18. Mela

Mi appoggiai contro il palo e sollevai una gamba, come mi aveva insegnato a fare Neve pochi giorni prima.
Girai intorno ad esso muovendo bene i fianchi e poi mi abbassai di colpo risalendo piano.
C'era una bella folla di gente sotto di me. Scoprii con interesse che non erano solo uomini, c'erano anche delle donne ad assistere allo show.
Intorno a me, le altre cubiste si muovevano molto meglio, più sicure di sé stesse, con movimenti più sinuosi e un ritmo più marcato nelle gambe.
Ma io mi stavo divertendo. Per un momento non ero più Mela la detective con una missione da compiere, ero Mela la giovane donna che voleva solo assaporare il momento e fregarsene delle conseguenze.
Chiusi gli occhi ed iniziai a muovermi a ritmo della musica.
Poco importava se non seguivo perfettamente il tempo, non interessava né a me né a chi mi stava guardando.
Sorrisi appiccicando la schiena al palo e alzando le braccia sopra la testa.
Non sapevo nemmeno se mi ero depilata le ascelle ma era l'ultimo dei miei pensieri.
Era così liberatorio finalmente spogliarsi di tutte quelle responsabilità e preoccuparsi solo di far entrare l'aria nei polmoni.
Quando aprii gli occhi però, quasi l'aria mi mancò totalmente e la terra mi tremò sotto i piedi.
Proprio di fronte a me, su un piccolo palco rialzato, Skin si stava godendo tutta la scena.
Era seduto su una poltroncina, vestito di abiti scuri e con una cravatta rossa. Aveva sicuramente avuto un appuntamento di "lavoro" per essere così elegante.
Teneva un bicchiere di liquore in mano e mi osservava stupito.
Gli sorrisi, per la prima volta da.. Sempre probabilmente.
Ripresi a ballare ma senza staccare mai gli occhi da lui.
Sto ballando per te, uomo di merda.
Si allentò il nodo della cravatta e bevve tutto in un sorso il liquido chiaro.
Era proprio bello. Lo pensavo da quando mi consegnava i fiori ogni mattina.
Certo, non sapevo che fosse un criminale allora, ma l'estetica restava quella lo stesso.
Mi faceva pensare all'Egitto, forse ne aveva delle origini. Per lo meno, i colori erano quelli così come il taglio degli occhi.
Mi appoggiai di nuovo al palo e gli feci l'occhiolino.
Mi sembrò di percepire il suo cuore perdere un battito.
Che cazzo stavo facendo.
I guai non mi bastavano mai probabilmente e per quel motivo, avevo pensato di bene di provare a sedurre l'uomo che aveva voluto prima rapirmi, poi uccidermi e poi spedirmi in Messico.
Ma in quel momento mi sentivo così estranea alla mia vita che non mi andava di rifletterci.
Io ero una bella ragazza, lui era un bel ragazzo e mi andava di ballare per lui in maniera esplicita.
Mi faceva ridere come si agitava su quella sedia guardandomi e mi sentivo così potente in quel momento.
Finalmente avevo io il coltello dalla parte del manico e lo capii perfettamente quando mi sdraiai a terra e rotolai su me stessa.
Skin si alzò in piedi di scatto per continuare a guardarmi.
Billo e Sam lo raggiunsero ed entrambi, sembrarono stupiti di vedermi in quelle vesti che onestamente non mi appartenevano particolarmente.
Mi misi a quattro zampe prima di alzarmi di nuovo in piedi, piano piano.
Billo fece una battuta, Skin gli tirò un pugno.
Sam era come sempre il più serio. Sembrava preoccupato.
Sicuramente sapeva che quel gioco non portava da nessuna parte, che era pericoloso per tutti.
Un ragazzo ai miei piedi chiamò la mia attenzione saltellando.
Mi abbassai per parlargli.
Vidi Skin trattenere il fiato.
"Ti amo. Sei divina." Mi disse il giovane uomo facendomi ridere. "Dimmi chi sei. Sei magnifica."
"Sono una detective." Gli sussurrai all'orecchio rialzandomi in piedi.
Lanciai un'occhiata a Skin e vidi che Sam gli stava tenendo un braccio e gli parlava in un orecchio.
Allora vedi che li hai anche tu i punti deboli. Devo solo capire quanto forte posso colpire per non distruggerti del tutto.
La musica iniziò a calare e il ritmo a cambiare.
Lisa ci aveva detto che potevamo fare un pausa e bere qualcosa quando ci sentivamo stanche e mi sembrava un buon momento. Non ero sicura di riuscire a ballare tutta la notte, mi auguravo che questo non fosse un problema.
Dietro al bancone mi sentivo meno esposta. Avevo avuto il mio momento di gloria ma ora iniziavo a vergognarmi della situazione ed ero anche piuttosto sconvolta dal giochino che avevo messo in atto.
Era meglio non esagerare, anche se forse, avevo già esagerato un poco.
Mi avvicinai al bordo del cubo e i ragazzi sotto di esso si fecero largo per lasciarmi passare.
Le regole del locale erano ben impresse nella loro mente, mi chiesi come aveva fatto Skin a inculcarle così in profondità ma probabilmente non volevo saperlo.
Mi incamminai verso il bancone, ancora a piedi nudi perché le scarpe chissà dove le avevo fatte finire e vidi Neve su un altro cubo alzare i pollici al cielo al mio passaggio.
Risi. Risi davvero con il cuore sentendomi fiera di ciò che ero riuscita a fare. Mi sembrava un traguardo grandissimo in quel momento. Io, sempre così rigida e trattenuta, mi ero lasciata andare e mi sembrava che erano anni che attendevo quel momento.
Stavo pensando proprio a quello quando qualcuno mi afferrò per il braccio e mi fece voltare di scatto.
Spalancai la bocca, prima arrabbiata per quell'intromissione ma quando vidi lo sguardo che si posò su di me, la rabbia lasciò il posto alla paura.

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