Cercando una nuova vita

Claire's POV
Poco prima di addormentarmi ebbi una visione in cui Alex mi trovava, ma non le prestai molta attenzione dato che molto probabilmente non sarebbe riuscito a trovarmi. Mi alzai dal letto, andai a fare la doccia e lavai i vestiti che avevo indossato il giorno precedente. Li stesi e andai a pagare per il pernottamento della notte. Nel frattempo che asciugavano, uscii e cominciai a fare un giro di perlustrazione in quel quartiere. Non sembrava malfamato, era ottimo per abitarci. Andai al bar ed ordinai una tazza di the freddo al limone. Quella doveva essere la mia colazione, dovevo arrangiarmi per un po'. Dopodiché mi prefissai di trovare una casa in affitto. Un palazzo si ergeva all'angolo di una delle strade principali. Era una delle case che avevo visto il giorno prima sull'autobus. Accesi il telefono e vidi quante chiamate avevo ricevuto quella notte da Crystal, ma non prestandole attenzione chiamai il numero scritto nel cartello.
"Buongiorno, sono la signorina Leafen e sarei interessata a vedere la casa che ha in affitto." Spiegai cordialmente.
"Ma certo, ci possiamo incontrare tra mezz'ora, se vuole." Sentirmi dare del 'lei' era molto strano dato che avevo ancora solo diciassette anni.
"Va bene, ci incontreremo davanti la casa."
"A dopo, allora." Staccai la chiamata e ritornai in hotel ad aspettare che passasse la mezz'ora. Poco dopo presi lo zaino ed il telefono e mi avviai verso la casa. Lì, trovai una signora sui quarant'anni ad aspettarmi. Era alta, mora, con i capelli non molto lunghi, mossi.
"Scommetto che sia tu la signorina Leafen." Disse facendo un accenno di un sorriso
"Sì, Claire Leafen, piacere di conoscerla." Odiavo presentarmi a persone più grandi di me, eppure dovevo.
"Eloise Mitchell, il piacere è tutto mio." Strinse la mia mano. "L'appartamento si trova al primo piano di questo palazzo di tre piani." La signora aprì la porta ed io la seguii. Le scale erano in buone condizioni ed anche la casa lo era. Aveva un salotto all'ingresso con una finestra che dava sulla città, una cucina moderna con una finestra molto luminosa, un bagno un po' piccolo che però mi sarebbe bastato dato che avrei vissuto da sola e infine una camera arredata con un letto, un comodino, un armadio ed una scrivania. Era davvero una bella casa, piccola ma confortevole, e nemmeno il prezzo era eccessivo. Potevo farcela. Ma decisi di dare un'occhiata ad altre case prima di prendere in affitto quella, magari ad un prezzo minore. Ma se diminuivo il costo erano non arredate oppure in cattive condizioni, così alla fine decisi di scegliere la prima. La signora Mitchell mi dette le chiavi e posai la borsa in camera. Andai a prendere la valigia e lo zaino dalla camera d'hotel e li trasportai fino alla casa. In realtà non mi sentivo veramente al sicuro in quella casa, non la sentivo veramente mia, eppure era il mio nuovo rifugio. Dopo aver sistemato le cose nella casa, non persi tempo per fare un pranzetto veloce e cercare un lavoro. Un ristorante aveva bisogno di una cameriera, ma io avrei sicuramente combinato pasticci. Camminando per la strada vidi che un negozio di vestiti aveva bisogno di una commessa così, anche se con nessuna esperienza, provai. Del resto nel cartello non era specificata la richiesta di esperienza. Per fortuna mi presero. Avevo ottenuto una casa ed un lavoro in un giorno! Avrei cominciato a lavorare l'indomani mattina, così ritornai in casa e decisi di riposarmi un po'. Non sapevo che non avrei mai dovuto farlo. Chiusi la porta a chiave e mi sdraiai sul letto fissando le tende della finestra di fronte a me. Era ancora metà pomeriggio quindi la luce entrava ancora. In quel silenzio cominciai a pensare...
'Chissà Crystal cosa sta facendo...' Mi sentivo veramente in colpa, ma non potevo mollare. Non sarei ritornata ad Heart Lake Valley, eppure mi sentivo in colpa. Non potendo restare lì dentro ancora molto a lungo, decisi che sarei andata a fare una passeggiata e dopo sarei andata a comprare qualcosa per la cena. Fuori tutti i miei problemi erano passati. Mi concentravo su ogni minimo particolare, quando notai un piccolo parco giochi poco lontano dalla città. Ritornai a casa e dopo aver cenato cercai il parco sul telefono. Non era molto distante, solo qualche chilometro.

