35. Skin

"Non ho mai ricavato nulla di buono da queste conversazioni a quattro. Questa situazione mi mette un filo a disagio."
Provò a sdrammatizzare Mela mentre si sedeva sul divano del mio ufficio.
La poltrona, la evitava come la peste.
Billo le sorrise cercando di calmarla ma era evidentemente agitata.
"Stai tranquilla, ormai ci siamo affezionati a te, non siamo intenzionati a scaricarti."
Le disse non riuscendo però a strapparle un sorriso.
Si toccò i lunghi capelli neri che sfuggivano dalla treccia laterale e iniziò ad arricciarli col dito con movimenti ritmici e nervosi.
Le porsi un bicchiere di gin ma lo rifiutò. Erano quasi le dieci di sera del giorno dopo. Avevo passato tutta la maledetta giornata a pensare quale fosse il modo migliore di agire e mi ero convinto che Mela, era in effetti la nostra unica carta vincente. L'unica che Donati non si aspettava.
"Skin ti ha parlato di Donati.."
Constatò Sam.
La sentii trattenere il fiato.
"Non so così tanto alla fine. Se pensate di volermi fare fuori perché ora conosco i vostri segreti, metto le mani avanti.."
Sorrise mentre faceva quel gesto ma il sorriso le morì sul volto quando si accorse che non rispondevamo.
"Non siete seri. Mi raccontate i cazzi vostri e poi ve la prendete con me?"
"Non è così."
Provai a calmarla ma ormai era partita per la tangente "Mela" come sempre e stava blaterando un'infinità di parole che avrebbero stordito anche il miglior manipolatore del mondo.
"Potresti solo ascoltarci per una volta?"
Le chiese Billo interrompendo quel fiume in piena.
"No!" Tuonò lei.
Balzò in piedi e di rimando lo fece anche Sam.
"Siediti immediatamente!"
Le ordinò puntandole un dito contro.
Lo affiancai e gli misi una mano sulla spalla per calmarlo.
Mi infastidiva tremendamente come si rivolgeva a lei.
Il mio amico mi guardò torvo, sorpreso dal mio gesto ma non fece commenti.
"Mi rapite, mi mandate su un aereo, mi riprendete, quasi perdo la vita per un'appendicite, mi riportate qui e ora cosa? Mi avete rubato la vita, che altro volete?"
Chiese lei esausta.
Billò alzò le mani al cielo.
"Ma che problemi ha? Non abbiamo detto una parola!"
"Siediti Mela."
Le chiesi con tono fermo e deciso.
Lei mi guardò con aria di sfida.
Non prendeva ordini da nessuno e voleva farmi capire che non le importava chi ero, non lo avrebbe fatto nemmeno con me.
"Parliamo di affari."
Le proposi invitandola di nuovo a sedersi.
Questa volta lo fece forse intuendo che poteva guadagnarci qualcosa.
Aspettai alcuni istanti finché non la vidi più calma e ripresi a parlare.
"Donati non ha più un fornitore. Il suo è morto, quello con cui fa affari attracca dalla nostra parte del porto, controllato da noi. Per questo ha bisogno di farci fuori."
Rimasi in silenzio a guardarla.
Sgranò i grandi occhi scuri. Il suo sguardo era penetrante. Cercava di leggermi dentro mentre continuava a fissarmi in silenzio.
All'improvviso, si alzò in piedi di nuovo.
"Nulla a che vedere con me. Ciao."
Si incamminò verso la porta e dovetti placare nuovamente la furia di Sam.
"Hai promesso di non remarmi contro. Quasi amici.."
Si bloccò a quelle parole e dopo alcuni istanti di incertezza, tornò indietro. Questa volta, sotto lo sguardo sgomentato dei miei amici, prese il gin e lo bevve di corsa.
"Non conosco i suoi agganci."
Concluse lei non capendo bene cosa le stessimo chiedendo.
"Tagliamo corto." Propose Sam. "Sei la nostra possibilità di farlo arrestare. Vogliamo che vai da lui sotto le vesti di poliziotto corrotto. Gli dici che stai cercando di incastrarci, che farai in modo che lui possa fare affari qui dalle nostre parti in cambio di uno scambio di soldi e favori. Digli che non lo toccherai se lui ti aiuterà a recuperare la fama che hai perso.."
Mela scoppiò a ridere.
Scosse la testa.
Tossì.
"Perché dovrei?"
"Riavrai la libertà. Stringiamo un accordo. Dopo aver portato qui Donati, ci penseremo noi. Tu sarai libera di andare. Tornerai al dipartimento dicendo di aver catturato Donati. Riprenderai in mano la tua vita, anzi, ti costruirai una nuova vita. Noi saremo contenti così e tu pure."
Conclusi io facendola agitare di nuovo.
Lo capivo da come muoveva la testa.
"E chi vi dice che non vi darò la caccia?"
Sam estrasse la sua pistola e la posò sul tavolino.
Spostai lo sguardo altrove.
Odiavo quella situazione.
Mela sorrise.
"Credi che questo basta con me?"
Sam scosse la testa.
"No. Ma so quanto ti scoccia il fatto di essere etichettata come perdente? O come corrotta? Se proverai a parlare di noi, diremo che hai passato qui gli ultimi mesi. Non troveranno nulla su di noi, siamo puliti e abbiamo agganci potenti in tutta la polizia di stato. Abbiamo falsificato alcuni documenti che attestano dei lavori fatti in collaborazione con Donati. Da parte tua."
Mela trasalì.
"Abbiamo scritto a Buch.."
Mela scattò in piedi di nuovo e io come lei.
"Gli abbiamo scritto con il tuo telefono. Che ti sei innamorata di un altro, che stai per catturare un delinquente e che collabori con una persona che fa da tramite. Che ti dispiace per come sia finita fra di voi.."
"Che cazzo dici?"
Chiesi sconvolto quanto lei. Non ero stato consultato in questa merda. Non ne sapevo nulla. Non ero d'accordo e quella era la prima volta che i miei amici agivano alle mie spalle.
"Possiamo vincere entrambi, o andare a fondo entrambi."
Continuò Sam ignorandomi.
I suoi occhi si posarono di nuovo su di me, colmi di disgusto.
"Questa sì che è una minaccia fatta bene."
Distolsi lo sguardo. Mi sentivo la persona peggiore del mondo. Nemmeno con una pistola puntata contro la tempia di qualcuno mi ero sentito così.
"Quindi avete fatto credere a tutti che io avessi bisogno di una pausa, mi avete fatta sparire e poi vi siete fatti sentire con il poliziotto che scopavo, per dirgli che sono innamorata.." puntò il dito contro di me cercando di unire i punti, "che sto collaborando con voi per arrestare un pezzo grosso. Così voi uscite puliti. Anzi, pulitissimi. Addirittura eroi! Io esco da questa storia come la solita povera stupida donna che senza un uomo per cui lottare non avrebbe fatto nulla. Probabilmente perderò il lavoro. Sì, avrò un attimo di gloria ma sto agendo da sola, senza ordini superiori quindi mi licenzieranno lo stesso. Non apriranno un fascicolo su di me ma mi ritroverò a vendere hamburger in qualche catena di fast food. E tutto questo dovrei farlo per voi?"
Ingoiai il boccone di saliva amara sotto il suo sguardo tradito.
"Saresti libera. È l'unico modo di aggiustare le cose."
Spiegò Billo con un filo di voce, probabilmente anche lui poco felice del corso degli eventi.
Mela sorrise.
"Io sono venuta qui da sola, per arrestarvi. Ho tenuto in scacco un narcotrafficante su un aereo in partenza per il Messico. Ho arrestato decine di pezzi di merda come voi."
Ci puntò l'indice contro.
"Vi dico io come andrà. Non prenderò ordini da voi, non vi aiuterò. Vi creerò tutti i problemi che potrò a costo di andare sotto terra. Riuscirò ad andarmene da qui e anche se alla fine per qualche strana congiunzione astrale dovessi fallire, morirò da persona libera e onesta. Potete fottervi. Tutti e tre!"
Soffermò il suo sguardo più a lungo su di me.
Restammo tutti in silenzio.
"Sapete quale è la cosa buffa? Che forse, e dico forse, se ci fossimo seduti al tavolo per parlarne avrei anche acconsentito."
Scoppiò a ridere tristemente. Tristemente tradita e offesa dal nostro agire alle sue spalle.
Come se con il tempo avessimo costruito qualcosa insieme che ora era andato distrutto.
"Avrei catturato un criminale importante, sarei tornata libera e d'altronde, voi mi avete salvato la vita quindi sarei potuta scendere a patti con me stessa. Avrei potuto dimenticare qualcosa, a patto che non aveste combinato altri guai e io non mi fossi imbattuta in altri cadaveri che conducevano a voi. Sarei potuta essere così stupida da ragionare in questo senso."
Si mise la mano sulla fronte e poi si asciugò le lacrime.
"Ma noi non siamo amici. Voi mi avete rapita. Voi siete la feccia peggiore in circolazione e io non ho nulla a che fare con voi. Mi avete manipolata per tutto questo tempo. Ma ora ho ben chiaro quello che è successo. Io sono il vostro peggior nemico!"
Sputò per terra ai miei piedi e poi si incamminò di fretta verso l'uscita.
Nessuno ebbe il coraggio di fermarla.
Ascoltammo la porta sbattere e il suono e il silenzio assordante dietro di lei.

