2 Mela

Agitata non è la parola giusta.
Sto morendo, soffocando, sciogliendomi nel mio sudore.
Mentre guardavo le mie gambe nude e i tacchi vertiginosi con i quali mi sono presentata in questo schifoso locale mi resi conto della stronzata che avevo fatto. Ero sempre stata così io.
Fin da piccola mio padre mi diceva che non riuscivo a mettere un freno, che non azionavo la testa prima di pensare ma mi lanciavo seguendo i miei impulsi come un animale.
Ma porca puttana, erano mesi che stavo dietro a questo pezzo di merda e non potevo crederci quando aveva commesso quell'errore eclatante.
Un mese prima, quando fissavo il cadavere di quell'uomo, ero basita da ciò che i miei occhi vedevano.

Era una serata di inizio novembre, pioveva forte e tirava un vento incredibile quando ci avevano chiamati dicendoci che c'era l'ennesimo cadavere in un vicolo, con due dita mozzate e quindi non un cadavere qualsiasi, un suo cadavere.
Mi ero catapultata sulla scena del delitto convinta di non trovarci nulla, come sempre. I suoi corpi erano sempre ben puliti, nudi e seminati nei luoghi più improbabili di Manhattan. Se non voleva che si sapesse l'identità del morto, le sue impronte digitali erano sciolte nell'acido. Altrimenti, erano così ben ripuliti da non avere la minima idea di chi ci fosse dietro al delitto tanto che l'identità del corpo senza vita a poco serviva.
Avevamo trovato di tutto in quei mesi. Messaggi fuorvianti, piccoli dettagli che erano serviti a depistarci e un sacco di omertà dietro a tutto quello che succedeva in quel cazzo di paese.
Skin non esisteva. Così dicevano nell'ambiente e mentre stanavo e buttavo dietro le sbarre uno ad uno quei cazzo di delinquenti, nessuno faceva il suo nome in cambio di nulla.
Era temuto, o forse peggio, era rispettato e questo mi metteva seriamente in difficoltà.
Persino la polizia copriva le sue impronte.
Cosa faceva di preciso? Nessuno lo sapeva. Riciclaggio di denaro, di armi, sicuramente di droga forse anche qualcosa di più. Quello che sapevamo per certo era che con il tempo, aveva conquistato uno per uno i quartieri di quella dannata città diventando il boss più potente con il quale avevamo a che fare. Quello che tutti, me in particolare, volevano catturare.
Sarebbe stato il colpo della vita. Quello che avrebbe messo a tacere quell'ambiente maschilista nel quale dovevo sguazzare ogni giorno e mi avrebbe riscattata dalla trappola dove ero caduta, quella trappola. Quella merda mi era costata mesi di sospensione, senza stipendio, senza gloria, senza pietà. Due sole settimane per il mio partner, un uomo chiaramente.
Era il mio turno di gioire e di fare vedere a tutti che non ero solo la figlia di Hesen, che mi ero guadagnata il rispetto e il mio distintivo.
Gli ultimi due anni erano stati una merda. Ero stata degradata a lavori più umili, non potevo più scegliere nessun tipo di intervento, ero la schiava di Chris e non la sua partner. Nessuno si fidava più di me, dopo quel casino al Rio, come se fosse stata solo colpa mia. D'altronde serviva sempre un capro espiatorio ed io ero perfetta.
Donna, raccomandata, troppo fragile e sensibile per questo lavoro.. Avevo la nausea al solo pensiero di ciò che avevano detto e scritto i giornali.
Avevo perso totalmente la credibilità e per questo, quando avevo detto al capo di essermi fatta un quadro della situazione e di avere un'idea, lui mi aveva rispedita a fare le fotocopie per Chris e a prendergli il caffè.
Nessuno mi ascoltava più, si sentivano legittimati a trattarmi come una cretina e io erano due anni che sopportavo in silenzio.
La depressione, il vuoto, la rabbia..
Ma questa volta era diverso. Questa volta ero sicura della mia pista e se nessuno voleva ascoltarmi, avrei agito da sola senza condividere con nessuno il mio piano.
Se fosse andato bene, avrei avuto il riscatto che bramavo così tanto, altrimenti, non avrei più avuto spazio per la sofferenza.
Non avevo nulla da perdere.
Era da un mese che gli ero alle costole e con un colpo di fortuna, bam! Mi ero resa conto di averlo sempre avuto sotto gli occhi, in quel lurido locale che faceva parlare di sé in continuazione.
Non cercheresti mai qualcosa di nascosto se è sotto gli occhi di tutti, no?
E anche se non avevo le prove, avrei sfruttato ciò che mi aveva sempre messo il bastone fra le ruote da quando ero nata; il mio essere donna.
Lavorare per lui mi avrebbe consentito di conquistare la sua fiducia e poi, di vedere chi entrava in quel posto, con chi faceva affari, quando entrava e quando usciva, dove andava e soprattutto, che cazzo di aspetto aveva.
Perché di delinquenti ne avevo già visti, ma la sua faccia ancora no e non vedevo l'ora di scoprirla.
D'altronde, anche lui non conosceva la mia. Ero sotto copertura da anni, agli occhi del mondo ero un'insospettabile fiorista e questo mi avevo acconsentito di sbattere dentro una buona dose di criminali.
O meglio, mi correggo, mi aveva permesso di fare in modo che Chris arrivasse a lavoro ultimato, arrestando i criminali che io avevo stanato per finire in prima pagina mentre io venivo risucchiata nell'oblio.
Ero sotto copertura, d'altronde.

"Signorina!" La voce di quell'uomo mi fece sussultare e balzai in piedi, troppo velocemente con ogni probabilità perché sentii la testa girare.
"Tutto bene?" Mi chiese il secondo affiancando il suo scagnozzo e toccandosi il rigonfiamento al lato del fianco destro, la sua pistola.
Volevano farmi vedere che erano armati e che non dovevo scherzare con loro.
Erano due tipacci, glielo leggevo negli occhi. Conoscevo quelli come loro.
Alti, vestiti di nero, ricoperti di tatuaggi e con gli anelli d'oro alle dita. Poco passava tra il loro aspetto e quello di un banchiere di successo, in realtà. Ma gli occhi, quelli non mentivano. Quei pozzi neri senza fondo e senza anima dicevano chiaramente chi erano e cosa avevano fatto nella vita. Non potevano scappare da ciò che gli occhi dicevano e questi due, ne avevano combinate di puttanate.
"Ci segua."

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