Perdonami se puoi
Claire's POV
Lo sapevo, lo avevo ferito troppo. Io gli avevo solamente detto ciò che pensavo, ma avevo proprio esagerato. Chiamai Crystal nella mia camera e lei, con la sua solita espressione giocosa, saltò sul mio letto.
"Crystal, calma." Le dissi cercando di mantenere la pazienza.
"Che c'è che non va?" Mi chiese delusa.
"Dimmi un po'... Secondo te dovrei chiedere scusa ad Alex oppure no?" Chiesi con un filo di voce.
"Io dico di sì: lo hai offeso tantissimo... Non che mi stia simpatico o chissà che cosa, ma gli hai detto veramente brutte cose..."
"Va bene, mi vado a preparare..."
"Se vuoi ti accompagno." Propose.
"No, vado sola, grazie." A questa frase cominciò a farmi occhiolini e darmi piccole gomitate.
"Crystal, dai, lo sai che non lo sopporto." Le dissi seccata.
"Sì, lo so." Disse, ancora una volta, delusa.
Dopo essermi preparata, presi la mia borsetta, misi il telefono all'interno e impugnai le chiavi di casa. L'aria era ferma, ferma proprio come le mie emozioni. Non provavo nulla: né rabbia né tristezza né gioia... completamente nulla. La mia vita era diventata vuota. Nulla più la rendeva diversa. C'erano solo i problemi. E magari fossero stati solamente i problemi di matematica, quelli da risolvere, come normalmente è per le altre sedicenni. I miei, oltre quelli, erano problemi della vita. Quando sentivo i miei genitori litigare per causa di Cleo, capivo che a loro venisse difficile affrontare quel problema, che io e Crystal non conoscevamo ancora, ma non immaginavamo fosse così complicato da risolvere. Non vollero mai dirci di che cosa si trattasse. Ma conoscendo Cleo, potemmo immaginare perché avessero problemi con lei e i suoi modi di fare alquanto stravaganti. Questi pensieri fluttuavano nel mio cervello. Mi capitava spesso di non riuscire ad addormentarmi perché mi assillavano e non potevo togliermeli dalla stessa. Quando ero in casa, mi rinchiudevo in camera mia, prendevo il telefono, collegavo le cuffie e cominciavo ad abbracciare il pupazzo che avevo sin da quando ero nata. Quei pensieri mi tormentarono per tutto il percorso da casa mia a quella di Alex, tanto che non mi resi conto di essere arrivata. Bussai con due piccoli colpetti veloci, con il braccio tremolante. Sentii Alex avvicinarsi alla porta e ad un certo punto aprì, solamente un po', la porta. Quando mi vide, me la chiuse in faccia.
"Alex, ti volevo semplicemente chiedere scusa." Gli dissi con un tono lievemente dispiaciuto. Lui non rispose. Aprì la porta e ci fissammo un paio di secondi negli occhi. Dopo un po' si avvicinò a me. Eravamo a meno di cinque centimetri di distanza. Prima che potessi allontanarmi, lui tentò di baciarmi, ma io rifiutai quel bacio e me ne andai via correndo. Fu solo allora che notai Nate che mi fissava con un sorriso compiaciuto. Perché era sempre così freddo e superficiale? Cosa si nascondeva in quella "corazza"? Una volta a casa aprii la porta e vidi Crystal giocare con il telefono.
"Claire!" Mi chiamò lei, quasi arrabbiata. Io non risposi nulla. "Claire lo vuoi capire che non siamo più la stessa cosa di prima? Siamo cambiate tanto, ma in negativo. La morte dei nostri genitori avrebbe dovuto unirci ancora di più per superarlo insieme, ma no... Tu sei sempre fuori con i tuoi problemi e, devo ammetterlo, anche io ho una leggera colpa perché non cerco di far nulla per rimediare." Allora Crystal si mise a piangere. Non potevo sopportare il fatto che piangesse per causa delle mie azioni, allora proposi una della cose più spontanee, ma più utile, che potessi dire in quel momento.
"Allora, Crys, ti va di uscire? Andiamo in centro a fare una passeggiata solo io e te, niente soprannaturale." Le chiesi mentre l'abbracciavo.