Crystal's POV

Come aveva potuto lasciarmi da sola? Mi sentivo arrabbiata e triste contemporaneamente. Tutti i nostri 'per sempre' che fine avevano fatto? Il giorno dopo la sua scomparsa decisi di avvisare Alex e Nate.
"Alex, per favore, avvisa anche Nate, incontriamoci a casa mia, vi devo dire una cosa importante." Cercai di mantenere un tono freddo e distante per non far capire di cosa si trattasse. Circa dieci minuti dopo erano davanti la mia porta a bussare.
"Entrate pure." Dissi cercando di sembrare gentile.
"Dov'è Claire?" Mi chiese subito Nate.
"È proprio questo il problema, Claire è scomparsa." Dissi con rabbia. Non avevo intenzione di dirlo in quel modo ma ero davvero arrabbiata con lei. Alex deglutì nervoso mentre Nate pareva essere tranquillo. Per qualche attimo ci fu silenzio e nessuno ebbe il coraggio di dire nulla. Poi però Alex disse: "Dobbiamo avvertire qualcuno, da soli non riusciremo mai a trovarla."
"Non dobbiamo avvertire nessuno." Rispose prontamente Nate, con tono freddo.
"Perché? Tu sei pazzo!" Gli urlai furiosa.
"E se fosse stata la Congregazione? Glielo spieghi tu alla polizia che una ragazza di diciassette anni ha dei poteri e per questo un gruppo di pazzi l'ha rapita!" Potei sentire una nota di paura nella sua voce.
"Non è stata la Congregazione." Entrambi mi fissarono come se volessero sapere altro. "Ho trovato questa lettera, è la scrittura di Claire, la riconosco." Dopo aver finito di leggerla, calò di nuovo il silenzio perché nessuno trovò qualcosa da dire.
"E se l'avessero costretta?" Chiese Nate. Nessuno rispose. Io ed Alex ci lanciammo un'occhiata impaurita.
"Nate, Claire non è Tiffany." Disse allora Alex.
"Che vuoi dire? Lascia stare mia sorella fuori da questo discorso!" Urlò con tutta la rabbia che aveva dentro. Nessuno voleva spiegarmi di che cosa stessero parlando. Ma in quel momento l'unica cosa che mi importava era avere Claire di nuovo con me. Nate mi aveva messo mille paranoie in testa: se davvero era stata la Congregazione, allora ero davvero nei guai. Del resto tutto quadrava: Cleo non era in casa quando Claire era scomparsa e ancora non era ritornata. Alex e Nate si lanciavano occhiate furiose quando qualcuno bussò alla porta. Mi avviai speranzosa di trovare Claire, magari anche con qualche graffio, ma avrei voluto con tutta me stessa che ci fosse lei lì fuori a bussare. Ma quando chiesi chi fosse, capii che in realtà era Cleo. Con una scusa banale persi tempo per lasciare salire Alex e Nate nella mia camera a nascondersi. Una volta aperta la porta, poggiò la borsa all'ingresso e si rifugiò nella sua camera accennando un saluto mormorato. Per fortuna non aveva visto Alex e Nate, così entrai nella mia camera e mi richiusi la porta alle spalle.
"Andate dalla finestra!" Bisbigliai. Nate era già pronto ad andare via, mentre Alex mi disse: "Non ti lascerò con questo mostro, ho già perso Claire, non perderò anche te!"
"Ti prometto che baderò a me stessa e se mi sentirò minacciata ti scriverò, ma ora vai o finiremo tutti nei guai!" Aprii la finestra e li lasciai andare. Alex tentennò un attimo, ma poi scese giù anche lui. Per fortuna era alto solo qualche metro, così non si fecero nulla se non qualche livido qua e là. Ora la rabbia che provavo si era trasformata in paura, molta paura. Terrore. Nemmeno quel giorno Cleo sembrò molto interessata a me o a Claire, infatti non mi chiese nemmeno dove fosse. Ero completamente spiazzata: come avrei potuto scoprire qualcosa? Non sapevo nemmeno da dove iniziare. Alex aveva ragione, non potevamo trovarla da soli... ma del resto anche Nate non aveva torto, non potevano spiegare la verità. Dopo aver pensato a tutti i posti possibili dove potesse essere, mi sentii ancora più confusa. E anche se Claire fosse andata di sua spontanea volontà, dove sarebbe andata? Lei amava Los Angeles, ma era troppo lontano e comunque non avrebbe potuto vivere da sola perché aveva ancora solamente diciassette anni. Sprofondai la testa sul cuscino e mi addormentai.

