben nascosta.
Mi diede il suo telefono in mano.
"Chiama Billo e Sam."
Mi fece segno con il dito e il mio sguardo lo seguì.
Attaccata sotto al bancone con lo scotch c'era una pistola.
"Resta qui. Non fiatare. Non fare nulla di stupido. Non muoverti, qualsiasi cosa tu senta."
Senza aggiungere altro, si alzò in piedi e sparì.
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