Billo si schiarì la voce.
"Non pensavamo che avrebbe accettato subito.."
Non gli permisi di finire la frase.
Mi voltai di scatto e afferrai Sam per la maglia.
"Come osi agire alle mie spalle?"
Gli chiesi scuotendolo. Non rispose.
Lo spinsi via.
"Amico.."
Misi la mano davanti a me per fare tacere Billo.
"Buch era l'unico a sapere del rapimento. Dovevamo tranquillizzarlo. I soldi alle volte non bastano."
Sussurrò Sam, forse pieno di vergogna o forse di rabbia.
Trattenni l'urlo di rabbia che stava montando nel mio petto.
Avevamo appena mandato a puttane tutto.
"Skin, non era mia intenzione.."
Mi spostai velocemente quando Sam provò a toccarmi.
Vidi la tristezza nei suoi occhi.
"Che ti importa di lei? Non è una di noi. È una stronza, è venuta qui per farti il culo e tu ancora credi in lei? Non è nessuno per noi.."
Scossi la testa.
"È una delle nostre ragazze ora e noi abbiamo giurato protezione verso ognuna di loro. Non è una pedina da spostare a nostro piacimento. Non è un giocattolo. Lei non ci aiuterà perché noi non ce lo meritiamo. E non perché siamo criminali. Perché abbiamo dato modo di fare vedere che non abbiamo una morale. Che sfruttiamo il prossimo a nostro piacimento. Che otteniamo le cose solo con la forza, con il suono dei proiettili e delle minacce. È questo che siamo diventati?"
Lasciai la domanda in sospeso.
Mi girai e me ne andai anche io.
Appena aprii la porta dell'ufficio venni invaso dalla musica alta.
Volevo urlare, volevo uccidere, volevo morire.
Corsi nella sala principale e mi guardai intorno per trovarla.
Volevo solo vederla sorridere e vederla serena.
Lei non c'era da nessuna parte.
Lei non avrebbe più collaborato.
Avevamo chiuso con lei.

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