Claire's POV

Il giorno successivo, dopo il lavoro, mi preparai in fretta e presi il primo autobus che portava a quel parco. Potevo divertirmi e potevo non pensare a tutte le cose che mi ero lasciata dietro, senza avere alcun ripensamento. Lì incontrai un addetto alle giostre. Era giovane, con i capelli neri e gli occhi azzurri. Durante il giorno ci incontrammo svariate volte. Alla fine, mentre aspettavo per fare un'ultima giostra, mi avvicinai a lui.
"Posso almeno sapere come si chiama?" Mi chiese. I suoi modi gentili mi ricordavano tanto quelli di Nate, quando ci incontrammo per la prima volta. Mi vennero i brividi a quel pensiero. Era passato poco tempo in realtà, ma da quante cose erano accadute, sembrava fosse passata una vita intera.
"Io... io sono io... non c'è bisogno che tu sappia il mio nome..." Mi mantenni distante.
"Allora la ricorderò come la ragazza dai capelli biondi!" Sorrise. Per fortuna era finito il giro, così toccò a me e potei sfuggire a quell'interrogatorio. Alla fine uscii da quel parco sfinita. Mi misi sotto un albero all'uscita ad aspettare l'autobus, quando si avvicinò una macchina. Per un istante pensai mi avessero trovata, ma poi capii che era il ragazzo di prima.
"Se vuole la posso accompagnare in centro, io abito lì." Intese che stessi aspettando l'autobus, che portava unicamente al centro.
"Non c'è bisogno, grazie." Non mi fidavo molto prima, ora era anche peggio. Una volta ritornata a casa, capii che lui abitava in uno dei palazzi di fronte al mio. Decisi allora di non affacciarmi alla finestra.
Le settimane passarono e ancora nessuno riusciva a trovarmi. Crystal, così come Nate e Alex, continuava a chiamarmi ogni giorno. Eppure non ero libera come pensavo. Non avevo più le persone che mi portavano problemi attorno, però i sensi di colpa erano anche peggio. Io e Lukas, il ragazzo che avevo conosciuto quel giorno al parco, eravamo diventati conoscenti, niente di più. Lui continuava a chiedere il mio nome ma non avevo intenzione di dirglielo. Lui probabilmente pensava che volessi mantenere un alone di mistero attorno a me, ma io avevo solamente paura.
"Hey! Ragazza dai capelli biondi!" Mi chiamò divertito dal suo balcone mentre stavo stendendo un vestito.
"'Giorno, Lukas." Lo salutai fredda come al solito. Non riusciva a capire che a me non importava nulla di lui? Perché doveva ancora parlarmi? Decisi di rientrare prima che tutto il vicinato sentisse la nostra conversazione. Presi la borsa, le chiavi, un po' di soldi e il telefono ed uscii di casa. Una volta arrivata al supermercato, notai casualmente che Crystal, Nate ed Alex erano lì. Come avevano fatto a trovarmi? Entrai in fretta nel supermercato, ma subito dopo vidi i tre entrare. Crystal aveva fame, o almeno così mi sembrava di aver sentito. Decisi di comprare un berretto, così avrei potuto raccogliere i miei capelli e metterli dentro il cappello. Inoltre, se avessi abbassato la testa non avrebbero più potuto vedermi. Mi sbrigai più veloce che potei cercando di sembrare solo qualcuno in ritardo non dando nell'occhio, e ritornai a casa. Erano in città. Sapevo che mi avrebbero trovata presto. Cosa avrei dovuto fare adesso?