"V-va bene..." Sussurrò lei. Come previsto, andammo in centro per fare una passeggiata. Era già ora di pranzo, così ci fermammo ad un fast-food a mangiare qualcosa. Subito dopo, Alex mi chiamò. In quel momento, se lo avessi potuto uccidere, lo avrei fatto eccome!
"Alex, che cosa vuoi?" Dissi molto arrabbiata.
"Claire, mia sorella Carol mi ha rubato il libro degli amuleti!"
"Come fai ad avere la certezza che sia stata lei?" Chiesi insospettita.
"Nel momento in cui ho sentito un rumore, sono sceso in cantina e ho capito subito che qualcosa non andava dato che delle scatole erano spostate. La prima cosa che mi è venuta in mentre è stata che probabilmente era entrata dalla finestra in alto. Andai a vedere se ci fosse il libro, ma non c'era più. Ma le era caduto un ciondolo con la lettera C che aveva sin da piccola." Sbuffai seccata.
"Non possiamo pensarci domani? Non credo cambi qualcosa..."
"Non so cosa hanno intenzione di fare, ma sicuramente non è qualcosa di buono. È meglio se vieni adesso."
"Va bene, va bene, arriviamo." Gli risposi ancora più seccata. Perché doveva rovinare sempre tutto? Ad ogni modo, io e Crystal ci recammo a casa sua.
"Entra Crys"
"Come ti permetti di chiamarla come la chiamavano sempre i nostri genitori?" Gli urlai infuriata. Non lo amavo più come prima e, a dire la verità, non pensavo nemmeno che potessimo essere di nuovo amici. Era vero che l'avevo insultato, ma anche lui aveva combinato guai con me. Quindi eravamo pari. Poco dopo arrivò anche Nate.
"Ecco il piano: io le seguirò, Nate dovrà tenersi pronto per cancellargli la memoria, mentre tu, Claire, dovrai pensare a strappargli le collane per evitare che Nate non riesca a cancellargli la memoria. Crystal, tu potresti pensare a cosa potrebbe servirgli il libro... so che non è un ruolo vero e propio, però tu provaci." Spiegò Alex. Io avevo intenzione di evadere da tutto. Mi facevo schifo: volevo lasciare sola mia sorella ad affrontare tutto quello che stava accadendo nella mia vita. Lei c'entrava ben poco. Ma Crystal sembrava sentirsi felice in quella ricerca, probabilmente aveva trovato qualcosa che la distraesse da tutti i suoi problemi con me. A vedere come tutti erano felici, decisi di andare via in una città distante 500 km, in cui avrei potuto vivere da sola. Dissi allora di avere mal di testa e con questa scusa ritornai a casa. Non volevo che mi convincessero a rimanere, così scrissi una lettera per salutarli. Presi il telefono e le mie amate cuffie dalla scrivania di Cleo, forzando la serratura della porta, e presi una valigia dove misi tutti i vestiti che potevano servirmi. Il resto delle cose le posai dentro uno zaino più grande di me. La stanza ormai era quasi vuota, tranne per gli oggetti che avevo lasciato. Per ultima cosa presi il mio pupazzo preferito e cercai in tutti i modi di farlo entrare nello zaino. Uscii dalla casa e, una volta in giardino, le lanciai un'ultima occhiata. "Mi mancherai tanto..." Mormorai tra me e me. Gli occhi mi si stavano riempiendo di lacrime, come di consuetudine, ma ormai stavo cambiando vita, non dovevo più piangere. Non sapevo quanto tempo sarei stata fuori dato che quasi sicuramente mi avrebbero trovata, ma io non volevo più ritornare. Mi recai verso la stazione degli autobus e comprai il biglietto. Quando arrivò un autobus vecchio e malandato, capii con enorme tristezza che era proprio quello che dovevo prendere. Chissà a che ora sarei arrivata! La città in cui stavo andando era molto più grande di Heart Lake Valley, il che mi confortò molto. Non amavo le città piccole, le vedevo tristi e solitarie. Una volta sull'autobus, occupai uno dei posti al centro e accanto a me si sedette una donna molto anziana. Per evitare che mi facesse tante domande accesi il telefono, misi le cuffie e cominciai ad ascoltare l'ultima canzone che avevo ascoltato.
