11. Mela

Erano tre giorni che non lo vedevo.
Tre giorni che non tornava in quel fottuto club.
La mia testa andava meglio, il mio umore era sotto i piedi.
Di certo non mi annoiavo.
Neve veniva a svegliarmi ogni dannato giorno e..
"Muovi meglio quei fianchi! Sembri il tronco di un abete rinsecchito!"
Mi obbligava a frequentare i suoi dannati corsi di ballo, proprio come in quel momento!
Mi misi una mano sul fianco e roteai il bacino seguendo le altre e fingendo di divertirmi.
Quel dannato club era una camera blindata! Avevo controllato ogni fottuto luogo, ogni spiraglio, ogni finestra ma non c'era via di fuga.
Ero in gabbia! Finita in prigione come i pezzi di merda che avevo sbattuto dentro e questo non poteva che farmi pensare alla sfuriata che avevo avuto con Skin.
Se la meritava. Cazzo se se la meritava!
Eppure mi sentivo in colpa. Avevo toccato una parte così intima della sua vita che sebbene rappresentassi la legge, non mi era concessa.
Le conoscevo bene le disparità che esistevano nel mio paese.
Sapevo di essere stata fortunata. Mia madre era morta quando ero piccola ma avevo vissuto in una bella casa, avuto un padre amorevole ed ero sempre stata lontana da ogni fonte di pericolo e di stress.
Altri non avevano avuto lo stesso destino ma questo giustificava i comportamenti messi in atto poi nel futuro?
Da bambino non puoi scegliere. Vieni al mondo in una famiglia che non hai scelto, in uno stato che non hai scelto e in una casa che non hai scelto. La condizione dei tuoi genitori diventa la tua condizione. Però poi cresci e le strade si dividono in due, o fai del bene, o fai del male.
Sei tu che ti costruisci il tuo futuro, nessun altro.
Ma..
Continuava ad urlare una voce dentro di me. E io quella litania non volevo sentirla. La volevo soffocare, metterle a tacere.
Io non volevo provare compassione per Skin! Volevo metterlo in galera con le manette alle mani.
Eppure, in fondo al mio cuore quel "ma" continuava a farsi sentire.
I suoi occhi spezzati dal dolore e ciechi dalla rabbia li avevo stampati in fronte. Ero io l'artefice di quel male. Avevo esagerato.
Mi abbassai sulle ginocchia e continuai a roteare il bacino.
"Molto meglio!" Mi diede atto Neve.
La sera continuavo a lavorare dietro al bar. Che altro potevo fare?
Potevo solo cogliere l'occasione di allungare le orecchie, carpire il massimo delle informazioni che mi sarebbero servite nel mio intento. L'unica via al momento era questa.
Non mi stavo piegando. Stavo sopravvivendo!
E l'avrei messa in culo a tutti. A Buch, pezzo di merda venduto che non era altro, al dipartimento e a me stessa che ero stata così stupida da sottovalutare la situazione e il pericolo al quale andavo incontro.
"Se ti muovi così, da dietro al bancone passerai al cubo in poche settimane!"
Sorrisi a Neve e le diedi una pacca sulla spalla. Mi faceva sorridere la sua tenerezza e la sua ingenuità.
Le ragazze potevano uscire. Di giorno andavano in centro, andavano a fare compere e mi portavano sempre qualche regalo; dei vestiti, un profumo, del cioccolato...
Pensavano che io me ne stessi rintanata tra quelle mura per paura dell'esterno, maledizione.
Invece avrei pagato oro per tornare a casa mia, da Squeezy e dalla mia vita che mi era stata strappata con una violenza tale da darmi il vomito.
"Sono tornati!" Urlò Tara all'improvviso riscuotendomi dai miei pensieri.
Corsero tutte alla porta mentre Billo faceva la sua entrata trionfale, con dei pantaloni e una camicia in lino assolutamente fuori stagione. Dove erano stati? Avrei detto in un paese caldo notando la leggera abbronzatura dei tre.
"Capo abbiamo fatto miracoli qui. La nuova si muove bene! Diamole un incarico più importante!"
Skin sorrise a Neve prendendola sotto braccio ed evitando accuratamente di guardarmi.
"Faresti miracoli con chiunque. Dimmi quali novità ci sono."
Intervenne Lisa per rispondere alla sua domanda e fece un resoconto dettagliato delle ultime sere, delle entrate e delle uscite del locale e dei problemi delle ragazze; una di loro aveva deciso di lasciare e a mia sorpresa nessuno sembrava arrabbiato per questo motivo.
Si chiamava Rosa e aveva scoperto di essere incinta.
"Non di un cliente spero!" Aveva semplicemente detto Sam mentre Skin si preoccupava del suo futuro.
Come erano andate le visite dal ginecologo? Aveva trovato casa?
Surreale era l'unico termine che mi solcava la mente in quegli istanti mentre li osservavo comportarsi come una famiglia che accoglieva i suoi componenti ritornati dalle vacanze.
Me ne stavo in un angolo a braccia conserte e aspettavo.
All'improvviso mi sentii nuda con i pantaloncini della tuta troppo corti che non proteggevano la mia pelle esposta al pericolo, a quella situazione estranea. Skin non mi guardava nemmeno ma Sam.. Sam mi stava ammazzando con lo sguardo che diceva una cosa sola; ti odio e ti disprezzo. Avevo sbagliato la mia valutazione su di lui, mi sembrava il più tranquillo dei tre invece era quello più carico di rabbia. Skin era tristezza e malinconia mentre Billo era un carnevale di colori.
Mi dovevo fare coraggio. Dovevo affrontare Skin e nonostante ne avessi paura, la mia vita dipendeva da lui. Se mi odiava le cose si potevano solo mettere male per me, se mi tollerava, forse potevo garantirmi qualche istante di serenità.
Mi avvicinai piano piano cercando di richiamare la sua attenzione ma lui continuò a fingere che fossi trasparente.
Che palle. Maledetti uomini egocentrici.
"Skin.."
Lo richiamai allora facendolo voltare piano. Non riusciva a guardarmi negli occhi e intorno a noi era caduto il gelo.
"Possiamo parlare un istante?" Gli chiesi in un sussurro.
"Beviamo qualcosa! Festeggiamo il nostro ritorno!" Ci interruppe Sam.
Skin si voltò e lo seguì al bancone, ignorandomi.
Che odio!
Li seguii e mi precipitai dietro al bancone afferrando la bottiglia di rum e riempiendo tre bicchieri.
Continuava a non guardarmi e questo mi faceva agitare. Le mia vita era ancora appesa ad un filo. Che cazzo gli passava per la testa?
"Possiamo solo.."
Venni interrotta di nuovo da Billo che prese i bicchieri passandoli alle ragazze.
"Fanne degli altri!"
Mi ordinò sorridendomi.
"È il tuo ultimo giorno di lavoro!"
Boccheggiai a quelle parole e cercai, di nuovo, lo sguardo di Skin che continuava a sfuggirmi.
Che cazzo stavano dicendo? Avevano deciso di farmi fuori? Di mettermi a tacere per sempre?
La disperazione mi spinse a fare ciò che non avrei mai osato. Allungai la mano e la posizionai sulla sua.
Finalmente, alzò gli occhi incontrando i miei e probabilmente ci lesse dentro al disperazione totale tanto da non riuscire a sostenere il mio sguardo.
Spostò la mano velocemente e bevve il liquido veloce.
"Dobbiamo parlare."
Disse soltanto.
Guardami pezzo di merda, alza questa dannata faccia..
"Vengo con voi." Suggerì Sam.
Non avevo scampo.

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