Crystal's POV

Non riuscivo ad immaginare che veramente se n'era andata. Mi sentivo persa e sola. Cleo ovviamente aveva scoperto che era andata via, ma si era bevuta la scusa della gita con Danielle e Kim senza porsi troppe domande. Ci teneva tanto a noi...
Erano passate settimane su settimane ed ancora eravamo al punto d'inizio. Tutto ciò che scoprivamo ci portava ad un punto cieco. Era parecchio frustrante, ma avendo pazienza da vendere unita a volontà di ritrovarla, continuavo ancora a fornire piste da seguire. Ci incontravamo ogni giorno alla casa al lago, sempre più sfiniti. Ma una notte Nate ebbe una visione in cui Claire si trovava a parlare con un ragazzo. Vide il cartello di un bar sotto la casa dove si trovava e si scoprì essere nel Missouri, in una città poco lontana dal confine con l'Arkansas. Dovevamo prendere l'autobus.
"Cleo, devo raggiungere Claire e le altre... ci vediamo." Dissi fredda. Lei non chiese spiegazioni. Presi una valigia, misi qualche vestito dentro e raggiunsi Nate alla casa al lago. Qualche minuto dopo arrivò anche Alex. Prendemmo il primo autobus che portava fino a lì. Durante il viaggio non parlammo per un istante. L'ansia era troppa. Dopo molte ore, che parvero infinite, arrivammo. Durante il viaggio, a me e ad Alex era venuta fame, così, una volta arrivati, andammo al supermercato di fronte alla stazione. Entrammo, facendo ben attenzione a non far cadere nulla con le nostre valigie, e prendemmo qualcosa da mangiare. Mentre mangiavamo, mi sentii improvvisamente triste. Cominciai a fissare il vuoto.
"Hey, Crystal, tutto bene?" Mi chiese Alex. Nate, invece, non aveva notato nulla.
Mormorai un "sì" non molto convinto mentre continuavo ad immergermi nel vuoto. La monotonia delle macchine che passavano di fronte a me, le persone così talmente di fretta che non si rendevano nemmeno conto di ciò che li circondava, le luci intermittenti dei bar e dei negozi... tutto di quella città mi trasmetteva malinconia.
"Nate, Crystal, andiamo?" Chiese Alex, una volta aver finito di mangiare. Io accennai un 'sì' con la testa mentre Nate si limitò ad alzarsi, a prendere il suo zaino e a metterselo in spalla. Era sempre così freddo e distante, a differenza di Alex... mi chiedevo ancora perché Claire lo avesse lasciato.
Dopo un po' ci dirigemmo verso il luogo che Nate aveva visto nella sua visione. La finestra era chiusa e così pure le tende. Non sembrava esserci nessuno. Provai a chiamarla di nuovo, ma ovviamente non rispose. Citofonai in tutti e sei i nomi scritti nel citofono, ma nessuno rispose, se non che una donna alla quale dissi di aver sbagliato. Cosa potevamo fare? Nate prese un sassolino e lo tirò alla finestra dove sapeva vivesse Claire, ma lei non si affacciò. Come faceva a sapere che eravamo noi?
"In qualche modo dobbiamo pur entrare..." Constatò Alex ad un certo punto. Aspettammo fino a che un ragazzo uscì dal portone per poter entrare almeno nel palazzo e raggiungemmo quella che doveva essere la sua porta. Cominciammo a bussare.
"Claire, apri, lo sappiamo che sei qui!" Ma nessuno rispose. Provai a chiamarla e in lontananza sentii la vibrazione del suo telefono. Ad un certo punto ci aprì la porta.
"Inutile continuare a giocare..." Borbottò lei, scocciata.
"Claire!" La abbracciai. Alex sembrava felice di vederla, mentre a Nate sembrava non importare. Che caratteraccio! "Claire ci hai fatto prendere uno spavento..." Mormorai sottovoce.
"È vero." Finalmente Nate si era deciso a dire qualcosa, anche se gelidamente. Alex non riusciva a guardarla negli occhi, mentre lei lo sfidava ad avere un contatto visivo.
"Dovremmo ritornare... per una notte possiamo restare qui, se vuole Claire." Dissi. Lei annuì annoiata. Dopo esserci ricaricati, Claire ritornò le chiavi alla padrona di casa, prendemmo l'autobus e ritornammo ad Heart Lake Valley.
"Perché l'hai fatto?" Le chiesi una volta sull'autobus. "Non hai pensato che io mi sarei preoccupata tantissimo?" Lei annuì. Continuava a fissare fuori dal finestrino nonostante le stessi parlando. "Ma a cosa pensi?!"
"Io... nulla." Sembrò scacciare via un pensiero dalla sua mente. Era veramente triste. Ma noi avevamo bisogno di lei, era lei che teneva il gruppo saldo, era lei che ci aiutava ed aveva intuizioni. E forse erano proprio tutte queste responsabilità che non riusciva a sopportare...
Per il resto del viaggio non parlammo. Ma non aveva messo le cuffie come faceva al solito. Semplicemente non dicemmo nulla. Ognuno con le proprie vite. Nemmeno Nate e Alex sembravano stare molto bene vicini. Possibile che nonostante fossimo un gruppo nessuno andava d'accordo con l'altro? Sospirai. Con Ric le cose non andavano per niente bene, diceva che passavo troppo tempo con gli altri e non stavo mai con lui. Ma chi poteva biasimarlo? Aveva ragione. Arrivammo verso l'ora di pranzo. Una volta arrivati alla casa al lago, io, Alex e Claire ci recammo verso la casa di Alex. Lì, le spiegai in che modo l'avevamo trovata.
"In effetti dovevo aspettarmelo." Da quando era ritornata non faceva altro che mormorare. Ritornammo a casa, Cleo non c'era. Dopo aver pranzato un po', ci sdraiammo per un pomeriggio intero sul letto. Si fece lentamente sera, così cenammo e andammo a letto.

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