Crystal's POV
Le ricerche del libro non andavano molto bene. Alex non era ancora riuscito a rintracciare Amy e Carol. Ma ero comunque felice di far parte di qualcosa. Sapevo che le cose tra Claire e Alex non andavano per niente bene, ma stavo cominciando ad apprezzarlo. Non era poi così antipatico. Claire, pur di non stare con lui, inventò la scusa del mal di testa, ma io rimasi con loro due per dare una mano in tutti i modi possibili. Ma ormai si era fatta sera, così decidemmo di ritornare ognuno nelle nostre case. Camminavo mentre l'aria calda soffocante mi sfiniva ad ogni passo sempre di più. Dove era finita la lieve brezza degli altri giorni? Ad ogni modo ero ormai arrivata. Dalla strada non si vedeva nessuna luce accesa in casa, così pensai che Claire fosse nella sua camera, che dava sul giardino del retro. Presi la chiave dalla borsa e aprii la porta.
"Claire?" Chiamai, senza ricevere nessuna risposta. "Claire?" Chiamai di nuovo, ma nulla. 'Probabilmente ha le cuffie e non mi sente..." Mormorai tra me e me. Cleo non era ancora ritornata a casa, ma la sua porta era chiusa, come sempre. Cercai di aprire la porta della camera di Claire ma era chiusa a chiave, così cominciai a cercare la chiave nel cassetto della cucina. Dopo un po', riuscii a trovare quella giusta. Aprii la porta e quello che vidi mi lasciò senza parole. Era scomparso tutto. Non c'era più nulla di suo in quella camera, tranne la lampada sul comodino e qualche gioco di quando era piccola. Sulla scrivania, una lettera era poggiata ben in vista. Prendendo tutto il coraggio che avevo, mi incamminai dritta verso di essa e la raccolsi con mani tremanti. Cercai di leggere, ma la mia vista era annebbiata dalle lacrime. Le asciugai e cominciai a leggere nella mia mente:
"Crys, non preoccuparti per me, starò bene. Promettimi solo di non cercarmi, fallo per me, non ne potevo più. Un giorno ritornerò, te lo prometto. Nel frattempo però vivi la tua vita, lascia perdere tutti, non c'è bisogno che tu vada fino in fondo con questa storia. Vai da qualche parte, vai via da lì, ti porterà solo problemi. Ma sii felice, io lo sarò...
Claire"
Una lacrima scese sulla mia guancia, poi un'altra lacrima bagnò l'altro lato del mio viso. E continuarono così tante altre, scorsero fino a che mi parve di non averne più. Non potevo credere che fossi scappata veramente. Non poteva avermi lasciata sola ad affrontare tutti questi problemi. Le volevo un bene dell'anima, ma non potevo sopportare l'idea che fosse scappata, lasciandomi sola. Non avevo nemmeno la forza di chiamare Alex o Nate. Mi sentivo persa e sola. Cleo ancora non tornava, per fortuna. Mi arrivò un messaggio, così accesi lo schermo del telefono con la speranza che fosse Claire.
<Questa notte non ritornerò a casa, ho da fare> Era Cleo. Mi accasciai senza forze sul mio letto e continuai a piangere fino a che non ne potei più e mi addormentai sfinita.
Claire's POV
Erano quasi le undici di sera quando arrivai, sfinita dal viaggio. Sull'autobus avevo cercato una casa in affitto a poco prezzo. Avrei dovuto lavorare duramente per mantenermi, ma dovevo farcela. Per quella notte decisi di dormire in un hotel, avrei incontrato il proprietario della casa l'indomani. Avevo portato un po' di soldi con me per potere almeno cominciare. Avrei cercato un lavoro il giorno seguente. Una volta trovato un hotel, salii in camera e poggiai la valigia e lo zaino nell'armadio e mi sdraiai sul letto. Ricevetti una chiamata da Crystal, ma non risposi. Poco dopo tentò di richiamarmi di nuovo. Spensi il telefono e mi addormentai.
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